Rod Dreher: “Silicon Valley odia i conservatori, odia i cristiani”
Rod Dreher è uno degli intellettuali cristiani più importanti di quest’inizio millennio. Americano, poco più che cinquantenne, di estrazione protestante, convertito prima al cattolicesimo e poi, dal 2006, all’ortodossia, è l’autore del celebre Opzione Benedetto, un testo che è diventato il manifesto sia di un conservatorismo attivo, sia delle prospettive future del cristianesimo. La tesi di fondo, mutuata dall’Alasdair Mac Intyre di Dopo la virtù, è che in un mondo come il nostro, simile a quello che vide la fine dell’Impero Romano con l’arrivo dei barbari, è necessario fare come Benedetto da Norcia, costruire comunità coese per ritrovare le proprie origini, radici, identità e cultura.
Di recente è uscito in italiano, per i tipi dell’editore Giubilei Regnani, il suo ultimo saggio, La resistenza dei cristiani, il cui titolo originale è Live not by lies- A manual for christian dissidents (Vivere senza menzogne – Un manuale per cristiani dissidenti), un monito sulfureo contro il nuovo totalitarismo che avanza, la barbarie scientista e materialista. L’autore è stato recentemente intervistato dal canale televisivo “Negocios TV” in un incontro nel quale ha messo a confronto il totalitarismo sovietico con quello attuale e ha avvertito che i pilastri fondamentali del “totalitarismo soft” contemporaneo sono la distruzione della famiglia e delle tradizioni spirituali.
Per i lettori di Ricognizioni ne traduciamo integralmente il testo (fonte: gaceta.es).
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D – Siamo già in una società che vive pensando a una libertà che non possiede più?
R – Le persone che vivevano sotto il comunismo non avevano libertà, ma questo nuovo totalitarismo morbido si sta sviluppando all’interno della democrazia liberale. Non abbiamo Gulag, non abbiamo polizia segreta come il comunismo, ma viviamo già in una società in cui puoi perdere il lavoro se hai la cosiddetta opinione sbagliata, puoi essere cacciato dalla società, puoi perdere i tuoi amici, puoi perdere la tua reputazione. Alcune persone, molte persone, non lo vedono perché ancora guardano alla legge e guardano alla Costituzione e dicono che le nostre libertà sono garantite, ma in realtà le libertà in tutto il mondo si stanno riducendo continuamente.
D – In che cosa si assomigliano il momento presente e il totalitarismo sovietico?
R – Possiamo vedere la differenza, perché non esiste uno stato potente al comando di tutto nella società, ma questo si sta verificando comunque ad opera dei cosiddetti woke, i risvegliati, la parola che usiamo in America. Ma una persona che si sveglia è qualcuno che crede in tutta l’ideologia della sinistra sul genere, sulla razza e su tutto il resto. Gli “svegliati” controllano ora tutte le istituzioni della nostra democrazia liberale negli Stati Uniti. Controllano le università e i media e sono arrivati a prendere il controllo delle grandi imprese, delle grandi organizzazioni capitaliste. Anche lo sport, la legge, la medicina: ogni grande istituzione è controllata dagli “woke”, che stanno esercitando il loro potere in un modo che non è liberale, ciò che noi intendiamo come liberale. Sono completamente intolleranti, esigono obbedienza e stanno cambiando il nostro modo di vedere la realtà. Ad esempio, quest’estate, a Valencia, ero in Spagna, ho visto dei cartelli che dicevano: “una donna può avere il pene” o “un uomo può avere la vulva”. Questo è pazzesco, ma hanno la pretesa, questi totalitaristi morbidi, che tutti siamo d’accordo con loro, anche se sappiamo che è una menzogna. Questa è una delle grandi manifestazioni del totalitarismo morbido.
