ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 14 ottobre 2012

Ermeneutica da rifare


titolo vaticano II: rottura o continuità


di Arnaud de Lassus 1

concilio vaticano II

Giovanni Paolo II, il 6 febbraio 1981, al Congresso delle Missioni disse: «I cristiani, oggi, in gran parte si sentono smarriti, confusi, perplessi e perfino delusi; si sono sparse a piene mani idee contrastanti con la verità rivelata e da sempre insegnata; si sono propalate vere e proprie eresie in campo dogmatico e morale, si è manomessa la liturgia». Eppure, solamente vent'anni prima, Giovanni XXIII, dando notizia al mondo della sua intenzione di indire un Concilio, aveva «profetizzato» che esso sarebbe stato per la Chiesa una primavera, una nuova Pentecoste, una ventata di aria fresca... Come mai solo qualche anno dopo (1972) Paolo VI definì l'era postconciliare «una giornata di nuvole, di tempesta, di buio»? Cos'è successo? La colpa di questo disastro è da attribuire al Vaticano II o ad una sua errata interpretazione? E se esistono delle contraddizioni insanabili con l'insegnamento precedente, può un fedele aderire a queste nuove dottrine senza peccare di apostasia?


l Introduzione

Quando a metà degli anni '80 il libro-intervista Rapporto sulla fede fece di Vittorio Messori la sua comparsa negli scaffali delle librerie cattoliche provocò un certo stupore. Per la prima volta dalla fine del Concilio, un Cardinale di santa romana Chiesa, Prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede (l'ex Sant'Uffizio), formulava un giudizio apertamente negativo sull'era postconciliare. Questa presa di posizione ufficiosa (non si tratta infatti di un documento ufficiale) causò negli ambienti più conservatori, preoccupati del dilagare dell'errore e del caos in ogni settore della Chiesa, un'ondata di ottimismo (e in molti casi anche di ingenuità), una sorta di euforia che, a ben vedere oggi, appare del tutto immotivata. Si credeva che quel libro costituisse una specie di primo passo verso un'imminente «restaurazione» della Chiesa, e che il Cardinale Joseph Ratzinger, il «carabiniere di Dio», avrebbe spazzato via il marciume che si era depositato in quei vent'anni di progressismo sfrenato.

rapporto sulla fede - joseph ratzinger - vittorio messorivittorio messori
Rapporto sulla fedeVittorio Messori

Oggi, possiamo dire che non solamente ciò non è avvenuto, ma che nel frattempo l'errore e l'anarchia hanno fatto passi da gigante, grazie soprattutto al falso ecumenismo, che ha le sue radici in Dichiarazioni conciliari comeNostra Ætate, e che è stato portato avanti durante il lungo pontificato da Giovanni Paolo II (1920-2005), e ora sotto quello di Benedetto XVI.
Non solo: anche l'identità di vedute tra cattolici sulla diagnosi del Concilio e del periodo postconciliare, di cui l'Autore del presente scritto paventava l'incombente realizzazione, non è stata per nulla raggiunta. Al contrario, l'insanabile spaccatura tra integristi e progressisti si è acuita e, nonostante l'evidenza solare della profonda crisi dottrinale che sconquassa la Chiesa fino alle fondamenta, la Gerarchia cattolica continua a far padri conciliari al vaticano IIorecchi da mercante davanti alle grida di richiamo dei cosiddetti «tradizionalisti», gli unici con cui non si cerca il «dialogo» (tranne che per fagocitarli e riciclarli). Per questo motivo, l'analisi compiuta vent'anni fa da Arnaud de Lassus rimane tuttora valida. Se il Concilio è in perfetta continuità con i Concilî e gli insegnamenti pontifici precedenti, è preciso dovere di ogni cattolico sostenerlo, abbracciarlo e farlo proprio senza remore. Se invece il Concilio rompe anche in un solo punto con l'insegnamento precedente della Chiesa, va da sé che qualsiasi tentativo di ricomposizione del mondo cattolico non può che partire dal ritorno alla dottrina tradizionale della Chiesa. Ciò, evidentemente, presuppone la ferma volontà da parte della Gerarchia di riconoscere queste deviazioni e di condannarle. Qualcuno potrebbe chiedersi che diritto hanno un pugno di fedeli della Chiesa discente a criticare e ad opporsi a quanto stabilito da un Concilio Ecumenico, e solennemente promulgato dall'autorità suprema della Chiesa (Paolo VI). Questa obiezione meriterebbe una risposta che, per motivi di spazio, esula dallo scopo di questo libretto. Come dice l'Autore nelle pagine che seguono, non portiamo alcun giudizio (canonico) perché non abbiamo l'autorità necessaria; semplicemente prendiamo atto e constatiamo una contraddizione (di per sé impossibile) tra l'insegnamento pontificio precedente (infallibile e irreformabile, alla cui adesione la nostra coscienza è già vincolata in eterno) e l'insegnamento del Concilio. O l'una o l'altra. Impossibile obbedire contemporaneamente a Pio IX e a Paolo VI se ci comandano di seguire dottrine antitetiche. Solo un Pontefice divinamente assistito potrà - e siamo certi lo farà, anche se non sappiamo come e quando - rimettere le cose a posto. Voglia Dio che ciò accada presto, non fosse altro che per le innumerevoli anime che rischiano di andare perdute a causa di uomini che non sopportando «più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire novità, si sono circondati di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole» (2 Tm 4, 3-4).

I
LA QUESTIONE DEL CONCILIO

«È evidente che la storia del presente Concilio dovrà essere scritta secondo le norme che gli antichi hanno fissato agli storici, e delle quali la prima è la seguente: "Non osare di dire il falso, ma anche non nascondere nulla della verità. Non scrivere nulla che possa suscitare il seppur minimo sospetto di favoritismo o di animosità"»(CiceroneOr. 11, 15).

Paolo VI, 31 gennaio 1966,

Quarant'anni dopo la sua conclusione, il Concilio Vaticano II (1962-1965) resta un fenomeno contrassegnato da tre caratteristiche più che stupefacenti:
  • Si tratta innanzitutto di un argomento considerato fino a poco tempo fa come un tabù nella maggior parte degli ambienti cattolici: durante il Concilio Vaticano II, lo Spirito Santo si sarebbe espresso per bocca dei Padri conciliari; sarebbe dunque impossibile, senza cadere nell'empietà, esprimere anche la minima riserva sui testi che essi hanno elaborato;
  • Esiste tuttavia un disaccordo sugli avvenimenti della vita della Chiesa che hanno seguito il Concilio e il loro legame con quest'ultimo.concilio vaticano II Per certuni (la maggioranza), la crisi che si è sviluppata da ormai quarant'anni all'interno della Chiesa sarebbe unacrisi di crescita; la Barca di Pietro, sotto l'impulso del Concilio, sarebbe in pieno rinnovamento. Per altri (i cosiddetti «conservatori»), questi avvenimenti sarebbero negativi e risulterebbero non dal Concilio stesso, ma dalla sua errata interpretazione. Infine, per un piccolo numero di cattolici, questi stessi avvenimenti sarebbero negativi e, per buona parte, direttamente imputabili al Concilio;
  • Un altro disaccordo - forse più grave - verte sul fatto stesso del Concilio, e, più precisamente, sui testi conciliari e sulla natura dei cambiamenti che essi hanno introdotto nella vita e nella dottrina della Chiesa. Per la maggior parte dei cattolici, questi cambiamenti sarebbero di ordine disciplinare e pastorale, e non dottrinale. Le dottrine espresse nei testi conciliari sarebbero in perfetta continuità con le dottrine tradizionali, talvolta con delle formulazioni diverse, con nuovi sviluppi e una certa insistenza su alcuni punti precedentemente trascurati. Per altri cattolici, meno numerosi, ci sarebbe una rottura col passato, l'abbandono della dottrina di sempre, e l'introduzione di nuove dottrine. Fino all'estate del 1985, una specie di impossibilità psicologica di poter esprimere la più piccola riserva sul Concilio regnava frequentemente negli ambienti cattolici e mascherava questi disaccordi. Una proibizione nefasta obbligava i fedeli a vivere in un clima intellettuale malsano.
Uno dei grandi pregi dei libri del Cardinale Joseph Ratzinger Les principes de la théologie catholique («I principî della teologia cattolica»), apparso nel 1985 2, e Rapporto sulla fede 3 è di avere in qualche modo rimosso quel divieto: dopo la loro pubblicazione si può discutere del Concilio, mettere in causa tale o tal'altro dei suoi aspetti senza passare per dei contestatari che mancano della più elementare deferenza a riguardo della Chiesa docente. Approfittando di questo nuovo clima venutosi a creare, e poggiando su alcune prese di posizione del Cardinale 4, proveremo a fare il punto sui disaccordi di cui il Concilio è oggetto e che abbiamo appena evocato:
  • Il disaccordo sugli avvenimenti consecutivi al Concilio;
  • Il disaccordo sulla relazione di causa ed effetto di questi avvenimenti con il Concilio 5;
  • Il disaccordo sul fatto del Concilio.
concilio vaticano II

