Eutanasia in diretta Facebook, un copione già scritto
Il caso di Alain Cocq, l'uomo francese immobilizzato a letto che non potendo ottenere l'eutanasia legalmente ha dichiarato di volersi lasciare morire in diretta Facebook, rispetta un canovaccio ben collaudato nelle battaglie ideologiche. Cocq è un militante pro-death ed è da ben 30 anni che lotta per ottenere l'eutanasia e ora rendere più permissiva la legge francese. La sua vicenda non è dunque solo un caso di eutanasia, ma anche e soprattutto l’esecuzione di un protocollo di carattere culturale-operativo ben studiato e ben preparato al fine di raggiungere alcuni precisi obiettivi.
Alain Cocq
Storia di una nouvelle euthanasie. Alain Cocq, residente a Digione, è da anni affetto da una grave patologia assai rara che lo ha ormai immobilizzato a letto da tempo. Ora ha deciso che vuole staccare la spina. Questo suo ferale desiderio però non potrà essere soddisfatto secondo i termini di legge. Infatti la normativa Claeys-Leonetti del 2016 permette «una sedazione profonda e continua fino alla morte» ma solo se ricorrono alcuni requisiti tra cui la presenza di una patologia incurabile – e il quadro clinico di Cocq potrebbe soddisfare questo requisito – e l’imminenza della morte, requisito assente nel caso del nostro 57enne. Tra parentesi: da noi Cocq avrebbe già trovato la morte grazie all’applicazione della legge 219/17. Non potendo essere ucciso legalmente, allora Cocq ricorrerà al fai da te: si lascerà morire di fame e di sete.
Alain Cocq è un militante pro-death. Simbolo dell’Association pour le droit de mourir dans la dignité, nel 1993 si è recato in carrozzina presso la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo e ha girato in lungo e in largo la Francia per tentare di rendere ancor più permissiva la legge francese sul fine vita. In breve ha usato il suo caso pietoso come arma per incrementare gli accessi nelle camere mortuarie degli ospedali. Da qui la volontà di costruire un caso mediatico intorno alla sua persona.
Ecco allora la decisione di scrivere al presidente Emmanuel Macron affinché qualcuno potesse aiutarlo a chiudere gli occhi per sempre. Il presidente, con quella mestizia tipica di chi ha le mani legate, ha cinguettato: «Con emozione rispetto il suo approccio». Dal canto suo, Cocq ha preso la palla al balzo e da vero martire della causa eutanasica ha così commentato: «La mia condizione sta peggiorando sempre di più. Sono in una fase in cui non ho più vita». E ha aggiunto: «Voglio mostrare che in Francia non si può morire con dignità». E come vorrà mostrarlo? Mostrandosi su Facebook e trasmettendo in diretta la sua lenta agonia finché non sopraggiungerà la morte per inedia. Agli esperti la risposta al quesito se ciò sia legalmente permesso.
A noi invece preme sottolineare come la vicenda di Cocq rispetti un canovaccio ormai consolidato nelle battaglie ideologiche. In primo luogo abbiamo sempre una legge che permette di praticare l’eutanasia, l’aborto, di accedere alla fecondazione artificiale e alla maternità surrogata, di sperimentare sugli embrioni, di divorziare, di contrarre “nozze” gay, di “cambiare” sesso, di zittire chi difende la verità. Norme quindi che legittimano il male, ma non in modo assoluto. In queste leggi infatti sopravvivono alcuni vincoli di carattere giuridico, tenue vestigia di un tempo che fu in cui tutto queste condotte erano vietate. Da qui la volontà di alcuni di eliminare questi paletti dipingendo la legge – ingiusta alla luce del diritto naturale – come ingiusta alla luce dei diritti civili. Una cattiva legge perché non abbastanza cattiva.
La strategia a questo punto prevede il concorso dei giudici per permettere ciò che la legge non vuole permettere, perché le norme comandano e vietano fintantoché i magistrati non decidono il contrario. Se invece i giudici nicchiano occorre presentarsi all’opinione pubblica come vittime dell’ordinamento giuridico, martiri del sistema legislativo (paradigmatico il caso Cappato/Dj Fabo) i quali arrivano al punto di essere costretti a dare la propria vita (vedi il caso Cocq) o di rischiare la propria libertà (vedi il caso Cappato) pur di far trionfare la causa.
