Della rischiosità di un vaccino non testato avevamo già parlato su questo blog. Riporto l’editoriale della rivista Science, scritto dal suo direttore Holden Thorp, che avvisa dei gravi rischi per la salute di milioni di persone nel caso si somministrasse un vaccino che non fosse adeguatamente testato nella fase 3. Una fase 3 che potrebbe durare anche molto a lungo. Lo stesso Thorp dice testualmente che “È impossibile prevedere quanto tempo ci vorrà”. Ci pensi bene il nostro Governo, in particolare il Ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha detto che i primi vaccini arriveranno in Italia entro l’anno.
La traduzione è a cura di Sabino Paciolla.
Il divario tra scienza e politica continua a crescere, con il presidente russo Putin che questa settimana ha annunciato che un vaccino fatto avanzare rapidamente per il coronavirus 2019 (COVID-19) è pronto per l’uso, e il presidente Trump ha indicato giorni prima che un vaccino potrebbe essere pronto negli Stati Uniti prima delle elezioni presidenziali del 3 novembre.
C’è stata una corsa pericolosa per arrivare per primi al traguardo del vaccino. In una corsa di proporzioni “Sputnik” (come dice Putin), per “vincere” è necessaria una rapida approvazione da parte delle agenzie di regolamentazione. Questo è un pensiero pericoloso, guidato da obiettivi politici e gratificazione immediata: Le scorciatoie nei test per la sicurezza e l’efficacia dei vaccini mettono in pericolo milioni di vite umane nel breve termine e danneggeranno la fiducia del pubblico nei vaccini e nella scienza per molto tempo ancora.
Il vaccino russo rimane avvolto nel mistero: non ci sono informazioni pubblicate al riguardo, e ciò che è stato propagandato proviene dalla bocca dei politici. Negli Stati Uniti, la pressione esercitata dall’amministrazione sugli scienziati governativi su qualsiasi aspetto della pandemia sta diventando sempre più palpabile, poiché sono stati criticati o zittiti pubblicamente dall’amministrazione e da Trump. Anthony Fauci, il principale leader della nazione in materia di malattie infettive e membro della Task Force per il Coronavirus della Casa Bianca, è stato il più disposto a dichiarare le cose con chiarezza, ma ha dovuto fare i conti con i bavagli e i veri e propri abusi di Trump e del consigliere della Casa Bianca Peter Navarro (per non parlare delle vergognose minacce di violenza contro di lui e la sua famiglia).
La maggior parte degli epidemiologi di tutto il mondo che lavorano sulle malattie infettive sono fermamente impegnati in studi controllati randomizzati (“fase 3”) per tutti gli interventi, ma soprattutto per i vaccini da somministrare a persone sane. Questo metodo permette il confronto con un gruppo di controllo che riceve un placebo. Gli studi di fase 3 attualmente in corso sui promettenti candidati al vaccino COVID-19 coinvolgono circa 30.000 pazienti. Uno studio controllato randomizzato è particolarmente importante per determinare l’efficacia del vaccino, e lo studio deve continuare fino a quando gli individui del gruppo di controllo non si infettano. È impossibile prevedere quanto tempo ci vorrà. I medici che cercano di consigliare i pazienti sani sull’assunzione del vaccino richiederanno giustamente questi dati.
La U.S. Food and Drug Administration (FDA) ha un Comitato Consultivo per i Vaccini e i Prodotti Biologici Correlati (Vaccines and Related Biological Products Advisory Committee) che si consulta sull’approvazione dei vaccini e sulle relative autorizzazioni per l’uso d’emergenza. Ci sono richieste di assicurazioni che non ci sarà alcuna autorizzazione di questo tipo per COVID-19; l’unica autorizzazione d’emergenza mai concessa per un vaccino è stata quella contro l’antrace a causa della presunta minaccia di guerra biologica che coinvolge questo agente. In ogni caso, la comunità scientifica negli Stati Uniti deve insistere affinché l’approvazione di un’autorizzazione all’uso d’emergenza o per un vaccino COVID-19 stesso sia fatta in consultazione con il Comitato della FDA – e le azioni in tutto il mondo dovrebbero comportare una simile supervisione scientifica.
