Un Culto, Una Fede. Nel Cammino la diversità col Cattolicesimo è netta!
Raccogliamo la richiesta di un utente che si firma Elio:
Se
davvero questo blog è cristiano e opera "secondo verità" dopo il libro
che mette alla berlina il Cammino Neocatecumenale, dovrebbe pubblicare
qualche brano di un altro libro, che invece lo loda. Si tratta del
volume di Don Piergiovanni Devoto dal titolo: "Il neocatecumenato,
un'iniziazione cristiana per adulti", Chirico ed. pag. 267, euro 16, 50,
con prefazione di Mons. Paul Josef Cordes. Don Devoto è un prete
neocatecumenale, ha avuto una vocazione adulta, possiede tre lauree, e
quando fa catechesi, non ripete a "pappagallo" gli Orientamenti di Kiko,
ma li amplia,e ove necessario li cita. Cercate di non generalizzare
facendo di singoli casi di catechisti, persone semplici, prassi comune.
Gli orientamenti di Kiko, non appunto,solo orientamenti. Saluti, Elio
Ebbene
citeremo alcuni brani del Libro nominato, nella parte che riguarda il
Culto, ovvero il centro della Fede. Eccoli ( Op. Cit. Pagg 71-77):
“Nel
IV secolo, con la conversione di Costantino e con l’ingresso nella
Chiesa di masse pagane che non capiscono né vivono la Pasqua, il
cristianesimo diventa religione ufficiale dell’impero e, pertanto,
protetto. Va in chiesa per celebrare l’eucaristia anche l’imperatore col
suo corteo: nascono così liturgie di ingresso, rese solenni da canti e
da salmi, che perdurano nel tempo e, quando questi vengono poi
eliminati, rimane solo l’antifona, senza più il salmo, costituendo un
vero e proprio assurdo...
Analogamente prendono campo le processioni offertoriali, nelle quali emerge la concezione propria della religiosità naturale che tende a placare la divinità mediante doni e offerte...
Col passare dei secoli le orazioni private che si inseriscono in notevole quantità nella messa. L’assemblea non c’è più, la messa ha preso un tono penitenziale, in netto contrasto con l’esultanza pasquale da cui è sorta”..
E mentre il popolo vive la privatizzazione della messa, da parte dei dotti vengono elaborate teologie razionali, che, se contengono ‘in nuce’ l’essenziale della Rivelazione, sono ammantate di abiti filosofici estranei a Cristo e agli apostoli..
Allora si capisce perché sorse Lutero, che fece piazza pulita di tutto ciò che credeva fosse aggiunta o tradizione puramente umana...
Quando si perde di vista che cosa è il sacramento, che cosa è il memoriale, allora si passa a dare definizioni filosofiche che non solo non possono esaurire la realtà che contengono, ma sono necessariamente legate alla filosofia che le esprime. Così Lutero, che non ha mai dubitato della presenza reale di Cristo nell’eucaristia, ha rifiutato la ‘transustanziazione’, perché legata al concetto di sostanza aristotelico-tomistico, estraneo alla Chiesa degli apostoli e dei Padri...
La rigidità e il fissismo del Concilio di Trento generarono una mentalità statica in liturgia, arrivata fino ai nostri giorni, pronta a scandalizzarsi di qualsisasi mutamento o trasformazione. E questo è un errore, perché la liturgia è vita, una realtà che è lo Spirito vivente tra gli uomini. Perciò non lo si può mai imbottigliare..
Usciti fuori da una mentalità legalista e fissista, abbiamo assistito col Vaticano II a un profondo rinnovamento della liturgia. Sono stati tolti dall’eucaristia tutti quei paludamenti che la ricoprivano. È interessante vedere che in origine l’anafora [cioè la preghiera della consacrazione] non era scritta ma improvvisata dal presidente...
La Chiesa ha tollerato per secoli forme non genuine. Così si è visto che il ‘Gloria’, che faceva parte della liturgia delle ore recitate dai monaci, è entrato nella messa quando delle due azioni liturgiche si è fatta un unica celebrazione, e che il ‘Credo’ è comparso all’apparire di eresie e di apostasie. Anche l’’Orate Fratres’ è esempio culminante delle preghiere con cui si infarciva la messa..