Il passo successivo è quello di porre in essere proprio la condotta vietata dalla legge (ad esempio il suicidio assistito) o in terra straniera o in terra natia. In entrambi i casi il reo non verrà mai perseguito perché, nel sentito popolare e in quello giurisprudenziale, ad essere iniqua non sarà la scelta del poveretto che ad esempio vorrà togliersi la vita, bensì la legge che, come già accennato, a causa delle sue lacune è ingiusta, malvagia e disumana.
A questo punto l’illecito de facto magicamente genera una condotta legittima de iure, nel senso che il caso umano diventa strumentale per orientare ideologicamente le coscienze dei politici e rendere ancor più lassista una legge che, in quanto a male morale, già largheggiava abbondantemente in precedenza. Ecco ad esempio spiegata la spettacolarizzazione delle morte in diretta sui social, cassa di risonanza necessaria per farsi udire sin nelle aule parlamentari.
La vicenda Cocq, quindi, non è solo un caso di eutanasia, ma è anche e soprattutto l’esecuzione di un protocollo di carattere culturale-operativo ben studiato e ben preparato al fine di raggiungere alcuni precisi obiettivi.
Tommaso Scandroglio
https://lanuovabq.it/it/eutanasia-in-diretta-facebook-un-copione-gia-scritto
Vescovo scozzese: "Il Ddl sul crimine d'odio è una minaccia"
John Keenan, vicepresidente della Conferenza episcopale di Scozia, spiega alla Nuova Bussola il disegno di legge sull'"incitamento all'odio" (una sorta di Ddl Zan), attaccato da più voci: "Non è stato redatto da avvocati esperti e attenti alla libertà di parola necessaria in una democrazia. Inoltre la Bibbia rischia di essere bandita e i cristiani di non poter parlare della fede. Ma il pericolo riguarda tutti..."
Legislazioni improntate alla cosiddetta dittatura del relativismo stanno diventando sempre più frequenti nell'Europa post-cristiana. Questa tendenza ormai inarrestabile è stata fotografata alla perfezione in una recente dichiarazione del cardinale Camillo Ruini: "In nome di alcune idee - ha detto l'ex presidente della Cei - si ritiene non solo di poterle affermare, ma di criminalizzare idee diverse e quindi è un relativismo che diventa in realtà un assolutismo". In non pochi Paesi europei, ad esempio, le leggi pensate per incriminare l'hate speech stanno facendo temere l'introduzione di forti restrizioni alla libertà di manifestazione del pensiero. E' quello che sta succedendo in Scozia dove il governo di Edimburgo ha inviato lo scorso 23 aprile al parlamento nazionale un disegno legge contro i crimini ispirati dall'odio che, se approvato, potrebbe far correre di vedere criminalizzate le opinioni. L'"Hate Crime and Public Order Bill" presentato dal Segretario di Gabinetto per la Giustizia, Hamza Yusuf, non piace alle Forze dell'Ordine, ai giuristi, ai comici e, in genere, alla maggioranza degli scozzesi: secondo un sondaggio riportato dal quotidiano The Scotsman, infatti, più di due terzi della popolazione del paese più settentrionale del Regno Unito sarebbe contraria al provvedimento. Contro il disegno legge targato Snp hanno preso posizione anche i vescovi, denunciando il rischio che possano finire criminalizzati persino la Bibbia ed il Catechismo. John Keenan, vescovo della diocesi di Paisley e vicepresidente della Conferenza episcopale di Scozia, ha lanciato a La Nuova Bussola Quotidiana l'allarme sulle conseguenze che una legislazione così controversa potrebbe avere sulla libertà religiosa.
Eccellenza, quali sono i pericoli del nuovo disegno di legge sul crimine d'odio e sull'ordine pubblico?
