ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 16 dicembre 2017

Il mondo che ascolta i suoi messaggi, li applaude e li segue

A tu per tu col maligno

Nel libro del padre Gesuita Domenico Mondrone (Prete Esorcista) intitolato: "A tu per tu col maligno" (Ediz. La Roccia - Roma) viene riportata una dichiarazione di Satana durante un esorcismo, la quale ci mette di fronte alla realtà del medesimo e dei suoi servitori. Satana gli dice:
"Non vedi che il suo regno [di Gesù] si sgretola e il mio si allarga di giorno in giorno sulle rovine del suo? Provati a fare un bilancio tra i suoi seguaci e i miei, tra quelli che credono nelle sue verità e quelli che seguono le mie dottrine, tra quelli che osservano la sua legge e quelli che abbracciano le mie. Pensa soltanto al progresso che sto facendo per mezzo dell'ateismo militante, che è il rifiuto totale di Lui. Ancora poco tempo e il mondo cadrà in adorazione dinanzi a me. Sarà completamente mio. Pensa alle devastazioni che sto portando in mezzo a voi servendomi principalmente dei suoi ministriHo scatenato nel suo gregge uno spirito di confusione e di rivolta che mai finora mi era riuscito di ottenere.

"Sappi che i tempi volgono verso la fine.”

“Ci sono infermiere che hanno paura di essere ricoverate, sanno di rischiare l’eutanasia”

Ai tempi del referendum sul divorzio (io feci lo scrutatore, ero contro), l’argomento di chi era a favore fu: ma per voi cattolici, che credete  al matrimonio indissolubile, non cambia nulla! Mica vi vien tolta la libertà di  contrarre matrimonio sacramentale  – siete voi invece che volete  togliere la libertà ai laici.
Era una  menzogna.  L’esistenza della legge sul divorzio  ha “promosso” il  divorzio stesso, l’ha moltiplicato,  ha   fatto scadere il matrimonio con le  conseguenze che vediamo oggi: denatalità ,  mariti   che  vivono in  miseria –  il danno sui figli è  immedicabile, la devastazione del tessuto sociale ha raggiunto un punto di non ritorno. Dopo decenni di matrimoni che finiscono in 4-5 anni, il matrimonio  stesso  ormai è pochissimo praticato.   Io stesso sono un divorziato, non risposato, senza figli; dei miei amici più giovani, quaranta-cinquantenni,  uomini e donne, sono non sposati e senza figli  –  senza pensarci troppo ne posso contare già cinque.  E  sono cattolici.   Grandi solitudini più o meno coraggiosamente affrontate, ma il deserto che cresce in questa società è evidente.

Dietro il velo ipocrita


UNA CIVILTA' DI MORTE            


Signore, abbi pietà di noi. Il testamento biologico apre all’eutanasia bambini compresi. Una legge che toglie ai medici il diritto/dovere di lottare per difendere la vita del paziente in nome di una supposta “dignità di morire" 
di Francesco Lamendola  
  

Le immagini sconcertanti del Parlamento italiano, con Emma Bonino e le vedova di Piergiorgio Welby le quali piangono lacrime di gioia per l’approvazione della legge che, dietro il velo ipocrita del cosiddetto testamento biologico, apre di fatto il portone all’eutanasia, anche per i bambini (su decisione dei loro genitori), e le dichiarazioni della vedova di Mario Monicelli, secondo la quale suo marito avrebbe salutato con un brindisi questo fausto giorno della storia italiana, ci pongono di fronte, anche visivamente, al vicolo cieco che la nostra società ha imboccato e che la nostra cultura, una cultura di morte, ha deciso di seguire tenacemente, con convinzione, con una sorta di fierezza degna di una causa più nobile: la stessa cultura che considera l’aborto legalizzato come una ormai indiscutibile “conquista di civiltà”, e che trova giusto e doveroso che lo Stato finanzi con il pubblico denaro i centri preposti alla “cura” dei cosiddetti disturbi dell’identità di genere, in pratica le cliniche specializzate nel cambiamento di sesso.

“Tanto poi ci pensa Dio”?

