ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 1 settembre 2012

Il cardinale Shan, un "maestro di saggezza e di fedeltà alla Chiesa"


Le riunioni segrete in Vaticano. Il braccio di ferro per la canonizzazione dei martiri della Cina. La fallita trappola tesagli dalle autorità di Pechino. Nel giorno della sua sepoltura a Taipei, il ricordo di un porporato amico 

di Joseph Zen Ze-kiun

[S.M. – Nel volgere di pochi giorni sono scomparsi due cardinali tra loro molto diversi, anche per notorietà, ma entrambi di grande rilievo: il 22 agosto il cinese Paul Shan Kuo-hsi e il 31 agosto l'italiano Carlo Maria Martini.

Su Martini www.chiesa è intervenuta ripetutamente, dando spazio anche a voci critiche, in particolare a proposito del suo ultimo libro importante, "Conversazioni notturne a Gerusalemme", che ha definitivamente consolidato nell'opinione pubblica la sua immagine-simbolo di alternativa "conciliare" agli ultimi due papi:

> Il Gesù del cardinale Martini non avrebbe mai scritto la "Humanae Vitae"

> Dio non è cattolico, parola di cardinale

Il cardinale Shan, invece, è rimasto sempre nell'ombra. Ma proprio per questo è oggi ancor più sorprendente scoprirne l'opera nascosta, indissolubilmente intrecciata al dramma della Chiesa del suo paese, la Cina.

La parola dunque al cardinale Zen, che gli è stato molto vicino].
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Ho cominciato a conoscere il cardinale Paul Shan Kuo-hsi in occasione di quelle riunioni "segrete" che si tenevano in Vaticano sui problemi della Chiesa nella Cina continentale, quando il cardinale Jozef Tomko era prefetto della congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, dal 1985 al 2001.

Erano riunioni "congiunte e allargate" a cui partecipavano gli ufficiali della segreteria di Stato e della congregazione "de Propaganda Fide", più alcuni esperti vaticani in dogma e diritto canonico, alcuni vescovi cinesi non del continente e alcuni cosiddetti "China watchers".

Io ero invitato a quelle riunioni anzitutto come "China watcher" – andavo a insegnare nei seminari in Cina tra il 1989 e il 1996  – e poi come vescovo coadiutore di Hong Kong.

Il cardinale Shan vi partecipava come vescovo di Kaohsiung e presidente della conferenza episcopale di Taiwan.

Sui problemi della Chiesa in Cina i nostri punti di vista combaciavano in modo perfetto. La differenza era nei nostri modi di esprimerci. Io sono un po' "italianizzato", alzo facilmente la voce, muovo le braccia e mi agito. Paul Shan era un perfetto "saggio" cinese, con una voce pacata e persuasiva. Lo invidiavo, ma stentavo ad imitarlo.

L'ultima di quelle riunioni fu tenuta tre giorni dopo la canonizzazione dei martiri di Cina, cioè il 4 ottobre 2000. Ad essa era presente anche il cardinale Joseph Ratzinger, allora prefetto della congregazione per la dottrina della fede.

A proposito della canonizzazione dei martiri di Cina, noi fedeli cinesi siamo molto riconoscenti al beato Giovanni Paolo II, ma è stato il cardinale Shan a "provocare" il papa a superare le preoccupazioni dei suoi diplomatici.

Dico "provocare" perché il cardinale osò dire al Santo Padre che i nostri martiri stavano soffrendo un secondo martirio proprio a Roma. Purtroppo il governo cinese diede ragione alle preoccupazioni dei diplomatici vaticani, lanciando una feroce campagna contro la canonizzazione: possiamo dire che i nostri martiri hanno subito un terzo martirio!

Il 1 luglio 1997 Hong Kong tornò sotto la sovranità della nazione cinese, purtroppo governata da un partito comunista e ateo. Per assicurare una pacifica successione all'allora arcivescovo della città, il cardinale John Baptist Wu Cheng-chung, il Santo Padre, verso la fine del 1996, diede alla diocesi di Hong Kong un vescovo coadiutore [lo stesso Joseph Zen - ndr] e un ausiliare [John Tong, l'attuale arcivescovo - ndr]. La decisione fu un sicuro segno della grande benevolenza del papa, ma la genialità della formula "uno più uno" venne da una proposta del cardinale Tomko, non senza una parolina all'orecchio da parte del cardinale Shan.

Per l'ordinazione episcopale di noi due vescovi non si poteva - per ovvie ragioni - invitare vescovi dalla Cina continentale e risultava allora inconveniente invitare molti vescovi di Taiwan. Con grande loro comprensione, il cardinale Shan, quale presidente della conferenza episcopale dell'isola, venne a rappresentare tutti. Egli è dunque stato uno dei "genitori" del nostro episcopato.

Fin dall'inizio del suo pontificato, Benedetto XVI ha mostrato una sollecitudine speciale per i suoi figli della Chiesa in Cina.

Ha scritto una Lettera che resterà una pietra miliare, ed ha costituito una commissione pontificia di grande consistenza.

Quando nel 2007 venne pubblicata la Lettera, mi trovai davanti un testo bellissimo, in italiano, ma anche una traduzione cinese seriamente difettosa e una "nota esplicativa" che conteneva espressioni tendenziose, con grande divario dalle espressioni nella lettera papale.

