Chiesa parrocchiale di Santa Bernadette a Digione (Francia) - 1962-1964 |
Proseguiamo la nostra analisi dei percorsi dell'architettura sacra in
Francia nell'immediato pre-concilio, con un "modello" nato dal circolo
culturale legato alla rivista Art Sacré. Abbiamo visto come il convento
di La Tourette fosse nato da un'idea di padre Marie-Alain Couturier. Il
combattivo domenicano passò a miglior vita nel febbraio del 1954,
tuttavia la sua opera non si interruppe.
L'Art Sacré nel1937 quando ancora si ispirava al "Bello" |
Rispetto infatti al più meditabondo p. Raymond Regamey, il Couturier si
adoperò affinché quella sull'arte e l'architettura sacra "nuova" non
fosse una oziosa querelle letteraria, bensì un tentativo concreto di
intervenire laddove la Chiesa non sembrava più proporre modelli validi,
convincenti, ma soprattutto "contemporanei".
Così, nel 1962, Joseph Belmont, giovane architetto nonché ospite fisso
già da qualche anno dei quaderni dell'Art Sacré, otterrà l'incarico di
realizzare una nuova chiesa parrocchiale a Digione. Il Concilio bolle in
pentola, quindi il Belmont può mettere in pratica nel suo nuovo
progetto tutti quegli elementi che ci si immagina sortiranno
necessariamente da questo straordinario evento. In particolare uno degli
aspetti più segnatamente belmontiani: la dimensione "aperta" e
"collettiva" dell'edificio architettonico, espressione di una Chiesa non
più arroccata sulle proprie posizioni, non più distinta dagli altri
edifici del panorama urbano, ma integrata fra di essi, ed anzi in grado
di precederli sapientemente. Inoltre ritorna qui uno degli elementi
chiave della riflessione del padre Regamey: la chiesa non può essere più
nel nostro tempo un luogo stabile e definitivo, bensì vive della
provvisorietà, essa è "la tenda del Signore". Quindi la nuova chiesa
parrocchiale viene disegnata sul modello di una tenda.
Altri due motivi portanti sono l'esotismo (la chiesa ricorda
esternamente le forme di un tempio shintoista) condito di riferimenti
primitivisti ("oh che bella l'età dell'oro del buon selvaggio!") e il
pauperismo (notate ad esempio la brocca di terracotta usata a mo' di
fonte battesimale).
L'opera dei padri Couturier e Regamey sarà successivamente favorita da
una figura oltremodo inquietante di domenicano pienamente "conciliare",
il padre Maurice Cocagnac, un sacerdote canterino (autore di nauseanti
nenie paraliturgiche che anticiparono lo sconquasso definitivo della
musica sacra) che, fra l'altro, giunse ad apprendere e
conseguentemente insegnare lo yoga.
I mutamenti dell'arte e dell'architettura sacra non sono sbocciati con
il Concilio, ma parallelamente al cospicuo lavoro nell'ombra dei
riformatori liturgici, procedono dalle speculazioni di individui che
avevano intenzione di cambiare radicalmente la tradizione, le forme e
l'estetica cattolica. Quando oggi ascoltiamo il canto delle sirene di un
Ravasi o i deliri di questo o quel monsignorino della CEI o ancora le
dotte elucubrazioni di architetti e presunti esperti d'arte e
architettura sacra, dobbiamo sapere che essi sono meri ventriloqui.
Ripetono infatti con parole nuove vecchie teorie, tentativi ideologici
di rottura e discontinuità dei cui "successi" soltanto oggi possiamo
permetterci di fare un tragico bilancio.
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