AVVENIRE, DAT E MIGRANTI – JAMES MARTIN E GUADALUPE – CHE SI INSEGNA AL CATECHISMO? – A.L. E L’IGNORANZA DEI VERTICI DELLA CHIESA – LA MOSCHEA A FIRENZE (GRAZIE DIOCESI). LA CROCE ROSSA TOGLIE LE CROCI – UNA PREGHIERA PER MARY WAGNER.



 Cari stilumcurialisti, questo è un Bestiario abbastanza variegato. In positivo e in negativo; temo più in negativo che in positivo, ma insomma…Cominciamo dalla legge sul fine vita. Vi consiglio di leggere il commento del direttore do Avvenire, Marco Tarquinio. Un “fondo” che mette insieme due cose: una legge che permette in buona sostanza l’uccisione su richiesta, e il supporto militare italiano al contrasto allo schiavismo in Africa. Vi sembrano due cose di eguale peso? A me no. La ratio di unirle in un commento? Non la conosco, ma maligno come sono posso immaginarla. Avvenire di mons. Galantino, obbligato a parlare di una legge discussa e approvata nella quasi quiete dei vescovi italiani, per non parlare del Pontefice, che di questo Paese è il primate, per non dare l’idea di dover finalmente allinearsi a quei rompiscatole dei pro-vita doveva dare un colpo anche al cerchio migrantista. Anche se non si capisce perché i cattolici dovrebbero preoccuparsi: “lo spirito di Marco (Pannella) ci aiuti a vivere in quella stessa direzione”, aveva augurato mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Accontentati: più spirito di Marco di così…Poi se volete rifarvi la bocca leggete il comunicato del vescovo di Trieste, Crepaldi, che abbiamo pubblicato ieri sera.

Code di Paglia

Decisiva la linea fluida di Bergoglio: niente trincee

Il catechismo sul fine vita non muta ma l'adesione ai principi appare molto meno dogmatica

Roma - Da Ratzinger a Bergoglio lo sguardo della Chiesa sul fine vita è cambiato ed è divenuto più conciliante.
E forse ieri in Senato le cose sarebbero andate in modo diverso senza il discorso che Papa Francesco un mese fa ha rivolto a monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Un intervento che, certamente, aveva confermato il Catechismo della Chiesa Cattolica sulle fasi terminali dell'esistenza e la sofferenza che le accompagna ma allo stesso tempo ne aveva rinnovato l'esegesi. Papa Bergoglio aveva ribadito che con la rinuncia all'accanimento terapeutico non si vuole «procurare la morte» bensì «si accetta di non poterla impedire». Ma il Pontefice aveva pure osservato come oggi sia «possibile protrarre la vita in condizioni che in passato non si potevano neanche immaginare» rilevando che «gli interventi sul corpo umano diventano sempre più efficaci, ma non sempre sono risolutivi: possono sostenere funzioni biologiche divenute insufficienti, o addirittura sostituirle, ma questo non equivale a promuovere la salute», invitando «a non insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona».

Te Deum novae Ecclesiae

Baronius in laudem Francisci Papae



Voglio lodare la Santità di Nostro Signore Francesco per l’eleganza del suo incedere, la compostezza dei suoi gesti, l’altera benevolenza con cui osserva i suoi interlocutori. Per la moderazione con cui, seduto al parco desco del refettorio di Santa Marta, si ciba di pietanze frugali; per le penitenze grazie alle quali nottetempo, al riparo da occhi indiscreti, mortifica la gola. Per la moderazione nel parlare e nel ridere, anzi direi nel sorridere, giacché non si addice a tanto personaggio né il ridere sguaiato, né il linguaggio licenzioso o scurrile del volgo. Per la dignità con cui, rivestito dei sacri paramenti, ascende i gradini dell’altare, lasciando ai cerimonieri l’onore di sollevargli la falda. Per il decoro con cui, durante i pontificali, celebra i sacri riti, assaporandone gli arcani simbolismi e le sublimi note. Per la modestia nell’accostarsi quotidianamente al Santo Sacrificio, per la precisione nell’eseguire quanto prescritto dalle Rubriche del Messale, per l’esempio di pietà eucaristica e di devozione che traspare dalla riverenza con cui tratta le Sacre Specie.