II
IL DISACCORDO SUGLI AVVENIMENTI
SUCCESSIVI AL CONCILIO

Non ci interesseremo in questa sede che delle divergenze dei cattolici sugli avvenimenti successivi al Concilio (indipendentemente dalle loro cause): il periodo postconciliare, considerato globalmente, costituisce per certuni un rinnovamento e per altri una decadenza. Un tale disaccordo avrebbe dovuto scomparire se si fossero presi sul serio i notevoli studi pubblicati sull'argomento. La maggior parte di questi studi ha purtroppo subìto la sorte degli scritti qualificati come «integristi»: campagne di silenzio nei media, diffusione limitata ad un piccolo numero di fedeli, eventuale discredito gettato sulla persona dell'autore in modo che non si possa citarlo senza essere subito squalificati. Mancava uno studio che emanasse da una personalità romana che detenesse una posizione di autorità e la cui la voce non potesse essere soffocata.

libri critici sul concilio
Sopra: alcune copertine di libri critici nei confronti del Concilio. A causa del loro contenuto «politicamente scorretto», queste opere non sono mai state pubblicate da importanti librerie cattoliche, ma, come una sorta di samizdat, sono rimaste nella semiclandestinità.

l I testi del Cardinale Ratzinger

Il vuoto è stato parzialmente colmato dai libri del Cardinale Ratzinger da cui abbiamo appena parlato. Ne citeremo alcuni brani riportando dei giudizi sulla situazione della Chiesa nei vent'anni che hanno seguito il Concilio 6.

Il Concilio non è stato né un salto in avanti, né il punto di partenza di una vita rinnovata
«E bisogna anche riconoscere che - almeno sinora - non è stata esaudita la preghiera di Papa Giovanni perché il Concilio significasse per la Chiesa un nuovo balzo in avanti, una vita e un'unità rinnovate» 7.

Una certa perdita del senso di Chiesa
«È vero, c'è stata e c'è questa insistenza (la Chiesa considerata come "Popolo di Dio"), la quale, però, nei testi conciliari, è in equilibrio con altre che la completano; un equilibrio che è andato perduto presso molti teologi [...]. Dietro il concetto oggi così insistito di Chiesa come solo "Popolo di Dio" stanno suggestioni ecclesiologiche, le quali tornano di fatto all'Antico Testamento; e anche, forse, suggestioni politiche, partitiche, collettivistiche [...]. La Chiesa non si esaurisce nel "collettivo" dei credenti: essendo il "Corpo di Cristo" è ben di più della semplice somma dei suoi membri» 8.

Conseguenze per la Gerarchia della Chiesa di queste opinioni erronee
«(Tali conseguenze furono) tra le più gravi. È qui l'origine della caduta del concetto autentico di "obbedienza"[...]. Se la Chiesa, infatti, è la nostra Chiesa, se la Chiesa siamo soltanto noi, se le sue strutture non sono quelle volute da Cristo, allora non si concepisce più l'esistenza di una Gerarchia come servizio dei battezzati stabilita dal Signore stesso. Si rifiuta il concetto di un'autorità voluta da Dio, un'autorità che ha la sua legittimazione in Dio e non [...] nel consenso della maggioranza dei membri dell'organizzazione. Ma la Chiesa di Cristo non è un partito, non è un'associazione, non è un club; la sua struttura profonda e ineliminabile non è democratica, ma sacramentale, e dunque gerarchica» 9.

anniversario collegio passionista
Apertura al mondo moderno. Sopra: nel 2009, nella città di Limache, nella provincia centrale di Cordoba, in Argentina, un collegio tenuto dai Padri passionisti ha deciso di festeggiare l'anniversario della sua fondazione con una festa all'insegna della baldoria...

Una crisi di fiducia nel dogma
«Dalla crisi della fede nella Chiesa come mistero dove il Vangelo vive, affidato a una Gerarchia voluta da Cristo stesso, il Cardinale vede discendere come logica conseguenza la crisi di fiducia nel dogma proposto dal Magistero: "Molta teologia - dice - sembra aver dimenticato che il soggetto che fà teologia non è il singolo studioso, ma [...] è la Chiesa intera. Da questa dimenticanza del lavoro teologico come servizio ecclesiale, deriva un pluralismo teologico che in realtà è spesso un soggettivismo, un individualismo che ha poco a che fare con le basi della tradizione comune. Ogni teologo sembra ormai voler essere "creativo" [...]. In questa visione soggettiva della teologia, il dogma è spesso considerato come una gabbia intollerabile, un attentato alla libertà del singolo studioso [...]. Poiché la teologia non sembra più poter trasmettere un modello comune della fede, anche la catechesi è esposta alla frantumazione, a esperimenti che mutano continuamente» 10.

Una crisi di fiducia nella Sacra Scrittura
«Un'esegesi che non viva e non legga più la Bibbia nel corpo vivente della Chiesa diventa archeologia: i morti seppelliscono i loro morti [...]. Fino ad arrivare ad esperimenti assurdi come "l'interpretazione materialistica" della Bibbia» 11.

Un ritorno in forze dell'eresia ariana che conduce ad un «progetto di salvezza unicamente storico e umano»
«Certa teologia tende oggi a risolversi in sola cristologia. Ma è una cristologia spesso sospetta, dove si sottolinea in modo unilaterale la natura umana di Gesù, oscurando o tacendo o esprimendo in modo insufficiente la natura divina che convive nella stessa persona di Cristo. Si direbbe il ritorno in forze dell'antica eresia ariana [...]. La cristologia tende essa stessa a perdere la dimensione del Divino, tende a risolversi nel "progetto Gesù", in un progetto cioè di salvezza solo storica, umana» 12.

gaudium et spesLa teologia della liberazione uscita dagli impulsi di Gaudium et spes
«L'America Latina cerca la propria via nel tema della liberazione, in cui appare un nuovo elemento caratteristico generato degli impulsi di Gaudium et spes: l'insistenza sulla teologia propria dell'America Latina, che dovrebbe trovare subito dall'altra sponda dell'Atlantico un riscontro alla chiamata ad una teologia africana. È noto che l'Università Cattolica di Santiago del Cile è diventata sempre di più il focolaio di questo genere di esperienze di nuovo pensiero; ed è risaputo che la crisi così iniziata è giunta ad un tragico realismo» 13.

L'eliminazione del peccato originale
«L'incapacità di capire e presentare il "peccato originale" è davvero uno dei problemi più gravi della teologia e della pastorale attuali» 14.

L'abbandono del decalogo
«Subito dopo il Concilio si cominciò a discutere se esistessero norme morali specificamente cristiane [...]. Si arrivò ineluttabilmente all'idea che la morale sia da costruire unicamente sulla base della ragione e che questa autonomia della ragione sia valida anche per i credenti. Non più Magistero, dunque, non più il Dio della Rivelazione con i suoi Comandamenti, con il suo decalogo. In effetti, ci sono oggi moralisti "cattolici" i quali sostengono che quel decalogo, sul quale la Chiesa ha costruito la sua morale oggettiva, non sarebbe che un "prodotto culturale" legato all'antico Medio Oriente semita. Dunque, una regola relativa, dipendente da un'antropologia, da una storia che non sono più nostre» 15.

