L’EDITORIALE DEL VENERDI



di Arai Daniele
Veramente istruttiva è la lettura del libro sul «perché dopo il Vaticano II la Chiesa è entrata in crisi. Perché si risveglierà». Parlo del «La Bella Addormentata» (BA) di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro (Avamposti, Vallecchi, Firenze, 2011).
Oggi, dopo i lavori di Mons. Gherardini[1], di Roberto di Mattei e delle testimonianze di due vescovi, sembra che lo spazio per evocare la verità cattolica sia allargato.
A questi libri si possono aggiungere altri, per esempio quelli di P. John O’Malley s.j., «Che cosa è successo nel Vaticano II (Vita e Pensiero, Milano, 2010); quello di don Andrea Mancinella, «1962 – Rivoluzione nella Chiesa», (Ed. Civiltà, Brescia, 2010), l’altro di don Luigi Villa, Vaticano II DIETRO FRONT, della stessa sua editrice, e «Cien años de modernismo, genealogia del Vaticano II» di P. Dominique Bourmaud (Ediciones Fundación San Pio X, Buenos Aires, 2006).
Sono solo alcuni libri, vicini ai quali i miei vecchi articoli e traduzioni in materia, così come il mio «L’Eclisse del Pensiero Cattolico», del 1997, hanno solo il pregio modesto dell’anticipo; ma forse pure il piccolo pregio dell’accento dato al gaudio del dovere cattolico e della speranza nella soluzione secondo i disegni divini per i nostri tempi e secondo la legge della Chiesa – fedele a tali disegni in ogni tempo.

[1] Monsignor Brunero Gherardini, ha scritto «Concilio Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare», Frigento, Casa Mariana Editrice, 2009, e lo ha indirizzato al Vaticano, con la supplica di chiarire in maniera definitiva gli interrogativi che Il Vaticano II pone alla coscienza cattolica: «Confesso che mai ho cessato di pormi il problema se effettivamente la Tradizione della Chiesa sia stata in tutto e per tutto salvaguardata dall’ultimo Concilio e se, quindi, l’ermeneutica della continuità evolutiva sia un suo innegabile pregio e si possa dargliene atto». Il libro è accompagnato da due lettere introduttive e di sostegno, la prima è del del Vescovo di Albenga, mons. Mario Oliveri, la seconda è dell’Arcivescovo, Segretario della Congregazione per il Culto Divino, mons. Albert Malcom Ranjith.
Agonia del Cristianesimo?
Il potere e la difesa della Chiesa è nell’agonia, passione e morte in croce di Gesù Cristo. Si può quindi descrivere la lotta del Cristianesimo col termine drammatico di agonia, la cui radice etimologica è lotta. Agonia evoca la morte, ma qui aiuta a capire il senso della lotta vitale nella fede che porta oltre la vita; che santa Teresa di Gesù ricordava dicendo: muoio perché non muoio!
Agonia è lotta e Cristo è venuto a portarci lotta non la pace. Ce lo dice Lui stesso: “Non crediate che Io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa (Mt 10, 34-36)”.
Gesù Cristo è segno di contraddizione con la pace del mondo; il che significa che nella realtà terrena il mondo ha due aspetti contrapposti, di cui uno dev’essere liberato dallo spirito del male che lo domina, e conquistato alla Fede.
La lotta per la Fede è intrinseca al Cristianesimo; è parte della vita cristiana. Infatti, il Cristiano nell’imitazione di Cristo, morto in croce per amore degli uomini, per amore di Dio dedica la vita a crescere nell’amore del prossimo, della patria, della Chiesa, che vive nel mondo degli uomini, ma rinunciando all’amore del mondo.
È l’idea delle due città, descritte da Sant’Agostino, illustrativa delle due contrapposte realtà nell’ordine della Fede, ma anche nell’ordine dei loro fini.
Per il pensiero cattolico, alla lotta per la verità si contrappone l’irenismo dei compromessi sulla verità; tale sonno porta ad una reale agonia della fede.
