In questa immagine sembra che la natura e il mistero della Chiesa si diluiscano nell’essere uno “spazio connettivo”, un hub di connessioni, che supporta un’“autorità connettiva” il cui scopo consiste sostanzialmente nel connettere le persone. La metafora scelta, il modello, è Google. Scrive infatti Friesen che Google ci aiuta a comprendere meglio iconnective leaders, perché il noto motore di ricerca non è in se stesso l’informazione che cerchiamo, ma ciò che ci collega a quello che cerchiamo. Nessuno visita il sito di Google per se stesso, per visitare il sito, ma per raggiungere ciò che cerca. Dunque, conclude Friesen, «questa visione connettiva (networked) di leadership è vitale per comprendere chi sia il leader connettivo e quale autorità relazionale sia in ballo in una visione relazionale connettiva (networked) del mondo». L’autorità di Google non è intrinseca, ma è qualcosa che il motore si guadagna consegnando ai suoi utenti le connessioni che riesce a stabilire. Questa è l’“autorità connettiva” di Google: la sua capacità di mettere in relazione.
L’idea di Chiesa che emerge da questa visione è quella di una Networked Church, che ripensa e ricomprende le strutture delle chiese locali. Esse diventano Christ-Commons, il cui scopo primario è quello di creare e sviluppare un ambiente connettivo dove è facile che la gente si raggruppi (to cluster) nel nome di Cristo. Per comprendere questa idea, occorre chiarire due concetti-chiave: quello di common e quello di cluster.
Il common è uno spazio connettivo pubblico quale, ad esempio, una piazza, un giardino pubblico di proprietà non privata. Questo termine è usato per indicare altre cose di carattere “comune”. In particolare, in rete l’espressione è ben nota perché indica una tipologia di licenze che permettono a quanti detengono diritti di copyright di trasmetterne alcuni al pubblico e di conservarne altri. Per esempio: di poter distribuire un testo originale senza però avere il diritto di modificarlo, oppure di poterlo distribuire purché non in maniera da trarne profitto economico. È una licenza destinata alla condivisione senza tutte le restrizioni tipiche del classico copyright, dunque.
Questa visione offre un’idea della comunità cristiana che fa proprie le caratteristiche di una comunità virtuale leggera, senza vincoli storici e geografici, fluida. Certo, questa orizzontalità aiuta molto a comprendere la missione della Chiesa, che è inviata a evangelizzare. In effetti tutta l’impostazione della emerging ecclesiology è fortemente missionaria. In questo senso valorizza la capacità connettiva e di testimonianza. D’altra parte sembra smarrirsi la comprensione della Chiesa come “corpo mistico”, che si diluisce in una sorta di piattaforma di connessioni…
(testo tratto da A. Spadaro, Cyberteologia. Pensare il cristianesimo al tempo della rete, Milano, Vita e Pensiero, 2012)
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