Castellucci e cattolicucci (6 di 6): tiro le cuoia?


A chi fa comodo Castellucci
Concludo con due osservazioni. Una sui gruppi tradizionali coinvolti nella protesta. Una sull’apatia del cattolicesimo che non si è lasciato coinvolgere.
Partiamo da quest’ultima schiera. Ad essa lancio 4 provocazioni, 2 generiche e 2 specifiche.
Anzitutto ripenso alla moda non tramontata di cattolici dissidenti (a sinistra) che amano gettar fango su Roma e sulla tradizione, sui suoi simboli e sulle sue scelte; quindi mi viene da credere che quei cattolici non protesteranno mai contro Castellucci, per il semplice fatto che Castellucci si comporta come loro. Solo che ha il coraggio di esporsi radicalmente, ha l’abilità di esprimersi tramite affermate compagnie tratrali, e ha il fiuto per far cassa nel contempo.
In seconda battuta lascia perplessi il disinteresse di pressoché tutte le grosse associazioni/movimenti cattolici (esclusa Militia Christi). Nei giorni della protesta ho provato a svolgere un sondaggio (minimal) privato tra i giovani di CL e RnS che conosco, e di Castellucci semplicemente non sapevano nulla. Cattiva volontà? Forse solo la testimonianza che, come detto prima, non siamo preparati a riparare.

Nello specifico l’esperienza del Cortile dei gentili in cui mons. Ravasi tratta con il cristianofobofilo Hadjadj e con l’anti-umanista Julia Kristeva (invitata fin all’incontro di Assisi 2011) crea un ostacolo interno alla Chiesa. E’ addirittura un ostacolo interno alla Santa Sede (per questo il papa non può assolutamente intervenire di suo pugno contro Castellucci, prima dovrebbe contestare le scelte dialogiche di mons. Ravasi verso la Kristeva). Se Roma accetta di parlare con gli apologeti della cristianofobia e della minzione, come potrà seccamente denunciarne i colleghi a teatro? L’opzione ottimistica ereditata dal beato Giovanni XXIII fa sentire i suoi limiti scricchiolanti, quando raccolta in modo ingenuo.
Altro incentivo: il Vatican Blog Meeting riunito l’anno scorso a Roma, tra i quali si segnala il sito Avant la guerrericco di volgarità e crudezze, tali da far impallidire il buon Romeo Castellucci. Cosicché non ci stupiamo molto se qualcuno in casa cattolica si sente autorizzato a far il salto dal blog coproista di Leonardo allo spettacolo coprologico di Romeo.
Quanto ai gruppi tradizionali un dato, un merito, un compito.
Il dato è che le proteste di piazza non hanno funzionato come si sperava. Si sperava andasse come in Francia, ma così non è stato. Può darsi sia colpa dello obstat curiale, o del menefreghismo dei grandi movimenti, ma forse non solo.
Il merito è aver iniziato a dare visibilità alla Tradizione in Italia, passando dal kulturkmapf edito Lindau, a una visibilità di piazza; dalla lamentela di minoranza all’espressione autorevole di una degna rappresentanza.
Il compito è far sì che questo movimento non muoia come fuoco di paglia, bensì segni l’inizio di una ripresa di cui l’Italia e la Chiesa necessitano. Altrimenti ostaggio di masse caciarone e di solitari parolai.
Qui vedo il carattere di evento. Castellucci ha fornito l’occasione perché i cattolici tradizionali si riaffacciassero sulla scena pubblica. Il vero teatro – nel senso nobile del termine – era fuori dal Parenti, non dentro.
La storia dirà se quell’evento ci parla di una scintilla fortuita o di una rinascita necessaria. Come ogni evento storico, la sua parabola non si svolgerà casualmente, ma dipenderà molto dalla cooperazione dei protagonisti, degli uomini, dalle loro convinzioni, equilibri, strategie e impegno. In questa direzione non posso se non auspicare un riavvicinamento di vero e veritativo dialogo tra le parti coinvolte. Non alludo al benedetto Preambolo tra Santa Sede e FSPX, non solo. Bensì alla sinergia tra intellettuali di aree più o meno distanti, in difesa della Verità più che del proprio territorio, e alla collaborazione tra Movimenti. E che tale sinergia sappia tradursi in azioni concrete, non in mere produzioni libresche.
Se le masse cattoliche continueranno a muoversi solo per orientamenti faziosi, o al massimo per cedere al compromesso con il laicismo, il cattolicesimo patirà senza tregua.
Se la Tradizione continuerà a vivere di numeri esigui, la sua portata effettiva non riuscirà mai a decollare.
Il momento è cruciale, a mio avviso. Che il Crocifisso ci assista, e freni i castighi da noi meritati.