Se Dio avesse permesso che i primi cristiani attendessero decenni per testimoniare la fede integra e pura, avrebbe il Cristianesimo superato i primi grandi ostacoli?
Un complotto metafisico sussisterà sempre tra due realtà distinte dal principio d’identità e di non contraddizione: quello “degli adoratori del Padre in spirito e verità (Gv, 4, 23), secondo la Sua Parola; quello del culto dell’uomo e dei suoi poteri, che avrebbe varcato il Luogo santo dopo aver rimosso la barriera divina.
Una segue la Religione di Dio che si è fatto uomo, la cui vita è ordinata all’elevazione delle anime a Dio, secondo il bene divinamente rivelato. La religione dell’altra è quella dell’uomo che si fa dio e deduce il proprio bene. Questa realtà mondana solo ammette idee aperte al progresso della libertà umana, e aborre la prima, che è Cristiana. Gli uomini convivono dunque nella stessa società, ma con religioni e fini di vita anche opposti. E poiché questa contrapposizione riguarda il fine della vita sociale e perciò la distinzione tra giusto e ingiusto, tra bene e male, essa definisce due mondi. Il bene e il giusto per il Cristiano è la gloria del Padre nel nome di Gesù Cristo Re, Principio e Fine, Alfa e Omega della storia, insopportabili per i cultori dell’uomo che si fa dio. La vera lotta del mondo ha per oggetto il Figlio di Dio fatto uomo; e gli uomini hanno due scelte: seguire o combattere il Logos.
A questo punto si capisce che il modo diretto di abbattere il potere della Chiesa e della Cristianità nel mondo sta nel deformare il senso della lotta fino a suscitare il ripudio a questo termine, come se rappresentasi un male. Irrisa l’idea di Cristianesimo come agone per la vita, i Cristiani avrebbero insensibilmente calato le difese dottrinali. E ciò è avvenuto all’insegna dell’aggiornamento conciliare.
Il vero complotto contro la Chiesa e contro l’uomo consiste nel far credere che in questa vita e in questo mondo, in cui la lotta è una realtà in ogni piano, un fatto anche fisiologico, si possa e si debba arrivare ad una conciliazione universale di tutto. E di tale idea si è fatto un precetto religioso, come se la pace della redenzione umana, il disegno divino per l’uomo decaduto fosse di giungere con i suoi sforzi ad un’armonia universale. Ora, poiché ciò è irreale e ingannevole, spostare la speranza di pace semplicemente al livello umano è come un’antireligione.
La storia insegna che chi smette di difendersi diventa vittima.
Ciò va applicato qui al livello delle idee, ma più specificamente dell’Idea cristiana; essa privata dal suo ‘agonismo’, dalla spinta di conquista di anime, muore.
Il vero complotto per annientarla consiste nel farla cadere nell’irenismo religioso, nel sonno della dimenticanza e del conformismo davanti alle false autorità.
Il complotto satanico non avviene quindi attraverso né il satanismo virulento né la perfidia delle logge, anzi, la presenza di questi fenomeni reali della convivenza umana, svegliando un moto di difesa e di raccolta sono positivi malgrado loro; l’insidia reale arriva sempre di nuovo nel senso dell’inganno primordiale, del falso maestro del falso bene; del ‘sarete come dèi’. E dalla Bibbia sappiamo che una delle forme più ingannatrici del falso profetismo sta nell’appello indiscriminato di pace e sicurezza. È l’abbandono sia della lotta personale contro i propri istinti, sia quella sociale contro l’immoralità, l’errore e l’inganno clericale. In tal modo il nemico entrerà nell’anima e nella Città santa per agire dal suo interno.
Molto tempo è già trascorso dalle denuncie dei Vescovi Marcel Lefebvre e Castro Mayer, dimenticate dalla FSSPX e invertite dai Preti di Campos.
La sede dell’Anticristo non sarà altra dunque che il Luogo santo vero che regge l’intimo delle coscienze umane. Basti ricordare l’insegnamento evangelico per cui i mali dell’uomo non vengono dal di fuori, ma dall’interno; da quanto gli esce dalla bocca. Parimenti i mali della Chiesa, invincibile nel suo Spirito, le vengono da dentro, dalle parole umane, dalle ambiguità conciliari predicate in suo nome.
