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lunedì 25 gennaio 2021

Siamo tutti Giona!

Aborto: la pandemia che non fa notizia e che non passa

Aborto e coronavirus, quante differenze e quante somiglianze, ma alla rovescia. Il secondo viene combattuto, il primo è incoraggiato, anche se fa un numero di morti infinitamente superiore. L'aborto non fa più notizia e non è solo una questione di "anzianità" del fenomeno. Il coronavirus passerà, l'aborto no.

               Argentina, manifestanti esultano per l'aborto legale (con la mascherina)

Aborto e Coronavirus, quante differenze e quante somiglianze, ma alla rovescia. Partiamo dalle cifre. Il sito Worldometer.info ha un contatore in tempo reale (si tratta più precisamente di una previsione statistica in tempo reale) di quanti aborti ci sono stati dall’inizio dell’anno ad oggi: siamo già a due milioni (secondo le stime dell’OMS). Ovviamente contando solo quelli censiti, non gli aborti clandestini, i criptoaborti procurati da pilloline varie o quelli avuti tramite mezzi contraccettivi. Quanti morti ufficiali per Coronavirus dall’inizio della pandemia ad oggi, quindi nel giro di circa un anno? Due milioni. Proprio come gli aborti, solo che questi ultimi sono avvenuti in 18 giorni, quelli in 365.

Passiamo ad altre differenze o analogie tra aborto e coronavirus. Il primo è frutto della volontà delle persone, il secondo è un evento naturale (posto che, come dicono alcuni, non sia un artifizio umano). Il primo porta a morte certa ed è ricercato dalle donne. Il secondo solo in alcuni rari casi è letale, ma è fortemente avversato da tutti, di certo non voluto. Nel primo caso volerlo praticare è un diritto, nel secondo caso volerlo evitare è ugualmente un diritto. Il primo, infatti, viene considerato come un diritto civile, il secondo come piaga planetaria. In definitiva, il primo è un bene, il secondo un male.

L’accesso planetario all’aborto sicuro viene venduto come una conquista di civiltà. L’accesso planetario ad un vaccino sicuro viene venduto ugualmente come una conquista di civiltà. Perché questa analogia? Perché aborto e vaccino sono entrambe delle terapie per la salute delle persone: il primo elimina il virus chiamato «figlio», il secondo elimina il virus chiamato «Coronavirus».

C’è però da aggiungere che l’aborto è nella maggior parte dei casi libero, il vaccino pare proprio che si correrà il rischio che diventi obbligatorio. Perché questa differenza? Perché un bambino che non viene abortito non è contagioso, non attenta alla vita degli altri, invece una persona non vaccinata sì. Inoltre la donna che ha abortito va compresa e aiutata, la persona che non si vaccina va criticata e sanzionata. L’aborto, seppur foriero di morte anch’esso, è legittimato dalla quasi totalità degli Stati e quindi viene incoraggiato. Un vero e proprio omicidio di Stato. Il coronavirus è combattuto, osteggiato da tutti i governi del mondo con tanto di normative ad hoc, come avviene per l’aborto.

Al fine di facilitare l’aborto gli ordinamenti giuridici si industriano per trovare le soluzioni più varie e agevoli possibili. Al fine di impedire il contagio, parimenti, gli ordinamenti giuridici si industriano per trovare le soluzioni più varie e agevoli possibili. Il paradosso sta nel fatto che, come sottolineato, sia aborto che Coronavirus hanno a che fare con la morte delle persone. Nell’accesso all’aborto la «libertà» delle donne viene potenziata al massimo, nel contrasto al coronavirus la libertà delle persone viene ridotta al minimo.

L’aborto è un male pandemico, ma che non fa più notizia da tempo perché ormai la coscienza collettiva si è assuefatta dopo che per decenni si è diffusa questa pratica nell’orbe terracqueo. Il Coronavirus tiene banco su tutti i media di tutto il mondo tutti i giorni. Questa differenza deriva non solo dall’«anzianità» del fenomeno aborto rispetto al fenomeno «Coronavirus» (una guerra al suo scoppio fa notizia, al terzo anno di combattimenti ci si è scordati addirittura che esista), ma anche dal fatto che l’aborto non può attentare alla vita di noi già nati, il coronavirus invece sì. Insomma, si tratta di banale egoismo di massa che fa sbadigliare di indifferenza di fronte all’inarrestabile e attuale genocidio prenatale di bambini che però non sono i nostri e fa drizzare le antenne del panico più profondo di fronte alla possibilità di morire che potrebbe riguardare me o i miei cari.

Ultima differenza. Il Coronavirus passerà, l’aborto no.