Nella confusione metafisica


Corone d’Avvento


In un’epoca in cui si relativizzano anche le norme cultuali più sacre, spuntano spontaneamente (scusate l’allitterazione) nuove osservanze che in breve tempo diventano obbligatorie. Tale è il caso delle cosiddette corone d’Avvento, che sono ormai immancabili in chiese, oratori, refettori e sale di rappresentanza; manca solo che si elabori un rito per l’accensione e lo spegnimento dei ceri. Qua e là, in qualche convento, potrebbe esserci chi ha lodevolmente provveduto a questa intollerabile carenza, ma in ogni caso la nuova usanza è seguita con uno zelo e una precisione straordinari. È proprio vero: l’uomo ha bisogno di rituali; se le “riforme liturgiche” glieli riducono al di sotto del minimo vitale, se ne inventa di nuovi.

Naturalmente non mancherà chi, sulla scorta della visione orizzontalistica che è invalsa anche nella Chiesa, sentenzierà prontamente che si tratta di un bisogno puramente psicologico di sicurezza. Moltiplicare i rituali è certamente un sintomo di nevrosi, ma la presenza di un numero contenuto di essi è caratteristica della vita di tutti. La ritualità, in effetti, è un fatto antropologico: essa è una dimensione della vita umana – e non solo nelle culture antiche o in quelle primitive. La società postmoderna non celebra più il Natale cristiano, ma lo ha trasformato in una “festa d’inverno” con tutte le sue imprescindibili osservanze. Oggi ci sono “comandamenti” sociali che non si possono assolutamente disattendere, per la gioia di mercanti e operatori turistici.

venerdì 15 dicembre 2017

E' davvero così difficile la sequela di Cristo?

E' DIFFICILE ESSERE CRISTIANI?


Ma è davvero così difficile essere dei veri cristiani? Bisogna chiederlo pregando: i cristiani lo hanno sempre saputo, vivere da cristiani non è una conquista umana ma un dono divino frutto della fede e grazia operata da Dio 
di Francesco Lamendola  

  

I veri cristiani possono esserci se la Chiesa cattolica crede che essere cristiani sia possibile; se non ci crede, se ci crede a metà, se crede anch’essa, come lo crede il mondo, che sia un impegno troppo gravoso, troppo difficile, quasi impossibile, allora possiamo star certi che nel giro di una  o due generazioni i veri cristiani spariranno, e resteranno solo quelli falsi, gli involucri vuoti, i sedicenti cristiani che, di fatto, vivono, sentono, pensano e agiscono esattamente come fanno i figli di questo mondo, tutti presi dalle loro brame, dai loro istinti, dalla loro concupiscenza e tutt’altro che disposti a limitarli, a fare un passo indietro rispetto al proprio ego. Intendiamoci: la materia prima per fare un vero cristiano è la grazia dello Spirito Santo: non sono gli uomini che scelgono, con la loro volontà, di farsi seguaci di Cristo, è Lui che li chiama, uno per uno, ed offre loro numerose occasioni di aprirgli il loro cuore e di farsi suoi discepoli. Ma Dio chiama tutte le anime, mentre solo poche rispondono, e, di quelle poche, un numero ancora più piccolo lo fa con tutto l’entusiasmo, con tutto l’ardore, con tutta la serietà che nascono dalla vera fede, la quale fa apparire come tutti gli altri beni e tutte le altre attrattive della vita mondana siano, in confronto alla ricchezza di farsi tutto in Cristo e di spogliarsi d’ogni altra cosa, ben miseri beni e ben misere mete da perseguire. Ora, la domanda che poniamo è questa: una volta che, con la grazia di Dio, un essere umano si apre al mistero di amore che il Creatore riversa su tutte le sue creature, e vi risponde con umiltà e semplicità, è davvero così difficile perseverare e progredire sulla via della sequela di Cristo, vale a dire sulla via della propria santificazione?

Hanno altro da fare..