L’idea dell’avversario che sputa fuoco e vive nell’immondezza dei vizi e delle profanazioni non si applica alla sua strategia; anzi, esso si presenterà come un virtuoso pieno di compassione, un pastore buono di geniale semplicità pia e ridente.
Ora un altro libro di Mons. Gheradini: «Il Vaticano II alle radici di un equivoco».
E dalla recensione di Cristina Siccardi si capisce che ci risiamo; l’equivoco del V2 è dell’antropocentrismo fatale – che avrebbe vita propria – perché di esso nessun «papa conciliare» deve rispondere! Il falso passa col «trucco» dell’equivoco!
Il segno di riconoscimento dell’iniquo è quindi all’opposto di quello di un imperatore del mondo che non riesce a pronunciare il nome di Gesù (Soloviev).
Anzi, lo ripeterà in ogni occasione, anche a controsenso. Il suo segno è quello della predica ‘quasi’ cristiana del bene umano nella pace e nella conciliazione. Sarà la parola umana perfezionata da quella del serpente originale. Tutto il resto, lotte, guerre, minacce sono servite a farlo entrare nella Cittadella come suo difensore.
Due forme di persecuzioni alla Fede si manifestano: – con la violenza contro la Chiesa, per distruggerla materialmente; – con attacchi interni: eresie, scismi, o l’idea della sua conciliazione col mondo, che comporta un degrado spirituale.
La prima non è mai riuscita, anzi irrobustisce la Fede. La seconda è possibile solo attraverso tradimenti interni alla Chiesa. Qui sorge il mistero d’iniquità: lo sviante ’insegnamento della Parola, sotto la copertura di un’autorità cattolica, per predicare la conciliazione umana di tale contrapposizione metafisica; non più al livello delle persone, ma delle religioni. Un attacco alla Fede che, per la dimensione del suo inganno, accentua in modo inimmaginabile il declino dello spirito umano.
Quindi, due forme di persecuzione della Chiesa e della verità con effetti opposti.
Una è la dolorosa partecipazione cristiana all’agonia di Gesù, edificatrice di fede;
l’altra, della testimonianza della fede subordinata a conquiste del consenso umano, con l’aspetto di cultura dei valori, anche religiosi, ma messi al disopra dei princìpi divini costitutivi della vera autorità.
È la strisciante persecuzione ‘culturale’ iniziata nel Medioevo, che raggiunge l’idea di Città di Dio per preparare le fondamenta della religione conciliare futura, nello stesso attacco circolare al cuore della Fede, pianificato in vista dei punti vulnerabili dell’uomo moderno, già delineato perfettamente un secolo prima di Giovanni XXIII.
Si trattava di sostituire l’Idea tradizionale, fondata sulla Trascendenza, adattando la Morale e la Religione alla mentalità contingente di una «autorità» di ogni epoca. Pertanto vuole la Chiesa nella funzione di animatrice spirituale della vita sociale e politica in un mondo che organizza la concupiscenza per liberare l’uomo dalla visione della vita dopo la morte; essa è centrale per la coscienza cristiana; ecco il motivo del mondo per abbatterla, o almeno rivederla. La mentalità moderna, avendo sovrastato quell’antica, vorrebbe far vivere una religione senza fede divina, un corpo senz’anima, ma con un «papa» con tutti gli ornamenti tradizionali.
La peggiore persecuzione della Cristianità è quella per cui “stabilendo la libertà di culto senza distinzione, per ciò stesso si confonde la verità con l’errore, e si pone sullo stesso piano delle sette eretiche e anche della perfidia giudaica, la Sposa santa e immacolata di Cristo, la Chiesa, fuori della quale non vi è salvezza” (Post tam diuturnas, 29/4/1814) del Papa Pio VII. Che cosa dire però se fossero dei chierici in un ‘concilio ecumenico’ a Roma a ‘stabilire questa libertà religiosa’? Non è forse quello che ha fatto il Vaticano II con la dichiarazione ‘Dignitatis humanae’?