La celebrazione dell’eucaristia il sabato sera non è per facilitare l’esodo domenicale, ma per andare alle radici: il giorno di riposo per gli ebrei parte dalle prime tre stelle del venerdì e i primi vespri della domenica per tutta la Chiesa sono da sempre il sabato sera..
Il sabato si tratta di entrare nella festa con tutto l’essere, per sedersi alla mensa del Gran Re e gustare già ora il banchetto della vita eterna. Dopo la cena, un po’ di festa cordiale e amichevole concluderà questa giornata”...
Analogamente prendono campo le processioni offertoriali, nelle quali emerge la concezione propria della religiosità naturale che tende a placare la divinità mediante doni e offerte...
Col passare dei secoli le orazioni private che si inseriscono in notevole quantità nella messa. L’assemblea non c’è più, la messa ha preso un tono penitenziale, in netto contrasto con l’esultanza pasquale da cui è sorta”..
E mentre il popolo vive la privatizzazione della messa, da parte dei dotti vengono elaborate teologie razionali, che, se contengono ‘in nuce’ l’essenziale della Rivelazione, sono ammantate di abiti filosofici estranei a Cristo e agli apostoli..
Allora si capisce perché sorse Lutero, che fece piazza pulita di tutto ciò che credeva fosse aggiunta o tradizione puramente umana...
Quando si perde di vista che cosa è il sacramento, che cosa è il memoriale, allora si passa a dare definizioni filosofiche che non solo non possono esaurire la realtà che contengono, ma sono necessariamente legate alla filosofia che le esprime. Così Lutero, che non ha mai dubitato della presenza reale di Cristo nell’eucaristia, ha rifiutato la ‘transustanziazione’, perché legata al concetto di sostanza aristotelico-tomistico, estraneo alla Chiesa degli apostoli e dei Padri...
La rigidità e il fissismo del Concilio di Trento generarono una mentalità statica in liturgia, arrivata fino ai nostri giorni, pronta a scandalizzarsi di qualsisasi mutamento o trasformazione. E questo è un errore, perché la liturgia è vita, una realtà che è lo Spirito vivente tra gli uomini. Perciò non lo si può mai imbottigliare..
Usciti fuori da una mentalità legalista e fissista, abbiamo assistito col Vaticano II a un profondo rinnovamento della liturgia. Sono stati tolti dall’eucaristia tutti quei paludamenti che la ricoprivano. È interessante vedere che in origine l’anafora [cioè la preghiera della consacrazione] non era scritta ma improvvisata dal presidente...
La Chiesa ha tollerato per secoli forme non genuine. Così si è visto che il ‘Gloria’, che faceva parte della liturgia delle ore recitate dai monaci, è entrato nella messa quando delle due azioni liturgiche si è fatta un unica celebrazione, e che il ‘Credo’ è comparso all’apparire di eresie e di apostasie. Anche l’’Orate Fratres’ è esempio culminante delle preghiere con cui si infarciva la messa..
La celebrazione dell’eucaristia il sabato sera non è per facilitare l’esodo domenicale, ma per andare alle radici: il giorno di riposo per gli ebrei parte dalle prime tre stelle del venerdì e i primi vespri della domenica per tutta la Chiesa sono da sempre il sabato sera..
Il sabato si tratta di entrare nella festa con tutto l’essere, per sedersi alla mensa del Gran Re e gustare già ora il banchetto della vita eterna. Dopo la cena, un po’ di festa cordiale e amichevole concluderà questa giornata”...
Non
è possibile citare tutto il libro. A queste essenziali e comunque
chiare esternazioni, si contrappone nettamente la Teologia e il Dogma
Cattolico, che per brevità cito dalla Sacramentum Caritatis, ultima in
ordine di tempo:
"Lo sviluppo del rito eucaristico
3.
