ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 27 marzo 2012

QUANDO I "VEGGENTI" E LA GOSPA DISUBBIDIRONO A GIOVANNI PAOLO II

MEDJUGORJE:  PAPA E VESCOVO NON AVEVANO VALORE E LA GOSPA LI AVREBBE "GIUDICATI"!
Pontifex.RomaDurante l’occupazione turca dell’Erzegovina (1474-1878), mentre gli altri religiosi fuggirono per sottrarsi alle persecuzioni, i francescani rimasero, da soli, a fornire coraggiosamente assistenza spirituale ai fedeli. Dal 1881, fu restaurata la gerachia ecclesiastica ordinaria ed i Vescovi tornarono ad occupare le proprie sedi. Di fatto, però, le parrocchie continuarono a esser rette dai francescani, per la gioia delle popolazioni locali, che non hanno mai smesso di provare riconoscenza nei confronti dei frati minori. Tuttavia, nel 1975 (quindi 6 anni prima delle “apparizioni”), Papa Paolo VI emanò il decreto “Romanis Pontificibus”, con cui stabiliva che i frati rendessero al Vescovo metà delle proprie parrocchie. Una nutrita minoranza di francescani rifiutò, però, di obbedire alle ingiunzioni papali: iniziò, di fatto, uno scisma. Di particolare importanza è il caso dei padri Ivica Vego ...
... e Ivan Prusina.