D – Come è stata instaurata la base di questo totalitarismo? La maschera è “tolleranza e dialogo…
R – Esatto, è iniziata così, con la sinistra che diceva “vogliamo solo dialogo, vogliamo solo parlare di queste cose, dovete essere compassionevoli e dialogare”, ma quando hanno preso il potere, nelle conversazioni e nelle istituzioni il dialogo si è interrotto. La cosa interessante di tutto questo, una delle cose che lo rende “morbido” è che arriva accompagnato da un sentimento di compassione. Non possiamo dire che una donna transgender non è davvero una donna perché sarebbe crudele. Nelle scuole in America questo è iniziato più di 20 anni fa in America con gli attivisti antibullismo che ci hanno venduto l’idea che bisognava evitare il bullismo e per questo, era necessario insegnare l’ideologia di genere. Ogni persona perbene è d’accordo che il bullismo è sbagliato e il modo per combatterlo è dire: “tratta le persone con rispetto”, ma non è quello che hanno fatto questi totalitari morbidi. Hanno usato la compassione naturale, che hanno soprattutto i cristiani, per aprire la porta a un’ideologia radicalmente anticristiana.
D – Perché la distruzione della famiglia è stata il pilastro fondamentale dell’ideologia unica che tenta di impiantarsi nel mondo per eliminare la libertà?
R – Lo vediamo soprattutto con l’ideologia di genere. Stanno liberando il “desiderio individuale”, questo è ciò che affermano, e il modo in cui devono farlo è distruggere la famiglia. Soprattutto distruggere il padre, perché dicono che il patriarcato è un’istituzione malvagia: è esattamente così che funzionavano le cose con il comunismo sovietico. Tutto ciò che si frapponeva tra lo Stato e l’individuo era visto come un ostacolo alla rivoluzione e alla piena liberazione dell’individuo. Ecco perché i comunisti distrussero le chiese. Lo Stato vedeva tutto ciò che si frapponeva tra l’individuo e il potere come un ostacolo alla rivoluzione, alla piena liberazione dell’individuo; così distrussero le chiese, distrussero ogni associazione privata e certamente cercarono di distruggere il famiglia perché era in competizione con lo Stato per la lealtà degli individui. Il problema – lo sappiamo dall’esperienza con il totalitarismo duro – è che se non c’è nulla tra l’individuo e coloro che hanno il potere di impiantare questa ideologia, sei totalmente impotente. Quindi, visti in questo modo, i totalitaristi soft hanno ragione quando vedono la famiglia tradizionale come un nemico, ecco perché stanno cercando di distruggere la famiglia; le persone devono esserne consapevoli.
D – Può spiegare che cosa intende per strategia della compassione nelle scuole?
R – L’ho già detto prima, gli attivisti LGTBI sono venuti nelle scuole in America per parlare di bullismo, poi hanno iniziato a insegnare l’ideologia di genere e oggi tutto questo è molto più avanzato. Mi sono reso conto quando ero in Spagna un paio di anni fa che in Navarra c’era un programma scolastico che imponeva che tutti i bambini, anche i più piccoli, venissero istruiti sull’ideologia di genere. Ho anche sentito che il governo spagnolo stava costringendo anche le scuole cattoliche a insegnare l’ideologia di genere. I totalitari morbidi sanno che le scuole sono il modo per entrare nel cervello dei bambini piccoli e metterli contro la loro chiesa, la loro famiglia e le loro tradizioni. Negli Stati Uniti è incredibile quello che sta succedendo. Abbiamo persino nelle scuole – nelle scuole pubbliche di tutta l’America – piani per ingannare i genitori se i loro figli affermano di essere transgender. Fa parte della politica dei centri: se un bambino dice di essere transgender, la scuola ingannerà i genitori affinché non glielo si dica, perché vedono i genitori come nemici del bambino. Insegnano ai bambini che se sono bianchi o di origine europea c’è qualcosa che non va in loro, che sono colpevoli di un grande male razzista. In questo modo stanno colonizzando le menti dei bambini per creare discepoli del totalitarismo morbido e per rivoltarsi contro i loro genitori.
D – I nostri figli avranno fede?