L’approvazione prematura di un vaccino negli Stati Uniti (o in qualsiasi altro luogo) potrebbe essere un disastroso ripetersi del fiasco dell’idrossiclorochina, ma con una posta in gioco molto più alta. L’approvazione di un vaccino che è dannoso o non è efficace potrebbe essere sfruttata dalle forze politiche che già propagano i timori del vaccino. Finora, gli scienziati del governo degli Stati Uniti stanno tenendo duro.
Francis Collins, direttore del National Institutes of Health, ha chiesto con forza la sperimentazione della fase 3 dei vaccini, e anche il direttore della FDA Stephen Hahn ha dichiarato che seguirà la scienza. C’è grande pressione su Hahn, e fintanto che egli terrà duro con la scienza, la comunità scientifica dovrebbe sostenerlo. Ha fatto un errore nel concedere un’autorizzazione d’emergenza per l’uso dell’idrossiclorochina, ma l’ha ritirata una volta che ha visto gli studi clinici randomizzati che mostravano che il farmaco era inutile contro il COVID-19. Ora gli altri personaggi dell’apparato scientifico del governo degli Stati Uniti – Robert Redfield (direttore del Centers for Disease Control and Prevention), Deborah Birx (coordinatore della risposta della White House Coronavirus Task Force) e Brett Giroir (assistente segretario alla salute) – hanno bisogno di mettere sul tavolo tutti i loro chip a favore di uno studio controllato randomizzato di fase 3 su qualsiasi vaccino COVID-19.
Nonostante le loro periodiche contorsioni ed equivoci, questi leader meritano e hanno tutti bisogno del sostegno della nazione finché continueranno a rispettare la scienza su questo tema. Sono in gioco innumerevoli vite, non ci sono compromessi sul vaccino.
H. Holden Thorp
(il carattere grassetto è nostro)
L’uso politico della pandemia
«Sono soliti tradirsi da sé, ancor prima di essere scoperti, quanti ordiscono nell’ombra trame delittuose»: così precisò Sofocle nella sua “Antigone”, passo che pare opportuno non dimenticare poiché se da un lato è vero che il “complottismo” è una delle più nocive mode del momento, è anche pur vero che “l’anti-complottismo” non soltanto è altrettanto di moda, ma non è meno culturalmente fasullo del primo specialmente se, come il primo, anch’esso nega la realtà, soprattutto quella storica che, come sempre, aiuta a leggere e interpretare il presente.
Ciò premesso, occorre altresì precisare il senso della locuzione “uso politico della pandemia”, nella specie quella del Coronavirus, prima di comprendere le conseguenze nefaste che un tale uso può produrre nel corso del tempo, specialmente quanto più lungo sarà il tempo di persistenza di tale pandemia.
In primo luogo: occorre mettere subito in chiaro – quanto meno per il rispetto di coloro che sono rimasti vittime di tale virus – che non si intende qui negare l’esistenza, la pericolosità, o la mortalità del virus, ma proprio per questo non si può altresì negare che una epidemia dal così vasto impatto sociale non può non avere delle ripercussioni di carattere politico, o, non si può negare che possa essere il mezzo per specifiche finalità politiche.
In secondo luogo: non deve suscitare stupore il fatto che una pandemia possa essere utilizzata, specialmente a scopo politico, poiché proprio la storia recente, quella del XX secolo, ha insegnato, e ancora insegna a chi ha buona memoria, che di tutto si può fare un uso politico.
Marx aveva gettato le basi per l’uso politico del diritto come poi avvenne in Unione Sovietica e come molti giuristi, tra cui, per esempio, l’italiano Pietro Barcellona, hanno poi teorizzato; la celebre regista Leni Riefenstahl dimostrò l’efficacia del cinema posto al servizio della propaganda nazista, così come oggi Hollywood è controllata da una specifica lobby che propugna l’ideologia genderista; il noto compositore Dmítrij Šostakóvič ebbe a coniare la sua decima sinfonia per omaggiare la morte di Stalin; il poeta Vladimir Majakovskij fece della poesia uno strumento al servizio del partito e della causa socialista; numerosi pensatori e politici come il socialdemocratico tedesco Alfred Grotjahn propugnarono l’uso politico delle conoscenze biologiche attraverso la promozione e la diffusine delle pratiche eugenetiche.