La crisi degli ordini religiosi
«Sotto l'urto del postconcilio i grandi ordini religiosi [...] hanno vacillato, hanno subito pesanti emorragie, hanno visto ridursi a limiti mai raggiunti i nuovi ingressi, e oggi sembrano ancora scossi da una crisi di identità» 16.«All'inizio degli anni Sessanta, il Québec era la regione del mondo con il più alto numero di religiose rispetto agli abitanti, che sono in tutto sei milioni. Tra il 1961 e il 1981 per uscite, morti, arresto del reclutamento, le religiose si sono ridotte da 46.933 a 26.294. Una caduta, dunque, del 44% e che sembra inarrestabile. Le nuove vocazioni, infatti, si sono ridotte nello stesso periodo di ben il 98,5% [...]. Tanto che, con una semplice proiezione, tutti i sociologi concordano in una conclusione cruda, ma oggettiva: "Tra poco (a meno di rovesciamenti di tendenza del tutto improbabili almeno a viste umane), la vita religiosa femminile così come l'abbiamo conosciuta non sarà in Canada che un ricordo"» 17.

Un'evoluzione che conduce al vuoto
«Mi sembra che qualcosa sia diventato ben chiaro negli ultimi dieci anni: un'interpretazione del Concilio che comprende solamente i suoi testi dogmatici come il preludio ad uno spirito conciliare non ancora giunto a maturità, che ne considera l'insieme come una semplice preparazione a Gaudium et Spes; e questo testo a sua volta come il punto di partenza di un prolungamento rettilineo, nel senso di una fusione sempre più grande con ciò che si definisce "progresso". Una tale interpretazione non è più solamente in contraddizione con l'intenzione e la volontà dei Padri conciliari stessi, ma il corso degli avvenimenti l'ha condotta all'assurdo. Laddove lo spirito del Concilio è usato contro la sua lettera e si riduce ad una vaga distillazione di un'evoluzione che avrebbe la sua sorgente nella Costituzione pastorale, diventa spettrale e conduce al vuoto. Le distruzioni occasionate da una tale mentalità sono così evidenti che non ci possono essere contestazione serie a riguardo» 18.

Diagnosi globale sull'epoca postconciliare
«Il giudizio di Ratzinger su questo periodo è netto: "È incontestabile che gli ultimi vent'anni sono stati decisamente sfavorevoli per la Chiesa cattolica. I risultati che hanno seguito il Concilio sembrano crudelmente opposti alle attese di tutti, a cominciare da quelle di Papa Giovanni XXIII e poi di Paolo VI. I cristiani sono di nuovo minoranza, più di quanto lo siano mai stati dalla fine dell'antichità [...]. I Papi e i Padri conciliari si aspettavano una nuova unità cattolica e si è invece andati incontro a un dissenso che - per usare le parole di Paolo VI - è sembrato passare dall'autocritica all'autodistruzione. Ci si aspettava un nuovo entusiasmo e si è invece finiti troppo spesso nella noia e nello scoraggiamento. Ci si aspettava un balzo in avanti e ci si è invece trovati di fronte a un processo progressivo di decadenza che si è venuto sviluppando in larga misura sotto il segno di un richiamo ad un presunto "spirito del Concilio", e in tal modo lo ha screditato» 19.

paolo VIUna diagnosi su cui tutti i fedeli dovrebbero trovarsi d'accordo
Tralasciamo questi brani estratti dai libri Rapporto sulla fede e Les principes de la théologie catholique. Essi costituiscono una diagnosi globale di decadenza di questi ultimi quarant'anni. Lungi dall’essere un salto in avanti e l'inizio di una vita rinnovata, il Concilio ha aperto un periodo di autodemolizione. Paolo VI (1897-1978) stesso lo sottolineò nella sua celebre allocuzione al Seminario Lombardo del 7 dicembre 1968: «La Chiesa si trova in un'ora di inquietudine, di autocritica, si direbbe di autodemolizione. È come un rivolgimento interiore acuto e complesso che nessuno si sarebbe atteso dopo il Concilio [...]. Si pensava ad una fioritura, ad una sana espansione delle concezioni maturate nelle grandi assisi del Concilio. Anche questo aspetto esiste. Ma [...] si nota soprattutto l'aspetto doloroso. La Chiesa quasi quasi viene a colpire sé stessa». Quattro anni più tardi, il 29 giugno 1972, Paolo VI evocò il fumo di Satana: «Da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel Tempio di Dio: il dubbio, l'incertezza, la problematica, l'inquietudine, l'insoddisfazione sono emersi [...]. Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È invece venuta una giornata di nuvole, di tempesta, di buio. Cerchiamo di scavare nuovi abissi anziché colmarli. Cosa è successo? Vi confidiamo il nostro pensiero: si è trattato di un potere avverso, il diavolo, questo essere misterioso, nemico di tutti gli uomini, questa entità soprannaturale, venuta a rovinare e disseccare i frutti del Concilio Ecumenico» 20. La diagnosi del Cardinale Ratzinger va a completare quella di Paolo VI. Formulata dalla più alta autorità romana dopo il Papa, essa merita di essere conosciuta e dovrebbe far cessare definitivamente il disaccordo tra i cattolici in buona fede nella loro analisi della situazione postconciliare. Sarebbe già un grande vantaggio condividere la stessa analisi della situazione.

III
IL DISACCORDO SUL CONCILIO

l Il problema della continuità dottrinale

Il secondo disaccordo già segnalato riguarda il Concilio stesso, e più precisamente i testi conciliari e i cambiamenti disciplinari e dottrinali che essi hanno introdotto nella vita della Chiesa. Disaccordo particolarmente grave. Come intendersi, infatti, tra cattolici quando non si ha in comune lo stesso giudizio su testi tanto conosciuti - e tanto importanti per la vita della Chiesa - come quelli promulgati da Paolo VI su istanza del Concilio? Disaccordo riconosciuto anche dal Cardinale Ratzinger quando parla di «incertezza che pesa ancora sulla questione del vero significato del Vaticano II» 21. Vorremmo ora esporre questo disaccordo e segnalare una presa di posizione del Cardinale che dovrebbe facilitare il ritorno all'unità di vedute. La questione si pone in questi termini: c'è perfetta continuità (di tutti i testi conciliari) o rottura (di certi testi) con la dottrina tradizionale della Chiesa? Domanda alla quale sembrerebbe a priori facile rispondere dopo l'esame dei testi, e sul quale tuttavia il disaccordo tra cattolici in buona fede persiste da oltre quarant'anni.

l Continuità o discontinuità dottrinale dei testi conciliari

Quando si esaminano dei testi - qualunque essi siano - sotto il profilo della continuità dottrinale, è necessario, a priori, considerare tre categorie:
  • testi in continuità con la dottrina tradizionale;
  • testi in opposizione a quest'ultima;
  • testi ambigui.
Quali di queste categorie si possono applicare ai testi conciliari? Ecco, a questo riguardo, alcune spiegazioni e testimonianze.

Testi in continuità con la dottrina tradizionale
È evidente che un gran numero di testi conciliari rientra in questa categoria. Anche se apportano nuovi punti di vista su questo o quest'altro
punto, si trovano nella linea della Tradizione, conformemente alla celebre formula di San Vincenzo di Lerino (V sec.): tutto ciò che riguarda la fede dev’essere mantenuto «in eodem dogmate, eodem sensu, eademque sententia» («nella stessa credenza, nello stesso senso e nello stesso pensiero»).

Testi la cui dottrina è ambigua
È comprensibile che un insieme così vasto come quello dei documenti conciliari contenga alcuni testi ambigui. Ciò che risulta meno comprensibile è che le ambiguità siano così frequenti. Ecco tre esempi:

La formula Ecclesia subsistit
Nella Costituzione conciliare sulla Chiesa Lumen gentium (del 21 novembre 1964) figura la seguente formula:«Questa Chiesa [...] sussiste nella Chiesa cattolica» («Hæc Ecclesia [...] subsistit in Ecclesia catholica») 22. Tale formulazione è stata più volte interpretata come se volesse dire: «La Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica; ma potrebbe sussistere anche in un'altra chiesa cristiana». È ciò che sostiene il teologo brasilianoPadre Leonardo Boff o.f.m. nella sua libro intitolato Chiesa, carisma e potere 23. A partire da questa interpretazione può svilupparsi tutto un «ecumenismo» che mette sullo stesso piano le chiese protestanti e la Chiesa cattolica 24.