R – È la domanda più importante che possiamo porci come cristiani e la risposta è che non ne siamo sicuri, non controlliamo i nostri figli, ma possiamo controllare le circostanze che danno loro la migliore opportunità di avere fede. E se vogliamo che abbiano fede, dobbiamo prima capire quanto sia anticristiana la nostra società. Tutto nella nostra società attuale spinge contro la fede cristiana. Non dobbiamo diventare isterici su questo, ma dobbiamo essere decisi. Dobbiamo avere chiaro che se vogliamo che i nostri figli e i figli dei nostri figli abbiano fede, dobbiamo vivere da subito, adesso, in maniera spirituale, profonda e disciplinata. Questa è l’unica possibilità che abbiamo – e che non ci garantisce nulla – ma se ci sediamo e speriamo che tutto vada bene o se ci fidiamo solo dei vescovi o dei pastori o dei politici per sistemare le cose, stiamo facendo una scommessa stupida. Dobbiamo iniziare adesso.
D – La proprietà privata ci rende liberi o schiavi?
R – Credo che la nostra libertà sia garantita soprattutto dalla proprietà privata perché dice che ci sono dei confini che lo Stato non può superare. Se non c’è la proprietà privata, siamo tutti schiavi dello Stato. Ma ora stiamo vedendo con questo totalitarismo morbido che nelle democrazie capitaliste liberali la proprietà privata di per sé non garantisce la libertà. Stiamo vedendo come le grandi aziende stanno usando la loro libertà per soffocare la democrazia. Così, negli Stati Uniti, ogni volta che viene approvata una norma come una legge contro l’aborto o una legge sulla libertà religiosa e a qualcuna delle maggiori corporazioni non piace, puniscono economicamente quegli Stati. In altre parole, ci sono persone, ci sono grandi aziende che stanno usando la loro proprietà privata, e il potere che ne deriva, per toglierlo a chi non ha tanto.
D – La tecnologia ha a che fare anche con la perdita della libertà?
R – Certo che sì. Esiste il cosiddetto capitalismo della sorveglianza. Google e altre grandi aziende hanno sviluppato una forma di capitalismo basata sulla raccolta di quanti più dati possibile da ogni persona. Ogni volta che usiamo il nostro telefono, ci sono aziende che raccolgono dati su ciò che facciamo, dove siamo, cosa acquistiamo, eccetera. Lo fanno in maniera legale. In Europa ci sono più restrizioni che in America, ma succede comunque. Stanno raccogliendo queste informazioni per venderci cose. Non ci vuole uno scienziato per sapere che queste informazioni raccolte possono essere utilizzate per punire i dissidenti politici e religiosi. La Cina lo sta già facendo e penso che questo stia arrivando anche a noi.
Un altro modo in cui stiamo perdendo la nostra libertà a vantaggio della tecnologia è che ne siamo diventati totalmente dipendenti. Quando sono stato in Ungheria quest’estate, in Europa, mi sono reso conto che tutti preferivano che pagassi con la carta di credito. Forse ora ha più senso con il Covid, suppongo, ma, nella maggior parte dei luoghi in cui sono andato, potevo solo pagare con carta. Se è così, se non possiamo più usare i contanti, se diventiamo dipendenti dalle carte, sarà più facile per lo Stato estrometterci dall’economia. Questo è quello che stanno facendo in Cina: possono premere un pulsante e impedirti di usare il sistema elettronico e quindi sei fuori dall’economia. Dobbiamo stare molto attenti con la tecnologia. Se guardiamo i media, per esempio la Silicon Valley, vediamo che odia i conservatori e odia i cristiani e sta facendo tutto il possibile affinché non possiamo far parte della vita online. Quando ero in Romania, ho fatto un’intervista con un giornalista cristiano, ma quando l’ha condivisa sul suo profilo FB, Facebook lo ha cacciato. Anche una rivista ungherese ha ricevuto un avviso di censura per aver fatto promozione ai miei libri.
D – Il reddito minimo universale è un altro passo per il totalitarismo soft?
R – Non so cosa pensare esattamente, ma mi preoccupo sempre quando sento parlare di qualcosa di universale che dipende dallo Stato. Penso che stiamo meglio in una società che segue il concetto cattolico di sussidiarietà in cui il potere è diviso. D’altra parte, è piuttosto chiaro che i progressi tecnologici e dell’intelligenza artificiale impediranno a un gran numero di persone di avere un lavoro. Se non siamo d’accordo con il reddito minimo, cosa faremo con le persone che perdono il lavoro perché sono state sostituite dall’automazione?
Roberto Pecchioli
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