Fatta la nuova religione globale, ora occorre fare i globalisti
Cari amici di Duc in altum, vi propongo qui il mio intervento per la rubrica La trave e la pagliuzza in Radio Roma Libera.
Alla fine della preghiera del Regina Caeli di domenica scorsa Bergoglio, davanti alla piazza San Pietro deserta, ha annunciato che, avendo “accolto la proposta dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana”, il prossimo 14 maggio “i credenti di tutte le religioni” si uniranno “in una giornata di preghiera e digiuno e opere di carità, per implorare Dio di aiutare l’umanità a superare la pandemia di coronavirus”. Ed ha aggiunto: “Ricordatevi: il 14 maggio, tutti i credenti insieme, credenti di diverse tradizioni, per pregare, digiunare e fare opere di carità”.
Ci troviamo di nuovo di fronte a un’iniziativa ispirata al sincretismo che nasce dalla Dichiarazione di Abu Dhabi del febbraio 2019, sottoscritta dal papa e dal grande imam Ahmed Al-Tayyeb. Documento, occorre ricordarlo, dai contenuti oggettivamente eretici, dal momento che vi si legge che Dio vuole la diversità fra le religioni.
Quella dichiarazione, da cui è nato l’alto comitato al quale fa riferimento Bergoglio, è diventata la piattaforma della nuova religione globale che professa l’umanitarismo di tipo massonico. Presentata come “fede abramitica”, la nuova religione eleva a concetto supremo la Fratellanza e ovviamente toglie di mezzo ogni peculiarità cristiana e cattolica.
Nato nell’agosto 2019, l’Alto Comitato per la Fratellanza Umana è composto da leader di diverse religioni e ha lo scopo di promuovere questa nuova religione globale.
Un mese dopo è stata presentata la Abrahamic Faith House, la Casa della fede abramitica, sede della nuova religione. È un “complesso multi-religioso” in costruzione su un’isola, a pochi minuti dal centro di Abu Dhabi, comprendente una moschea, una sinagoga e una chiesa che sorgeranno su fondamenta comuni.
Ogni religione ha bisogno di un suo centro di riferimento, e la nuova religione globale avrà dunque questo complesso nel quale tutto il design è ispirato all’uniformità: niente più differenze, ma solo appiattimento e omologazione.
Nel dicembre dell’anno scorso il Vaticano ha chiesto alle Nazioni Unite, diventate partner privilegiato sotto il pontificato di Bergoglio, di dichiarare il 4 febbraio Giornata Mondiale della Fraternità Umana per celebrare la data dell’anniversario della firma della Dichiarazione di Abu Dhabi.
Ogni religione, oltre che di un centro di riferimento, ha bisogno di una sua festa, e ora la nuova religione globale ha anche una festa.
Per il maggio di quest’anno era stato programmato dal Vaticano un incontro a Roma, la Global Education Alliance, ma la pandemia lo ha fatto rinviare a ottobre. Sarà una grande celebrazione della nuova religione globale, del nuovo umanesimo e della fratellanza globale.
Nel suo messaggio in vista dell’incontro, il papa dice che l’iniziativa “ravviverà l’impegno per e con le giovani generazioni, rinnovando la passione per un’educazione più aperta e inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e mutua comprensione”.
Come si può vedere, siamo di fronte a un tipico esempio di langue de bois, lingua di legno. Potremmo definirlo, alla buona, menare il can per l’aia: parole seducenti per le orecchie dei moderni, ma che non dicono nulla, perché nulla devono dire. Perché devono solo produrre suoni gradevoli per il pensiero dominante, che in questo modo viene rafforzato. Colpisce il fatto che tali parole starebbero benissimo sulla bocca dei capi dell’Onu o delle logge massoniche. Non c’è neppure bisogno di cambiare una virgola. È il linguaggio globalista standard. Da notare che il papa usa le stesse espressioni, come “patto di educazione globale”, che appartengono al repertorio, per esempio, di Hillary Clinton, che del globalismo è una fiera sostenitrice e rappresentante.