Guardando alla storia bimillenaria della Chiesa di Dio, guidata dalla
sapiente azione dello Spirito Santo, ammiriamo, pieni di gratitudine, lo
sviluppo, ordinato nel tempo, delle forme rituali in cui facciamo
memoria dell'evento della nostra salvezza. Dalle molteplici forme dei
primi secoli, che ancora splendono nei riti delle antiche Chiese di
Oriente, fino alla diffusione del rito romano; dalle chiare indicazioni
del Concilio di Trento e del Messale di san Pio V fino al rinnovamento
liturgico voluto dal Concilio Vaticano II: in ogni tappa della storia
della Chiesa la Celebrazione eucaristica, quale fonte e culmine della
sua vita e missione, risplende nel rito liturgico in tutta la sua
multiforme ricchezza. La XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi,
svoltasi dal 2 al 23 ottobre 2005 in Vaticano, ha espresso nei
confronti di questa storia un profondo ringraziamento a Dio,
riconoscendo operante in essa la guida dello Spirito Santo. In
particolare, i Padri sinodali hanno constatato e ribadito il benefico
influsso che la riforma liturgica attuata a partire dal Concilio
ecumenico Vaticano II ha avuto per la vita della Chiesa (5). Il Sinodo
dei Vescovi ha avuto la possibilità di valutare la sua ricezione dopo
l'Assise conciliare. Moltissimi sono stati gli apprezzamenti. Le
difficoltà ed anche taluni abusi rilevati, è stato affermato, non
possono oscurare la bontà e la validità del rinnovamento liturgico, che
contiene ancora ricchezze non pienamente esplorate. Si tratta in
concreto di leggere i cambiamenti voluti dal Concilio all'interno
dell'unità che caratterizza lo sviluppo storico del rito stesso, senza
introdurre artificiose rotture (6)....
L'istituzione dell'Eucaristia
10.
In tal modo siamo portati a riflettere sull'istituzione
dell'Eucaristia nell'Ultima Cena. Ciò accadde nel contesto di una cena
rituale che costituiva il memoriale dell'avvenimento fondante del
popolo di Israele: la liberazione dalla schiavitù dell'Egitto. Questa
cena rituale, legata all'immolazione degli agnelli (cfr Es
12,1-28.43-51), era memoria del passato ma, nello stesso tempo, anche
memoria profetica, ossia annuncio di una liberazione futura. Infatti,
il popolo aveva sperimentato che quella liberazione non era stata
definitiva, poiché la sua storia era ancora troppo segnata dalla
schiavitù e dal peccato. Il memoriale dell'antica liberazione si apriva
così alla domanda e all'attesa di una salvezza più profonda, radicale,
universale e definitiva. È in questo contesto che Gesù introduce la
novità del suo dono. Nella preghiera di lode, la Berakah, Egli
ringrazia il Padre non solo per i grandi eventi della storia passata,
ma anche per la propria « esaltazione ». Istituendo il sacramento dell'Eucaristia, Gesù anticipa ed implica il Sacrificio della croce e la vittoria della risurrezione. Al
tempo stesso, Egli si rivela come il vero agnello immolato, previsto
nel disegno del Padre fin dalla fondazione del mondo, come si legge
nella Prima Lettera di Pietro (cfr 1,18-20). Collocando in
questo contesto il suo dono, Gesù manifesta il senso salvifico della
sua morte e risurrezione, mistero che diviene realtà rinnovatrice della
storia e del cosmo intero. L'istituzione dell'Eucaristia mostra,
infatti, come quella morte, di per sé violenta ed assurda, sia
diventata in Gesù supremo atto di amore e definitiva liberazione
dell'umanità dal male.
Figura transit in veritatem
11. In questo modo Gesù inserisce il suo novum radicale all'interno dell'antica cena sacrificale ebraica. Quella cena per noi cristiani non è più necessario ripeterla. Come giustamente dicono i Padri, figura transit in veritatem: ciò che annunciava le realtà future ha ora lasciato il posto alla verità stessa. L'antico rito si è compiuto ed è stato superato definitivamente attraverso il dono d'amore del Figlio di Dio incarnato. Il cibo della verità, Cristo immolato per noi, dat ... figuris terminum (20).
