Le opinioni (tra i seguaci delle apparizioni e gli scettici) sono contrastanti e siamo ancora lontani da un possibile pronunciamento ufficiale della Santa Sede. Diversi gli atteggiamenti degli ultimi Pontefici, ma si tratta di posizioni personali. Intanto il vescovo Hoser, nominato nel 2018 “Visitatore Apostolico” per Medjugorje afferma di non aver mai letto il rapporto-Ruini. Una affermazione che crea ancora più confusione in una vicenda già di per sé intricata.
Medjugorje |
Sulle apparizioni della Vergine Maria avvenute nella piccola cittadina di Medjugorje a favore di sei veggenti si parla ormai da molti anni e i pareri sono contrastanti. Centinaia di migliaia di pellegrini si recano ogni anno in Bosnia Erzegovina per pregare assieme ai veggenti e partecipare alle apparizioni della Madonna che ebbero inizio negli anni 80. Molti, moltissimi, tornano trasformati, rafforzati nella fede, consolati nelle loro sofferenze, alcuni convertiti. Tra i grandi estimatori delle apparizioni di Medjugorje c’è padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria che ha approfondito molto la questione e pubblicato diversi libri sui segreti e i messaggi rivelati dalla Regina della Pace, messaggi che continua a utilizzare nelle sue catechesi radiofoniche. Altro noto sacerdote “convertito” a Medjugorje fu il noto mariologo ed esorcista paolino padre Gabriele Amorth.
Ma allo stesso tempo sono molti, anche all’interno della Chiesa, gli scettici che nutrono sospetti o a manifestano un’avversione radicale a quello che definiscono un inganno ben orchestrato a fine di lucro e per ottenere notorietà, popolarità e fomentare il turismo religioso (Come quell’anziano sacerdote passionista che ogni tanto incontro e che non perde occasione per denigrare i veggenti e lodare il libro-inchiesta pubblicato dall’editore Lindau e intitolato “La verità su Medjugorje. Il grande inganno”).
Una sorta di tifoserie contrapposte che si scontrano su uno dei fenomeni mistici più eclatanti ed intricati degli ultimi cento anni. L’unico modo di porre fine a questa diatriba sarebbe che la Chiesa si pronunciasse ufficialmente sul fenomeno, ma il prolungarsi delle apparizioni (il fatto che le manifestazioni della Vergine siano ancora in corso e che i “segreti” siano ancora nascosti e in attesa di una pubblica manifestazione) fa sì che la Chiesa non possa pronunciarsi con ufficialità senza rischiare di prendere un granchio. Infatti la Chiesa non può pronunciarsi ufficialmente mentre ancora si verificano le apparizioni.
Per quanto riguarda i Sommi Pontefici si dice che papa Giovanni Paolo II (che nutriva una specialissima devozione alla Madre di Dio, tanto da rappresentarla sul suo stemma col colore azzurro e con la “M” e scegliere come motto episcopale il famoso “Totus tuus ego sum”), avesse particolarmente a cuore Medjugorje. Il papa polacco ha sempre incoraggiato i pellegrini e chiesto ai vescovi di sostenere Medjugorje che lui stesso definì in una occasione “il centro spirituale del mondo”; avrebbe affermato anche: «Se non fossi papa sarei già a Medjugorje a confessare». Ma nessun pronunciamento ufficiale è stato pubblicato durante il suo lungo pontificato.
