ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 27 settembre 2012

Dove non c'è posto per Dio: nel cortile (e nel porcile)!

Le Nazioni Unite si basino sulla fede nell’uomo. Il ministro degli Esteri vaticano Mamberti all’ONU
La Carta delle Nazioni Unite si basa sulla fede sull’uomo. Ed è dall’uomo, dallo sviluppo umano integrale, che si deve ripartire per far sì che il diritto non sia solo una mera procedure, e che gli stessi principi di giustizia sanciti dal preambolo della Carta delle Nazioni Unite. Lo dice Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato vaticana, che è intervenuto alla riunione di alto livello dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sullo stato di diritto lo scorso 24 settembre.
 Il rispetto della dignità umana è il perno fondamentale del discorso di Mamberti.
È quella cartina di tornasole che permette di comprendere se “uno stato di diritto” (rule of law) è divenuto uno Stato di regole (rule of rules). E il rispetto della dignità umana è sancito sin dal preambolo della Carta delle Nazioni Unite, quando si afferma che i diritti umani siano “protetti dallo Stato di diritto”. Da questo punto di vista, “l’applicazione dello stato di diritto – dice Mamberti – abbraccia tutti gli ambiti della vita sociale”. Ma non basta. Si deve “andare al di là della fissazione di semplici procedure che garantiscono una origine democratica delle norme e un consenso di fondo da parte della comunità internazionale”. Perché “l’inalienabile dignità e valore di ogni persona umana” viene prima di qualsiasi legge o consenso sociale. E non è sufficiente “il formale rispetto” dei trattati e di altre fonti del diritto internazionale. “Solo – dice Mamberti – andando oltre tale determinazione le istituzioni nazionali o internazionali evitano di )subire manipolazioni o coazioni che intervengano nelle vite dei singoli cittadini”
Quando lo stato di diritto si equipara ad una aderenza formale e acritica alle leggi e ai regolamenti, questo può degenerare paradossalmente in “un mezzo di sopraffazione della dignità umana e dei diritti dei singoli, delle comunità e degli Stati”. Lo spettro – agitato anche da Benedetto XVI nel suo discorso al Bundestag lo scorso anno – è quello di avere regimi totalitari. L’umanesimo integrale – una visione completa dell’uomo, e il diritto internazionale che si forgia in armonia con questo umanesimo – è l’antidoto.
È per questo che – sostiene Mamberti – “nell’espressione Stato di diritto” il concetto di diritto dovrebbe essere inteso come “giustizia”. E come discernere? Partendo dalle conquiste sui diritti umani – diritti che devono essere sempre più universali – anche se nemmeno queste sono sufficienti, se non si guarda allo spirito con cui sono stati formulati. La loro storia data indietro al pensiero greco e al diritto romano, viene arricchita dalla sapienza ebraico cristiana, dal diritto di altri popoli europei e dal diritto canonico (l’unico diritto veramente internazionale del mondo), e passa poi per le elaborazioni rinascimentali cristiane, arabe, ebraiche, fino all’illuminismo. È una stratificazione complessa. Che porta poi alla Carta delle Nazioni Unite.
Una Carta che parte dal cuore dell’uomo. I fondatori dell’Onu hanno infatti voluto nel preambolo dirsi decisi a “riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole”. Il fatto che venga usata la parola “fede” è indicativo. La fede indica un dato irrinunciabile e incontestabile. L’Onu si base sulla fede sull’uomo. Una fede che tutti i popoli possono condividere, qualunque sia la loro estrazione religiosa. “La fede nella trascendente dignità della persona umana – dice Mamberti – o meglio il riconoscimento della sua trascendenza diventa la fondamentale e indispensabile chiave di lettura dei diritti codificati negli stessi documenti fondazionali dell’Onu e la guida certa per una loro effettiva tutela e promozione”.
Mamberti nota che il lavoro delle lobby va contro il bene comune, perché influiscono sugli Stati per ottenere delle norme che “sotto un’apparenza di legittimità, sono di fatto un abuso delle norme e delle raccomandazioni internazionali”, e un esempio è quello della crisi finanziaria. Può succedere – ricorda Mamberti - che si facciano nuove leggi in sistemi democratici, e seguendo però la volontà di pochi. E poi succede che quando la persona umana viene considerata in modo materialistico, e la legge viene considerata come qualcosa da rispettare in maniera meccanica, la volontà dei potenti prevale su quella dei più deboli: i bambini, i non nati, gli handicappati, i poveri o, come accaduta nella crisi finanziaria, quelli privati dell’informazione corretta nel momento giusto. “Il disordine giuridico da un lato – dice Mamberti - e la riduzione antropologica dall’altro compromettono il fine ultimo ed essenziale di ogni ordinamento: promuovere e garantire la dignità dell’uomo”.
Per questo c’è bisogno di una visione trascendente. Perché tutti “i diritti umani sono collegati alla dignità umana” e “si integrano nello stato di diritto, come il diritto ad avere un padre e una madre, il diritto a formare e mantenere una famiglia, il diritto a crescere ed essere educato in una famiglia naturale, il diritto dei genitori a educare i propri figli, il diritto al lavoro e alla giusta retribuzione della ricchezza prodotta, il diritto alla cultura, la libertà di pensiero e la libertà di coscienza”. Diritto dei diritti, la libertà religiosa, tema centrale del Pontificato di Benedetto XVI, “una parte essenziale di ciascuna persona – dice Mamberti – che a un certo grado si identifica con la sua stessa libertà”.
Chiede, Mamberti, “un ordinamento giuridico saldamente radicato nella dignità e nella natura dell’umanità”. E risuona, nelle sue parole conclusive, la richiesta di un seconda camera per l’Onu (uno dei cavalli di battaglia lanciati durante la presentazione della Caritas in veritate nel 2009), e la richiesta di una riforma delle Nazioni Unite, magari nel senso di quella autorità universale con competenze universali lungamente auspicate. “Un progresso sarà possibile – conclude Mamberti – se oltre ad operare con organismi sempre più specializzati, anche in materia economica e finanziaria, le Nazioni Unite rimarranno un centro di riferimento per la creazione di una vera famiglia delle nazioni, in cui l’interesse unilaterali dei più potenti non può prevalere di fronte alle necessità di quelle più deboli”.
Scritto da Andrea Gagliarducci   

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.