ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 24 agosto 2012

OAS: orribile arte sacra

LA CHIESA DI SANTA BERNADETTE A DIGIONE: MODELLO DELL'ORRIDO CHE SAREBBE SEGUITO...
Chiesa parrocchiale di Santa Bernadette a Digione (Francia) - 1962-1964
di Francesco Colafemmina

Proseguiamo la nostra analisi dei percorsi dell'architettura sacra in Francia nell'immediato pre-concilio, con un "modello" nato dal circolo culturale legato alla rivista Art Sacré. Abbiamo visto come il convento di La Tourette fosse nato da un'idea di padre Marie-Alain Couturier. Il combattivo domenicano passò a miglior vita nel febbraio del 1954, tuttavia la sua opera non si interruppe. 
L'Art Sacré nel1937 quando ancora si ispirava al "Bello"
Rispetto infatti al più meditabondo p. Raymond Regamey, il Couturier si adoperò affinché quella sull'arte e l'architettura sacra "nuova" non fosse una oziosa querelle letteraria, bensì un tentativo concreto di intervenire laddove la Chiesa non sembrava più proporre modelli validi, convincenti, ma soprattutto "contemporanei". 
Così, nel 1962, Joseph Belmont, giovane architetto nonché ospite fisso già da qualche anno dei quaderni dell'Art Sacré, otterrà l'incarico di realizzare una nuova chiesa parrocchiale a Digione. Il Concilio bolle in pentola, quindi il Belmont può mettere in pratica nel suo nuovo progetto tutti quegli elementi che ci si immagina sortiranno necessariamente da questo straordinario evento. In particolare uno degli aspetti più segnatamente belmontiani: la dimensione "aperta" e "collettiva" dell'edificio architettonico, espressione di una Chiesa non più arroccata sulle proprie posizioni, non più distinta dagli altri edifici del panorama urbano, ma integrata fra di essi, ed anzi in grado di precederli sapientemente. Inoltre ritorna qui uno degli elementi chiave della riflessione del padre Regamey: la chiesa non può essere più nel nostro tempo un luogo stabile e definitivo, bensì vive della provvisorietà, essa è "la tenda del Signore". Quindi la nuova chiesa parrocchiale viene disegnata sul modello di una tenda. 
Altri due motivi portanti sono l'esotismo (la chiesa ricorda esternamente le forme di un tempio shintoista) condito di riferimenti primitivisti ("oh che bella l'età dell'oro del buon selvaggio!") e il pauperismo (notate ad esempio la brocca di terracotta usata a mo' di fonte battesimale). 
L'opera dei padri Couturier e Regamey sarà successivamente favorita da una figura oltremodo inquietante di domenicano pienamente "conciliare", il padre Maurice Cocagnac, un sacerdote canterino (autore di nauseanti nenie paraliturgiche che anticiparono lo sconquasso definitivo della musica sacra)   che, fra l'altro, giunse ad apprendere e conseguentemente insegnare lo yoga. 
I mutamenti dell'arte e dell'architettura sacra non sono sbocciati con il Concilio, ma parallelamente al cospicuo lavoro nell'ombra dei riformatori liturgici, procedono dalle speculazioni di individui che avevano intenzione di cambiare radicalmente la tradizione, le forme e l'estetica cattolica. Quando oggi ascoltiamo il canto delle sirene di un Ravasi o i deliri di questo o quel monsignorino della CEI o ancora le dotte elucubrazioni di architetti e presunti esperti d'arte e architettura sacra, dobbiamo sapere che essi sono meri ventriloqui. Ripetono infatti con parole nuove vecchie teorie, tentativi ideologici di rottura e discontinuità dei cui "successi" soltanto oggi possiamo permetterci di fare un tragico bilancio.

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