Di Benedetto XVI si dice che avesse un atteggiamento molto più prudente. Fu lui infatti a volere una “Commissione Internazionale di inchiesta e di studio” sulle apparizioni di Medjugorje affidando al cardinale Camillo Ruini il compito di guidare i lavori. La commissione fu istituita il 17 marzo 2010. Il lavoro della commissione-Ruini terminò nel 2014 con la consegna della documentazione alla Congregazione per la Dottrina della Fede e a Papa Francesco (documenti pubblicati nel libro Dossier Medjugorje di Saverio Gaeta (San Paolo 2020). Ciò che emerse da quella indagine fu che, secondo il parere degli esperti, solo le prime sette apparizioni (avvenute nell’estate del 1981) sarebbero da considerare “autentiche”. Si dice che le apparizioni successive abbiano lasciato “perplessa” la Commissione e sollevato numerosi dubbi. Come dunque interpretare tutto il resto della storia? E come considerare l’atteggiamento dei veggenti che dopo aver realmente ricevuto dei messaggi dalla Vergine Maria avrebbero continuato a dichiarare di incontrarla per anni a scadenza regolare (Per la cronaca anche le apparizioni di Fatima – dettaglio non indifferente – avvennero a scadenze regolari secondo le precise indicazioni della Madonna)?
Per quanto riguarda papa Francesco, si dice che faccia parte degli “scettici”. Dopo aver accolto “favorevolmente” il lavoro della Commissione di inchiesta, parlando coi giornalisti ha affermato di preferire «la Madonna Madre a quella che fa capo di ufficio telegrafico che ogni giorno invia un messaggio», una battuta che ha lasciato perplessi molti fedeli e tutti coloro che si aspettavano un pronunciamento solenne ed ufficiale riguardo a Medjugorje, non certo una battuta di spirito (nota bene, sulla stessa linea, un sacerdote e docente di teologia ha recentemente parlato su facebook di “Madonna Kleenex” per biasimare le lacrime della Vergine a Civitavecchia).
«Queste presunte apparizioni (su appuntamento, ndr.) non hanno tanto valore» ha detto Papa Francesco esprimendo una sua opinione personale. «C’è chi pensa che la Madonna dica: venite, quel tal giorno alla tal ora darò un messaggio a quel veggente» ha concluso il Papa (in realtà un’espressione altamente problematica se si pensa a come si sono svolte le apparizioni di Cova da Iria nei pressi di Fatima).
L’11 febbraio del 2017 il papa argentino (il quale ha avocato a sé ogni decisione su Medjugorje) ha nominato il vescovo polacco mons. Henryk Hoser inviato speciale della Santa Sede per Medjugorje, con compiti “prettamente pastorali”.
In un’intervista rilasciata ad Avvenire uno dei membri della Commissione-Ruini e presidente della Facoltà di Teologia “Marianum” ha affermato che sarà necessario ancora molto studio e molte preghiere per discernere sul fenomeno Medjugorje. «Se il popolo che si reca a Medjugorje non vive un clima di incontro con il Signore, la Chiesa è tenuta a intervenire». Resta però il fatto che la maggior parte delle centinaia di migliaia di persone che si sono recate a Medjugorje hanno testimoniato di aver vissuto un clima di preghiera e conversione, per questo il Vaticano non può al momento impedire che si effettuino dei pellegrinaggi verso quel famoso santuario bosniaco.
In questi giorni è stato pubblicato un libro del giornalista Fabio Marchese Ragona che offre alcuni spunti sul caso Medjugorje. Il libro, intitolato “Il mio nome è Satana Storie di esorcismi dal Vaticano a Medjugorje” è stato pubblicato dalle edizioni San Paolo. Il tema centrale sono gli esorcismi (un argomento che vende benissimo in tempi di crisi per l’editoria cattolica), ma si accenna a Medjugorje lì dove si parla degli attacchi che il demonio avrebbe scatenato contro i veggenti. A riferirlo è l’arcivescovo mons. Hoser: «Ci sono alcuni casi di manifestazioni demoniache ma posso dire che sono abbastanza rari, capita che si senta qualcuno che inizia a gridare o a inveire anche quando ci sono raduni con 10mila persone. Succede anche qui, non si può̀ negare questo. Certo, non succede tutti i giorni, ma succede pure qui a Medjugorje. E in particolare capita che questi indemoniati a volte vogliano aggredire i veggenti». A chi fa presente a mons. Hoser che il dossier-Ruini non parla di “origini demoniache” nella vicenda di Medjugorje, il prelato polacco risponde: «Non so cosa dica il testo della commissione di Ruini, non l’ho letto». È possibile consultare online l’articolo de “Il fatto quotidiano” che anticipa stralci del libro.
