Il doppio incontro di Fidel col Papa (e Chávez allettato?)
Raúl s’innervosisce per l’insistenza del fratello. Mistero sull’incontro segreto
In quel momento il primo incontro, secondo Bocaranda, c’era già stato. L’indiscrezione è arrivata attorno alle 14 italiane. Sul suo blog, il giornalista venezuelano ha scritto che il Pontefice, Raúl, Fidel e Chávez si sarebbero visti per cinque minuti, al termine della quarantina di minuti di colloquio tra Benedetto XVI e Raúl. E a Chávez il Pontefice avrebbe fatto gli auguri di buona guarigione e regalato un rosario benedetto. Ambienti diplomatici avevano riferito del malumore di Raúl per l’insistenza del fratello perché fosse soddisfatta la richiesta del suo amico per vedere Benedetto XVI, ma lo stesso Bocaranda ha raccontato che proprio per ottenere questo incontro la famiglia Chávez aveva mandato in Messico “un cittadino messicano-venezuelano di massima fiducia e con eccellenti entrature nella Santa Sede”. Diplomatici venezuelani già accreditati presso la Santa Sede avrebbero favorito ulteriori contatti con ambienti cardinalizi, e alla fine s’è trovato un accordo: un incontro breve, senza media, giusto il tempo per la benedizione apostolica.
Bocaranda sostiene anche che nell’operazione non è stato coinvolto l’episcopato venezuelano, date le pessime relazioni col governo di Chávez. La situazione è curiosamente speculare a quella di Cuba con il cardinale Ortega che in un’intervista all’Osservatore Romano aveva non soltanto elogiato la riforma economica di Raúl, ma aveva anche detto che, dopo le liberazioni ottenute grazie alla sua mediazione, a Cuba non ci sono più prigionieri politici – nel momento in cui almeno 150 persone finivano in galera per retate preventive ora denunciate anche da Amnesty International, e la commissione per i Diritti umani di Elizardo Sánchez rendeva nota una lista di 46 detenuti. Agli occhi sudamericani, Benedetto XVI è apparso così più chavista dei vescovi venezuelani ma meno castrista di quelli cubani, nel momento in cui ha implicitamente ricordato che detenuti politici a Cuba ve ne sono e ha chiesto la loro liberazione (oltre a ricordare che il comunismo ha fatto il suo tempo).
Contrariamente a quanto anticipato, non soltanto Raúl ha ribadito che la sua riforma è solo economica e non politica, ma Fidel non si è convertito. L’anticamera che ha dovuto fare è però una sorprendente novità, per un vecchio caudillo che era abituato, lui, a far fare anticamere – durate anche intere giornate – agli ospiti, per poi riceverli nelle condizioni più impensate. Leggendari i malanni che faceva venire ai suoi interlocutori, che si presentavano con gli abiti leggeri imposti dal clima cubano, e si ritrovavano nelle temperature gelide dell’aria condizionata che il líder máximo esigeva per poter rimanere nella sua carismatica mimetica. Celebri pure le interviste in cui rispondeva alle domande mentre faceva vedere quanto era bravo al tiro a segno o mostrava le sue stalle. Ma inconsueta è anche tanta discrezione: Chávez a ogni minimo evento di cui è protagonista ha l’abitudine di chiamare le telecamere. Insomma, non si può dire che Benedetto XVI sia riuscito a far andare a Canossa i due caudillos. Ma un minimo di ridimensionata, forse, gliel’ha data.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
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