L'inizio della Costituzione pastorale Gaudium et spes
Il primo capitolo («La dignità della persona umana») della prima parte (§ 12) di tale Costituzione comincia con queste parole: «Credenti e non credenti sono generalmente d'accordo nel ritenere che tutto quanto esiste sulla terra dev'essere riferito all'uomo, come a suo centro e a suo vertice». Così commentava questa frase Mons.Marcel Lefebvre (1905-1991) nel suo libro Lettera aperta ai cattolici perplessi: «(Questa frase) si spiega nel senso cristiano badando a quel che segue. Non di meno, essa ha un significato intrinseco, vale a dire quello che effettivamente vediamo tradursi in atto dappertutto nella Chiesa postconciliare, sotto forma di una salvezza ridotta alla prosperità economica e sociale dell'umanità» 25.

san vincenzo di lerinoleonardo boffmons. marcel lefebvre
San Vincenzo di LerinoLeonardo BoffMons. Lefebvre

- La prefazione alla Costituzione pastorale Gaudium et spes
Ecco come il Cardinale Ratzinger commenta questo testo: «Mi accontenterò qui di analizzare alcuni tratti caratteristici di questa prefazione. Anche in questo caso, non è mia intenzione esaurire in tal modo il testo stesso, ma la storia della sua influenza, quale doveva mostrarsi, si ricollega proprio allo spirito di questa prefazione e ha subito largamente l'impronta della sua ambiguità. Un primo punto caratteristico mi sembra risiedere nel concetto di "mondo" che si trova utilizzato e che, malgrado i molteplici tentativi di definizione proposti al n° 2, è rimasto in gran parte ad un stadio pre-teologico, ed è grazie proprio a ciò che ha potuto esercitare la sua influenza particolare. Per "mondo", la Costituzione intende un faccia a faccia con la Chiesa. Il testo deve servire a portarli entrambi in un rapporto positivo di cooperazione il cui scopo è la costruzione del "mondo". La Chiesa coopera col "mondo" per costruire il "mondo"; è in tal modo che si potrebbe caratterizzare la visione così determinante del testo. Non si precisa se il mondo che coopera e il mondo in costruzione sia lo stesso; non si precisa ciò che in ogni caso si intende per "mondo"» 26. Simili ambiguità possono essere indubbiamente risolte grazie ad una giusta interpretazione che permette di comprendere i testi in causa nel senso della dottrina tradizionale. Ma bisogna riconoscere che molti di essi, letti alla lettera, deformano la dottrina in senso contrario.

Testi in opposizione con la dottrina tradizionale
Affrontiamo ora la questione relativa al disaccordo che si manifesta e del quale abbiamo già parlato: c'è continuità (di tutti i testi conciliari) o rottura (di alcuni testi) con la dottrina tradizionale? Che per alcuni di questi testi ci sia rottura od opposizione, la cosa è stata abbondantemente provata da numerosi studi, i quali hanno sollevato interrogativi che non hanno mai ricevuto una risposta 27. Ecco alcune testimonianze a questo riguardo:

Testimonianze che si riferiscono alla Dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa Dignitatis Humanæ(del 7 dicembre 1965)

RTeverence (pseudonimo di un teologo): «Su tre punti essenziali, la suddetta Dichiarazione è in contraddizione con l'insegnamento tradizionale della Chiesa in materia. In effetti, essa nega che il potere civile possa intervenire legiferando in materia religiosa a vantaggio della religione cattolica, cosa che prima era stata insegnata costantemente. Essa afferma, senza altra limitazione che quella dell'"ordine pubblico", che la libertà religiosa al foro esterno sia un diritto inscritto nella natura della persona umana e nella Rivelazione divina, altra affermazione che era stata costantemente e solennemente condannata fino al Concilio [...]. Infine, la Dichiarazione conciliare chiede che questo diritto, assoluto sul piano religioso, sia iscritto nella Legge civile, altra proposizione che era stata severamente condannata, particolarmente dall'Enciclica Quanta Cura (dell'8 dicembre 1864), in cui Pio IX ha impegnato in modo manifesto e in tutta la sua forza, la sua autorità apostolica di Successore di Pietro» 28.

Padre Yves Congar o.p. (1904-1995): «Non si può negare che questo testo (la Dichiarazione conciliareDignitatis Humanæcontraddica materialmente il Sillabo del 1864, e che affermi esplicitamente le proposizioni condannate ai nn. 15, 77 e 79 di questo documento» 29«Ciò che è nuovo in questa dottrina rispetto all'insegnamento di Leone XIII e anche di Pio XII, sebbene il movimento si avviasse allora, è la determinazione del fondamento proprio e prossimo di questa libertà che non è ricercata nella verità oggettiva del bene morale o religioso, ma nella qualità ontologica della persona umana» 30. In questo ultimo testo, Padre Congar mette bene in evidenza il punto essenziale: la Dichiarazione conciliare introduce una nuova concezione della libertà; la libertà non è più fondata su ciò che è vero e ciò che è giusto, ma sulla persona umana presa in sé stessa (si passa dall'oggetto al soggetto).

Padre René Laurentin«In breve, con i suoi limiti e a dispetto delle sue imperfezioni, la Dichiarazione sulla libertà religiosa segna una tappa; essa assicura al tempo stesso la rottura di certi ormeggi con un passato compiuto e l'inserimento realista della Chiesa e della sua testimonianza nell'unico posto possibile nel mondo d'oggi» 31.

MonsRoger Etchegaray«Dopo lo Stato cristiano, del quale la Dichiarazione conciliare ha segnato la fine, dopo lo Stato ateo che ne è l'esatta e tanto intollerabile antitesi, lo Stato laico neutro, passivo e disimpegnato, è stato certamente un progresso» 32. Se la Dichiarazione conciliare «ha segnato la fine» dello Stato cristiano, essa è necessariamente in rottura con la dottrina tradizionale sui doveri dello Stato verso la religione cattolica, espressa in particolare nell'Enciclica Quas Primas di Papa Pio XI (1857-1939).

padre yves congarpadre rené laurentinmons. roger etchegaray
Padre Yves CongarPadre René LaurentinRoger Etchegaray

MonsMarcel Lefebvre: «Al Concilio le discussioni più serrate sono state sollevate dallo schema sulla libertà religiosa [...]. Sono passati vent'anni e adesso possiamo vedere come i nostri timori non fossero esagerati quando quello schema fu promulgato sotto forma di una Dichiarazione, che riuniva nozioni contrarie alla Tradizione e all'insegnamento di tutti gli ultimi Papi. È vero infatti che alcuni principî falsi, o espressi in maniera ambigua, hanno ora immancabilmente applicazioni pratiche rivelatrici dell'errore commesso nell'adottarli» 33.

Contre-Réforme Catholique«Cento anni dopo il Sillabo, il Concilio ha voluto riconciliare la Chiesa e la società moderna mediante la proclamazione del diritto dell'uomo alla libertà religiosa [...]. Questa libertà, dichiarata un diritto naturale, è stata estesa dall'intimo delle coscienze alla vita pubblica, dagli individui alle società religiose, e infine dalle religioni alle ideologie, fino all'ateismo stesso! La sola barriera ammessa resta quella dell'"ordine pubblico", vale a dire... della ragion di Stato»! 34.

Padre John Courtney-Murray s.j. (perito al Concilio): «I Papi del XIX secolo hanno disapprovato il "liberalismo cattolico", sbarrando la strada per sempre e in anticipo a quelli che avessero cercato di far penetrare questa dottrina nella Chiesa. Ora, quasi esattamente un secolo più tardi, la Dichiarazione sulla libertà religiosa sembra affermare come dottrina cattolica ciò che Gregorio XVI considerava come un "delirio", un'idea folle. Tali sono i termini del problema» 35.

Testimonianze che si riferiscono in generale alle tesi liberali

Commissione mista cattolico-luterana«Tra le idee del Concilio Vaticano II in cui è possibile vedere un'accoglienza delle richieste di Lutero, si trovano ad esempio:
  • la descrizione della Chiesa come "Popolo di Dio" [...];
  • l'accento posto sul sacerdozio di tutti i battezzati;
  • l'impegno in favore del diritto della persona alla libertà in materia di religione» 36.
Paolo Bevani, sull'Osservatore Romano«La Chiesa che, con il Concilio, ha assunto e superato le conquiste liberali democratiche della Rivoluzione Francese, e che nella sua marcia in avanti (vedi l'Enciclica Laborem exercens) si pone come qualcosa di successivo alla Rivoluzione russa marxista, offre una soluzione al fallimento del marxismo in questa "chiave" di socialismo post-marxista, democratico, di radice cristiana, autogestionario e non totalitario. La risposta all'Est è rappresentata da Solidarnosc che pianta la croce di fronte ai Cantieri Lenin»37.

