Francescani dell’Immacolata. La Mano Nera all’attacco
Gli
uomini firmano ciò che scrivono. Già, gli uomini. Ma in questo caso,
con chi ho a che fare? Non posso saperlo, visto che chi si diverte a
scrivere un po’ di insulti non ha nemmeno il coraggio di firmarsi, con
nome e cognome. Sentiamo che dice Don Mariano Arena e chiediamo il
parere ai nostri lettori.
di Paolo Deotto
.
Chiedo scusa agli amici lettori, non vorrei tediarli con una faccenda che dovrebbe riguardare solo me stesso. Ma penso sia utile portarla a conoscenza del pubblico sia perché, visto il sito su cui compare, sarà letta solo dai compilatori del sito stesso, sia perché è comunque una lettura istruttiva, perché aiuta a capire bene il livello umano e intellettuale di chi si è autonominato custode della “verità” sul commissariamento dei Francescani dell’Immacolata.
Orbene, armatevi di santa pazienza e provate a cliccare qui . Trovate un articolo che si apre con un brillantissimo gioco di parole sul “dotto Deotto”, che poi sarei io.
Mi ricordo che almeno fino alla terza elementare si facevano molti giochi di parole sul mio cognome, tra cui l’immancabile “Deotto, de-nove, de-dieci” e così via. Poi già in quarta ci si sente grandicelli e non si fanno più i giochini di parole, perché sembrano giochini un pochino stupidini. Glissons. In fondo, potrebbe sempre trattarsi di persone che hanno semplicemente mal compreso il concetto di restare “come bambini”.
Proseguendo nella lettura del pezzo l’ignoto articolista cita, con una tempestività ammirevole, un articolo che ho pubblicato il 30 luglio dello scorso anno e probabilmente è convinto di aver fatto una scoperta brillantissima, perché da lì parte per un contorto giro di parole sulle banane. Sissignori, sulle banane. Boh. Il letterato passa poi a ipotizzare una serie di disturbi e/o malattie dei quali potrei patire. L’interessante è l’inevitabile riferimento coprofilo: poteva mancare la stitichezza? Comunque il quadro inizia ad assumere una certa coerenza, perché anche le battute sugli escrementi e sulle relative problematiche sono caratteristiche di uno “spirito” (si fa per dire) che trova i suoi confini più o meno sulla fine della terza elementare.
Poi c’è una lunga sbrodolata sulle infinite menzogne che io avrei scritto circa la vicenda del commissariamento e relativa demolizione dei Francescani dell’Immacolata. Il tutto è accompagnato da una serie di insulti e dall’immancabile minaccia giudiziaria, che sembra ormai la nuova moda in uno strano ambiente che si definisce cattolico e sorride beato con metà faccia, mentre con l’altra metà digrigna i denti e minaccia oscure azioni e arrivo di “lettere dalla busta verde”. Naturalmente nulla è argomentato, documentato. Non sono documentati nemmeno i mille insulti che l’ignoto articolista fa a Padre Manelli e che mi dispiacciono infinitamente, perché è una vera vigliaccata sparare su chi non si può difendere.
Degli insulti fatti a me stesso, me ne frego. In un crescendo rossiniano di auto-eccitazione, il letterato conclude il suo pezzo tornando a parlare di banane, con tanto di link al sito di Chiquita. E ripeto il “boh” di prima.
Non entro nemmeno nel merito delle varie cose di cui l’ignoto articolista parla e straparla. Non mi chiedo perché solo ora, dopo che se ne parla da tempo, si dica che il sig. Volpi non percepisce alcun emolumento per il suo incarico. E perché in tutto questo tempo il signor Volpi non ha mai smentito personalmente? È lo stesso sig. Volpi che ha transato per evitare un processo per diffamazione? Non mi chiedo perché l’ignoto articolista non faccia ad esempio notare che il sequestro di beni per “30 milioni” era in realtà per 10 (dieci) milioni (tanto per far notare l’informazione corretta che è stata messa in giro).
Non mi chiedo proprio nulla, perché non si può controbattere nulla a chi è così poco uomo, o non lo è per nulla, da scrivere senza avere il coraggio di mettere, in fondo all’articolo, o in testa, o dove gli pare, il suo nome e cognome.