Siamo in una fase delicata delle nostre discussioni con il governo scozzese. Ci assicurano che stanno ascoltando le nostre preoccupazioni, ora condivise da un numero sempre maggiore di settori della società scozzese e che rappresentano una sorta di raffica di critiche contro il progetto di legge. Ci sono due pericoli che stiamo evidenziando. Il primo è l'introduzione del nuovo reato di "fomentare l'odio". Non abbiamo problemi con l'idea di introdurre un simile crimine, poiché è bene per la società evitare di fomentare l'odio. La nostra vera preoccupazione è che il progetto di legge non richieda al tribunale di stabilire se ci siano mens rea o cattive intenzioni per ritenere colpevole un cittadino. Quindi, anche se i cittadini accusati non hanno alcuna intenzione di suscitare odio, possono essere puniti dalla legge. Tutto ciò che conta è che qualcuno si sia offeso e lo abbia segnalato come fonte di odio. Allora, come fa il giudice a tracciare un confine? Ad esempio, qualcuno potrebbe vedere un calciatore fare il segno della croce e considerarlo odioso per i non cattolici, o trovare un simile "odio" nell'usanza cattolica di fare il segno della croce quando passa una processione funebre. A noi sembra ridicolo considerare che questo potrebbe essere interpretato come un reato legale. Naturalmente, il progetto di legge potrebbe eliminare immediatamente la nostra paura semplicemente includendo la necessità di dimostrare la cattiva intenzione, come avviene abitualmente nei crimini. Finora si sta scegliendo di non introdurre questa soluzione. Questo è strano e, quindi, preoccupante e potrebbe facilmente censurare idee ed espressioni che esprimono semplicemente un'opinione ragionevole senza alcun desiderio di provocare odio. La nostra seconda preoccupazione è il nuovo reato relativo al "materiale provocatorio". Alcuni settori della società considerano provocatori parti della Bibbia o del Catechismo della Chiesa cattolica. Penso a come il Catechismo si riferisca all'attrazione per lo stesso sesso come "disordinata". Il suo uso nel Catechismo è spesso frainteso, ma potrebbe portare alla messa fuori legge del Catechismo se non lo cambiamo? In generale, la nostra preoccupazione è la scadente vaghezza del progetto di legge. Non è stato redatto da avvocati esperti attenti alle legittime libertà di parola e di espressione necessarie in una società democratica. La legislazione non è come una canna da pesca per catturare il pesce veramente cattivo, ma una rete a strascico che potrebbe potenzialmente trascinare e criminalizzare la maggior parte dei cittadini rispettosi della legge.
La Chiesa cattolica non è l'unica che si oppone a questa proposta di legge: Law society, Scottish Police Federation, Faculty of Advocates, Humanist Society e persino l'ex professore di diritto della First Minister Nicola Sturgeon hanno criticato questo atto legislativo. Che significato dà a questa opposizione multiforme?
Penso che questo dimostri sia la forza sia la profondità del sentimento in tutta la società scozzese contrario a questo progetto di legge così com'è, in particolare il suo impatto agghiacciante sulla libertà di parola e di espressione. Avvocati, attori, persino l'Associazione umanistica si sono opposti al disegno di legge. Un noto presentatore televisivo ha detto: "Qualsiasi legge che chiude bocche e menti ci costringerà a percorrere una strada oscura". Il disegno di legge consente un'esenzione in modo che qualsiasi discorso in relazione alla religione o all'orientamento sessuale sia esente da essere considerato provocatorio o odioso - un'altra luce verde per "tentare" i cattolici - ma l'identità di genere non è esente. Ciò potrebbe significare che alle persone non sarà consentito avere, o almeno esprimere, opinioni contro le questioni transgender.
Crede che il caso di Israel Folau - un giocatore professionista di rugby licenziato in Australia per un tweet in cui citava un insegnamento biblico - potrebbe diventare la norma in Scozia se il disegno di legge sul crimine d'odio e sull'ordine pubblico dovesse essere approvato?
