Consolare gli afflitti è importante ma bisogna farlo in senso cristiano e non umanistico o laico: chi sono gli afflitti oggi? Gli italiani hanno perso la speranza? E' giunto il tempo di scegliere: o Gesù o l’impostore Bergoglio
di Francesco Lamendola
Le opere di misericordia, secondo la dottrina morale cattolica, sono quattordici: sette corporali e sette spirituali. Le opere di misericordia corporali sono: 1) dar da mangiare agli affamati; 2) dar da bere agli assetati; 3) vestire gli ignudi; 4) alloggiare i pellegrini; 5) visitare gli inferni; 6) visitare i carcerati; 7) seppellire i morti. Le sette opere di misericordia spirituale sono: 1) consigliare i dubbiosi; 2) insegnare agli ignoranti; 3) ammonire i peccatori; 4) consolare gli afflitti; 5) perdonare le offese; 6) sopportare pazientemente le persone moleste; 7) pregare Dio per i vivi e per i morti. La Chiesa ha sempre insegnato l’importanza di praticarle, se possibile, tutte; in ogni caso, sino al fatale Concilio Vaticano II, non ha mai perso di vista la superiorità delle cose spirituali su quelle materiali, secondo il vero insegnamento di Gesù:
È lo spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; e ancora: Marta, Marta, tu ti agiti e ti affanni per molte cose, ma una sola è la cosa importante: Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta. Così sono sempre state pensate e attuate le opere caritative del clero; così hanno sempre pensato e agito gli ordini e le congregazioni specificamente rivolti all’infanzia abbandonata, agli orfani, alle vedove, ai malati, ai carcerati, nonché alle popolazioni più povere e arretrate in terra di missione: prima lo spirituale, poi il materiale. Ma dal Concilio, appunto, una nuova mentalità è entrata nella Chiesa, logico effetto della malaugurata svolta antropologica di Karl Rahner, propagandata dai gesuiti in testa, a cominciare da padre Arrupe. Una mentalità largamente influenzata dal marxismo, nonché dalla psicanalisi e da molte altre eresie e deviazioni del pensiero novecentesco, tutte accomunate da un’impostazione materialistica e utilitaristica dei problemi umani. Non è più buono ciò che è buono, ma è buono ciò che attua la giustizia sociale (Marx) e dà soddisfazione agli istinti (Freud). Di conseguenza, le opere di misericordia corporale sono divenute centrali, anzi, a un certo punto sono divenute le sole opere di misericordia degne di questo nome; le altre, quelle spirituali, sono state gradualmente lasciate cadere, come un inutile fardello, come un residuo della vecchia Chiesa ipocrita e bigotta, che si preoccupava di cose evanescenti e restava indifferente davanti alle difficoltà di ordine materiale, a cominciare dalla fame.
Il padre gesuita Karl Rahner idologo della "Svolta antropologica"
Su questa scia si innesta e va innanzi la falsa pastorale del compagno Bergoglio, ossessionato dai migranti e dal dovere dell’accoglienza, e giunto al punto di predicare sempre e solo il dovere di sfamare, di dar da bere, di vestire, di ospitare ecc., peraltro in curiosa ma significativa alleanza con quei poteri forti della finanza, rappresentanti da uomini come Soros o Draghi, i quali sono la vera causa della povertà e quindi anche delle emigrazioni di massa. Al tempo della contro-chiesa di Bergoglio, parlare di misericordia spirituale è divenuto non solo sospetto, ma francamente inaccettabile, perché equivale a far passare avanti ciò che è specificamente cristiano, specie la terza opera, ammonire i peccatori: ma quando mai? E del resto, dov’è andato a finire il concetto di peccato, in questa satanica contraffazione della vera Chiesa? Sparito, dissolto; non c’è più. Gli uomini sono tutti fratelli, sono tutti buoni, sono tutti bene intenzionati; non ci sono più nemici, non ci soni i terroristi islamici che tagliano le teste gridando Allah akbar!, non ci sono i rabbini che sfruttano all’infinito l’Olocausto per ricattare moralmente i cattolici, non c’è più il male, ci sono solo delle persone fragili, ferite dalla vita, e pertanto il dovere della chiesa è di trasformarsi in un grande ospedale da campo per curare quelle ferite, ma senza mai parlare del peccato, senza mai parlare della grazia, senza mai parlare di Dio e della vita eterna. Ci mancherebbe altro! Questo sarebbe proselitismo, una solenne sciocchezza, per usare la precisa espressione di Bergoglio; questo sarebbe un piombare come avvoltoi sulle sofferenza degli uomini, con spirito interessato: che non sia mai! Bisogna costruire invece la grande Fratellanza Universale (massonica), bisogna gettare ponti e abbattere muri, bisogna far sì che tutte le fedi s’incontrino e si abbraccino, come nel documento di Abu Dhabi, perché a Dio piace così, tutte le fedi sono belle e buone, tutte portano a Lui. E comunque, in ogni caso, Dio non è cattolico: e dunque che senso ha consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, pregare Dio per i vivi e per i morti (già, ma quale dio?), se tutte queste cose presuppongono il concetto della Verità e quindi non una misericordia generica, umanistica e massonica, ma la specifica misericordia cristiana, quella insegnataci da Gesù e testimoniata dalla sua stessa vita in mezzo a noi? Quella verità che è in ultima analisi Egli stesso, secondo le sue esatte parole: Io sono la via, la verità e la vita?