INSEGNARE LA SANTITA'


 Perché la Chiesa non esorta più a essere santi? è troppo impegnata nell’inclusione dei diversi? Una chiesa che non parla più della santità è una chiesa che non crede più in se stessa, perché la vera Chiesa è la Chiesa dei Santi 
di Francesco Lamendola   



Nella vita dei Santi, sfogliando i loro diari, raccogliendo le testimonianze delle persone che li hanno conosciuti fin da bambini, ci s’imbatte frequentemente in un fermo proponimento, in un impegno di vita, semplice, chiaro, commovente: Voglio farmi santo!Con la loro calligrafia infantile, questi piccoli eroi, maschi e femmine, hanno scritto su un quaderno a righe, o a quadretti: Voglio farmi santo!, e poi hanno preso sul serio la loro promessa e hanno seguito, con semplicità e con fermezza, la strada che si erano tracciati da se stessi. Ispirazione dello Spirito Santo, senza dubbio; ma chi ha gettato il primo seme di quella grande, nobile idea, nella mente e nel cuore di un fanciullo o di una fanciulla di sei anni, di otto anni, di dieci anni? Qualche adulto, senza dubbio; qualche esempio, qualche parola, qualche gesto da parte della figura di un educatore. Il più delle volte era un membro del clero: era il prete del paese, o una suora del catechismo, o un predicatore venuto per il ciclo pasquale, o un missionario di ritorno dall’Africa, o magari era un libro di devozione regalato dal parroco, o dai genitori stessi: perché, fino a qualche anno fa, i genitori regalavano anche qualche libro ai loro bambini, qualche buon libro sulla fede e sulle vite dei Santi, e non solamente telefonini, videogames o computer.

Incerti sulla verità dell’Aldilà cristiano?

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La versione di Messori

    «Ormai, anche per tanti credenti divenuti incerti sulla verità dell’Aldilà cristiano, potrà sembrare strano quanto sto per dire: ma il progetto che domina su tutti è di chiudere “bene” la mia avventura terrena. Insomma, per dirla chiara: vorrei innanzitutto morire “bene”, nel senso evangelico».
Sapete di chi sono queste parole così inusuali? Non di un cardinale, non di un vescovo, di un parroco, di un religioso o di un teologo. Sono in realtà di un laico cattolico, ma non di uno qualunque: Vittorio Messori.
La riflessione si trova nella bella intervista fatta a Messori da Aurelio Porfiri alla fine del libro «Et-Et. Ipotesi su Vittorio Messori» (edizioni Chora Books), nel quale l’esperienza umana, spirituale, religiosa e professionale dello scrittore, autore del celeberrimo «Ipotesi su Gesù» e di numerosi altri successi editoriali, è ripercorsa con senso di partecipazione e aperta simpatia.

All’ospedale da campo cosa capiranno?


ROMANA VULNERATUS CURIA, PAPA, FONDAMENTALISMO. CHE COSA SCRIVEVA LUCIANI AI GESUITI. NUNC PRO TUNC?



Romana Vulneratus Curia (RVC per amici e nemici) è rimasto molto colpito dallo scoop su Civiltà Cattolica di padre Armando Spadaro, il direttore della stessa, nonché uno dei vari spin doctor mediatici del Pontefice regnante. E cioè il colloquio con i Gesuiti che il Pontefice gesuita ha avuto nel recente viaggio in Myanmar e Bangladesh. Si è parlato di fondamentalismo….E su questo è sui Gesuiti di oggi dopo la lettera di RVC abbiamo qualche cosina da dire. Piuttosto: da ricordare…Ma ecco RVC:
“Scusi dr. Tosatti, ma RVC, da vero rompicoglioni, vorrebbe chiederle un minuscolo intervento per commentare l’intervista al Corriere di oggi. Non riesce a farne a meno, sta diventando un po’ esibizionista mediaticamente, invidia Antonio Spadaro e poi mi sembra geloso di PezzoGrosso. La prego sia misericordioso….

Si rideranno addosso

PIANGONO DI GIOIA PERCHE’ HANNO LEGALIZZATO LA MORTE 

E’ passata la legge sull’eutanasia. Emma Bonino e gli altri radicali nelle tribune al Senato  piangono di gioia: hanno adempiuto alla loro missione, dare la morte all’inizio, dare la morte alla fine della vita.