Questo è un ottimo punto. Come vescovi siamo profondamente consapevoli che le leggi di solito non perseguono la Chiesa cattolica o i suoi vescovi e sacerdoti in quanto tali, ma tendono ad accusare e condannare i singoli cittadini. Quindi, siamo meno interessati a noi stessi e più ansiosi di proteggere, diciamo, gli insegnanti di scuola dalla paura e dal pericolo di essere criminalizzati quando semplicemente usano la Bibbia per insegnare in classe, o il lavoratore che pubblica sui social media una visione cattolica considerata controversa nella società. Una cosa è rischiare la propria reputazione o il proprio impiego per avere in buona fede opinioni ragionevoli e dignitose contrarie alle opinioni popolari; un'altra cosa è avere una fedina penale macchiata a causa di ciò. Quindi sfidare questo progetto di legge riguarda molte cose: riguarda la difesa di un'opinione legittima e della privacy da parte dello Stato e riguarda la visione della libertà di parola come un bene e non come una minaccia per il benessere sociale.
Una proposta di legge contro l'omofobia potrebbe presto essere approvata in Italia. Il testo è stato criticato dalla Conferenza episcopale italiana ma anche dal movimento femminista perché manca la chiarezza sulle definizioni e potrebbe criminalizzare le opinioni. Esiste un'origine culturale comune dietro queste legislazioni così simili tra loro in Europa?
In Scozia e nel Regno Unito abbiamo già leggi civili e penali contro l'omofobia. Naturalmente, i vescovi scozzesi hanno accolto favorevolmente ogni sforzo per eliminare pregiudizi ingiusti contro chiunque causati dal loro orientamento o dall'identità sessuale. Abbiamo lavorato con il governo scozzese per garantire che le scuole cattoliche avessero programmi che educassero i nostri giovani contro il bullismo che prende di mira chiunque abbia caratteristiche diverse, tra cui omosessualità e transgender. Dal nostro ministero pastorale possiamo facilmente verificare quanto afferma il Catechismo sul fatto che "un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali". Insistiamo sulla necessità di evitare ogni discriminazione ingiusta. Detto questo, la nostra visione del Vangelo insegna che gli atti omosessuali, poiché non sono orientati a una nuova vita o consentono una genuina complementarietà sessuale, non sono nel piano di Dio nella Creazione e quindi non possiamo approvarli come tali. Il problema con la legislazione è che, mentre parla di omofobia, la descrive vagamente; così vagamente che il cittadino comune crede che l'insegnamento della Chiesa sia di per sé omofobo. L'effetto è che, sia sul posto di lavoro che sui social media, le persone hanno paura di esprimere opinioni coerenti con il punto di vista della Chiesa per paura che ora sia illegale farlo. Sarebbe meglio se la legislazione affermasse chiaramente che mettere in discussione la moralità degli atti omosessuali non è una discriminazione ingiusta o l'omofobia in quanto tale.
La storia del cattolicesimo scozzese è segnata dal martirio e dalla persecuzione. Lei ha paura di una nuova persecuzione? Questa volta non solo contro il cattolicesimo, ma contro il cristianesimo e i valori religiosi in generale.
Quando si guarda a come la Chiesa viene perseguitata in luoghi come il Myanmar, la Repubblica Centrafricana, la Cina o l'India e simili, dove i cristiani vengono massacrati, i leader sono detenuti, le chiese distrutte e severi limiti vengono imposti al culto, all'insegnamento e all'evangelizzazione, vorrei non paragonare le mosse negative in Occidente alla persecuzione. Meglio dire che c'è una generale oppressione delle opinioni cristiane cattoliche ed evangeliche a favore di un'azione aggressivamente secolare per emarginare qualsiasi visione del mondo che non sia d'accordo con la propria. Nel "La fattoria degli animali" di Orwell i leader affermavano che "tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri". È qui che siamo arrivati in Occidente dove alcuni diritti umani fondamentali sono più fondamentali di altri e, ad esempio, il diritto alla libertà e alla coscienza religiosa ora cedono il passo al diritto di avere certi stili di vita sessuali. Questa non è solo una sfida al cattolicesimo o alla libertà religiosa, è una minaccia al tessuto della società democratica stessa fondata, com'è, sul dovere di ogni cittadino di essere fedele alla sua coscienza e alla sua prerogativa di esprimere esso.
Nico Spuntoni
https://lanuovabq.it/it/vescovo-scozzese-il-ddl-sul-crimine-dodio-e-una-minaccia
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