Tommaso Scandroglio

https://lanuovabq.it/it/aborto-la-pandemia-che-non-fa-notizia-e-che-non-passa

Omelia del Vescovo Barron nella Messa da requiem per i non nati. “L’aborto non è un problema minore. Non c’è attacco più brutale alla vita umana di questo”

Sabato 23 gennaio 2021 il Vescovo ausiliare di Los Angeles, Mons. Robert Barron ha tenuto l’omelia nella Messa da requiem per i non nati, presieduta dall’Arcivescovo metropolita di Los Angeles e Presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti, Mons. José H. Gomez nella Cattedrale di Nostra Signora degli Angeli, dopo OneLife LA di quest’anno, che è stata celebrata virtualmente a causa della pandemia da Covid-19.

Segue il testo integrale dell’omelia del Vescovo Barron in inglese, preceduto dalla nostra traduzione di lavoro italiana.

Miei cari fratelli e sorelle nel Signore Gesù, vorrei innanzitutto offrire una parola di gratitudine all’Arcivescovo Gomez per la sua guida qui nell’Arcidiocesi di Los Angeles e nella Chiesa degli Stati Uniti, soprattutto per quanto riguarda la causa pro vita. In secondo luogo, vorrei ringraziare tutti voi che lavorate per anni nella vigna del Signore, sforzandovi di proteggere la vita in tutte le fasi. Che Dio vi benedica e continui a darvi forza e coraggio!


Perché combattiamo per la vita? Lo facciamo perché siamo Americani e perché siamo Cattolici. Come Cattolici sappiamo che Dio è un Dio della vita. I versetti iniziali del libro della Genesi ci dicono che il Signore crea la vita in tutta la sua meravigliosa abbondanza e diversità e dona alla vita umana una dignità unica. Inoltre, praticamente ogni libro dell’Antico Testamento conferma che Dio sigilla le sue alleanze con l’umanità con l’ingiunzione: “Siate fecondi e moltiplicatevi!”. Sappiamo dal profeta Geremia che anche la vita umana non ancora nata è sacra, poiché il Signore disse a Geremia: “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo; un profeta per le nazioni che ti ho nominato”.

Sappiamo, anche, che la vita dei malati e degli anziani è importante, perché il libro dei Proverbi ci dice: “Non disprezzare tua madre quando è vecchia”, e il libro del Siracide dice: “Figlio mio, aiuta tuo padre nella sua vecchiaia e non rattristarlo finché vive; anche se la sua mente fallisce, sii paziente con lui”. Sappiamo che la vita dei poveri e dei dimenticati conta per il profeta Isaia, trasmettendo la voce del Signore, dice: “Non è questo il digiuno che scelgo: lasciare che gli oppressi vadano liberi e rompere ogni giogo… condividi il tuo pane con gli affamati e porta i poveri senza tetto nella tua casa”.

Gli stessi temi sono suonati anche nel Nuovo Testamento. Nel decimo capitolo del Vangelo di San Giovanni, lo stesso Signore Gesù dice: “Sono venuto affinché tu possa avere la vita e averla in pienezza”. E questo include la vita del nascituro, perché nella storia della Visitazione, poiché apprendiamo che “dopo aver ascoltato la voce di Maria, Giovanni Battista sussultò di gioia nel grembo di sua madre”. La cosa più importante, al centro della proclamazione evangelica della Chiesa è che Gesù crocifisso è stato, attraverso la potenza dello Spirito Santo, risorto dai morti. Quindi il nostro Dio è definitivamente e in modo provocatorio un Dio della vita.

Ed è per questo che, sin dai suoi primi giorni, la Chiesa ha promosso e protetto la vita umana. In effetti, la radicale riluttanza dell’antica comunità cristiana a tollerare gli assalti alla vita era un fattore chiave per attirare le persone al nuovo movimento. Ecco perché, anche oggi, la Chiesa si oppone a qualsiasi tentativo di attaccare direttamente la vita umana in qualsiasi fase del suo sviluppo.

Ma come ho detto, siamo anche difensori della vita perché siamo Americani. I grandi valori che stanno alla base del nostro unico esperimento politico di libertà ordinata sono quelli con cui i biblici trovano una profonda risonanza. “Riteniamo che queste verità siano evidenti: che tutti gli uomini sono creati uguali e sono dotati dal loro creatore di determinati diritti inalienabili”. Poiché la nostra uguaglianza nasce dall’essere creati, non pensiamo che i nascituri, gli anziani o i malati siano meno uguali del resto della popolazione. E poiché i diritti che abbiamo sono inalienabili, ottengono nei confronti dei più deboli e vulnerabili della nostra società.