Yves Maursaudon, massone della Gran Loggia di Francia: «Pensiamo che un massone degno di questo nome, e che sia anch'egli impegnato a praticare la tolleranza, non possa che felicitarsi senza alcuna restrizione dei risultati irreversibili del Concilio, qualunque ne siano le conclusioni momentanee. Noi applaudiamo a queste manifestazioni così inattese da essere talvolta brutali, ma era evidente che la Chiesa più dogmatica doveva un giorno scomparire o adattarsi, e per adattarsi ritornare alle sorgenti [...]. (I cattolici) non dovranno dimenticare che ogni strada conduce a Dio (e tante sono le dimore nella casa del Padre mio...) e mantenersi in questa coraggiosa nozione di libertà di pensiero che - si può veramente parlare di rivoluzione - partita dalle nostre Logge massonichesi è magnificamente estesa sotto la Basilica di San Pietro» 38.

massoneriaGran Loggia di Francia«È proprio di tutti gli integralismi religiosi sostituirsi alla Divinità di cui reclamano essere un'istituzione codificante la rivelazione, potendo condannare, con la coscienza perfettamente tranquilla e in nome di Dio, chiunque contravviene alle sue regole. Più di un secolo fa la Chiesa cattolica romana non era lontana da somigliare a questo modello. Il suo autoritarismo dogmatico non ci aveva risparmiati. Ma fortunatamente, sotto l'impulso di uomini generosi come i Papi Giovanni XXIII e Paolo VI un Concilio risvegliò grandi speranze e diede a questa Chiesa un altro volto. La libertà di coscienza cominciò ad essere presa in considerazione nello stesso momento in cui si avviava un dialogo con la Massoneria» 39. Le espressioni «libertà di coscienza» e «libertà di pensiero» di questo testo e del testo precedente sono evidentemente da intendere nel loro senso massonico. Esse designano due di queste «libertà liberali», nate nelle Logge e costantemente condannate dal Magistero della Chiesa fino al 1962.

Marcel Prelot, senatore del dipartimento del Doubs e cattolico liberale: «Abbiamo lottato per un secolo e mezzo per far prevalere le nostre idee all'interno della Chiesa, e non ci siamo riusciti. È venuto infine il Vaticano II e abbiamo trionfato. Le tesi e i principî del cattolicesimo liberale sono ormai stati accettati definitivamente e ufficialmente dalla santa Chiesa» 40.

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P. Courtney-MurrayYves MaursaudonMarcel Prelot

Testimonianze di carattere generale

Padre Yves Congar o.p.: «(Con il Concilio) la Chiesa ha fattopacificamentela sua Rivoluzione d'Ottobre» 41.

Don Georges de Nantes (1924-2010): «In effetti, il Concilio riformatore Vaticano II ha provocato non un perfezionamento, né un stile nuovo di espansione religiosa, ma una rivoluzione che impone per mezzo della costrizione un taglio radicale col passato e un rigetto globale della sua plurisecolare eredità» 42.

Don De Linarès«Questa sottile mescolanza di verità e di errore che costituisce il fatto globale del Concilio» 43.

MonsMarcel Lefebvre«A ben guardare, la Rivoluzione è penetrata nella Chiesa di Dio proprio sotto la sua livrea. È la libertà, la libertà religiosa da noi descritta pagine addietro che dà un diritto all'errore. È l'uguaglianza, cioè la collegialità, che si afferma con la distruzione dell'autorità personale, dell'autorità di Dio, del Papa, dei Vescovi, con la legge del numero. È la fratellanza, infine, che è rappresentata dall'ecumenismo. Con queste tre parole, l'ideologia rivoluzionaria del 1789 è diventata la Legge e i Profeti. I modernisti sono arrivati a quello che volevano» 44.

Alain Woodrow, giornalista di Le Monde: «Grazie ai valori scoperti dal Concilio Vaticano II, quali il primato della coscienza, la libertà religiosa, la povertà dei mezzi, la verità professata anche dalle Chiese non cattoliche e dalle religioni non cristiane, la roccaforte cattolica edificata dal Concilio di Trento è stata largamente demolita»45.

Testis, giornalista di Aspects de la France«L'inviato speciale di Le Monde, il San Giovanni Crisostomo del modernismo, dice anch'egli ciò che affermano sempre quelli che non hanno accettato le innovazioni introdotte dal Concilio Vaticano II: che grazie a quest’ultimo la religione cattolica è stata "largamente demolita". Che Alain Woodrow se ne rallegri, mentre i cattolici tradizionalisti lo deplorano, non cambia nulla al fatto in sé» 46.

don georges de nantesalain woodrow
Don Georges de NantesAlain Woodrow

Queste citazioni (di cui alcune - quelle di R. Teverence, di don Georges de Nantes e di Mons. Marcel Lefebvre - non fanno solamente che riassumere studi più evoluti) manifestano una stupefacente identità di vedute tra «tradizionalisti» e liberali (cattolici o meno), sulla seguente constatazione: i testi conciliari hanno fatto proprî una parte delle tesi e dei principî del liberalismo. Questo fatto giustifica il titolo del summenzionato studio del teologo R. Teverence: Il Concilio Vaticano II sfugge all'accusa di liberalismo? 47.

l La tesi della discontinuità dottrinale accreditata dal Cardinale Ratzinger

Qualunque sia la notorietà delle personalità fin qui citate, qualunque sia la qualità delle loro argomentazioni sulla questione del Concilio, bisogna tuttavia riconoscere che la loro tesi non è stata abbastanza diffusa negli ambienti cattolici, all'infuori di quelli che si qualificano come «integristi» e di quelli che proclamano, senza problemi, il loro modernismo. Da qui il disaccordo sul fatto del Concilio al quale abbiamo fatto allusione, un disaccordo carico di gravi conseguenze. Quando, in materia di testi conciliari, la maggioranza di sacerdoti e dei fedeli che si interessano a queste tematiche, vedono le cose come vorrebbero che fossero e non come sono realmente, finiscono per accecarsi da sé stessi sul fatto conciliare e si separano da quelli che rifiutano un simile disordine.

Il giudizio del Cardinale su tre testi conciliari
Dunque, è particolarmente importante vedere come il Cardinale Ratzinger - con l'autorità che di fatto è legata al suo nome - abbia messo i puntini sulle «i» su di un aspetto essenziale dell'argomento dibattuto. Rendendo nota la sua presa di posizione, possiamo contribuire a ridurre il nefasto disaccordo tra i cattolici. Che cosa dice il Cardinale? Nel suo libro Les principes de la théologie catholique, nell'ultimo capitolo intitolato L'Église e le monde(«La Chiesa e il mondo»), parlando a proposito della questione della ricezione del Concilio Vaticano II, egli si sofferma sull'influenza esercitata dalla Costituzione pastorale Gaudium et spes, «(testo) considerato - ci dice - dopo il Concilio sempre più come il suo vero testamento». Ecco i passi di questo capitolo che si riferiscono direttamente al soggetto che stiamo trattando. I sottotitoli sono nostri.

Una diagnosi globale
«Se si cerca una diagnosi globale del testo (Gaudium et spes), si potrebbe dire che esso è (insieme ai testi sulla libertà religiosa e sulle religioni nel mondo) una revisione del Sillabo di Pio IX, una sorta di contro-Sillabo».

Il ruolo del Sillabo
«(Il Sillabo) ha tracciato una linea di separazione davanti alle forze determinanti del XIX secolo: le concezioni scientifiche e politiche del liberalismo. Nella controversia modernista, questa doppia frontiera è stata ancora una volta rafforzata e fortificata» 48. Il Cardinale precisa in nota: «Ricordiamo che il Sillabo è un insieme di dichiarazioni in cui Pio IX aveva preso posizione sui problemi spirituali e politici prodotti nella sua epoca dalla secolarizzazione. Nella lotta di Pio X contro il modernismo, la linea del Sillabo venne ripresa e spinta più lontano»49.

sillabo di pio IX papa pio IX
Il SillaboPapa Pio IX

Evoluzione dei rapporti tra la Chiesa e il mondo dopo San Pio X (1835-1914)
«Da allora, senza dubbio, le cose erano cambiate. La nuova politica ecclesiastica di Pio XI aveva creato una certa apertura a riguardo della concezione liberale dello Stato. L'esegesi e la storia della Chiesa - impegnate in un combattimento silenzioso, ma perseverante - avevano adottato sempre più i postulati della scienza liberale e, d'altro canto, il liberalismo si era visto nella necessità, durante i grandi rivolgimenti del XX secolo, di accettare alcune correzioni notevoli. Ciò accadde perché, soprattutto nell'Europa centrale, l'attaccamento unilaterale, condizionato dalla situazione, alle posizioni prese dalla Chiesa, per iniziativa di Pio IX e di Pio X, contro il nuovo periodo storico inaugurato dalla Rivoluzione Francese, era stato in una larga misura corretto via facti 50; ma una nuova determinazione fondamentale dei rapporti con il mondo, come si presentava a partire dal 1789, mancava ancora».