Non per nulla, d’altra parte, nel gennaio 2019 una loggia massonica spagnola, in un messaggio di ammirazione per Bergoglio, scriveva: “Tutti i massoni del mondo si uniscono alla richiesta del papa per la fraternità tra persone di diverse religioni”.
Non è neppure il caso di aggiungere che in tutti questi documenti e in tutte queste iniziative globaliste il nome di Gesù Cristo non compare mai. Perché non deve comparire. Se l’obiettivo è arrivare a una nuova religione mondiale, che ingloba tutto, Gesù diviene un ostacolo, e dunque va tolto di mezzo.
Colpisce anche il fatto che, nel dare appuntamento per il 14 maggio, Bergoglio si sia rivolto ai “credenti di diverse tradizioni”. Ormai perfino la parola religione è di troppo. Meglio ridurre il tutto a tradizione, cioè a qualcosa di semplicemente umano e terreno, eliminando ogni riferimento alla trascendenza.
Nel prossimo novembre il Vaticano sponsorizzerà ad Assisi l’evento denominato Economia di Francesco. Era stato programmato per marzo, ma è stato anch’esso rinviato a causa della pandemia. L’economia di Francesco, qualunque cosa significhi questa espressione, dovrà servire come base per la nuova dottrina sociale ed economica mondiale, le cui linee si trovano in Evangelii gaudium e nella Laudato si’: un “un modello economico nuovo”, come si dice nella presentazione dell’evento di Assisi, ma nel quale di nuovo sembra esserci ben poco visto che appare in tutto e per tutto una nuova edizione del vecchio egualitarismo di matrice marxista, con una spruzzata di ecologismo.
La nuova religione globale ha poi un suo dogma, che è il Dialogo. Poiché la Fratellanza è l’idolo, il Dialogo è ciò che lo deve nutrire e tenere in vita. E poi c’è l’altro dogma, l’Ecologia. Visto che non abbiamo più un dio ma la Madre Terra, l’impegno ecologico è ciò che deve accomunare tutti.
Nel messaggio per il lancio del patto educativo Bergoglio raccomanda il “coraggio di investire le migliori energie con creatività e responsabilità. L’azione propositiva e fiduciosa apre l’educazione a una progettualità di lunga durata, che non si arena nella staticità delle condizioni”.
Che vuol dire? Nulla. Ma suona tanto bene.
Insomma, la nuova religione ha un suo centro, ha una sua festa, ha una sua lingua, ha la sua dottrina sociale, ha i suoi dogmi. Ora si tratta di trovare i fedeli, di formarli passo dopo passo. E vediamo che nulla viene lasciato al caso.
“Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani” dice la frase attribuita a Massimo D’Azeglio. Parafrasandola, potremmo dire così: “Fatta la religione globale, bisogna fare i globalisti”. E tutto dimostra che l’operazione sta andando avanti speditamente.
A.M.V.
.di Benedetto XVI
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Nel frattempo si è sviluppata in estesi circoli della teologia, in modo particolare in ambito cattolico, una reinterpretazione secolaristica del concetto di «regno», che dà il via a una nuova visione del cristianesimo, delle religioni e della storia in generale e con questa profonda trasformazione vuole rendere il presunto messaggio di Cristo nuovamente accettabile.
Si asserisce che prima del Concilio avrebbe dominato l’ecclesiocentrismo: la Chiesa sarebbe stata proposta come centro del cristianesimo. Poi si sarebbe passati al cristocentrismo, presentando Cristo come il centro di tutto. Ma – si dice – non solo la Chiesa separa, anche Cristo appartiene solo ai cristiani. Pertanto dal cristo-centrismo si sarebbe saliti al teocentrismo, e ci si sarebbe in questo modo avvicinati già di più alla comunità delle religioni. Con ciò, però, non sarebbe ancora raggiunta la meta, perché anche Dio può essere un elemento di divisione tra le religioni e tra gli uomini.
