ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 29 gennaio 2012

PIÙ CROCIATE, MENO CROCIERE

Più crociate, meno crociere. Il caso ridicolo di don “Max” Donghi


Il caso ridicolo di don Massimo Donghi: il prete naufraga e penitente mancato
 


Ovvero: quando il cattoprogressismo preferisce le vacanze profane ai pellegrinaggi. Dal Paradiso ai paradisi turistici. Sostituite la salvezza delle anime con il divertentismo degli animatori e non vi resterà nemmeno più l’alibi del pauperismo sociale.Si rimprovera al Papa e ai cardinali di essere pieni di smeraldi (rigorosamente finti, per giunta) e poi si usano i soldi dell’8X1000 per andare in Costa Smeralda. Dall’inchino davanti al Santissimo all’inchino di Schettino. Più crociate, meno crociere: torni a bordo della nave di Pietro, cazzo!

di Francesco Mastromatteo

Quando qualcuno obiettava a san Giovanni Bosco di lavorare troppo per i suoi giovani, il santo sacerdote fondatore dei Salesiani rispondeva: “Mi riposerò in Paradiso”. Ai suoi tempi la carità non era ancora stata sostituita dall’impegno sociale e i preti avevano ancora la convinzione reazionaria che i meriti terreni sarebbero stati ricompensati nell’eternità e non con un viaggio premio alle Maldive. Ha fatto scalpore in questi giorni una vicenda a margine della tragedia della Costa Concordia: si è scoperto infatti che a bordo della nave da crociera affondata all’Isola del Giglio c’era anche un sacerdote, il brianzolo Massimo Donghi, che aveva detto alla sua comunità di essere partito per un “ritiro spirituale”. La cosa sarebbe passata sotto silenzio se una nipote non avesse “tradito” lo zio prete, scrivendo la verità su facebook dopo la tragedia. Ora, non vorremmo crocifiggere troppo il don, che evidentemente ha ritenuto di rinfrancarsi lo spirito meglio con i trenini conga che con le processioni. Le cronache riportano che era accompagnato dai famigliari, e quindi non è lecito ipotizzare chissà quali salaci retroscena. Ma la cosa assume contorni discutibili quando si scopre che “don Max”, come si fa chiamare dai parrocchiani con stile jovanottiano, era uno di quelli in prima fila nel criticare, con fare moralistico più che evangelico, il comportamento privato di Berlusconi, scrivendo queste parole su Famiglia Cristiana: “Vivo, in questo periodo, … una profonda insofferenza nel constatare una costante doppiezza tra vita pubblica e vita privata, tra impegni istituzionali e vizi domestici, tra sorrisi pacifici e oscuri complotti. Mi è difficile continuare a lasciar passare, a sdrammatizzare, a distogliere l’attenzione, a non giudicare…”. Ecco, don Max, anche per noi, ci perdoni, è difficile non giudicare non la sua persona, ci mancherebbe, ma la doppiezza tra i sermoni in cui nemmeno si ha la decenza di usare la parola “peccato”, l’unica che vorremmo sentirci rimproverare da un sacerdote, se proprio deve bacchettare qualcuno, e la sua personale vita privata. Andare in crociera è forse un peccatuccio veniale, ma diventa alquanto grave se fatto da chi ha criticato il berlusconismo, e forse dovrebbe pensare più al Paradiso che ai paradisi turistici. Con l’aggravante della bugia penosa, che denota una certa coscienza sporca…
Non vorremmo fare di questa vicenda un paradigma, ma è curioso notare come una caratteristica del cattoprogressismo sia quella di essere incoerente anche laddove rivendica una sua maggiore fedeltà alla “povertà evangelica”. Si rimprovera al Papa e ai cardinali di essere pieni di smeraldi e poi si usano i soldi dell’8X1000 per andare in Costa Smeralda. A furia di vederli sempre in tv, nei dibattiti da talk show, o nei convegni e nelle manifestazioni politiche, o sui loro siti internet personali, viene spontaneo chiedersi quando questi sedicenti paladini delle lotte sociali e umanitarie siano davvero in prima linea a curare ammalati e recuperare derelitti. Togliete al cattolicesimo la sua prioritaria missione evangelizzatrice, e verrà meno anche l’autentico impegno temporale in favore dell’uomo. Sostituite la salvezza delle anime con il divertentismo degli animatori e non vi resterà nemmeno più l’alibi del pauperismo sociale. Non ci si può quindi stupire, poi, se certi sacerdoti sostituiscono la stola con una corona di fiori hawaiana e anziché fare l’inchino davanti al Santissimo, lo fanno alle isole insieme a Schettino. Insomma, cari preti “impegnati”, più crociate (spirituali) e meno crociere: tornate a bordo della nave di Pietro, cazzo!

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