La risposta dell’arcivescovo Hoser merita una riflessione. Innanzitutto vale la pena evidenziare il pasticcio di chi sembra accomunare ed equiparare le espressioni “origini demoniache” a “manifestazioni del demonio”. È chiaro che, quando si parla di esorcismi, tutto sembra far brodo, come se l’intento sia quello di scioccare i lettori o incutere loro paura e timore, ma è logico che le affermazioni:
A) «I primi fenomeni che si sarebbero verificati nella cittadina bosniaca non hanno origine demoniaca» Ruini, 2014
B) «Il demonio aggredisce i veggenti» Hoser, 2020
più che contraddirsi si appoggino a vicenda, come ha avuto modo di affermare il cardinale Ruini, interpellato sull’argomento («Il demonio può tentare anche i santi, si veda il caso di Sant’Antonio Abate…»). Se le origini degli eventi soprannaturali non sono demoniache, sono divine. Se sono divine, è normale che il demonio si scateni contro i protagonisti e i beneficiari delle apparizioni.
In fine un’ultima riflessione. Fa molto dispiacere sentire che il “Visitatore Apostolico” che il Vaticano ha inviato a Medjugorje col preciso compito di accompagnare pastoralmente i fedeli e gestire una parrocchia diventata ormai il “centro spirituale” d’Europa, affermi di non aver mai letto il documento, frutto di quattro anni di lavoro e di indagini, pubblicato da una Commissione Internazionale specialmente voluta dal Vaticano (espressamente richiesta da Benedetto XVI e formalmente accolta da Francesco) per far luce sugli eventi che si svolgono in quella diocesi.
Si tratta di certo di una omissione che fa capire che (e forse anche il perché) si è ancora lontani da una definitiva chiarezza e un pronunciamento ufficiale sul caso-Medjugorje.
Abbiamo accennato all’atteggiamento degli ultimi tre Pontefici riguardo alle apparizioni di Medjugorje e alle opinioni favorevoli di due notissimi sacerdoti italiani, padre Livio Fanzaga e padre Gabriele Amorth. È interessante registrare l’opinione di un “intenditore” in questioni di fede, il nemico per eccellenza della Vergine Maria e dei suoi figli: Satana. A questo proposito il libro di Marchese Ragona ci offre qualche preziosa indicazione. Come abbiano già detto, Satana si è manifestato nella piccola cittadina bosniaca con azioni di disturbo, diffondendo il panico nei momenti più solenni di raccoglimento e preghiera. La stessa veggente Vicka ha rischiato più volte di venire aggredita da persone possedute. Ma un dato ancora più interessante emerge dai racconti di don Ambrosio, sacerdote esorcista attivo nella provincia di Milano. Durante un esorcismo don Ambrosio, devoto alla Madonna di Medjugorje, fece ascoltare al Demonio tramite il telefonino un canto dedicato alla “Gospa” molto conociuto tra i pellegrini. La risposta fu sorprendente. Anzitutto, com’è solito fare il Diavolo che è fin dal principio “padre della menzogna” e mente per professione, affermò rabbioso: “Non c’è nessuno lì!”. A questa risposta e sacerdote riprese: “Va bene, allora siccome tu sei bugiardo vuol dire che vince qualcosa”. È a questo punto che il demonio, smascherato, confessa: “Quel posto è il nostro inferno sulla terra”.