E quali sono precisamente questi diritti? Thomas Jefferson ci dice: “la vita, la libertà e la ricerca della felicità”. Ancora una volta, poiché provengono non dallo Stato ma da Dio, questi privilegi sono insiti in tutti. Allora, chi siamo per dire a un bambino non ancora nato, “hai perso il diritto alla vita” o a una persona malata e anziana, “la tua libertà può essere abrogata”, o a qualcuno ai margini della società, “siamo indifferenti alla tua felicità. ” Come Americani, ci opponiamo a queste aggressioni ai diritti umani.

E amici, per affermare chiaramente ciò a cui ho già accennato, la nostra preoccupazione per la vita è ampia e profonda. Come afferma Papa Francesco, “sacra sono le vite dei poveri, di coloro che sono già nati, dei poveri, degli abbandonati e dei diseredati, degli infermi vulnerabili e degli anziani esposti all’eutanasia segreta, delle vittime della tratta di esseri umani, delle nuove forme di schiavitù e di ogni forma di rifiuto”. Pertanto, chiunque sia vittimizzato, chiunque sia solo e spaventato, chiunque sia sotto oppressione politica, chiunque subisca pregiudizi razziali, chiunque sia trattato con mancanza di rispetto a causa della sua religione, chiunque sia in pericolo di salute perché non riesce a trovare cibo a sufficienza o acqua pulita, viene legittimamente sotto la cura e preoccupazione della Chiesa.

Tuttavia, la Chiesa riconosce la necessità di stabilire priorità tra le questioni della vita, alzando la sua voce con particolare insistenza quando la vita umana è direttamente minacciata. Questo è il motivo per cui l’eutanasia, la pena capitale e l’aborto sono di primaria importanza. E di questi tre, la questione dell’aborto rimane, come l’hanno definita i vescovi degli Stati Uniti, “preminente”, a causa dell’enorme numero di vite che distrugge. Sapevate che ogni anno, tra il 2015 e il 2019, nel mondo si sono verificati 73 milioni di aborti indotti? Lo sapevate che tre gravidanze su dieci, in quegli stessi anni, sono finite con un aborto? Solo nel nostro paese, lo scorso anno si sono verificati più di 800.000 aborti e, dall’approvazione di Roe v. Wade, negli Stati Uniti si sono verificati oltre 61 milioni di aborti. Questo non è un problema minore; infatti, non c’è attacco più brutale alla vita umana di questo.

Così dice Papa Francesco: “Tra questi deboli, di cui la Chiesa vuole prendersi cura con predilezione, ci sono anche i bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti”. E rivolgendosi ai difensori culturalmente alla moda della posizione pro-scelta, Papa Francesco afferma: “Voglio essere del tutto onesto al riguardo. Questo non è un argomento soggetto a presunte riforme o a ‘modernizzazioni’. Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana”. E ancora più schiettamente: “Non è giusto ‘fare fuori’ un essere umano, benché piccolo, per risolvere un problema. È come affittare un sicario per risolvere un problema”.

Amici, da dove viene questa indifferenza alla vita? Proviene dai cuori umani peccatori, certo, ma anche da quella che San Giovanni Paolo II chiamava “la cultura della morte” e quella che Papa Francesco ha memorabilmente chiamato la “cultura dello scarto”. Ciò che è necessario, quindi, sia a livello personale che sociale è il pentimento. Ascolta Gesù dalla nostra lettura del Vangelo per questa sera. Questo è il suo discorso inaugurale, le prime parole che sentiamo da lui nel primo Vangelo: “Questo è il tempo del compimento. Il regno di Dio è vicino. Pentitevi e credete nel Vangelo”. Il regno di Dio è tutto ciò che ostacola la cultura della morte e la cultura dello scarto. È lo stato di cose che si ottiene quando a Dio è permesso di regnare su ogni aspetto della vita. Per entrarvi, bisogna sottoporsi alla “conversione”, metanoia, che in greco ha il senso di “andare oltre la mente che si ha” o “vedere in modo nuovo”.

L’espressione di Sant’Agostino per la cultura dello scarto e la cultura della morte è “la città terrena”, con cui intende una comunità centrata sull’amor proprio. La conversione, per Agostino, consiste nel passare dalla città terrena a quella che ha definito “la Città di Dio”, quella comunità basata non sull’amore di sé ma sull’amore di Dio. In quella città, piena di convertiti, la cultura della vita domina; in quella città nessuno è lasciato indietro; in quella città nessuno viene buttato via.