Insomma, pare che tutta la realtà possa essere piegata, con maggior o minore fantasia e abilità, allo scopo politico che di volta in volta si intende raggiungere. Si sa per certo, infatti, che perfino la dimensione altamente etica della medicina non è rimasta immune da simili contaminazioni, come comprovano i numerosi antiumani esperimenti che dozzine di medici nazisti compirono su migliaia di inermi pazienti di ogni tipo, perfino senza o contro il loro consenso.
Alla luce di questa rapida, ma significativa carrellata storica, sarebbe opportuno chiedersi se anche una pandemia come quella attuale del Coronavirus possa essere utilizzata per fini politici.
A tale quesito la risposta pare essere senza dubbio affermativa, e ciò per vari motivi che pur nella loro complessità si devono necessariamente sintetizzare nella loro sostanza ultima in considerazione degli spazi e dei tempi.
In primo luogo: ad un primo più banale e semplicistico livello l’uso politico della pandemia può essere messo in pratica allorquando si intenda combattere politicamente coloro che propongono di limitare o quanto meno controllare e regolare, proprio per motivi igienico-sanitari, gli spostamenti di grandi masse umane attraverso i confini degli Stati. Ecco, quindi, che si può accusare il proprio rivale politico di razzismo sebbene quest’ultimo non sia mosso da sentimenti o motivazioni di carattere razziale, ma soltanto da semplice e ordinaria prudenza.
In secondo luogo: di uso politico della pandemia si può parlare anche quando si mettono in essere misure e decisioni politiche e giuridiche la cui portata traligna dagli ordinari caratteri di una generale politica sanitaria emergenziale, potendosi piuttosto annoverare tra le operazioni di vera e propria ingegneria sociale o, peggio, di modificazione del comportamento individuale e di gruppo all’interno della popolazione.
In questa direzione si possono annoverare le decisioni che in un modo o nell’altro esasperano – cioè lo attuano ben oltre la stretta necessità per cui è pensato – il cosiddetto distanziamento sociale specialmente in quegli ambiti, come per esempio la scuola, in cui la socialità, intesa anche come inserimento individuale in un ambito umano e civico più ampio rispetto alla famiglia, è elemento primario dell’istituzione scolastica e della natura stessa dell’istruzione concepita come qualcosa di più del mero nozionismo.
In terzo luogo: ad un livello ancora superiore, si può parlare di uso politico della pandemia allorquando nell’azione politica e giuridica intervengono soggetti sovranazionali non democraticamente legittimati con la pretesa di determinare i criteri guida della suddetta azione politica e giuridica.
Si pensi, tra i tanti esempi possibili, all’OMS che, pur senza alcuna legittimazione democratica, può influire direttamente o indirettamente sulle scelte dei governi, per esempio sulle politiche economico-sanitarie che un dato governo dovrebbe o non dovrebbe intraprendere o finanziare. In questa direzione, preoccupa non poco la recentissima nomina di Mario Monti, paladino dell’austerity e del taglio delle risorse pubbliche alla sanità, al ruolo di Presidente della Commissione Paneuropea della Sanità avente la funzione di ripensare le priorità dei sistemi sanitari alla luce della pandemia da coronavirus.
Insomma, con tutta evidenza, senza bisogno di aderire alle teorie complottiste, si può fare un uso politico della pandemia rischiando all’un tempo di ledere non soltanto i canoni ordinari della dialettica politica di un sistema democratico, ma di minare alle fondamenta l’intero edificio dello stesso Stato di diritto.
Oltre che sul virus, dunque, occorre massimamente vigilare affinché esso non diventi un microscopico cavallo di Troia attraverso il quale introdurre logiche politiche e legali tese a indebolire la democrazia e le più basilari garanzie e libertà giuridiche.
di Aldo Vitale
FALSO ALLARME E VERA DITTATURA
Falso allarme Corona ( Corona Fehlalarm), di Karina Reiss, ricercatrice e docente all’università di Kiel, e Sucharit Bhakdi, medico specialista in microbiologia ed epidemiologia delle infezioni, è un libro che sta vendendo in Germania milioni di copie cerca una verità difficile da trovare, ma chi cerca trova, e gli autori hanno trovato numeri diversi da quelli dati dal governo.
Anche in Germania ci sono state maniere molto criticabili di contare i malati covid.