Nel titolo cito la “Mano Nera”. Era questo uno dei simboli con cui gli estorsori che agivano nella tumultuosa New York dei primi anni del passato secolo firmavano le loro lettere di minaccia. Ovviamente non firmavano con nome e cognome. Con nome e cognome firmano gli uomini, che se fanno o scrivono qualcosa, non si nascondono dietro l’anonimato. Perché un uomo deve anche avere il coraggio delle proprie azioni. E, mi sia consentito, con chi non si comporta da uomo, non inizio nemmeno una discussione.
L’ignoto estensore dell’articolo non abbia timori: anche se nel suo scritto c’è ampia materia per una querela, io non la farò mai. Sono fatto di una pasta diversa. Vuole mandarmi la magistratura, le forze armate, i marines e le truppe dell’Isis, oltre alle “lettere dalla busta verde”? Ma si accomodi. Io ho sempre usato le solite armi: la penna (diciamo meglio, la tastiera) e lo scrupolo di documentarmi bene prima di scrivere qualcosa. Certo, non sono infallibile, ma non mi sono mai rifugiato nelle lettere di insulti, né ho mai chiesto aiuto alla mamma.
E a questo punto chiedo l’aiuto agli amici lettori di “Riscossa Cristiana”. Come definireste chi non ha il coraggio di firmare ciò che scrive? Per facilitarvi, vi propongo la famosa classificazione dell’umanità fatta da Don Mariano Arena, il capo mafioso del “Giorno della civetta”, interpretato con grande maestria dall’attore Lee J. Cobb in un film di Damiano Damiani. Cliccando qui potrete ascoltare questa cinica, ma non tanto irrealistica, classificazione dell’umanità. Mi rendo conto che un capo mafia non è un bell’esempio, però prima parlavamo di “Mano Nera” e quindi restiamo in argomento.
Non voglio certo influenzare il giudizio dei lettori. Mi limito a notare che, secondo Don Mariano, i “quaquaraquà” è “come se non ci fossero”. Orbene, chi si nasconde è come se non ci fosse, per sua libera scelta…
Con tanti saluti agli estensori del pregiato blog “La verità sul commissariamento dei Frati Francescani dell’Immacolata”. Prometto che da domani li cliccherò dieci volte al giorno (non pretendano però che legga sempre quanto scrivono). Almeno vedranno salire un po’ il loro contatore di accessi.
http://www.riscossacristiana.it/francescani-dellimmacolata-la-mano-nera-allattacco-di-paolo-deotto/
di Paolo Deotto
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Chiedo scusa agli amici lettori, non vorrei tediarli con una faccenda che dovrebbe riguardare solo me stesso. Ma penso sia utile portarla a conoscenza del pubblico sia perché, visto il sito su cui compare, sarà letta solo dai compilatori del sito stesso, sia perché è comunque una lettura istruttiva, perché aiuta a capire bene il livello umano e intellettuale di chi si è autonominato custode della “verità” sul commissariamento dei Francescani dell’Immacolata.
Orbene, armatevi di santa pazienza e provate a cliccare qui . Trovate un articolo che si apre con un brillantissimo gioco di parole sul “dotto Deotto”, che poi sarei io.
Mi ricordo che almeno fino alla terza elementare si facevano molti giochi di parole sul mio cognome, tra cui l’immancabile “Deotto, de-nove, de-dieci” e così via. Poi già in quarta ci si sente grandicelli e non si fanno più i giochini di parole, perché sembrano giochini un pochino stupidini. Glissons. In fondo, potrebbe sempre trattarsi di persone che hanno semplicemente mal compreso il concetto di restare “come bambini”.
Proseguendo nella lettura del pezzo l’ignoto articolista cita, con una tempestività ammirevole, un articolo che ho pubblicato il 30 luglio dello scorso anno e probabilmente è convinto di aver fatto una scoperta brillantissima, perché da lì parte per un contorto giro di parole sulle banane. Sissignori, sulle banane. Boh. Il letterato passa poi a ipotizzare una serie di disturbi e/o malattie dei quali potrei patire. L’interessante è l’inevitabile riferimento coprofilo: poteva mancare la stitichezza? Comunque il quadro inizia ad assumere una certa coerenza, perché anche le battute sugli escrementi e sulle relative problematiche sono caratteristiche di uno “spirito” (si fa per dire) che trova i suoi confini più o meno sulla fine della terza elementare.