Quindi siamo tutti chiamati a un pentimento costante e sempre più profondo. Dobbiamo diventare, sempre più pienamente, cittadini della Città di Dio. Ma poi dobbiamo chiamare il resto del mondo alla conversione. La nostra prima lettura incomparabilmente ricca è tratta dal libro del profeta Giona, a cui Dio aveva ordinato di predicare alla depravata città di Ninive, la capitale di un impero profondamente nemico di Israele. Naturalmente, Giona esitò: gli fu detto di andare a est via terra, andò a ovest via mare, cercando di allontanarsi il più possibile dalla voce di Dio. Ma il Signore mandò un grande pesce che inghiottì il riluttante profeta e lo riportò dove Dio lo voleva. Una volta intrapreso il suo compito, divenne il più grande profeta di pentimento della storia. Tutti nella pagana Ninive, dal cittadino più comune allo stesso Re, indossavano il sacco – anche gli animali, ci viene detto, si pentivano!

Siamo tutti Giona! Dio vuole che predichiamo a Ninive, alla nostra società sempre più secolarizzata, a una cultura dell’usa e getta – ed è altrettanto scoraggiante ora come lo era allora. So che, come l’antico profeta, siamo tentati di scappare. Dati gli atteggiamenti e i pregiudizi della nostra società, riteniamo che questo compito sia semplicemente troppo scoraggiante. Ma se ci arrendiamo a Dio, potenti forze verranno in nostro aiuto!

Non c’è limite a ciò che il Signore potrebbe realizzare attraverso la nostra testimonianza. Predichiamo, certo, con le nostre parole, attraverso pubblicazioni, attraverso Internet, conversando con amici e nemici, marciando e alzando la nostra voce in pubblica protesta. Ma predichiamo in modo ancora più potente attraverso le nostre azioni.

Molti anni fa, il Cardinale John O’Connor di New York disse, che come espressione concreta di un impegno a favore della vita, ogni parrocchia della sua arcidiocesi dovrebbe essere disposta e in grado di prendersi cura di una donna incinta e del suo bambino, qualunque cosa accada, in ogni circostanza. Il successore del Cardinale O’Connor, il Cardinale Timothy Dolan ha raccontato una storia di pochi anni fa. Nel periodo natalizio, una giovane madre, una recente immigrata messicana, ha dato alla luce un bambino fuori dal matrimonio. Non aveva soldi; non aveva un posto decente dove stare e non aveva mezzi per prendersi cura di suo figlio. Così è andata alla sua parrocchia locale, dove si era sentita accolta e pose il suo bambino, con il cordone ombelicale ancora attaccato, nella culla del presepe. Ben presto, le brave persone ascoltarono le grida del bambino e trovarono un modo per prendersi cura di lui. Questa è una storia della Città di Dio; è così che si comportano le persone convertite; è l’opposto della cultura dello scarto. E quella storia, ripresa dai giornali di tutto il paese, predicava veramente.

E così, miei concittadini americani, miei concittadini cattolici, combattiamo per la vita. Accettiamo volentieri la scoraggiante missione che Dio ci ha affidato di andare a Ninive e predicare il pentimento – nella stagione e fuori, quando ci amano per questo e quando ci odiano per questo, nonostante la derisione e lo scoraggiamento, quando i venti politici stanno soffiando con noi e quando soffiano contro di noi. Combattiamo per la vita. Perché non c’è limite a ciò che Dio può realizzare attraverso di noi quando ci arrendiamo alla sua volontà e al suo scopo.

Il video integrale della Santa Messa da requim, 23 gennaio 2021.
http://www.korazym.org/54940/omelia-del-vescovo-barron-nella-messa-da-requiem-per-i-non-nati-laborto-non-e-un-problema-minore-non-ce-attacco-piu-brutale-alla-vita-umana-di-questo/
http://www.korazym.org/54940/omelia-del-vescovo-barron-nella-messa-da-requiem-per-i-non-nati-laborto-non-e-un-problema-minore-non-ce-attacco-piu-brutale-alla-vita-umana-di-questo/

Nuova campagna #StopAborto di Pro Vita & Famiglia. Censura degli squadristi antidemocratici del partito della morte. Non siamo stati abortiti e #RestiamoLiberi

«“Il corpo di mio figlio non è il mio corpo, sopprimerlo non è la mia scelta #stopaborto”. Torna con questo messaggio la campagna in difesa della vita nascente di Pro Vita & Famiglia, che è partita mercoledì 20 gennaio da Roma mediante numerosi camion vela e a seguire in tutta Italia. Con questi cartelloni si vuole mandare un messaggio chiaro: non esiste il diritto di uccidere una persona umana!»: così la nota della onlus pro vita già promotrice della campagna #dallapartedelledonne contro la pillola abortiva Ru486 che tanto ha fatto scalpore e sollevato diverse polemiche da parte di chi non vuole accettare la scienza e la verità [Ru486. Centinaia di manifesti choc di Pro Vita & Famiglia a Roma, Milano e in numerose altre città: «Prenderesti mai del veleno?» – 10 dicembre 2020].   