Spiego in parole povere. Se una persona con cancro del pancreas, pregresso infarto e diabete scompensato muore per un proiettile nel cranio, è morto per il proiettile. La causa di morte è una causa di morte sufficiente a uccidere chiunque. Se una persona con cancro del pancreas, pregresso infarto e diabete scompensato muore di una patologia che uccide lo zero virgola qualcosa della popolazione, che ha una mortalità dello zero per cento sotto i due anni, la prima causa di morte sono le sue patologie. Ogni inverno la sindrome influenzale fa da causa terminale di morti la cui causa primaria è altro. In Germania, come in Italia, come in Francia, si è fatto un unico calderone di morti ammazzati dal covid e dalla terrificante cascata di citochine che scatenava, con conseguente tromboembolia polmonare, morti da altro, malati gravi, malati non gravi, malati lievi, asintomatici che vuol dire sani. Gli autori puntualizzano come sia stata una feroce fesseria ( loro usano termini più tecnici ) fare un unico calderone e di come sia stata una feroce fesseria ( come sopra) on fare le autopsie, sconsigliarle, ritardarle, così che le persone abbiano continuare a morire con la loro cascata di citochine e tromboembolia senza antiinfiammatori, senza immunomodulatori e con l’eparina sotto dosata. .
Secondo i due autori in almeno otto casi su dieci chi risulta positivo al tampone non presenta i sintomi della malattia: il numero degli infetti ignoti, che non hanno mai fatto un tampone, potrebbe essere enorme: il tasso di letalità del virus crollerebbe, declassando il Covid al rango di una banale influenza, diventata disastrosa perché mal curata, mal curata grazie alle indicazioni errate arrivate dalla Cina, guarda un po’, la stessa nazione che fabbrica coronavirus ingegnerizzati, mascherine e tamponi e che compra sottocosto le imprese che falliscono grazie alla “pandemia”.
Come il professor Bhakdi ha ricordato in un’intervista che se è vero che molti paesi hanno avuto un tasso di morti più alto della Germania, in tutti i casi, una volta contati correttamente i morti sono “cifre leggermente superiori alla media dell’anno”. Nel libro si parla di “effetto Bergamo i camion dell’esercito con le bare, che hanno generato grazie ai media il terrore folle che ha permesso una “limitazione dei diritti fondamentali” che non ha avuto nessun influsso sull’andamento della curva epidemica, ma che ha annientato l’economia, la salute mentale e fisica gravemente danneggiate dall’isolamento, i malati che hanno dovuto rinviare operazioni importanti, gli anziani rimasti soli nelle case di riposo e i bambini costretti a rinunciare alla scuola e alla vita sociale.
Quello che è stato fatto ai bimbi “è quasi una tortura”, e tortura sarebbe l’obbligo delle mascherine a tutti, ma soprattutto ai bambini. occorre salvaguardare le fasce di popolazione più a rischio e permettere serenamente che il virus faccia il suo corso. Il fatto che l’85 per cento di chi risulta positivo ai test non abbia sintomi, spiega ancora Bhakdi alla Fuldaer Zeitung, vuol dire che la maggior parte della popolazione è già “immune”. Nella maggioranza dei casi, quindi, sostiene il professore, “una vaccinazione potenzialmente pericolosa non è necessaria”.
In Italia tesi molto simili sono riportate da molti libri, tra cui CORONAVIRUS, STATO DI PAURA, di Leonardo Faccio ed Lao Tze Quando è cominciata, con una violenza inaudita, la campagna d’informazione pro-pandemia, quando i media facevano a gara nel gridare “al lupo, al lupo”, un esiguo gruppo di uomini e donne libere ha scelto di prendere le distanze da chi plaudiva alle misure lesive della libertà dei governi europei, compreso quello italiano. Il Covid-19 stava mutando in Covid-1984 . Autori diversi si sono fatti domande e dalle domande è nato “Coronavirus, Stato di paura” un libro d’inchiesta di quasi 400 pagine, un lavoro d’insieme discusso, confrontato, verificato reciprocamente tra autori ed esperti esterni, come si fa per una pubblicazione scientifica.