Il ruolo del contro-Sillabo Gaudium et spes
«Accontentiamoci qui di constatare che questo testo (Gaudium et spesha giocato il ruolo di contro-Sillabo nella misura in cui ha rappresentato un tentativo di riconciliazione ufficiale della Chiesa con il mondo come era diventato dopo il 1789 [...]. Solo questa prospettiva permette di comprendere il senso di questo strano faccia a faccia della Chiesa e del mondo: per "mondo", si intende, in fondo, lo spirito dei tempi moderni, di fronte al quale la coscienza di gruppo nella Chiesa si sentiva come un soggetto separato che, dopo una guerra ora calda e ora fredda, ricercava il dialogo e la cooperazione» 51.

Riassumendo:
  • Il Sillabo di Pio IX costituiva, contro il liberalismo generato della Rivoluzione Francese, una barriera che fu rafforzata da San Pio X;
  • In seguito, la Chiesa fu spesso condotta a tollerare, nella sua pratica politica, il liberalismo e lo Stato liberale, ma senza cambiare la «determinazione fondamentale» dei suoi rapporti con il mondo liberale;
  • Il contro-Sillabo Gaudium et spes costituisce una nuova «determinazione fondamentale» dei rapporti tra la Chiesa e «il mondo come era diventato dopo il 1789»: l'obiettivo è la riconciliazione ufficiale della Chiesa con questo mondo, con lo spirito dei tempi moderni.
Dunque, al Sillabo del 1864 corrisponde il contro-Sillabo del 1964. Alla
dottrina del Sillabo corrisponde la dottrina del contro-Sillabo. Siamo quindi in presenza di un cambiamento dottrinale.

Due obiezioni

Prima obiezione
Come spiegare il fatto - direte voi - che il Cardinale Ratzinger sembra approvare questo cambiamento dottrinale? C'è veramente approvazione da parte del Cardinale? Non risponderemo a questa domanda che esula dai limiti del nostro scritto. Accontentiamoci di notare che il libro Rapporto sulla fede condanna a più riprese lo spirito del 1789, detto anche lo «spirito dei tempi moderni» 52. Ciò che ci interessa qui, nelle prese di posizione del Cardinale, non sono i giudizi che egli può esprimere sul fatto in causa - un contro-Sillabo che va a sostituirsi al Sillabo - ma il riconoscere l'esistenza di questa discontinuità dottrinale. Lo ripetiamo: sarebbe un progresso considerevole se tutti i fedeli potessero riconoscere il fatto del Concilio così com'è (e non come vorrebbero che fosse). A questo fine, il contributo del Cardinale Ratzinger nel testo citato ci sembra di grande importanza.

Seconda obiezione
Se il Cardinale riconosce il cambiamento dottrinale operato dal passaggio della dottrina del Sillabo a quella del contro-Sillabo, come spiegare che abbia potuto scrivere nel libro-intervista Rapporto sulla fede che «il Vaticano II si pone in stretta continuità con i due Concilî precedenti li riprende letteralmente in punti decisivi»? 53. Non spieghiamo, ma constatiamo. Constatiamo che il Cardinale riconosce la discontinuità dottrinale introdotta dal Concilio in un testo sufficientemente dettagliato in cui mostra che la Chiesa, dopo avere condannato il liberalismo nel Sillabo, e in mille altri testi, ha cercato di «riconciliarsi ufficialmente» con quest'ultimo (il che presuppone, evidentemente, la soppressione delle condanne precedenti). Il testo in cui afferma la continuità dottrinale dei testi conciliari è una semplice affermazione e non è corredata da nessun argomento. Poiché bisogna scegliere tra questi due testi, il primo si impone senza contraddizione.

IV
IL DISACCORDO SUL LEGAME DI CAUSA ED EFFETTO TRA
IL CONCILIO E GLI AVVENIMENTI CHE LO HANNO SEGUITO

Bisogna imputare al Concilio gli avvenimenti catastrofici che lo hanno seguito? O bisogna imputarli non al Concilio stesso, ma alla sua interpretazione in senso contrario alla Tradizione? Questo è il terzo punto di disaccordo tra i cattolici in buona fede che solleva ancora oggi l'avvenimento del Vaticano II.

l Prima tesi: è colpa del Concilio

Ecco come viene presentata da due personalità così diverse come Mons. Marcel Lefebvre e Padre Joseph Gélineau s.j. (1920-2008).

MonsMarcel Lefebvre
«Dunque, il Vaticano II non è un Concilio come gli altri, ed è per questo che abbiamo il diritto di giudicarlo, seppure con prudenza e riserva. Di questo Concilio e delle relative riforme, io accetto tutto ciò che è in piena concordanza con la Tradizione. L'opera da me fondata lo prova ampiamente. I nostri seminari, in particolare, rispondono perfettamente ai desideri espressi dal Concilio e alla Ratio fundamentalis della Sacra Congregazione per l'insegnamento cattolico. Ma è impossibile andare blaterando che solamente le applicazioni postconciliari sono cattive. Le ribellioni del clero, la contestazione dell'autorità pontificia, tutte le stravaganze della liturgia e della nuova teologia, la desertificazione delle chiese, non avrebbero dunque nulla a vedere, come si è affermato anche recentemente, con il Concilio? Ma andiamo! Ne sono invece i frutti» 54.

Presa di posizione di Padre Joseph Gélineau s.j. sui legami tra Concilio e riforma liturgica
«La riforma decisa dal Concilio Vaticano II ha dato il segnale del disgelo [...]. Alcuni pezzi interi crollano [...].Che non ci si inganni: tradurre non è dire la stessa cosa con altre paroleÈ cambiare la forma. Ora, la liturgia non è solamente un'informazione o un insegnamento di cui importano unicamente i contenuti. È un'azione simbolica mediante le "forme" significative. Se le forme cambiano, il rito cambia. Se un elemento è cambiato, la totalità significata è modificata [...]. Bisogna dirlo senza mezzi termini: il rito romano come l'abbiamo conosciuto non esiste piùEsso è stato distrutto» 55.

l Seconda tesi: la responsabilità non dev'essere imputata al Concilioma ad una sua errata interpretazione

Tesi sostenuta in particolare dal Cardinale Ratzinger nel suo libro Rapporto sulla fede, il quale contiene un paragrafo intitolato «Riscopriamo il Vaticano II vero». Eccone un passaggio: «Non è dunque il Vaticano II e i suoi documenti (è appena il caso di ricordarlo) che fanno problema. Semmai, per molti - e Joseph Ratzinger è tra questi, non da ieri - il problema è costituito da molte interpretazioni di quei documenti che avrebbero condotto a certi frutti dell'epoca postconciliare» 56«Sono convinto che i guasti cui siamo andati incontro in questi vent'anni non siano dovuti al Concilio "vero", ma allo scatenarsi, all'interno della Chiesa, di forze latenti aggressive, centrifughe, magari irresponsabili, oppure semplicemente ingenue, di facile ottimismo, di un'enfasi sulla modernità che ha scambiato il progresso tecnico odierno con un progresso autentico, integrale. E, all'esterno, all'impatto con una rivoluzione culturale: l'affermazione in Occidente del ceto medio-superiore, della nuova "borghesia del terziario" con la sua ideologia liberal-radicale di stampo individualistico, razionalistico, edonistico. Dunque, la sua parola d'ordine, l'esortazione a tutti i cattolici che vogliano rimanere tali, non è certo un "tornare indietro"; bensì "tornare ai testi autentici del Vaticano II autentico" [...]. È all'oggi della Chiesa che dobbiamo restare fedeli, non allo ieri o al domani: e questo oggi della Chiesa sono i documenti del Vaticano II nella loro autenticità. Senza riserve che li amputino. E senza arbitrî che li sfigurino» 57.

l Si può accusare l'interpretazione dei testi conciliari senza accusare il Concilio stesso?