Naturalmente gli italiani sono a grande maggioranza a favore, e non s’accorgono di quanto sia aberrante questa scena di  lacrime fanatiche e  anti-umane. Gli Italiani, al 70 per cento, “vogliono”   l’eutanasia.  Si sono ormai perfettamente adeguati alla  condizione di esseri puramente zoologici, da eliminare quando il loro mantenimento costa più di quanto rende.
Naturalmente,  le bestie non riescono nemmeno a immaginarsi le conseguenze  di questa “conquista” sulle loro proprie vite.
Ancor meno riescono a capire di quali poteri satanici  loro,  e i radicali, stanno facendo il gioco.
 Un’occhiata sul loro futuro possono averla da  questa notizia che viene da San Francisco.
Una organizzazione  che si batte contro la crudeltà verso gli animali”, la SPCA (Society for the Prevention of Cruelty to Animals )  nel Mission District ha cominciato ad utilizzare robot-poliziotti per ripulire le strade attorno al suo edificio di esseri umani: senzatetto di una grossa tendopoli che “lasciano aghi,  spaccano automobili,  delinquono” e  minacciano la sicurezza del loro personale, per non parlare della sporcizia.

Piangono&ridono le chierichette dèmoni di Pagliorgoglio

14-12-2017: l'Italia sancisce il diritto di farsi uccidere

Da oggi il catalogo delle leggi intrinsecamente ingiuste varate dal nostro Parlamento si è arricchita di una nuova norma, quella sull’eutanasia, impudicamente definita “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”.
Ricordiamo in sintesi quali sono gli aspetti più letali di questa legge (per un’analisi più dettagliata ci permettiamo di rinviare al libro “Appuntamento con la morte”. Quali sono i trattamenti che si possono rifiutare? Tutti, sia le terapie, anche salvavita, che idratazione e nutrizione, le quali non sono terapie e ad oggi, di per se stesse, non potrebbero essere fatte oggetto di rifiuto. La ventilazione non viene nominata, ma implicitamente farà parte del novero di trattamenti che si potranno rifiutare. Il paziente potrà rifiutare non solo l’attivazione di terapie anche salvavita (oggi già consentito) e presidi vitali quali idratazione e alimentazione, ma anche l’interruzione di terapie e presidi vitali già in essere (ad oggi vietati).

giovedì 14 dicembre 2017

Rimettere al centro la regalità di Cristo


GESU' RE:" VERITA' O CROCE?"         
        

Teologia. Gesù è Re mediante la verità o mediante la croce? per i cattolici, Gesù è il Re dell’universo: ma la sua regalità gli deriva dal fatto che Egli è la Verità, o dal fatto che ha scelto la Croce per amore degli uomini? 
di Francesco Lamendola   



Con l’enciclica Quas Primas, dell’11 dicembre 1925, Pio XI stabiliva la solennità di Cristo Re dell’universo, da celebrarsi nell’ultima domenica dell’anno liturgico.
Gesù Cristo, infatti, per i cattolici, è il Re dell’universo: ma la sua regalità gli deriva dal fatto che Egli è la Verità, o dal fatto che ha scelto la Croce per amore degli uomini?
Quando Pilato, pressato dagli anziani e dai capi del popolo, chiede a Gesù se Egli sia re, Gesù dapprima gli risponde con un’altra domanda: vuol sapere se le parole di Pilato gli siano state suggerite dai Giudei; ma il procuratore evita di rispondere, dice di non conoscere le usanze e il linguaggio dei Giudei, i quali l’hanno consegnato a lui (sono forse giudeo?), e poi, in maniera più diretta, da romano che non vuole impicciarsi in questioni religiose giudaiche, gli chiede: Che cosa hai fatto? E questa volta Gesù, rispondendo alla domanda precedente di Pilato, ma in maniera indiretta, spiega in che senso si debba intendere la sua regalità: Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù (Gv., 18, 36). Allora Pilato, che, da uomo pratico, non ha ben compreso la distinzione in tutte le sue sfumature, e vuole stringere in mano una vera confessione, ripete la sua prima domanda: Dunque tu sei re? E Gesù gli risponde: Tu lo dici; io sono re. Per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce (id., 37). 