Per questo bisognerebbe ora fare il passo verso il regnocentrismo, verso la centralità del regno. Questo, appunto, sarebbe stato in definitiva il cuore del messaggio di Gesù e ciò costituirebbe la via giusta per unire finalmente le forze positive dell’umanità nel cammino verso il futuro del mondo. «Regno» significherebbe semplicemente un mondo in cui regnano la pace, la giustizia e la salvaguardia della creazione. Non si tratterebbe di nient’altro. Questo «regno» dovrebbe essere realizzato come approdo della storia. E questo sarebbe il vero compito delle religioni: lavorare insieme per la venuta del «regno»… Per il resto, esse potrebbero ben mantenere le loro tradizioni, vivere ognuna la propria identità, ma pur conservando le loro diverse identità, dovrebbero collaborare per un mondo in cui siano decisivi la pace, la giustizia e il rispetto della creazione.
Ciò suona bene: seguendo questa strada sembra possibile che il messaggio di Cristo venga finalmente fatto proprio da tutti senza dover evangelizzare le altre religioni; ora la sua parola sembra aver assunto finalmente un contenuto pratico, la realizzazione del «regno» sembra diventare così il compito comune, e in tal modo sembra avvicinarsi. Osservando però con maggiore attenzione, si resta perplessi: chi ci dice infatti che cos’è la giustizia? Che cosa nella concretezza si pone a servizio della giustizia? Come si costruisce la pace? A un’osservazione più attenta l’intero ragionamento si rivela un insieme di chiacchiere utopistiche prive di contenuto reale, a meno che sotto sotto vengano presupposte, come contenuto di questi concetti che tutti devono accogliere, dottrine di partito.
Un punto emerge su tutto: Dio è sparito, chi agisce è ormai solo l’uomo. Il rispetto delle «tradizioni» religiose è solo apparente. Esse, in realtà, vengono considerate come un ammasso di abitudini che bisogna lasciare alla gente, anche se in fondo non contano assolutamente nulla. La fede, le religioni vengono usate a fini politici. Conta solo organizzare il mondo. La religione conta in quanto può essere in ciò di aiuto. La vicinanza di questa visione post-cristiana della fede e della religione alla terza tentazione è inquietante.
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.(da Benedetto XVI, Gesù di Nazareth pag. 76)
Di Sabino Paciolla
https://www.sabinopaciolla.com/benedetto-xvi-promuovere-insieme-la-pace-la-giustizia-e-il-rispetto-della-creazione-chiacchiere-dio-e-sparito-chi-agisce-e-ormai-solo-luomo/
Il Ramadan secondo la Chiesa
di Gregorio Sinibaldi
E’ da poco iniziato il mese del Ramadan, che i mussulmani del mondo intero celebreranno quest’anno dal 24 aprile al 23 maggio 2020, per loro anno 1441 dall’Egira (fuga) di Maometto dalla Mecca. Per l’occasione, illustri rappresentanti della Chiesa cattolica hanno espresso la loro vicinanza, il loro affetto e la loro simpatia ai seguaci di Allah e del Corano.
Mons. Ambrogio Spreafico, responsabile dei Vescovi italiani per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, ha scritto una missiva ai mussulmani d’Italia, piena di affetto e di calore. “Cari fratelli e sorelle delle comunità musulmane, vorrei esprimervi il mio augurio e la mia vicinanza in questo mese di Ramadan, sacro alla fede islamica. In questo momento difficile, voi esprimete la sottomissione al Dio Onnipotente e Misericordioso attraverso questo tempo di digiuno e di preghiera”.
I termini Onnipotente e Misericordioso, pur presenti nella Bibbia, fanno chiaro riferimento alla terminologia coranica. Continua il presule cattolico, asserendo con enfasi: “Che questo Ramadan sia per le vostre comunità anche un segno di condivisione con chi soffre e non ha il necessario, perché la doverosa Zakaat al Fitr [elemosina rituale], a cui già le vostre comunità sono tenute, diventi davvero universale e quotidiana, come hanno dichiarato recentemente alcuni importanti esponenti del mondo islamico mondiale in relazione al coronavirus. Vi auguro pertanto in questo mese sacro che le vostre comunità possano sempre manifestare nel nostro Paese il desiderio di pace e l’impegno per la convivenza, contrastando ogni genere di violenza e di divisione. Ramadan karim!”.
