ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 23 febbraio 2012

Due erroracci più uno. Della prima diplomazia del mondo



E due. Nel giro di pochi giorni, la segreteria di Stato vaticana ha infilato due grossolani errori nei comunicati ufficiali con cui ha accompagnato l’inizio della missione dei nuovi nunzi apostolici negli Stati Uniti e in Italia.
Il primo errore è comparso su “L’Osservatore Romano” del 7 febbraio scorso.
Sotto il titolo “Inizio della missione del nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America”, a un certo punto si è letto:
“Monsignor [Carlo Maria] Viganò, dopo aver ricordato la visita del Santo Padre in terra statunitense nel 2009 e la calorosa accoglienza riservatagli allora dalla First Lady Michelle Obama…”.
2009? Michelle Obama? Ma quando mai. Benedetto XVI si recò negli Stati Uniti dal 15 al 21 aprile del 2008. E la First Lady che lo accolse era Laura Bush, la moglie del presidente allora in carica.
Il secondo errore è su “L’Osservatore Romano” di oggi, 22 febbraio.

Sotto il titolo “Inizio della missione del nunzio apostolico in Italia”, la descrizione della consegna delle credenziali comincia così:
“Il 2 febbraio, Nicolò Costantini, segretario di Legazione del cerimoniale diplomatico della Repubblica, ha accompagnato il rappresentante pontificio [monsignor Adriano Bernardini], monsignor Luca Lorusso, allora consigliere della nunziatura apostolica e oggi nunzio apostolico in Rwanda, e monsignor Giancarlo Dellagiovanna, segretario della nunziatura apostolica, al Palazzo del Quirinale…”.
Monsignor Luca Lorusso? Giusto. È lui in effetti il numero due della nunziatura vaticana in Italia. E lo è tuttora.
E allora perché spedirlo invece in Rwanda, come si legge nel comunicato?
In segreteria di Stato, nel redigere il testo, hanno scambiato monsignor Luca Lorusso con il vagamente omonimo monsignor Luciano Russo, che è stato nominato nunzio apostolico in Rwanda lo scorso 16 febbraio.
Aveva ragione negli anni Cinquanta uno degli ultimi grandi diplomatici vaticani, Domenico Tardini, quando esclamava: “Se, come dicono, la diplomazia vaticana è la prima diplomazia del mondo, allora chissà cos’è la seconda!”.
Ma anche “La Civiltà Cattolica” fa la sua parte. Sull’ultimo numero, in un articolo del gesuita Giandomenico Mucci intitolato “Una ‘predica’ di Luigi Einaudi”, si legge:
“La predica dell’Einaudi prende le mosse dal caso Giuffré, un sacerdote affarista che all’epoca fu al centro di uno scandalo nazionale…”.
Affarista sì, ma sacerdote no. Giovanni Battista Giuffré non lo fu per niente. Piuttosto, tanti sacerdoti li mandò sul lastrico, e con loro anche vescovi e frati, nella prima metà degli anni Cinquanta. Si accreditava come miracoloso benefattore, capace di restituire con interessi del 60 per cento e più le somme a lui affidate per fini benefici. Finché tutto crollò.
Va notato che la bozza di ogni articolo de “La Civiltà Cattolica” è letta e corretta da tutti i gesuiti che compongono il collegio della rivista. Ed è poi riletta e ricorretta in segreteria di Stato vaticana, prima di essere data alle stampe.

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