Niente da fare…


La Loggia “Quatuor Coronati”, il Gran Maestro e il frate

(https://www.corrispondenzaromana.it/breve-risposta-a-un-gran-maestro/ replicavo alle critiche che Fabio Venzi, Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia (GLRI), mi ha rivolto nella sua relazione “Libera Muratoria e Chiesa Cattolica”, disponibile on-line sul sito della GLRI, e poi pubblicata su “De Hominis Dignitate” («Rivista di Cultura Massonica» della GLRI), N° 15/2017, pp. 1-26. Di recente ho potuto leggere anche la versione inglese di quel testo di Venzi, “Freemasonry and the Catholic Church”, pubblicata nel volume “Reflections on 300 Years of Freemasonry” (Lewis Masonic, London 2017, pp. 491-504) che raccoglie gli atti del convegno tenuto a Cambridge dal 9 all’11 settembre 2016, organizzato dalla prestigiosa Loggia “Quatuor Coronati N° 2076” di Londra (United Grand Lodge of England – UGLE).

La ‘’giudeofilia’’

L’arte della guerra – Italia-Israele: la «diplomazia dei caccia»


All’annuncio del presidente Trump su Gerusalemme capitale di Israele, I governanti
europei – dalla rappresentante esteri della Ue Mogherini al premier Gentiloni, dal
presidente francese Macron alla cancelliera tedesta Merkel – hanno preso
formalmente le distanze dagli Usa e da Israele sullo status di Gerusalemme. Si sta
creando una frattura tra gli alleati? I fatti mostrano il contrario.

https://www.pandoratv.it/larte-della-guerra-italia-israele-la-diplomazia-dei-caccia/


La destra religiosa e la lobby pro-Israele: gli architetti della guerra imperialista

Che cosa potremmo chiedere di più?


Intervista al prof. Roberto de Mattei sulla crisi della Chiesa         

Riportiamo la versione italiana di un’intervista della giornalista Maike Hichson al prof. Roberto de Mattei apparsa sul sito Onepeterfive dell’11 dicembre 2017 (https://onepeterfive.com/interview-roberto-de-mattei-discusses-the-escalating-church-crisis/).
MH: Molti cattolici in tutto il mondo speravano che i cardinali dei Dubiapubblicassero la loro pubblica correzione a papa Francesco per la sua esortazione post-sinodale, Amoris laetitia. Cosa direbbe a quei fedeli che sono delusi e perfino scoraggiati di fronte al silenzio dei principi della Chiesa? Con quali parole vorrebbe incoraggiarli a perseverare nella loro speranza e nella loro fede?
RdM: L’attuale crisi nella Chiesa non nasce con papa Francesco e non si concentra in una sola persona, ma risale al Concilio Vaticano II e, più indietro ancora, agli anni del modernismo. Oggi larga parte del collegio cardinalizio, del corpo episcopale e, in generale, del clero, è infetto di modernismo. I pochi cardinali, vescovi e sacerdoti che resistono devono tener conto di questa situazione e il nostro compito è di aiutarli. Ma soprattutto non bisogna immaginare che un singolo atto di qualcuno di essi, per esempio la correctio fraterna al Papa annunciata dal cardinale Burke possa, da solo, risolvere la crisi. È necessaria una convergenza e una sinergia di iniziative diverse, provenienti dal clero e dai laici, ognuno al proprio livello e secondo la propria possibilità. Il sensus fidei suggerisce ai cardinali, vescovi, religiosi, semplici laici come reagire, L’importanza della correctio filialis, sottoscritta da 250 studiosi, religiosi e laici, è stata proprio quella di esprimere questo sensus fidei. La reazione può essere diversa da paese a paese, da diocesi a diocesi, ma le sue caratteristiche sono sempre quelle della professione della verità e della denuncia degli errori che a questa verità si oppongono.

“Un personaggio difficile da capire”?

Cosa c’è dietro la riabilitazione di Giuda da parte di Francesco?




In difesa di Giuda, salvato dalla Misericordia di Cristo?


