San Raffaele. In Vaticano non sanno chi è
Febbre altissima al San Raffaele, il complesso ospedaliero fondato e presieduto da don Luigi Verzé, con l’annessa Università Vita-Salute.
Per salvare il San Raffaele dal tracollo, sotto il peso di quasi un miliardo di debiti, si è fatto avanti nientemeno che il Vaticano, nella persona del cardinale segretario di stato Tarcisio Bertone.
Quattro fiduciari del quale entrerebbero nel nuovo consiglio della Fondazione Monte Tabor che governa il tutto: il presidente dello IOR Ettore Gotti Tedeschi (pronto a scucire 200 milioni, mentre il resto lo metterebbe una misteriosa “charity” internazionale), il presidente dell’ospedale Bambino Gesù Giuseppe Profiti, l’ex presidente della corte costituzionale Giovanni Maria Flick e l’industriale delle costruzioni genovese Vittorio Malacalza.
Dei quattro, Giovanni Maria Flick è lo stesso che il cardinale Bertone vorrebbe insediare alla testa dell’Istituto Giuseppe Toniolo, la cabina di comando dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e quindi anche del Policlinico Gemelli.
Il che ha fatto pensare che l’obiettivo di Bertone sia di riunire sotto le sue mani tre istituti ospedalieri di prim’ordine, il Bambino Gesù, il Gemelli e il San Raffaele, per farne un polo cattolico di eccellenza nel campo della salute.
Sotto il profilo finanziario, la conquista del San Raffaele da parte del Vaticano appare tutt’altro che facile, come mostrano le dissociazioni di altri attori della vicenda: dal banchiere Ennio Doris all’imprenditore della sanità Giuseppe Rotelli. Quest’ultimo è anche grande azionista del “Corriere della Sera”, che puntualmente ha aperto le ostilità contro il cardinale Bertone e i suoi.
Ma l’azzardo appare ancor più temerario sotto un altro profilo, quello che più dovrebbe stare a cuore alle autorità vaticane.
Il San Raffaele, infatti, in campo bioetico ha un profilo tutt’altro che immacolato, se messo a confronto con la dottrina della Chiesa in materia.
Per allinearlo a tale dottrina non basterebbe alle autorità vaticane mettere fuori gioco don Verzé. Esse dovrebbero fare l’impossibile, cioè licenziare i titolari più in vista dei suoi laboratori di genetica e delle sue cattedre di “umanesimo”: da Edoardo Boncinelli a Giulio Cossu, da Luca Cavalli-Sforza a Roberta de Monticelli.
Non risulta che Bertone e i suoi abbiano soppesato questo problema, prima di imbarcarsi nella conquista del San Raffaele.
Quando semplicemente sarebbe loro bastato, per cominciare, dare un’occhiata alle tre puntate della grande inchiesta di Maurizio Crippa e Nicoletta Tiliacos pubblicata su “Il Foglio” del 21, 22 e 24 gennaio del 2009:
> La ricca famiglia di don Verzé. 1
> La ricca famiglia di don Verzé. 2
> La ricca famiglia di don Verzé. 3
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2011/07/07/san-raffaele-in-vaticano-non-sanno-chi-e/
Per salvare il San Raffaele dal tracollo, sotto il peso di quasi un miliardo di debiti, si è fatto avanti nientemeno che il Vaticano, nella persona del cardinale segretario di stato Tarcisio Bertone.
Quattro fiduciari del quale entrerebbero nel nuovo consiglio della Fondazione Monte Tabor che governa il tutto: il presidente dello IOR Ettore Gotti Tedeschi (pronto a scucire 200 milioni, mentre il resto lo metterebbe una misteriosa “charity” internazionale), il presidente dell’ospedale Bambino Gesù Giuseppe Profiti, l’ex presidente della corte costituzionale Giovanni Maria Flick e l’industriale delle costruzioni genovese Vittorio Malacalza.
Dei quattro, Giovanni Maria Flick è lo stesso che il cardinale Bertone vorrebbe insediare alla testa dell’Istituto Giuseppe Toniolo, la cabina di comando dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e quindi anche del Policlinico Gemelli.
Il che ha fatto pensare che l’obiettivo di Bertone sia di riunire sotto le sue mani tre istituti ospedalieri di prim’ordine, il Bambino Gesù, il Gemelli e il San Raffaele, per farne un polo cattolico di eccellenza nel campo della salute.
Sotto il profilo finanziario, la conquista del San Raffaele da parte del Vaticano appare tutt’altro che facile, come mostrano le dissociazioni di altri attori della vicenda: dal banchiere Ennio Doris all’imprenditore della sanità Giuseppe Rotelli. Quest’ultimo è anche grande azionista del “Corriere della Sera”, che puntualmente ha aperto le ostilità contro il cardinale Bertone e i suoi.
Ma l’azzardo appare ancor più temerario sotto un altro profilo, quello che più dovrebbe stare a cuore alle autorità vaticane.
Il San Raffaele, infatti, in campo bioetico ha un profilo tutt’altro che immacolato, se messo a confronto con la dottrina della Chiesa in materia.
Per allinearlo a tale dottrina non basterebbe alle autorità vaticane mettere fuori gioco don Verzé. Esse dovrebbero fare l’impossibile, cioè licenziare i titolari più in vista dei suoi laboratori di genetica e delle sue cattedre di “umanesimo”: da Edoardo Boncinelli a Giulio Cossu, da Luca Cavalli-Sforza a Roberta de Monticelli.
Non risulta che Bertone e i suoi abbiano soppesato questo problema, prima di imbarcarsi nella conquista del San Raffaele.
Quando semplicemente sarebbe loro bastato, per cominciare, dare un’occhiata alle tre puntate della grande inchiesta di Maurizio Crippa e Nicoletta Tiliacos pubblicata su “Il Foglio” del 21, 22 e 24 gennaio del 2009:
> La ricca famiglia di don Verzé. 1
> La ricca famiglia di don Verzé. 2
> La ricca famiglia di don Verzé. 3
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2011/07/07/san-raffaele-in-vaticano-non-sanno-chi-e/
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