Non solo l’aspetto sanitario è stato messo sotto la lente d’ingrandimento (con tutte le conseguenze psicologiche del caso, le morti evitabili e le cure negate), ma anche le conseguenze delle scelte epidemiologiche adottate dal governo: il disastro economico consequenziale alla quarantena (con un Pil che perderà almeno il 20%), quello sociale (i traumi causati alla popolazione infantile), quello politico (lo stravolgimento della costituzione e l’attacco frontale alle più elementari libertà individuali), quello umano (leggasi l’aumento sensibile dei suicidi) e – non ultimo – quello dell’informazione, che ha mostrato di essere la peggiore macchina di propaganda del regime sanitario imposto da inetti ed incapaci.
Altro che esempio per il mondo intero, l’Italia, al netto della campagna di condizionamento ideologico dei media mainstream (che ormai non hanno nemmeno più vergogna di pubblicare notizie destituite di ogni fondamento, quando non addirittura palesi falsità), ne esce malissimo da questa pandemia imposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, una specie di superstato di matrice marxista. In un lungo capitolo del libro, infatti, vengono messe a confronto le scelte adottate in giro per il mondo e, dopo averlo letto, il paese guidato da Conte, con l’appoggio dei giallo-rossi che lo sostengono, ne esce con le ossa rotte.
Le assurdità inconcepibili a cui abbiamo assistito e stiamo ancora assistendo sono tante e tali da risultare quasi comiche, se non stessimo parlando di violenze e soprusi contro persone innocenti, nel contesto di una tragedia etica ed economica globale senza precedenti nella storia moderna.
Qualcuno ha cercato di proiettare sul grande schermo del mondo la versione horror di 1984, il profetico libro di George Orwell. Ma la regia è stata debole, la trama piena di lacune. Il finale, però, inizia a fare paura: proietta la morte della libertà. Chi ci salverà da Covid-1984? Ci salverà il nostro senso critico.
Il 29 agosto milioni di persone a Berlino hanno manifestato per riconquistare le libertà elementari. Ci sono state brutali repressioni poliziesche, impensabili in altre occasioni, ma era “per la salute pubblica”. I media non ne hanno parlato, oppure hanno minimizzato a qualche migliaio di naziskin: questa è anche una prova definitiva di una stampa asservita a una dittatura sanitariamente corretta, che non si limita a fare da gran cassa al terrorismo, ma è arrivato alle piene menzogne. La stampa unificata, unificata soprattutto in Italia, ma anche all’estero, dimostrando una regia comune sovranazionale, non si limita ad annunciare con voce allarmata il numero di “positivi” come se fossero un segno di malattia, sono solo il segno che il virus ha circolato e sta circolando e che lo stiamo gestendo dal punto di vista immunitario come abbiamo gestito tutte le epidemie nella storia. La maggioranza diventa immune e le epidemie si fermano così.
Aggiungo ai due libri una considerazione strettamente tecnica. Quello che ci sta rinchiudendo sono i tamponi. Sulla validità scientifica del tampone già ci sarebbe molto da dire, sul fatto che il tempone testi il coronavirus 19 o un qualunque materiale RNACorona che trova in faringe. I corona virus sono un numero infinito, e hanno parti di codice genetico in comune. I tamponi sono un prodotto dalla Cina, e molti, una discreta percentuale, sono già positivi quando arrivano in occidente. Vengono cioè forniti completi di positività. Lo ha dimostrato la Svezia che ne ha trovati migliaia già positivi usando un sistema scientifico sierologico e la Tanzania usando un sistema scientifico autarchico. Il presidente della Tanzania ha fatto il tampone a una capra un pappagallo e un mango, tutti risultati positivi e a un bidone di olio da motore, risultato negativo.
Persino l’OMS ha già dichiarato che aspettare il doppio tampone negativo per liberare una persona dall’obbligo di quarantena è inutile, eppure in Italia si continua ad applicare questa regola che imprigiona persone e famiglie
Il 29 agosto milioni di persone hanno manifestato a Berlino, altre a Londra, altre in altre capitali.
Il 5 settembre gli italiani si ritroveranno a Roma in una manifestazione che si chiama Salviamo i bambini dalla dittatura sanitaria, piazza della Bocca della Verità dalle 16 alle 20.
Già che ci siamo, salviamo anche gli adulti.
BY SILVANA DE MARI
Rosaria Mangia (Popolo delle Mamme): "La manifestazione del 5 Settembre a Roma è apartitica"byoblu
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