Il Vescovo di Ferrara mons. Gian Carlo Perego, ha scritto direttamente ad Hassan Samid, presidente del Centro di cultura islamica di Ferrara e provincia, per l’inizio del mese di Ramadan. Dicendo che, malgrado il coronavirus, “Dio, Colui che risuscita, è sempre dalla nostra parte [quale?] ed è più forte di qualsiasi male”.
Per mons. Domenico Mogavero, Ordinario di Mazzara del Vallo, il covid-19 “ci priva della dimensione comunitaria e comunionale delle nostre religioni. Le chiese, le moschee, le sinagoghe sono chiuse; le celebrazioni liturgiche, le preghiere rituali e le altre opere e pratiche devozionali sono vietate”. Però, in occasione del Ramadan, “al Dio Clemente e Misericordioso si rivolga la vostra invocazione di fraternità e di pace, alla quale ben volentieri ci uniamo noi cristiani”.
Mons. Lauro Tisi, arcivescovo di Trento, ha parlato di tempo sospeso, per cristiani e mussulmani, a causa dell’epidemia in corso. “Una sospensione che non ha risparmiato nemmeno il vostro e il nostro radunarci come assemblea che prega, che rende lode all’Onnipotente, che vive la fraternità dell’incontro”. “Che sia un Ramadan benedetto!”, conclude con forza carismatica il presule trentino.
Una sola domanda si impone. Visto che il Ramadan “è il mese in cui si pratica il digiuno (Sawm), in commemorazione della prima rivelazione del Corano a Maometto” (Wikipedia) anche noi battezzati dobbiamo pensare che Maometto abbia avuto una rivelazione divina? E che, malgrado le apparenze, le due religioni, quella di Cristo e del Vangelo e quella di Maometto e del Corano, siano equivalenti?
NOBILE: BERGOGLIO SCAMBIA I MEDIA PER I SEGNI DEI TEMPI…
6 Maggio 2020 18 Commenti --
Marco Tosatti
Carissimi Stilumcuriali, Agostino Nobile ci ha inviato una riflessione su un tema estremamente di attualità, e cioè il rapporto fra il Pontefice regnante i mass media. Non nel senso attivo, del termine, vale a dire quanto papa Bergoglio usi e influenzi l’informazione su se stesso e sulla Chiesa; ma nel senso passivo, ricettivo, e cioè quanto egli stesso sia permeato e influenzato da ciò che legge e sente. E naturalmente le conseguenze che questo ha sulla vita della Chiesa. Buona lettura.
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Bergoglio confonde i mass media con i segni dei tempi
La politica vaticana può essere sintetizzata con le parole che Bergoglio ha pronunciato nella Meditazione mattutina in Santa Marta del lontano 23 ottobre 2015: «I tempi cambiano e noi cristiani dobbiamo cambiare continuamente. Dobbiamo cambiare saldi nella fede in Gesù Cristo, saldi nella verità del Vangelo, ma il nostro atteggiamento deve muoversi continuamente secondo i segni dei tempi. Siamo liberi. […] Qual è la verità? Qual è il messaggio che il Signore vuole darmi con quel segno dei tempi?» Con questa scappatoia si tenta di cancellare duemila anni di storia della Chiesa e dei grandi santi. Ma vediamo se la lettura di Bergoglio è coerente col messaggio di Gesù Cristo. Nel Vangelo di Matteo 16, 3-4 troviamo la definizione “segni dei tempi” «Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi? Una generazione perversa e adultera cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona». Su questo passo il biblista cardinale Gianfranco Ravasi, che non può certo essere tacciato di tradizionalismo, commenta: «Essa, infatti, non era molto aperta all’universalismo e – rileggendo Giona – non ne celebrava tanto la predicazione ai pagani (a loro un po’ sgradita), quanto piuttosto la liberazione prodigiosa dal rischio di morte nel ventre del grosso pesce. Anche per questo era, quindi, più facile l’applicazione della vicenda alla risurrezione sia da parte di Gesù sia da parte dei cristiani». Quindi secondo questa interpretazione, che oggettivamente ci sembra la più coerente al Vangelo, il segno dei tempi deve essere applicata alla risurrezione di Gesù Cristo, e non come vuole il Vaticano II, ispirato dallo Spirito Santo che guida la Chiesa al dialogo col mondo. Infatti, da quanto abbiamo letto pare proprio che Gesù Cristo si riferisca anche ai nostri tempi: «Una generazione perversa e adultera cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona.»