Con il comando « Fate questo in memoria di me » (Lc 22,19; 1 Cor
11,25), Egli ci chiede di corrispondere al suo dono e di rappresentarlo
sacramentalmente. Con queste parole, pertanto, il Signore esprime, per
così dire, l'attesa che la sua Chiesa, nata dal suo sacrificio, accolga
questo dono, sviluppando sotto la guida dello Spirito Santo la forma
liturgica del Sacramento. Il memoriale del suo dono perfetto, infatti, non consiste nella semplice ripetizione dell'Ultima Cena, ma propriamente nell'Eucaristia, ossia nella novità radicale del culto cristiano.
Gesù ci ha così lasciato il compito di entrare nella sua « ora »: «
L'Eucaristia ci attira nell'atto oblativo di Gesù. Noi non riceviamo
soltanto in modo statico il Logos incarnato, ma veniamo coinvolti nella
dinamica della sua donazione » (21). Egli « ci attira dentro di sé »
(22). La conversione sostanziale del pane e del vino nel suo corpo e nel suo sangue
pone dentro la creazione il principio di un cambiamento radicale, come
una sorta di « fissione nucleare », per usare un'immagine a noi oggi
ben nota, portata nel più intimo dell'essere, un cambiamento destinato a
suscitare un processo di trasformazione della realtà, il cui termine
ultimo sarà la trasfigurazione del mondo intero, fino a quella
condizione in cui Dio sarà tutto in tutti (cfr 1 Cor 15,28)....
...In
particolare, la spiritualità eucaristica e la riflessione teologica
vengono illuminate se si contempla la profonda unità nell'anafora tra
l'invocazione dello Spirito Santo e il racconto dell'istituzione,(147)
in cui « si compie il sacrificio che Cristo stesso istituì nell'Ultima
Cena ».(148) Infatti, « la Chiesa implora con speciali invocazioni la
potenza dello Spirito Santo, perché i doni offerti dagli uomini siano
consacrati, cioè diventino il Corpo e il Sangue di Cristo, e perché la
vittima immacolata, che si riceve nella Comunione, giovi per la
salvezza di coloro che vi parteciperanno ».(149)...
Già
quanto citato chiarirebbe a sufficienza la differenza abissale di
Teologia e di Fede Eucaristica tra il CnC e il Cattolicesimo ROMANO. Ma
se non dovesse bastare, c'è Kiko Arguello che sancisce la novità del SUO
Culto, nell'intervista SEGUITA alla consegna degli Statuti:
" Nelle
comunità portiamo avanti infatti una catechesi basata sulla Pasqua
ebrea, con il pane azzimo a significare la schiavitù e l’uscita
dall’Egitto e la coppa del vino a significare la Terra promessa”. E qui,
aprendo una lunga parentesi, l’iniziatore ha riassunto la sua catechesi
sull’ultima cena, sul pane e sul vino: “Quando nelle cena della Pasqua
ebraica si scopre il pane si parla di schiavitù, quando si parla della
Terra promessa scoprono il calice, la quarta coppa. In mezzo a questi
due momenti c’è una cena, quella nel corso della quale Gesù disse
“Questo è il mio Corpo” (a significare la rottura della schiavitù
dell’uomo all’egoismo e al demonio) e “Questo è il mio Sangue” (a
significare la realizzazione di un nuovo esodo per tutta l’umanità). Più
tardi – ha continuato Kiko – i cristiani toglieranno la cena e
metteranno insieme il pane e il vino. Ora, nel Cammino abbiamo molta
gente lontana dalla Chiesa, non catechizzata, e nei segni del pane
azzimo (la frazione del pane) e del vino noi diamo visibilità a quei
significati”. “Abbiamo scelto di fare la comunione seduti – ha affermato
Kiko avvicinandosi al cuore della questione - soprattutto per evitare
che si versasse per terra il Sangue di Cristo. La nostra paura era che
se si versasse il Vino per terra: se fosse successo per tre volte,
saremmo stati denunciati e ce la avrebbero vietata”. Invece, con il
fedele seduto, questi ha il tempo – ha spiegato Kiko - di “accogliere il
Calice con tutta calma e senza movimenti bruschi, di portarlo alla
bocca, di comunicarsi con tranquillità e in modo solenne”. “Seduti come
seduto era anche Gesù”, ha specificato Carmen alla sua destra"
Che dire di più?
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