«Ogni anno vengono praticati in Italia circa 80 mila aborti. Ma l’aborto danneggia le donne. Il danno può essere a livello mentale, emotivo, psichico, ma anche gravemente fisico con infezioni ed emorragie e persino la morte. Il tutto avviene in un quadro dove cresce la percentuale di medici che aderiscono allo strumento dell’obiezione di coscienza, oggetto di ricorrenti attacchi. Come ha dichiarato l’ex presidente della SIGO, il Dott. Nicola Surico, “far abortire una donna è un lavoro che non piace a nessuno e si tratta pur sempre di interrompere una vita, e questo pesa”. Una questione che mai è stata affrontata seriamente. E che è ora di rendere nota e pubblica», ha dichiarato il Presidente Toni Brandi. «L’aborto è l’uccisione di un bambino. Sia pur piccolo, allo stato embrionale, fin dal momento del concepimento c’è un essere umano unico e irripetibile, nel grembo della madre», ha concluso il Vicepresidente Jacopo Coghe.

Il miracolo della vita.

Manifesti choc aborto. Pro Vita & Famiglia: «Non prendiamo ordini dal Pd»

«Non prendiamo ordini dal Pd! Con un post tipico di un regime dittatoriale, il Partito di Nicola Zingaretti ha contestato i nostri manifesti collocati su vele, inerenti alla campagna #stopaborto, affermando che noi mortifichiamo i diritti e continuiamo a colpevolizzare le donne. Fateci capire: bisogna essere tutti per l’aborto e ignorare la soppressione di un essere umano? Ma non vi rendete conto che siete qui ad attaccarci solo perché la vostra mamma non vi ha abortito?», ha dichiarato Toni Brandi, Presidente di Pro Vita & Famiglia onlus, associazione promotrice della campagna choc per la Vita.


«Siete voi che decidete le donne che possono parlare e quelle che non possono farlo? Perché chi non è a favore dell’aborto – ha continuato e concluso Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia onlus – non deve avere il diritto di esprimere la propria opinione? E vi dà fastidio se una donna cambia idea e accoglie la vita? E meno male che si chiama Partito “Democratico”. Non abbiamo bisogno della vostra autorizzazione per avere il nostro spazio di libertà né gli italiani sono tenuti a prendere direttive dalla Direzione nazionale del Pd. Rivendichiamo il nostro diritto a manifestare liberamente il nostro pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione come ci autorizza l’art.21 della Costituzione e anche la legge».

La censura della Cirinnà. Il Partito Democratico che decide le donne che possono parlare e quelle che non possono farlo

«La cultura e il partito della morte – fingendosi cultura dei diritti, quelli del più forte – cercano di nuovo di togliere la parola a chi obietta. Così nel momento in cui Pro Vita & Famiglia lancia una campagna – pienamente legittima e giusta anche politicamente, nel momento in cui si piange la denatalità nel nostro Paese – contro l’aborto, il PD e le sue più esilaranti comparse, come Monica Cirinnà, chiedono provvedimenti di censura all’agonizzante gestione comunale Raggi. Sempre il solito giochetto: i diritti valgono solo se sono i miei e quelli dei miei amici, gli altri devono tacere. Come sono silenziosi i diritti dei bambini soppressi nel ventre della loro madre, a decine di migliaia, ogni anno. Ma quelli non votano, quindi non contano, per Cirinnà & C.
Non si vede che cosa ci sia di becero, in questa vicenda, se non il tentativo di censura della simpatica gattara della giunta comunale Rutelli, il momento più alto, se possiamo dire, della sua carriera politica. E non vediamo che cosa ci sia di sbagliato nella frase, ovvia per chiunque abbia un minimo di razionalità, riportata sulla fotografia. Non è vero? Dimostratelo, con i ragionamenti e i fatti, non con la censura. Usuali squadristi antidemocratici» (Marco Tosatti – Stilum Curiae, 25 gennaio 2021).


http://www.korazym.org/54951/nuova-campagna-stopaborto-di-pro-vita-famiglia-censura-degli-squadristi-antidemocratici-del-partito-della-morte-non-siamo-stati-abortiti-e-restiamoliberi/

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