Tra l’altro, potrei sbagliare, ma non mi sembra che la parola dialogo appaia sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento. Andiamo avanti. Nella Costituzione Gaudium et Spes, art. 4, si legge: “Per svolgere questo compito, è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del vangelo, così che, in un modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sul loro reciproco rapporto. Bisogna infatti conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo nonché le sue attese, le sue aspirazioni e la sua indole spesso drammatiche”. Ma se il Vangelo non viene rispettato, come mi sembra stia avvenendo, significa che la Chiesa non è più guida del mondo ma è il mondo che la guida. La Chiesa che mette in sordina l’avvento del Cristo Salvatore non segue più “la luce dei vangeli” ma le penombre del mondo.
D’altronde, oltre al guado in cui si trova della Chiesa attuale, apprezzata dalle varie tipologie di anticristiani, basta leggere l’ammonimento di Gesù Cristo per capire che la storiella dei segni dei tempi è una bufala siderale che punta all’abbattimento della verità evangelica: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Matteo 24-35).
Qualsiasi fedele, pur ignorante in materia teologica, come lo è in parte il sottoscritto, potrebbe giustamente chiedersi: se la missione della Chiesa è il dialogo e la pace in terra, che bisogno c’era della venuta del Figlio di Dio, la Sua Passione e Resurrezione? Sarebbero potuti bastare maestri dell’etica come Socrate e Confucio. E poi, perché i profeti biblici annunciano la venuta del Messia? Il Cristo Salvatore non ha detto “Dialogate col mondo e portare la pace tra i popoli”, ma “Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura. Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato” (Marco 16,15-16). Con la politica del volemosebbene Gesù Cristo potrebbe apparire duro e razzista, ma le Sue parole non lasciano scampo. Il che significa che la pace non si conquista col conto in banca, la pancia piena, l’ecologia, le leggi laiciste e i diritti sindacali, ma accogliendo Cristo. Cambiando il cuore dell’uomo. Cosa che, nonostante le catastrofi ideologiche, il panreligioso e sindacalista-ambientalista Vescovo di Roma sembra ignorare.
Ora, perché i segni dei tempi non possono essere considerati movimenti popolari che nascono e si diffondono spontaneamente? Ormai dovremmo averlo capito tutti, specialmente da quando gli operatori del lavaggio dei cervelli sono entrati nelle case. Il pensiero, i gusti, le mode, sono prodotti da chi possiede i mezzi di condizionamento, i mass media. Ma c’è un altro aspetto ancora più subdolo da prendere in considerazione: i personaggi che dal ‘700 ad oggi sono padroni dell’economia, degli assetti sociali e morali. Per cambiare la società del ‘700/’800 sono bastati 30/40 massoni organizzati, che hanno scatenato la Rivoluzione Francese. Hanno cambiato il mondo attraverso la dittatura, massacri e violenze, anche grazie al tradimento di chi avrebbe dovuto servire la Chiesa di Cristo. Secondo lo storico francese Jean Dumont con i rivoluzionari si allearono 24mila sacerdoti su 29mila di casi studiati. Sicuramente erano convinti che lo Spirito Santo mostrava loro i segni dei tempi. Fu così che quaranta massoni, tra cui veri e propri criminali, autodefinendosi Illuministi, portarono la Francia alla bancarotta e il popolo alla fame. Più o meno quello che, grazie alle nuove massonerie che creano i cosiddetti segni dei tempi, si sta verificando nei nostri giorni. La storia si ripete.