Una confessione che, nel contesto dell’apocalittica battaglia tra Diavolo e la Vergine Maria, ci dice qualcosa sulle apparizioni di Medjugorje forse più chiaramente di quanto possano affermare speciali commissioni di esperti che pure andrebbero lette e studiate con cura e attenzione, per lo meno dagli addetti ai lavori.
di Miguel Cuartero Samperi
Mostar ha un nuovo vescovo, almeno non avversa Medjugorje
La piccola diocesi dell'Erzegovina di Mostar-Duvno ha un nuovo vescovo nella persona di mons. Petar Palić. Dalle sue recenti dichiarazioni appare chiaro che apprezza i frutti spirituali di Medjugorje, dove egli si è già recato diverse volte, ma non sia né un acceso sostenitore delle apparizioni né un suo acerrimo avversario, come i suoi immediati predecessori, e si atterrà alle decisioni della Santa Sede.
La piccola diocesi dell'Erzegovina di Mostar-Duvno ha un nuovo vescovo nella persona di mons. Petar Palić, fino a oggi vescovo della diocesi croata di Lesina (Hvar). La notizia di per sé sarebbe degna di nota solamente per i fedeli del luogo, o tutt'al più per i cattolici della Croazia, se non fosse che nella diocesi di Mostar si trova Medjugorje, e che gli ultimi due vescovi di Mostar, mons. Pavao Žanić e mons. Ratko Perić, sono stati fieri avversari delle apparizioni della Beata Vergine Maria Regina della Pace quali testimoniate dai veggenti.
Mons. Palić è nato il 3 luglio 1972 in Kosovo nell'enclave croata di Janjevo, una regione caratterizzata da una forte presenza di musulmani e di cristiani ortodossi e quindi simile a quello che troverà nella sua nuova diocesi. Nel 1996 è stato ordinato sacerdote della Diocesi di Ragusa di Dalmazia (Dubrovnik), mentre nel 2009 ha ottenuto il dottorato in teologia presso l'Università di Graz, in Austria. Dal 2011 al 2017 ha ricoperto diversi incarichi nella Diocesi di Ragusa di Dalmazia, mentre dal 2017 è stato Segretario della Conferenza Episcopale Croata, e dal 2018 vescovo di Lesina.
Nel 2019 ha destato una vasta eco la sua omelia di fuoco del 3 febbraio 2019 a Ragusa di Dalmazia in occasione della solennità di san Biagio, patrono della città, celebrata alla presenza dell'allora presidente Kolinda Grabar-Kitarović e del primo ministro Andrej Plenković, notoriamente cattolici “adulti” e di posizioni liberal. Nel corso di questa omelia egli ha affermato come l'esempio della vita di san Biagio ci inviti e insegni «a non essere cristiani di facciata, cristiani abitudinari, cristiani senza colore, cristiani ininfluenti, cristiani che non sono pronti a testimoniare per Gesù Cristo», bensì ci richiami «a essere cristiani che alzano la voce quando vengono messe in pericolo la libertà e la dignità della persona umana, la solidarietà». La voce dei cristiani, ha aggiunto, «nella Chiesa e nel mondo deve essere un grido, non un mormorio indistinto».
Nella sua diocesi mons. Palić ha autorizzato la celebrazione delle Sante Messe domenicali anche il sabato sera – in Croazia la cosiddetta Messa prefestiva è rarissima, e comunque i vescovi affermano che si può andare a Messa il sabato sera per la domenica solo se la domenica si è impediti. Inoltre, con lo scoppio della pandemia del Coronavirus, come gli altri vescovi croati ha sospeso le Sante Messe pubbliche per circa un mese e mezzo, e successivamente imposto varie “misure igieniche” tra le quali l'obbligatorietà della Comunione sulla mano, nell'uno e nell'altro caso l'esatto contrario di ciò che ha fatto mons. Perić nella diocesi di Mostar.