Quest'ultima tesi sembra difficile da sostenere a partire dal momento in cui si riconosce che l'interpretazione del Concilio in un senso contrario alla dottrina tradizionale era stata programmata in certi testi conciliari, e ciò per tre ragioni principali:
  • a causa dello spirito generale che ha regnato durante la redazione di parecchi documenti conciliari;
  • a causa della presenza tra essi di numerosi testi ambigui, che possono essere interpretati in un senso ortodosso, ma la cui inclinazione naturale è diretta in senso opposto;
  • a causa della presenza di testi in opposizione con la dottrina tradizionale. L'ottimo libro del verbita Ralph Wiltgen (1921-2007) intitolato Le Rhin se jette dans le Tibre («Il Reno si getta nel Tevere») 58, spiegando la genesi dei documenti conciliari, da un'idea sorprendente di questa programmazione.
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Padre Joseph GélineauPadre Ralph Wiltgen

l Le constatazioni del Cardinale Ratzinger

Le constatazioni fatte dal Cardinale Ratzinger avvalorano la tesi della responsabilità diretta del Concilio:

Prima constatazione: uno dei principali orientamenti conciliari, quello dato da Gaudium et spes, è stato «un tentativo di riconciliazione ufficiale della Chiesa con il mondo come era diventato dopo il 1789», con «lo spirito dei tempi moderni». Abbiamo già citato il testo in cui questa idea è stata sviluppata.

- Seconda constatazione: molte delle pessime attitudini dei cattolici risultano oggi la messa in pratica, nella vita quotidiana, della riconciliazione della Chiesa cattolica con il mondo, con lo «spirito dei tempi moderni». È noto che questo «spirito» si traduce:
  • in una religione: quella dell'uomo che si fà Dio;
  • in una politica: l'organizzazione della società che non tiene conto delle esigenze divine.
L'uomo è diventato il padrone assoluto di sé stesso e del suo destino, il suo creatore e il suo signore; egli ha rotto i legami con Dio; il suo «progetto di salvezza» è essenzialmente temporale. Si tratta di ciò che è stato definito «umanesimo laico». Il Cardinale lo descrive con precisione 59 e ne constata la presenza invadente negli ambienti cattolici.

Un «progetto di salvezza solamente storico e umano»
Secondo il Cardinale, c'è un ritorno in forza dell'eresia ariana che conduce ad una nuova cristologia tendente a ridursi al «progetto Gesù», ossia ad un «progetto di salvezza solamente storico e umano».

Il compromesso di una certa morale cattolica con l'etica della società liberal-radicale
«Questo è dunque per lui lo scenario drammatico dell'etica nella società liberal-radicale, "opulenta". Ma come reagisce a tutto questo la teologia morale cattolica? 60"La mentalità ormai dominante aggredisce alle fondamenta stesse la morale della Chiesa che - l'osservavo - se resta fedele a sé stessa rischia di apparire come un anacronistico, fastidioso corpo estraneo. Così, per tentare di essere ancora "credibili", i teologi morali dell'Occidente finiscono col trovarsi davanti ad un'alternativa: sembra loro di dover scegliere tra il dissenso con la società attuale e il dissenso con il Magistero [...]. Ecco dunque la pesante alternativa: o la Chiesa trova un'intesa, un compromesso con i valori accettati dalla società alla quale vuole continuare a servire, oppure decide di restare fedele ai suoi valori proprî (e che, a suo avviso, sono quelli che tutelano l'uomo nelle sue esigenze profonde) e allora si trova spiazzata rispetto alla società stessa". Così, il Cardinale crede di constatare che "oggi l'ambito della teologia morale è diventato il luogo principale delle tensioni tra Magistero e teologi, specialmente perché qui le conseguenze si fanno immediatamente percepibili. Potrei citare alcune tendenze: talvolta i rapporti prematrimoniali vengono giustificati, almeno a certe condizioni; la masturbazione è presentata come un fenomeno normale nella crescita dell'adolescente; l'ammissione dei divorziati risposati ai sacramenti è continuamente rivendicata; il femminismo anche radicale sembra guadagnare terreno a vista d'occhio nella Chiesa, specialmente in alcuni ordini religiosi femminili [...]. Perfino riguardo al problema dell'omosessualità sono in atto tentativi di giustificazione» 61. Ecco la conclusione che deriva dalla messa a confronto di questi testi: alcuni dei comportamenti catastrofici constatati oggi in ambiente cattolico (un «progetto di salvezza solamente storico e umano», un compromesso tra la morale cattolica e «l'etica nella società liberal-radicale»), non fanno che tradurre nella pratica l'orientamento conciliare espresso da Gaudium et spes: la «riconciliazione ufficiale della Chiesa con il mondo come era diventato dopo il 1789». Ecco dunque apparire in piena luce la relazione di causa ed effetto tra l'orientamento conciliare e i comportamenti presi in esame.

V
CONCLUSIONE

Sono più di quarant'anni che il popolo cristiano è vittima di una mistificazione a proposito del Concilio: quest'ultimo, totalmente ispirato dallo Spirito Santo, avrebbe inaugurato un'era di rinnovamento per la Chiesa pur mantenendosi in perfetta continuità con i Concilî precedenti. Gli autori che denunciavano questa visione erronea delle cose erano ignorati dai media cattolici e sistematicamente screditati ed emarginati. Salvo che in alcune cerchie ristrette, ogni discussione ragionevole sull'argomento era praticamente impossibile. Il Cardinale Ratzinger, prima autorità della Chiesa dopo Giovanni Paolo II, è venuto a portare il suo contributo alla necessaria demistificazione del Concilio. Ecco un fatto nuovo di grande importanza. Due verità fondamentali che fino ad oggi erano state occultate e che erano state talvolta colte in maniera confusa solamente da alcune persone di buonsenso, sono state messe alla portata del grande pubblico da una voce che non si può soffocare, da una personalità che non si può trattare con disprezzo:
  • Gli avvenimenti del periodo postconciliare costituiscono, nel loro insieme, una catastrofe per la Chiesa;
  • il Concilio ha sostituito il Sillabo, che condannava il liberalismo, con un contro-Sillabo che «rappresenta un tentativo di riconciliazione ufficiale della Chiesa con il mondo come era diventato dopo il 1789». Una terza verità comincia ad essere meglio percepita; c'è relazione di causa ed effetto tra il Concilio e la crisi detta postconciliare. Gli avversari della Chiesa hanno ben compreso l'importanza di questa presa di coscienza da parte dei cattolici. Da qui le campagne onde evitare il pericolo che si torni alle dottrine preconciliari. Sarebbe veramente imperdonabile se anche noi non traessimo partito da questa lezione;
  • La fase di demistificazione del Concilio che sembra essere iniziata, è un fase preliminare alla sua necessaria rettifica. Nel suo discorso durante la riunione plenaria del Sacro Collegio del 5 dicembre 1979, Giovanni Paolo II ha parlato della «dottrina integrale del Concilio, ossia compresa alla luce della santa Tradizione e riferita al Magistero costante della Chiesa stessa». Ciò evidentemente suppone che sia emendato tutto ciò che non è conforme a detto Magistero.
Ecco il nocciolo del problema. Purtroppo, dobbiamo constatare che, almeno fino ad oggi, a tale dichiarazione non ha fatto seguito alcun atto concreto di rettifica.