In tre diverse occasioni, Francesco ha elogiato Giuda pubblicamente, suggerendo che l’apostolo che ha tradito Nostro Signore Gesù Cristo è una personalità incompresa e che “la fine della sua storia” non è forse l’Inferno.
Non dovremmo sorprenderci, visto che in altre occasioni lo stesso Papa, assicurandoci che sta seguendo la tradizione di Giovanni Paolo II, propone che l’Inferno come luogo fisico non esiste nemmeno.

Il più recente tentativo di riabilitare Giuda lo si trova nel libro Padre Nostro, un’intervista concessa a don Marco Pozza. In un estratto pubblicato da Il Corriere della Sera il 23 novembre 2017 rivela la negazione di Francesco del tradizionale insegnamento cattolico che Giuda è stato condannato. Delle tre persone coinvolte nella Passione di Cristo - San Pietro, il buon ladrone e Giuda - Papa Bergoglio afferma che “quella che mi commuove di più è la vergogna di Giuda”.

Mai più etica cattolica


MONS. GALANTINO DISQUISISCE DI BIOETICA. PEZZO GROSSO COMMENTA. POI PONE ALCUNE QUESTIONI UN PO’ IMBARAZZANTI…


Mons. Galantino parla di bioetica alla Bocconi. Il collega Domenico Agasso lo intervista. E Pezzo Grosso, che di questi temi se ne intende, fa a fette il segretario generale dell’Ufficio Affari Anche Religiosi del PD (già Cei). Impietosamente. E contrappone al filosofeggiare del prelato (meno male che Bassetti c’è, e parla chiaro di DAT, alimentazione e idratazione ai malati, se no…) argomenti, citazioni, e domande; queste ultime poco misericordiose, e imbarazzanti.

Missing in scene

PRESEPI MODERNI
Piazza San Pietro: e Gesù dov'è?


Il tradizionale presepe in piazza san Pietro quest’anno si definisce “presepe della misericordia”, più precisamente è dedicato alle tradizionali sette opere di misericordia corporale. Realizzato dall’Abbazia Territoriale di Montevergine, dell’arcidiocesi di Benevento, è stato creato e donato a Francesco dalla bottega partenopea di Cantone e Costabile, due noti artisti di presepi napoletani che già avevano realizzato un altro presepe per piazza san Pietro. La rappresentazione, in stile settecentesco, con statue di altezza media di 2 metri, è posizionata sotto l’albero che arriva dalla Polonia e ha sollevato diversi commenti.
Il presepe, ha dichiarato l’autore Antonio Cantone, «non è un presepe lezioso, è particolare e fa riflettere. Non lascia indifferenti, ci sono delle provocazioni».

Chiesa per i poveri?


L'ERESIA PAUPERISTA        


L'eresia pauperista della neochiesa iniziò con Lercaro e Dossetti. La Chiesa di Cristo è solo dei poveri? è un’espressione ambigua che diventa eretica se per "poveri" s'intendono quelli che lo sono in senso puramente economico 
di Francesco Lamendola  


Siamo ormai talmente abituati a sentirci rintronare gli orecchi, dal papa Francesco e dai cardinali e vescovi progressisti, che la Chiesa di Cristo è la Chiesa dei poveri, che questa espressione ci sembra perfettamente logica e naturale, come potrebbe esserlo l’espressione che la Chiesa è cattolica, apostolica e romana; eppure si tratta di una espressione recente, conciliare e post-conciliare, e,quel che è peggio, di un’espressione ambigua, che diventa decisamente eretica se, per “poveri” si intendono quelli che lo sono in senso puramente economico. Gesù è venuto per i poveri, ha fondato la sua Chiesa per i poveri? Ma chi lo dice? E perché mai? Nella nostra grossolana ignoranza e ottusità pre-conciliare, noi credevamo di aver capito che Gesù è venuto sulla terra per amore degli uomini, di tutti gli uomini, indipendentemente dalle loro condizioni sociali, economiche, dalla loro appartenenza razziale, eccetera; e che la Chiesa da lui fondata è uno strumento di salvezza per tutti gli uomini, liberi e schiavi, greci e giudei.

mercoledì 13 dicembre 2017

I “tempi della Donna”


