IL COMUNE DI OLBIA: STALLA TRASFORMATA IN RESIDENZA DI LUSSO CON PISCINA.
«Giù la villa milionaria di don Verzé»
I periti del San Raffaele: sanatoria per venderla. Lunedì al Tribunale fallimentare la proposta per saldare i debiti ai fornitori
La villa di don Verzé in Sardegna
Sulla collina di Spiritu Santu ora sono in molti a scommettere sull'arrivo delle ruspe. In quest'angolo della Gallura, a due passi da Olbia, sorge la Casa Rossa , tutto meno che una delle vecchie case cantoniere dell'Anas. La definizione esatta è nelle carte di lavoro della Fondazione Monte Tabor, alla guida dell'ospedale San Raffaele: «Villa con piscina ad uso abitativo del Presidente, costruita in adiacenza del costruendo ospedale di Olbia». Il Presidente era il prete-manager don Luigi Verzé, scomparso lo scorso 31 dicembre, ma la cui storia continua ad essere costellata di scandali e miracoli.
Li ripercorrono, in chiave giuridico-finanziaria, le perizie stilate dagli advisor e depositate al Tribunale fallimentare, che oggi riceverà i 3.395 creditori chiamati a esprimersi sul concordato preventivo davanti a un crac di 1,5 miliardi. Da qui emerge, tra le fazendas di Pernambuco e i vigneti di Illasi da vendere per saldare i mega-debiti, anche il destino incerto della Casa Rossa , finita nel mirino del Comune di Olbia che ha avviato un procedimento di demolizione, contestando un abuso edilizio e accendendo di fatto i motori alle ruspe. È solo la punta dell'iceberg di un impero che va a sgretolarsi.La vicenda, infatti, s'intreccia all'unico miracolo di cui forse don Verzé non aveva mai pensato di avere bisogno: il salvataggio del San Raffaele di Milano, 3.200 lavoratori e 4.625 punti di impact factor che segnano i successi della ricerca scientifica. A partire da oggi il suo futuro è nelle mani dei creditori che, dando il via libera entro 20 giorni alla proposta di concordato preventivo, permetteranno l'ingresso nelle attività sanitarie di un nuovo imprenditore, Giuseppe Rotelli. Il saldo dei crediti, che avverrà sotto la vigilanza del Tribunale fallimentare, è previsto tra il 65 e il 72% del dovuto, in un periodo di tempo di tre anni (ossia da qui al 2015). I soldi saranno presi sia dai 405 milioni di euro messi sul piatto da Rotelli sia da quelli recuperati dalla vendita degli altri asset. Nel caso in cui la procedura concordataria non dovesse andare in porto, si aprirebbe la strada al vero e proprio fallimento. Ma è un'ipotesi a cui nessuno crede.
Intanto quello che fu il buen ritiro sardo del sacerdote e delle sue fedelissime, le Sigille, rischia di essere abbattuto sotto il peso di una stalla trasformata in una residenza da 3 milioni di euro edificata senza i nullaosta necessari, una piscina costruita senza permessi e imponenti cubature tirate su alla faccia delle autorizzazioni di prassi. Funzionava così ai bei tempi di don Luigi Verzé: accanto agli ospedali, diventati il simbolo di un impero sanitario in espansione in ogni dove (Milano, Sardegna, Brasile), spuntavano le ville del Presidente, mai particolarmente sobrie. Nel bilancio al 10 ottobre 2011 la Casa Rossa di Olbia è valutata 3,28 milioni di euro. Ma era una valutazione piuttosto pompata per spingere il valore degli attivi. Tant'è che l'estate scorsa una società specializzata, la Cbre, ha depositato una perizia sulla villa sarda e sul terreno di Olbia e i valori risultano nettamente inferiori: 7,9 milioni contro 11,3. C'erano almeno 3,4 milioni in più. Fino a due settimane fa i consulenti della Fondazione, che dovrà procedere entro il 2015 alla dismissione di tutti gli immobili e le attività che non c'entrano con le cure mediche e la ricerca scientifica, erano abbastanza ottimisti. Scrivevano infatti che «ad oggi la struttura non risulta accatastata presso i registri comunali di Olbia. Tuttavia la situazione verrà sanata all'atto della firma della nuova convenzione urbanistica allegata al nuovo piano di lottizzazione già approvato dal consiglio comunale di Olbia».
A dicembre il Comune di Olbia ha avviato un procedimento contestando un abuso edilizio «a seguito del quale - scrivono i tecnici della Fondazione - dopo un accertamento in loco, è stata emessa un'ordinanza di demolizione della Casa Rossa». Gli uomini alla guida del San Raffaele ne sono al corrente da alcune settimane e ritengono che l'abuso «possa essere declassato a livello amministrativo», infatti hanno già proceduto con la richiesta di concessione in sanatoria che contempla una sanzione pari al doppio degli oneri previsti. Ma per questo obiettivo è «indispensabile - scrivono i tecnici della Vitale & Associati - la firma della convenzione con il Comune». C'è fiducia che non si arrivi alla demolizione, al punto che non è stato decurtato il valore di realizzo per la cessione della villa. I tempi? Entro il secondo semestre del 2014, prevede il piano di dismissioni. Ma la partita è aperta.
Mario Gerevini e Simona Ravizza19 marzo 2012 | 13:07
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