Si deve quindi valutare con la massima cura le implicazioni di queste libertà riguardo alla difesa della fede cattolica, poiché il vero pericolo per la Chiesa è che i suoi figli, nel timore dell’agonia di un sofferto confronto con i cultori del mondo cedano sull’intransigenza della verità per ottenere un’illusoria conciliazione.
Papa Pio IX aveva avvertito del grande pericolo: “Oggi si fa guerra alla Chiesa tutta.[…] Sicché Roma, sede venerata della verità, diventerebbe insomma un’altra volta, centro di tutti gli errori. Ma non vi riusciranno, poiché Dio difende la sua Chiesa. […] Portae inferi non praevalebunt. Unitevi sempre più, Figli miei: né vi trattengano per poco bugiarde voci di una impossibile conciliazione. Inutile parlare: perché la Chiesa non si potrà mai conciliare con l’errore, e il Papa non si può separare della Chiesa”. L’inconciliabilità della Chiesa con il mondo moderno è questione di fede e il suo contrario è condannato dal Syllabus.
Pio IX attaccato, seppe usare le armi della Dottrina contro il naturalismo rivoluzionario. Con il Sillabo, elenco degli errori moderni, egli nell’articolo finale condanna l’asserzione che “il Romano Pontefice possa e debba riconciliarsi e andare d’accordo con il progresso, con il liberalismo e con la civiltà moderna”…
Il Pontefice risponde a questa idea proclamando nella vita civile il ‘non expedit’ per i cattolici, la cui importanza dottrinale non si limita a quel momento storico.
Proprio quella dottrina che ieri il mondo voleva cancellare, sarà il Vaticano II a far dimenticare nel sonno di una falsa ubbidienza.
La manovra diretta alla completa scristianizzazione del mondo fu impostata in modo da disarmare i Cristiani nella Fede, data la consapevolezza che le persecuzioni rinforzano anziché distruggere il Cristianesimo armato con lo scudo della Fede.
Le armi cristiane contro le potenze dell’inferno e i dominatori di questo mondo (cf. Ef 6, 12), non sono carnali (cf. 2Cor 10, 4), né di attacco, ma risiedono nel Santuario della fortezza e nel Sacrificio perpetuo (cf. Dn 11, 31).
Nel Messaggio di Fatima è detto: ‘Dio punirà il mondo per i suoi delitti, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre’. Come capire questa punizione del mondo, persecutore della Fede, proprio per mezzo delle sue persecuzioni contro la Chiesa e il Santo Padre? Il dubbio che i pastorelli abbiano confuso quelle parole è risolto dal fatto che se essi non le capiscono tanto più si dimostrano registro autentico del Messaggio: Bernadette non poteva inventare le parole dell’Immacolata Concezione, che non capiva. Parimenti Lucia di Fatima sulla Russia, che immaginava fosse una donna cattiva che stava per spargere i suoi errori nel mondo, o su Pio XI, ancora da venire, che pensava fosse il nome di un re. Quella previsione di ‘persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre’ va dunque intesa nel contesto del mondo contemporaneo, scristianizzato, e alla luce delle parole del Signore che avvertì della persecuzione finale, misteriosa, che riveste l’aspetto dell’inganno dei falsi cristi (Mt 24); il mistero d’iniquità di cui parla San Paolo (2Ts 1); una persecuzione ostinata nel Luogo Santo. Eppure mons. Mario Oliveri mi ha telefonato per convincermi che il Vaticano 2 va aggiustato passo dopo passo.
San Pio X avvertì il pericolo dell’ignoranza spirituale, ma mezzo secolo dopo, in nome della stessa Chiesa, si difende ogni diritto rivoluzionario fondato sulle false nozioni di dignità umana, di redenzione universale e di libertà religiosa. Un piano per giustificare la soppressione nelle coscienze della responsabilità di fronte a Dio.
