di Francesco Colafemmina
E' uno dei libri più inquietanti che abbia mai letto. Mi riferisco al
nuovo saggio di Massimo Cacciari dal titolo "Il potere che frena". Molti
di noi hanno letto il famoso "Gli Adelphi della dissoluzione" di
Blondet, un volume per molti versi profetico, per altri un po'
morbosamente afflitto dalla questione del sabbatismo. Quel volume
cominciava così:
"«II Papa deve smettere di fare il katéchon!», esclamò
d'improvviso Massimo Cacciari. Mi stupì la sua foga, e ancor più il
fatto che subito dopo parve pentirsi, come se la parola gli fosse
sfuggita. Era un giorno del settembre 1993, e io lo stavo intervistando
nella sua casa tersa, piena di volumi. Fuori, Venezia si sfaceva nel suo
mare fecale, sotto un cielo grigio.
Katéchon? Non ricordo molto di greco. Dovetti chiedergli che cosa
volesse dire. «Katéchon è Ciò che trattiene», rispose Cacciari
guardandomi incerto: «Ciò che trattiene l'Anticristo dal manifestarsi
pienamente. San Paolo, ricorda?». Ora ricordavo: Seconda Lettera ai
Tessalonicesi (2, 6 e seguenti). Il passo enigmatico in cui Paolo di
Tarso accenna al futuro manifestarsi dell'Anticristo, Anomos: «II figlio
di perdizione, colui che si contrappone e s'innalza sopra tutto quel
che si adora come Dio, tanto che siederà egli stesso nel tempio di Dio,
spacciandosi per Dio». Ma non crediate che la venuta dell'Anticristo sia
imminente, aggiunge subito l'apostolo. C'è qualcosa che «trattiene»
l'Anticristo dall'irrompere nel mondo."