Bibbia Cei 2008. Quei sottili ma significativi errori di omissione nella traduzione
Riprendiamo il nostro studio dopo il riposo e il ritiro spirituale.
Torniamo al nostro cavallo di battaglia, la Bibbia Cei 2008.
Sarebbe bello se potessi affermare che la sezione Errori di traduzione nella Bibbia Cei 2008 sia giunta al compimento, ma il percorso, ahimè, è ancora lungo.
Ho scovato due errori in Esodo 19 (la teofania), che, secondo la mia sensibilità, sminuiscono il tema dell’intervento di Dio e la Sua Onnipotenza.
Partiamo con il primo.
Cei 1974: “Mosè parlava e Dio gli rispondeva con voce di tuono” (Esodo 19,19b)
Cei 2008: “Mosè parlava e Dio gli rispondeva con una voce” (Esodo 19,19b).
In stampa si sono dimenticati un pezzo?
Negativo.
Ci troviamo di fronte a un nuovo caso di omissione, per cui la parola “tuono”, riferita alla voce di Dio, viene deliberatamente cassata.
Per i neo-traduttori Dio risponde a Mosè con una semplice “voce”, togliendo solennità al passo in esame.
Di certo possiamo dire che la “voce di Dio” è già solenne di per sé.
Questo non toglie che un traduttore non sta facendo un buon lavoro se elimina dei termini che possono avere una certa importanza.
Nell’ originale ebraico notiamo una cosa importante: il termine (ֽקוֹל kol, voce) è evidenziato con una piccola asticella verticale sotto la lettera lem. Essa è un piccolissimo segno che conferisce solennità al termine, in quanto riferito a Dio.
Per questo non è corretto tradurre con un semplice “voce”.
Infatti, come giustamente viene tradotto in qualsiasi vocabolario di ebraico biblico, e di conseguenza da tutti gli ebrei, il significato di “kol” è “di una voce espressamente creata per la circostanza, voce fragorosa” (cfr. traduzione a cura di Rav Dario Disegni, Pentateuco e Haftarot, Ed. Giuntina).
Concludendo, invece di migliorarla, la traduzione viene impoverita e, più grave, si sminuisce l’imponenza e la solennità del testo.
Il secondo errore si trova nel medesimo capitolo al v. 22.
Cei 1974: “Anche i sacerdoti, che si avvicinano al Signore, si mantengano in stato di purità” (Es 19,22);
Cei 2008: “Anche i sacerdoti, che si avvicinano al Signore, si santifichino” (Es 19,22).
Qui la differenza è sottile, ma importante.
Nella Cei 74 si raccomanda ai sacerdoti di “mantenersi” in stato di purità.
Nella 2008 viene tradotto con “si santifichino”.
Si potrebbe anche chiudere un occhio sull’uso dei termini purità/santità.
La differenza sta nell’uso del predicato verbale.
Nella nuova traduzione si omette il significato del “si mantengano”.
Da qui scaturisce un’ambiguità nel testo: appare come sufficiente per i sacerdoti di Dio cercare di “santificarsi” solo poco prima di avvicinarsi a Lui, senza specificare la condotta da mantenere successivamente.
L’espressione verbale “si mantengano”, al contrario, indica precisamente che i “sacerdoti” sono chiamati, come oggi del resto, a mantenere sempre una vita di purezza e santità. Quindi non solo al momento di incontrarsi con Dio.
Facendo un parallelismo con la vita laica, è come avallare un comportamento per il quale si ricorra alla confessione esclusivamente quando si è certi di recarsi in Chiesa e fare la comunione, ma fino a quella circostanza tenere una condotta contraria.
Nel testo ebraico compare il termine ְתַקָ֑דּשׁו) it-kadashu, che letteralmente significa “si mantengano puri”. Nella Cei 2008 è omesso.
Qualcuno, leggendo, potrebbe pensare che siano discorsi di lana caprina. In realtà, le omissioni che ho indicato cambiano e sminuiscono completamente la solennità dell’intervento di Dio nella Scrittura, alterando il significato.
Nuovamente si intravede una velata intenzione di mutare il testo in un semplice racconto, quasi mitologico. Al contrario, non dobbiamo dimenticare che è Parola di Dio (lo affermiamo anche nella Messa).
Pertanto, la Parola di Dio necessita di una traduzione precisa, che conservi la genuinità del testo originale.
Al contrario, alla nuova maniera, il testo perde il vero senso, mutandosi in un’appassionante, ma non veritiera, interpretazione umana dell’Antico Testamento.
Quindi, ben venga la mia ossessione per gli errori di traduzione.
E il rinnovato consiglio di reperire la traduzione precedente, 1974.
Non è in commercio, ovviamente, ma esiste la rete.
Fonte: investigatorebiblico.wordpress.com
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