L’anno prima delle “apparizioni”, il vescovo Zanic aveva deciso di istituire una nuova parrocchia nella città di Mostar, da affidare al clero secolare, riducendo le dimensioni della preesistente parrocchia affidata ai francescani.
I due padri, forti dell’appoggio dei fedeli, si rifiutarono di riconoscere la validità del provvedimento.
Il 14 aprile1981, furono amoniti dal Vicario generale dell’Ordine, Honorius Pontoglio. Quindici giorni dopo,ricevettero dalla stessa autorità l’ordine di trasferirsi nel convento di Makarska, ma non lo fecero.
Il 22 luglio 1981, il Vicario emise un decreto in cui reiterava l’ammonizione nei confronti dei due ribelli, sottolineando che rischiavano di essere “sospesi a divinis” ed espulsi dall’Ordine.
Il 9 dicembre dello stesso 1981, Papa Giovanni Paolo II, preoccupato per la situazione in Erzegovina, convocò le più alte gerarchie dell’Ordine francescano e il vescovo Zanic, ribadendo la necessità di applicare il decreto “Romanis Pontificibus” senza cedimenti.
I frati ribelli non si piegarono neanche in quell’occasione, ma Vego, il 19 dicembre, andò a Medjugorje per chiedere consiglio alla Madonna (la Gospa) tramite i "veggenti".
IN SOSTANZA, LE RIVELAZIONI PRIVATE DEI "VEGGENTI" FURONO ANTEPOSTE ALLA PUBBLICA RIVELAZIONE, CHE INDIVIDUAVA NELL'ALLORA GIOVANNI PAOLO II IL SUCCESSORE DI CRISTO E NEL VESCOVO ZANIC UN SUCCESSORE LEGITTIMO DEGLI APOSTOLI DI CRISTO. PER I FRANCESCANI, QUINDI, IL PAPA NON AVEVA VALORE; IDEM IL VESCOVO. LORO CREDEVANO NEI "VEGGENTI" (SITUAZIONE SCISMATICA).
Per sapere cosa accadde, a questo punto, ci rifacciamo al cosiddetto “diario” di Vicka, che in quel momento era però ancora segreto.
In data 19 dicembre 1981, si legge:
«Ho fatto una domanda alla Gospa sul problema dell’Erzegovina, in particolare per quanto riguarda padre Ivica Vego. La Gospa ha detto che quello che deve essere maggiormente biasimato in questi disordini è il vescovo Zanic. Lei ha detto che padre Vego non è da biasimare (...). Gli ha detto di rimanere a Mostar e di non andare da nessuna parte».
Il 29 dicembre, i due frati ribelli ricevono un’ultima ammonizione, questa volta dal loro Padre Provinciale.
Per tutta risposta, Vego torna da Vicka, sul cui diario, in data 3 gennaio 1982, sono riportate le seguenti parole della Madonna: «Ivica non è da biasimare (...) Il Vescovo non ha ristabilito l’ordine e per questo è da biasimare. Egli non sarà Vescovo per sempre».
Il 14 gennaio, Vicka, Maria e Jakov si recano proprio dal Vescovo, affermando di avere un messaggio da parte della Madonna. La conversazione, di circa 30 minuti, viene registrata dallo stesso Zanic. Eccone uno stralcio, dalle parole di Vicka:
«La Madonna ci ha mandato a dirle che lei è troppo duro con i francescani».
Il Vescovo, che fino ad allora aveva sempre difeso i veggenti, comincia evidentemente a sospettare che siano manipolati, e chiede:
«La Madonna ha detto niente sui cappellani di Mostar, Vego e Prusina?
Vicka, Maria, Jakov rispondono: «Non li conosciamo».
Come abbiamo visto, però, dal diario di Vicka si evince una realtà diversa.
Il 29 gennaio, il Vicario generale francescano espelle dall’ordine e “sospende a divinis” i due fratiche però continueranno ad esercitare il proprio ministero come se nulla fosse.
Vego, in particolare, si recherà molto frequentemente a Medjugorje e sarà vicino ai veggenti.
Il 4 aprile, Vicka e Jakov ritornano dal vescovo Zanic. Vicka: «L’ultima volta che siamo venuti qui non le abbiamo detto tutto e per questo la Madonna ci ha sgridati. Abbiamo parlato di molte cose e quindi abbiamo dimenticato...
Zanic: «Che cosa avete dimenticato?».
Vicka: «La Madonna ci ha detto di riferirle che quei cappellani Vego e Prusina, sono sacerdoti, e pertanto possono celebrare la Messa proprio come gli altri sacerdoti ».
Zanic: «Aspetta un minuto: la Madonna vi ha detto questo prima del nostro ultimo incontro?».
Vicka: «Sì, e per questo ci ha mandato da lei. L’ultima volta ho parlato di tante altre cose ed ho dimenticato di menzionare questa».
Ulteriore contraddizione, come si è visto, nell’incontro precedente i veggenti avevano affermato di non conoscere i due cappellani.
In data 26 aprile 1982, leggiamo, ancora nel diario di Vicka, queste parole attribuite alla Madonna, che peraltro continua a condannare solo Zanic e non le autorità francescane che hanno sancito l’ordine di espulsione dall’Ordine: «Il Vescovo non prova neanche un po’ del vero amore di Dio nei confronti di questi due».
Infine, il 21 giugno 1993, Ivan invia al Vescovo una lettera in cui riferisce un messaggio, chiaramente intimidatorio, che la Madonna gli indirizza. Nella parte conclusiva si legge quanto segue: «Gli mando un ultimo avvertimento. Se non si converte o se non cambia, lo aspettano il giudizio mio e quello di mio Figlio, Gesù».
ANCHE IN QUESTO CASO LA GOSPA ANTEPONE IL PROPRIO EGO PAGANO ALLA FIGURA DI CRISTO STESSO. SEMPRE LA GOSPA, NE ABBIAMO PARLATO IN UN ATRO ARTICOLO (NOTA UNO [1]) FA PROPRIO, SEPPUR IN MANIERA AMBIGUA (QUINDI DIABOLICA), IL DIRITTO DI GIUDIZIO PARTICOLARE, CHE E' DIVINA RIVELAZIONE PUBBLICA, E' DOGMA DI FEDE E SPETTA A CRISTO.
Inviare una minaccia di giudizio al Vescovo, pur sapendo che Papa Giovanni Paolo II, preoccupato per la situazione in Erzegovina, convocò le più alte gerarchie dell’Ordine francescano e il vescovo Zanic, ribadendo la necessità di applicare il decreto “Romanis Pontificibus” senza cedimenti, EQUIVALE AUTOMATICAMENTE A VOLER GIUDICARE ANCHE IL PONTEFICE STESSO (PAOLO VI PRIMA, GIOVANNI PAOLO II DOPO).
La grafia è quella di Ivan, ma il Vescovo sa che la lettera non è stata elaborata da lui. Infatti, è scritta correttamente, mentre il ragazzo, che è stato allontanato da due Seminari diversi (prima di Visoko e poi Dubrovnik) per scarso rendimento (bocciato in tutte le materie) «è incapace di scrivere una frase senza commettere errori grammaticali o stilistici», come riferisce padre Sivric.
Peraltro, uno dei due francescani espressamente difesi dalla Madonna (?) di Medjugorje, Ivica Vego, aveva nel frattempo (precisamente nel maggio 1988) abbandonato la vita religiosa, ma solo a seguito di un evento ben preciso
Laurentin ci fa sapere, con una splendida perifrasi, che «una religiosa di Mostar, cuore sensibile, molto buona nei confronti dei poveri, ebbe pietà di lui». In altre parole, Vego ebbe un figlio da una suora, di nome Leopolda. I due, oggi, hanno una famiglia numerosa!
Documentazione gentilmente fornita dall'Ing. F. Adessa
Chiesa Viva Anno XXXVIII - N° 405 - Maggio 2008 
Annotazioni a cura di Pontifex.Roma
Note:

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