ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 4 agosto 2012

Com'eran santi i preti di una volta..

Pontifex.RomaUomo di preghiera Lunghi momenti di preghiera davanti tabernacolo, un’autentica intimità con Dio, un abbandono totale alla sua volontà, un volto trasfigurato…ecco quello che toccava il cuore di coloro che lo incontravano e che lasciava intravedere la profondità della sua vita di preghiera e della sua unione con Dio. Fu questa la sorgente di un’autentica amicizia con Dio e di una grande gioia : « Moi Dio, io vi amo, ed il mio unico desiderio è quello di amarvi fino all’ultimo sospiro della mia vita ». Tale amicizia sottintendeva una reciprocità: come due pezzi di cera, precisava Giovanni-Maria Vianney, che fusi insieme non possono più essere separati o identificati. La stessa cosa accade alla nostra anima con Dio, quando ci mettiamo in preghiera. Al centro, l’Eucaristia celebrata ed adorata « Egli è lì » esclamava il santo Curato, guardando il tabernacolo. Uomo dell’Eucaristia, celebrata ed adorata, affermava: « Non c’è niente di più grande dell’Eucaristia ». Ciò che maggiormente lo commuoveva era il constatare che Dio era lì, per noi, presente nel tabernacolo : « Egli ci attende ! ». La coscienza della presenza reale di Dio nel Santissimo Sacramento costituì per lui la più grande grazia e la più grande gioia. Donare Dio agli uomini e gli uomini a Dio : ecco perché il sacrificio eucaristico divenne ben presto il cuore delle sue giornate e della sua pastorale.

Assillo per la salvezza degli uomini
Questa espressione riassume più di ogni altra ciò che è stato il Santo Curato nei suoi 41 anni di presenza ad Ars. Egli era assillato dalla sua salvezza e da quella degli altri, in modo particolare di quelli che gli erano stati affidati e di quelli che venivano a lui. Come curato, Dio “me ne domanderà conto”, diceva. Che ognuno potesse gustare la gioia di conoscere Dio e di amarlo, di sapere che Egli ci ama…ecco la ragione dell’opera instancabile di Vianney.
Martire del confessionale
A partire dal 1830 migliaia di persone verranno ad Ars per confessarsi dal santo Curato. Nell’ultimo anno della sua vita saranno più di centomila… Inchiodato fino a 17 ore al giorno al suo confessionale, per riconciliare gli uomini con Dio e tra di loro, egli fu, come ha sottolineato Giovanni Paolo II, un autentico martire del confessionale. Afferrato dall’amore di Dio, stupito davanti alla vocazione dell’uomo, aveva coscienza della follia che consisteva nel volere essere separati da Dio. Per questo desiderava che ognuno fosse libero di poter gustare l’amore di Dio.
Al cuore della sua parrocchia, un uomo caritatevole
“Nessuno può immaginare quello che il Santo Curato ha fatto dal punto di vista sociale”, afferma uno dei suoi biografi. Vedendo in ogni suo fratello la presenza del Signore, egli non era mai stanco di soccorrere, aiutare, consolare le sofferenze e le ferite, al fine di permettere ad ognuno di essere libero e felice. Orfanotrofio, scuole, attenzione ai più poveri e ai malati, costruttore infaticabile…nulla gli sfugge. Accompagna le famiglie e cerca di proteggerle da tutto quello che può distruggerle (alcool, violenza, egoismo…). Al cuore del suo villaggio egli si fa carico dell’uomo in tutte le sue dimensioni (umana, spirituale, sociale).
Patrono di tutti i parroci del mondo
Beatificato nel 1905, nello stesso anno – il 12 aprile – verrà dichiarato da san Pio X patrono dei preti francesi. Nel 1929, quattro anni dopo la sua canonizzazione, il Papa Pio XI lo proclamerà “patrono di tutti i parroci del mondo”. Il papa Giovanni Paolo II non si esprimerà diversamente quando ricorderà per tre volte che: “il Curato d’Ars rimane per tutti i paesi un modello senza pari per quanto riguarda il compimento del ministero e la santità del ministro”. “Oh, il prete è qualcosa di grande!”, affermava Giovanni-Maria Vianney, perché può donare Dio agli uomini e gli uomini a Dio: egli è il testimone della tenerezza del Padre verso ognuno e un artigiano di salvezza. Il Curato d’Ars, un grande fratello nel sacerdozio, al quale ogni prete del mondo può venire ad affidare il suo ministero e la sua vita sacerdotale.
Un appello universale alla santità
“Io ti indicherò la via del Cielo” aveva risposto al piccolo pastore che gli aveva mostrato la strada che portava ad Ars, cioè “ti aiuterò a diventare un santo”. “Là dove passano i santi, Dio passa assieme a loro”, preciserà più tardi. Egli invita dunque ognuno a lasciarsi santificare da Dio, ad accogliere i mezzi che gli vengono offerti per questa unione con Dio, che inizia quaggiù e dura per tutta l’eternità.
Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro (Ha scritto e pubblicato clicca qui)
Fonte: Sito Sanctuaire d'ARS  http://www.arsnet.org/index_it.php 

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