Questa responsabilità la Madre di Dio è venuta a ricordare a Fatima nel 1917 per la salvezza di una moltitudine di anime disperse nelle tenebre del nostro secolo, ma il suo Messaggio fu considerato ‘profezia di sventure’. E da allora le sventure sono aumentate a dismisura. A causa dell’intorpidimento della vitale disposizione cristiana di difendere la fede, dovuta alle illusioni suscitate da un utopismo conciliante e da un irenismo che abbatte l’orrore per il male e il senso del dovere nella lotta al male, viviamo l’agonia del cristianesimo. Essa non risulta da persecuzioni violente, bensì da un addormentato compromesso su questioni di fede.
Pio XII (il Papa di Fatima) aveva avvertito il complotto satanico.
Seguì il Vaticano II il cui spirito dimostrò essere il nemico che giustifica pure l’ateismo e promuove l’umanesimo avverso alla Parola rivelata. Con il declino dell’agonismo della fede è subentrata la crisi della coscienza cristiana.
Passò allora a dominare l’utopismo più nefasto che è quello religioso nella sua versione di neomodernismo mondialista, che col Vaticano II fu il cavallo di Troia nella città cristiana: capace di addormentare la vigilanza cristiana contro i compromessi nella fede perché rivestito di potere conciliare e papale. Operò allora il revisionismo della Parola divina (Dei Verbum) e dei princìpi cattolici (Lumen gentium) sulla fede della Chiesa, drogò i difensori della Città al livello delle «dotte coscienze».
Il libro citato (BA, p. 194) parla della sparizione degli eretici dal linguaggio e… “le parrocchie organizzano pellegrinaggi sui luoghi dove visse e predicò Martin Lutero. Come si dovrebbe fare con i santi”. Ignora che furono GP2 e B16, i suoi «eretici» a dare l’esempio, per cui il secondo beatificò il primo, detto «santo subito»!
Ecco come l’invisibile nemico, dopo tentativi secolari, finalmente è riuscito ad acquisire un nuovo potere (sine gaudio nec spes) nel mistero dell’iniquità.
La falsa pace dei «dotti» è la vera agonia per la Fede della Chiesa.
Ecco un segno del tempo dei falsi profeti, che giustificano gli utopisti provenienti da elucubrazioni umane che sopprimono pacificamente la Parola ed ogni segno divino donato per guidare nella traversata dell’oceano delle tragedie umane. “Ingannano il mio popolo, dicendo: Pace! Pace! Mentre non vi è più pace (Ez 13, 10).
Non vi è pace né giustizia nell’irenismo dei compromessi, ma nella lotta.
Altro non fu il segno della Croce, e non diverso l’intervento di Maria.
Nel nome di una falsa pace le coscienze, dove dimorava la Voce di Dio, furono invase in un lampo da legioni di assassini togati. E non vi sia dubbio che tutti gli orrendi delitti che si commettono nel mondo provengono da idee assassine che sembravano pacifiche e perfino religiose. I loro promotori sono come mandanti di delitti e non meno quelli che hanno loro liberato la via. Solo la vera Chiesa è eterno argine per contenere la scelleratezza umana che trabocca. Ma ora dissangua a morte, come è successo con Gesù, mentre gli apostoli non riuscivano a svegliarsi.
Viviamo il momento storico in cui l’impossibile conciliazione della coscienza umana con lo spirito non serviam è stata pronunciata, con l’aggravante di provenire da Roma; di echeggiare dalla Sede di Pietro. Peggio della più cruenta rivoluzione è tale ribellione universale d’aspetto religioso: la prevista Babilonia rediviva a Roma, dove i dottori mancano l’oro del gaudio et spes purgate nell’agonia della Croce! (cf. Ap 3 18). Eppure, il Signore non chiede il coraggio della Croce, ma la carità delle nostre piccole croci nell’integrità sofferta della vera testimonianza cattolica.
Rievocando che «ubi Veritas et Iustitia, ibi Caritas», quando l’inganno e la perfidia invadono proprio il Luogo santo, ogni virtù e impulso fedele può concentrarsi in un solo grido: anatema agli operatori di rotture nell’ordine cattolico dato da Dio per la salvezza; mai più conclavi che eleggano tali epigoni del perfido Vaticano II!

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