E tuttavia, ci obietteranno i fautori questa sedicente chiesa, non ha senso occuparsi delle cose spirituali, quando il tuo fratello sta morendo di fame. Messa così, è impossibile dar loro torto. Ma proviamo a considerare la cosa da un altro punto di vista: se un’anima è disperata, possiamo anche riempire il ventre di quel fratello, egli resterà nella sua disperazione e forse si toglierà la vita, gettandosi da un ponte, un’ora dopo che lo avremo coscienziosamente sfamato. Viceversa, se abbiamo ridato speranza ad un’anima afflitta, e non una speranza generica, nel senso umano della parola, ma la specifica Speranza cristiana, fatta di attesa della Verità certa, indefettibile, capace di dare un significato alla nostra vita e anche alle nostre e alle altrui sofferenze, ecco che il prossimo affamato sarà spinto a darsi da fare, a lottare per sopravvivere, a cercarsi un lavoro, invece di lasciarsi andare. Solo chi ha perso ogni speranza non ha più voglia di vivere; ma chi viene incoraggiato e sostenuto dal lato spirituale, per quanto grandi siano le sue difficoltà di ordine materiale (non solo economiche, del resto: possono essere dei problemi di salute, oppure dei gravi dissidi familiari,con risvolti anche economici), non perderà la voglia di vivere e quindi la possibilità di orientare la propria vita verso la Verità. Questo, infatti, è il compito supremo di ogni vita umana: cercare la Verità; e, una volta trovatala, aiutare anche gli altri, per quanto possibile, a fare la stessa cosa. Noi non siamo veramente utili al prossimo se non quando spezziamo con lui il pane della verità; se non quando lo aiutiamo a dissetarsi non con un’acqua materiale, che presto o tardi farà rinascere la sete, ma con l’acqua della vera sapienza, l’acqua della vita eterna promessaci da Gesù nello splendido episodio della donna samaritana. Tutta la vita terrena non è che un pellegrinaggio, fra oasi ingannevoli, alla ricerca della sola sorgente che spegne la sete dell’anima, perché è la fonte stessa della Verità. E che ci sta a fare il cristiano sulla terra, se non ad indicare anche agli altri quella fonte, e ad aiutarli, per quanto possibile, a dirigere i loro passi in quella direzione? Per distribuire il pane che è soltanto pane, e l’acqua che è soltanto acqua, non è necessario essere cristiani e non occorre che vi sia la Chiesa di Cristo: bastano le organizzazioni non governative. Ed è appunto questo il grande tradimento di Bergoglio e della sua pseudo-chiesa: aver voluto trasformare la Chiesa di Cristo in una grande O.N.G., togliendole però ogni contrassegno specifico ed eliminando perfino la Croce e il nome di Cristo ogniqualvolta essa teme che ciò possa dare ombra al mondo. Non lo abbiamo forse visto fare dei viaggi apostolici in terre pagane senza mai pronunciare, neppure una volta, il nome del solo Redentore e del solo Salvatore, per un riguardo verso i non cristiani? Ma allora che senso ha fare quei viaggi, e farli in qualità di vicario di Cristo? Appunto: ora costui sta lasciando cadere la maschera, pare che non voglia più esser considerato il vicario di Cristo sulla terra. E chi pretende di essere, allora; in nome di cosa, di quale principio, di quale istanza, continua a godere di tutti i privilegi, di tutto il potere e di tutto il denaro che deriva dall’essere il capo della Chiesa cattolica?
Cosa è diventata la Chiesa oggi: è ancora la Chiesa di Cristo o è diventata una grande Fratellanza Universale e massonica?
Consolare gli afflitti oggi?
di Francesco Lamendola
continua su:
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.