Il documento ufficiale Standards per l’educazione sessuale pubblicato nel 2010 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), agenzia specializzata dell’ONU, non è cosa nuova, è un programma che affonda le sue radici nelle prerogative della massoneria. Nell’aprile 1824 il massone carbonaro che si firma con lo pseudonimo Nubius, scrive una lettera al Fratello Volpe, dove tra l’altro si legge: «Il cattolicesimo, meno ancora della monarchia, non teme la punta di un pugnale ben affilato; ma queste due basi dell’ordine sociale possono cadere sotto il peso della corruzione. Non stanchiamoci dunque mai di corrompere. […] Ora, è deciso nei nostri consigli, che noi non vogliamo più cristiani; non facciamo dunque dei martiri, ma rendiamo popolare il vizio nelle moltitudini. Occorre che lo respirino con i cinque sensi, che lo bevano, che ne siano sature. Fate dei cuori viziosi e voi non avrete più cattolici […]. Ma perché sia profonda, tenace e generale, la corruzione delle idee deve cominciare fin dalla fanciullezza, nell’educazione. Schiacciate il nemico, qualunque esso sia, dicevano le istruzioni, ma soprattutto, schiacciatelo quando è ancora nell’uovo. Alla gioventù infatti bisogna mirare: bisogna sedurre i giovani, attirarli, senza che se accorgano. Andate alla gioventù e, se è possibile, fin dall’infanzia» (Mons. H. Delassus – Il problema dell’ora presente. Antagonismo tra due civiltà – Desclée & C. Roma Tipografi-Editori, Roma 1907).
Cose ottocentesche? Non proprio. In un articolo della International Review on Freemasonry pubblicato nel 1928 si legge: «La religione non teme i colpi di spada; ma può estinguersi sotto i colpi della corruzione. Non stanchiamoci mai della corruzione: usiamo un pretesto come lo sport, l’igiene, la cura della salute. E’ necessario corrompere: che i nostri giovani pratichino il nudismo. Per scongiurare una reazione eccessiva, bisogna procedere metodicamente: bisogna cominciare con lo scoprire il gomito; poi passare alle ginocchia; quindi a gambe e braccia completamente scoperte; poi la parte superiore del torace, le spalle, ecc.»
Chi ci dà in poche parole un quadro chiaro della situazione attuale è il socialista e criminologo Alain Bauer, Gran Maestro del Grande Oriente di Francia 2000/2003 e collaboratore del presidente francese Nicolas Sarkozy. In una intervista pubblicata il 12 dicembre 2003 sul settimanale Le Nouvel Observateur, tra l’altro, afferma: «Non è un caso se nel testo della Costituzione europea non si pone la questione di introdurre il concetto di eredità giudaico-cristiana […]. Anche in relazione alla bioetica siamo a favore della libertà assoluta, così come per la morale e la ricerca scientifica».
Checché ne dicano pubblicamente gli alti gradi delle massonerie (Aspen Institute, Bilderberg, Council on Foreign Relations, Trilateral Commission, ecc…), che si presentano come istituzioni al servizio della libertà, della democrazia e della pace fra i popoli, il programma descritto sopra è stato portato avanti durante due secoli, fino ad arrivare a scardinare la coscienza naturale. Questa decadenza è sotto gli occhi di tutti, ma le lobbies massoniche e i bergogliani continuano a negare l’evidenza. A partire dalla rivoluzione sessuale degli anni Sessanta l’attacco alla famiglia è stato frontale. In pochissimi decenni siamo arrivati ai corsi di omosessualismo nelle scuole e ai matrimoni per le persone dello stesso sesso. Un lavaggio del cervello che sta annichilendo la famiglia, isolando l’essere umano in un limbo carnale autodistruttivo privo di legami affettivi. Segni dei tempi? Lo vuole lo Spirito Santo? Certo alcune volte (troppo poche) Bergoglio si è detto contrario alle lobbies omosessualiste, ma di fatto si è circondato di omosessualisti inveterati, su tutti basti ricordare il gesuita James Martin. Si, quel religioso noto per le sue posizioni pro LGBT, scelto da papa Francesco come relatore all’Incontro mondiale delle famiglie (sic!) a Dublino nell’agosto 2018.
Nelle scuole, anche cattoliche, non pochi adolescenti plagiati dal bombardamento omosessualista, spesso ridicolarizzano e emarginano chiunque osi affermare che il matrimonio gay non è naturale. Senza contare che a dodici tredici anni le ragazzine pensano già al sesso libero. Cari bergogliani, sappiamo che farete spallucce, ma è così che si creano i segni dei tempi.
Agostino Nobile
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