Subito dopo la sua intronizzazione a vescovo di Mostar, in un'intervista pubblicata dal quotidiano croato Večernji List, a mons. Palić è stato chiesto un parere su quelle che vengono considerate le “patate bollenti” della Diocesi di Mostar, vale a dire il problema delle parrocchie oggetto di disputa tra il clero diocesano e quello francescano e le apparizioni di Medjugorje. A proposito dei rapporti con i francescani, in tono conciliatorio il neo-vescovo ha sottolineato l'importanza della presenza del clero francescano e la ricchezza dei frutti spirituali delle parrocchie guidate dai membri dell’ordine serafico.
A riguardo di Medjugorje, il vescovo ha rivelato di esservi già stato diverse volte, «spinto da legami di amicizia, curiosità e di ammirazione per i fedeli che sono alla ricerca e che cercano sé stessi», sottolineando tuttavia di comprendere la fede «come una grazia, un dono immeritato e come una risposta personale ai doni e alle grazie di Dio» e di non cercare prove soprannaturali, «poiché altrimenti questa non sarebbe fede». Dopo la vita terrena di Gesù, aggiunge il vescovo, «la Sua predicazione, Passione, gloriosa Risurrezione e Ascensione alla gloria celeste, non c'è, né dobbiamo aspettarci alcuna nuova rivelazione riguardante la condizione fondamentale dell'umanità con riferimento alla salvezza e alla redenzione». Egli ritiene «che ogni fenomeno debba essere affrontato con calma, pazienza, prudenza, competenza, con il giusto “discernimento degli spiriti” e la giusta valutazione in questo momento». Mons. Palić ha concluso affermando che la Santa Sede segue gli avvenimenti di Medjugorje attraverso un visitatore apostolico, ed è quindi suo dovere attenersi alle istruzioni della Santa Sede.
Tra le righe di queste dichiarazioni, fatte in perfetto clericalese - nessuno che crede alle apparizioni di Medjugorje si sogna di dire che la Rivelazione pubblica non sia già terminata - appare chiaro come il nuovo vescovo di Mostar-Duvno apprezzi i frutti spirituali di Medjugorje, dove egli si è già recato diverse volte, ma non sia né un acceso sostenitore delle apparizioni né un suo acerrimo avversario, come i suoi immediati predecessori, e si atterrà alle decisioni della Santa Sede. «Non rifuggo dal recarmi a Medjugorje», ha affermato mons. Palić, sottolineando con queste parole di volere compiere una netta cesura con l’atteggiamento aprioristicamente ostile di chi l’ha preceduto sulla cattedra episcopale di Mostar-Duvno. Al contrario di mons. Perić, egli si ripromette una fattiva collaborazione con mons. Henryk Hoser, Visitatore Apostolico della parrocchia di Medjugorje, con il quale si è già incontrato, e dal quale ha già ricevuto l’invito a recarsi a Medjugorje, cosa che egli farà «con gioia» non appena avrà compreso appieno quali sono le sue competenze e quali quelle di mons. Hoser.
La posizione di mons. Palić a proposito di Medjugorje rappresenta un notevole passo in avanti, e poco importa se le sue parole siano molto misurate e certamente lontane dall’entusiastico riconoscimento dei frutti di Medjugorje che a più riprese hanno espresso in questi ultimi anni il cardinale Vinko Puljić, arcivescovo di Vrhbosna (Sarajevo) e il Visitatore Apostolico mons. Hoser. Affinché si realizzino i piani di Dio collegati con le apparizioni a Medjugorje, infatti, la Madonna non ha bisogno di tifosi che in singolar tenzone si gettano con la lancia in resta a difendere la veridicità delle apparizioni, come invece oggi accade troppo spesso sui social network, bensì soprattutto di coerenti testimoni di fede.
Un approccio sereno verso questi fatti da parte dell’autorità ecclesiastica contribuirà allo sviluppo ordinato della pastorale per i pellegrini che si recano a Medjugorje e della vita di fede di chi segue i messaggi della Regina della Pace, cosa che spianerà la strada al fiorire delle grazie, che per portare frutti hanno bisogno anche della fattiva collaborazione di tutte le componenti della Chiesa.
Guido Villa
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