Non sapendo come fare, corsi a Taiwan a consultarmi con il cardinale Shan. Egli mi diede un ottimo consiglio: pubblicare subito il commento che avevo già preparato, in cui sottolineavo la bellezza della Lettera, un capolavoro di equilibrio tra la chiarezza dei principi dottrinali e la comprensione benevola verso le persone. E poi, a distanza di alcuni giorni, pubblicare la mia critica agli errori di traduzione e alla nota esplicativa tendenziosa.

Come è ovvio, il cardimale Shan era stato nominato membro della nuova commissione, ma dopo le prime riunioni egli si dimise: a causa dell'età non resisteva più alla fatica dei lunghi viaggi. A me dispiacque molto la sua assenza. Nella sua bontà mi disse: "Ci sei tu, io posso stare tranquillo".

Io mi guardavo bene dal prendere sul serio le sue parole. Andavo sovente a Taiwan a ragguagliarlo su quel che si faceva e chiedevo i suoi saggi consigli.

L'ultima mia visita al cardinale Shan è stata un mese fa, verso la fine di luglio, dopo la sua ultima operazione. Era già sulla sedia a rotelle, ma la sua mente era chiara e la voce robusta; certo non vedevo una fine così vicina. Mi regalò due libri e volle mettervi la sua firma. È stata un'impresa alquanto faticosa: la mano non aveva più forza e gli ideogrammi del suo nome in cinese sono particolarmente complicati.

Tutti sanno come in questi sei anni il cardinale Shan abbia combattuto in modo coraggioso con il suo cancro, ma sarebbe meglio dire che ne ha fatto una grazia speciale del Signore, una luminosa testimonianza di come un credente sa vivere e sa morire.

Vi è un fatto, forse meno conosciuto ma per me molto significativo, della grandezza di quest'uomo di Dio, e voglio riferirlo qui, a conclusione di questi miei pensieri sul compianto cardinale.

Mesi fa sono andati a trovarlo Wang Zuoan, direttore dell'ufficio affari religiosi del consiglio di Stato cinese, e Liu Bainian, segretario generale dell'associazione patriottica dei cattolici cinesi. Egli espresse loro il suo desiderio di andare a rivedere sua sorella al villaggio natio e di visitare il suo vecchio compagno di scuola Aloysius Jin Luxian, arcivescovo di Shanghai.

Wang disse: "Va bene, te lo concediamo, anche se hai dei cattivi 'record'".

Il cardinale domandò: "Quali cattivi record?".

"Hai incontrato il Dalai Lama", rispose quello.

E il cardinale reagì: "Ma che male c'è nel fatto che una persona religiosa incontri un'altra persona religiosa?".

"Ad ogni modo – concluse Wang – per motivi umanitari, ti lasceremo fare la visita".

E il cardinale, con molta dignità: "Io no ho bisogno di alcun  motivo umanitario. C'è una fondazione in Cina che ha espresso il desiderio di conferirmi un premio".

"Va bene, ti faciliteremo quell'invito", capitolò Wang.

Poco prima della data di partenza, però, che doveva essere lo scorso giugno, gli dissero che egli doveva includere nel suo itinerario anche una visita a Pechino. Il cardinale protestò, dicendo che questa non era la sua intenzione. Egli sapeva che un'eventuale visita a Pechino sarebbe stata di certo manipolata a fini politici e rifiutò la condizione imposta. E così gli hanno negato il permesso per una sua ultima visita in Cina ai suoi parenti e amici.

Non so se ammirare di più la saggezza del suo giudizio o la sua prontezza al sacrificio. Ma ora dal cielo il nostro cardinale è vicino quanto mai alla sua sorella; può aiutare, più di quanto non abbia potuto fare sulla terra, il suo amico Aloysius e tutta la diocesi di Shanghai che in questo momento si trova nella bufera.

Sono sicuro che, come mi ha sempre voluto bene come un fratello, ora mi sarà protettore dal cielo, mentre mi rimarà sempre davanti agli occhi il maestro di saggezza e di fedeltà alla Chiesa.

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Questa nota del cardinale Zen è apparsa il 27 agosto su "Asia News", l'agenzia on line del Pontificio Istituto Missioni Estere, cinque giorni dopo la morte, a 91 anni, del cardinale Shan:

> Un ricordo del cardinale Shan, fratello, maestro e ora protettore dal cielo

La sua sepoltura è avvenuta oggi, 1 settembre, a Taipei. Tra gli officianti, i due ultimi arcivescovi di Hong Kong, i cardinali Zen e Tong.

A proposito della Lettera del 2007 di Benedetto XVI ai cattolici cinesi, e dei fraintendimenti lamentati dal cardinale Zen, vedi in www.chiesa:

http://www.chiesa.espressonline.it/dettaglio.jsp?id=1350316

> Il papa tradotto in cinese. Con troppi errori

E a proposito della "bufera" in cui si troverebbe attualmente la diocesi di Shanghai, una nota del direttore di "Asia News", padre Bernardo Cervellera:

> Un calcio all'Associazione patriottica: il vescovo di Shanghai profeta ed eroe

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