Poi c’è una lunga sbrodolata sulle infinite menzogne che io avrei scritto circa la vicenda del commissariamento e relativa demolizione dei Francescani dell’Immacolata. Il tutto è accompagnato da una serie di insulti e dall’immancabile minaccia giudiziaria, che sembra ormai la nuova moda in uno strano ambiente che si definisce cattolico e sorride beato con metà faccia, mentre con l’altra metà digrigna i denti e minaccia oscure azioni e arrivo di “lettere dalla busta verde”. Naturalmente nulla è argomentato, documentato. Non sono documentati nemmeno i mille insulti che l’ignoto articolista fa a Padre Manelli e che mi dispiacciono infinitamente, perché è una vera vigliaccata sparare su chi non si può difendere.
Degli insulti fatti a me stesso, me ne frego. In un crescendo rossiniano di auto-eccitazione, il letterato conclude il suo pezzo tornando a parlare di banane, con tanto di link al sito di Chiquita. E ripeto il “boh” di prima.
Non entro nemmeno nel merito delle varie cose di cui l’ignoto articolista parla e straparla. Non mi chiedo perché solo ora, dopo che se ne parla da tempo, si dica che il sig. Volpi non percepisce alcun emolumento per il suo incarico. E perché in tutto questo tempo il signor Volpi non ha mai smentito personalmente? È lo stesso sig. Volpi che ha transato per evitare un processo per diffamazione? Non mi chiedo perché l’ignoto articolista non faccia ad esempio notare che il sequestro di beni per “30 milioni” era in realtà per 10 (dieci) milioni (tanto per far notare l’informazione corretta che è stata messa in giro).
Non mi chiedo proprio nulla, perché non si può controbattere nulla a chi è così poco uomo, o non lo è per nulla, da scrivere senza avere il coraggio di mettere, in fondo all’articolo, o in testa, o dove gli pare, il suo nome e cognome.
Nel titolo cito la “Mano Nera”. Era questo uno dei simboli con cui gli estorsori che agivano nella tumultuosa New York dei primi anni del passato secolo firmavano le loro lettere di minaccia. Ovviamente non firmavano con nome e cognome. Con nome e cognome firmano gli uomini, che se fanno o scrivono qualcosa, non si nascondono dietro l’anonimato. Perché un uomo deve anche avere il coraggio delle proprie azioni. E, mi sia consentito, con chi non si comporta da uomo, non inizio nemmeno una discussione.
L’ignoto estensore dell’articolo non abbia timori: anche se nel suo scritto c’è ampia materia per una querela, io non la farò mai. Sono fatto di una pasta diversa. Vuole mandarmi la magistratura, le forze armate, i marines e le truppe dell’Isis, oltre alle “lettere dalla busta verde”? Ma si accomodi. Io ho sempre usato le solite armi: la penna (diciamo meglio, la tastiera) e lo scrupolo di documentarmi bene prima di scrivere qualcosa. Certo, non sono infallibile, ma non mi sono mai rifugiato nelle lettere di insulti, né ho mai chiesto aiuto alla mamma.
E a questo punto chiedo l’aiuto agli amici lettori di “Riscossa Cristiana”. Come definireste chi non ha il coraggio di firmare ciò che scrive? Per facilitarvi, vi propongo la famosa classificazione dell’umanità fatta da Don Mariano Arena, il capo mafioso del “Giorno della civetta”, interpretato con grande maestria dall’attore Lee J. Cobb in un film di Damiano Damiani. Cliccando qui potrete ascoltare questa cinica, ma non tanto irrealistica, classificazione dell’umanità. Mi rendo conto che un capo mafia non è un bell’esempio, però prima parlavamo di “Mano Nera” e quindi restiamo in argomento.
Non voglio certo influenzare il giudizio dei lettori. Mi limito a notare che, secondo Don Mariano, i “quaquaraquà” è “come se non ci fossero”. Orbene, chi si nasconde è come se non ci fosse, per sua libera scelta…
Con tanti saluti agli estensori del pregiato blog “La verità sul commissariamento dei Frati Francescani dell’Immacolata”. Prometto che da domani li cliccherò dieci volte al giorno (non pretendano però che legga sempre quanto scrivono). Almeno vedranno salire un po’ il loro contatore di accessi.
– di Paolo Deotto
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