Urgenza profetica delle apparizioni mariane (seconda parte)


E' stato detto, giustamente, che quelli dell’evo moderno sono i “tempi della Donna”, dove questa espressione si carica di tutta la significazione e semantica biblica vetero e neo-testamentaria in cui è presentata Maria quale nuova Eva accanto al nuovo Adamo, quale Madre-Sposa del Figlio, con Lui indissolubilmente unita e compartecipe dell’opera della salvezza del mondo.
La “Donna” a cui appartengono i nostri tempi è la “Donna genesiaca” (cf Gn 3,15) di cui fu da Dio profetizzata l’eclatante e trionfale vittoria sul serpente infernale; è la “Donna” prefigurata da tante eroine dell’Antico Testamento che ne adombrarono la personalità e la missione; è la “Donna” da cui è nato, nella pienezza dei tempi, il Cristo Signore («factus ex muliere»: Gal 4,4); è la “Donna” che, a Cana, con la sua potente azione mediatrice, affrettò l’“ora” della Redenzione; è la “Donna” che, «terribile come schiere a vessilli spiegati» (Ct 6,4), stava (« stabat ») presso la Croce del Figlio (Gv 19,25-27) e con Lui si co-immolava e si associava offrendo, con la Vittima divina, se stessa in riparazione del peccato del mondo (1); è, infine, il “Signum magnum” presentato da san Giovanni nell’Apocalisse, la “Donna” circonfusa di splendore, « vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle » (Ap 12,1), contro cui il drago rosso-fuoco si infuria e che cerca di distruggere, ma contro la quale nulla può perché è da quella “Donna” che verrà per lui l’umiliante sconfitta.

La ricerca della verità


DOBBIAMO SPERARE SOLO IN DIO           
   


Perché si deve sperare solo in Dio. Chi siamo in confronto all’opera di Dio. Dobbiamo tenere a bada la superbia di crederci migliori, l’orgoglio della nostra intelligenza se abbiamo capito più di altri non è stato merito nostro
di Francesco Lamendola  

 

Ho visto Dio da lungi e di sfuggita, come Mosè; l’ho veduto e sono rimasto muto, attonito d’ammirazione e di stupore: così scrisse un giorno Carl von Linné, il grande scienziato svedese del XVIII secolo, in un momento di abbandono mistico, fermando la penna dalle sue carte di biologo e alzando lo sguardo dell’anima a contemplare l’Assoluto. Ebbene, crediamo che nella vita di tutti i cercatori della verità arrivi un momento simile a quello descritto da Linneo: un momento in cui la verità parla da sola, senza bisogno di parole, e l’anima, per un istante, intravvede quel che aveva sempre cercato e inseguito, magari percorrendo i più lontani e misteriosi campi. Anche noi abbiamo cercato la verità, per tutta la vita, sin dalla prima adolescenza, quando, con l‘uso della ragione, lo splendore del mondo ci si è rivelato in tutta la sua potenza e ci ha impresso un sigillo indelebile: Tu sei mio, e d’ora in poi servirai me soltanto.

«Le cinque insidie della Chiesa»

 Le buone tagliatelle di Caffarra
«L’alternativa a una Chiesa senza dottrina non è una Chiesa pastorale, ma una Chiesa dell’arbitrio e schiava dello spirito del tempo: praxis sine theoria  coecus in via, dicevano i medioevali».
Basterebbero queste poche parole per fare di «Prediche corte, tagliatelle lunghe» un libro imperdibile, ma nelle 208 pagine del volume, pubblicato dalle Edizioni Studio Domenicano, c’è molto di più. C’è tutta la saggezza e tutta la fede dell’autore, il compianto cardinale Carlo Caffarra (1938 – 2017), che qui rivive attraverso una scelta dei suoi interventi da arcivescovo di Bologna, a cura di Lorenzo Bertocchi e Giorgio Carbone.
Da buon emiliano Caffarra amava le tagliatelle, e negli anni bolognesi certamente ebbe modo di gustarle. Ciò che invece il lettore gusta in queste pagine è la profondità del teologo che in modo semplice, da vero maestro e non da trombone, va dritto al cuore delle questioni.