«Dai frutti li riconoscerete» (Mt 716)
concilio vaticano II
Nel 1985, in Francia, i sacerdoti erano 28.629, mentre nel 1904 erano 58.400. II calo si è manifestato soprattutto a partire dal 1965, vale a dire dopo il Concilio. Si può prevedere un aggravamento crescente negli anni a venire, poichè le ordinazioni sono calate da 285 nel 1970, a 161 nel 1975; dal 1977 al 1983, esse oscillano tra 95 e 125 per anno. Ildeficit riduce ogni anno gli effettivi. Siamo ben lontani dai 2.000 preti ordinati nel 1830. Questo calo non può essere spiegato con i soli decessi, mal compensati da troppo rare ordinazioni. Bisogna ammettere ciò che si chiama pudicamente le «partenze»; le si stima circa 10.000 dal 1965 al 1985, e l'emorragia continua. Questo non incoraggia l'entrata nei seminari: anche lì, il calo è stato fulminante, poichè si è passati da 845 a 150, tra il 1965 e il 1975. All'inizio del XVIII sec., la Francia cristiana contava 22 milioni di abitanti e 20.000 preti, cioè lo 0,1% della popolazione. La Francia della fine del XX secolo non ne conta più dello 0,02% con meno di sessantacinque anni, vale a dire 10.000 al massimo. Queste cifre sono fulminanti; lo stesso calo si constata globalmente nel resto del mondo, poichè il numero dei preti è passato da 413.000 nel 1969 a 343.000 nel 1976. Diminuiscono anche gli effettivi dei religiosi in Francia: stimati in 24.000 nel 1966, essi scendono a 14.294 nel 1985. Lo stesso vale per le religiose che passano da 111.303 nel 1969 a 74.771 nel 1984. Un ordine così potente come quello dei gesuiti ha perduto, tra il 1964 e il 1977, 7.930 membri, cioè il 22% del suo effettivo. Questa crisi religiosa senza precedenti si traduce anche in un abbandono della preghiera personale e collettiva. Indirizzandosi, il 10 febbraio 1978, al clero secolare e regolare di Roma, Paolo VI disse a proposito delle defezioni sacerdotali: «Le statistiche ci abbattono, ogni caso particolare ci sconcerta, le motivazioni ci impongono, di certo, rispetto e compassione, ma ci causano una pena immensa. La sorte dei deboli che hanno trovato la forza di disertare il loro dovere ci confonde» (cfr. Osservatore Romano, del 12 febbraio 1978). «Il Vescovo di Coira dichiarò che nel decennio 1954-1964 vi furono nella sua diocesi (150.000 anime) 993 conversioni di protestanti al cattolicesimo, e nel seguente decennio solo 318... Negli Stati Uniti, prima del Concilio si contavano annualmente circa 170.000 conversioni: adesso poche centinaia» (cfr. D. Le RouxPietro mi ami tu?, Edizioni Gotica, Ferrara 1986, pagg. 55-58).

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NOTE

1 Traduzione dall'originale francese Vatican II: rupture ou continuité? («Vaticano II: rottura o continuità»?), a cura di Paolo Baroni.
2 Questo libro è stato pubblicato in Germania nel 1982 e in Francia nel 1985 (Ed. Téqui). Esso riunisce alcuni testi datati, di cui certi sono stati redatti nel 1975.
3 Ed. San Paolo, 1985; questo libro è un'antologia di interviste del Cardinale Ratzinger raccolte dal giornalista Vittorio Messori.
4 Utilizzando i due libri precitati del Cardinale Ratzinger - citandoli abbastanza spesso - ci asteniamo dal portare su di essi un giudizio. Consideriamo questi libri come fatti che bisogna prendere in considerazione; fatti che possono sostenere un ruolo importante nell'attuale battaglia delle idee e che possono contribuire a sanare il clima in cui si dibatte sulla questione del Concilio.
5 Per comodità d'esposizione, tratteremo questo aspetto alla fine questo punto.
6 I sottotitoli e il grassetto sono nostri.
7 Cfr. J. Ratzinger-V. MessoriRapporto sulla fede, pag. 40.
8 Ibid., pag. 47.
9 Ibid., pag. 49.
10 Ibid., pagg. 70-71.
11 Ibid., pag. 75.
12 Ibid., pag. 77.
13 Cfr. J. RatzingerLes principes de la théologie catholique, pag. 431.
14 Cfr. J. Ratzinger-V. Messoriop. cit., pag. 79.
15 Ibid., pag. 90.
16 Ibid., pag. 55.
17 Ibid., pag. 102. Osservazione di Vittorio Messori.
18 Cfr. J. Ratzingerop. cit., pag. 436.
19 Cfr. J. Ratzinger-V. Messoriop. cit., pagg. 27-28.
20 Cfr. Insegnamenti di Paolo VI, vol. VI, pagg. 1187-1189 (pag. 1188).
21 Cfr. J. Ratzingerop. cit., pag. 423.
22 Questa espressione è stata ripresa nel canone 204 § 2 del nuovo Codice di Diritto Canonico del 1983.
23 Ecco il passo corrispondente della traduzione francese di questo libro (Ed. Lieu Commun, pag. 138): «Se da un lato la Chiesa cattolica, apostolica e romana è la Chiesa di Cristo, dall'altro non lo è. È la Chiesa di Cristo perché appare al mondo sotto questa mediazione concreta. Ma allo stesso tempo non lo è, perché non può pretendere di essere l'unica ad identificarsi con la Chiesa di Cristo, in quanto quest'ultima può esistere anche in altre chiese cristiane. Il Concilio Vaticano II, superando un'ambiguità teologica, retaggio delle ecclesiologie anteriori, che tendevano ad identificare puramente e semplicemente la Chiesa di Cristo con la Chiesa cattolica romana, insegna con ragione: "Questa Chiesa, in questo mondo organizzata e costituita come società, sussiste nella Chiesa cattolica" ("subsistit in", ossia prende la sua forma concreta nella Chiesa cattolica). Si evita così di ripetere ciò che affermavano i documenti anteriori: "La Chiesa cattolica è la Chiesa di Cristo"». Per la cronaca, Padre Boff ha gettato la veste alle ortiche e si è spretato nel 1992 (N.d.T.).
24 L'ambiguità della formula «Ecclesia subsistit in» è stata recentemente sollevata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel documento intitolato Notifica sul libro «Chiesa, carisma e potere» [...] di Padre Leonardo Boff o.f.m.: «Partendo dalla famosa espressione del Concilio "Hæc Ecclesia [...] subsistit in Ecclesia catholica", Boff elabora una tesi diametralmente opposta al significato del testo conciliare quando afferma: "Di fatto, questa Chiesa, l'unica Chiesa di Cristo, può sussistere anche nelle altre chiese cristiane" (pag. 131). Al contrario, il Concilio aveva scelto precisamente l'espressione "subsistit" per mostrare che esiste solamente un'unica "sussistenza" della vera Chiesa, mentre "al di fuori del suo organismo si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità, che, appartenendo propriamente per dono di Dio alla Chiesa di Dio, spingono verso l'unità cattolica (Lumen gentium § 8)» (cfr.Osservatore Romano in lingua francese, del 14 maggio 1985). Insomma, secondo tale documento romano, la frase «sussiste nella Chiesa cattolica» sarebbe da interpretarsi come «sussiste unicamente nella Chiesa cattolica». Ma allora perché non usare la formula da sempre utilizzata «la Chiesa di Cristo è la Chiesa cattolica»?...
25 Cfr. Mons. M. LefebvreLettera aperta ai cattolici perplessi, Spadarolo di Rimini 1985, pag. 114.
26 Cfr. J. Ratzingerop. cit., pag. 424.
27 In Italia, questi studi sono stati pubblicati da riviste come Sì sì no noLa Tradizione CattolicaSodalitiumControrivoluzione, ecc... In Francia ricordiamo ItinérairesLe Courrier de Rome e La Contre-Réforme Catholique. Negli Stati Uniti rammentiamo TheRemnant e Approaches.
28 Cfr. R. Teverence, «Le Concile Vatican II échappe il à l'accusation de libéralisme»? («Il Concilio Vaticano II sfugge all'accusa di liberismo»?), in Le Courrier de Rome, n° 162, ottobre 1976.
29 Cfr. P. Y. Congar«La crise dans l'Église et Mgr Lefebvre» («La crisi nella Chiesa e Mons. Lefebvre»), in La Pensée Catholique, n° 169, pag. 50.
30 Cfr. P. Y. Congar, in Études et Documents, bollettino della Segreteria dell'Episcopato francese, del 15 giugno 1965, n° 5, pag. 5. Nonostante fosse stato più volte ripreso dal Sant'Uffizio sotto Pio XII a causa delle sue dottrine eterodosse, Padre Congar venne nominato «esperto» durante il Concilio e creato Cardinale da Giovanni Paolo II nel 1994 (N.d.T.).
31 Cfr. P. R. LaurentinBilan du Concile («Bilancio del Concilio»), Ed. du Seuil, pagg. 329-330.
32 Cfr. Mons. R. Etchegaray, Intervento davanti alla Commissione per l'Educazione dell'Assemblea Nazionale; testo riprodotto nel n° 36 di Enseignement catholique documents, pag. 33.
33 Cfr. Mons. M. Lefebvreop. cit., pag. 83.
34 Cfr. Contre-Réforme Catholique, n° 56, maggio 1972, pag. 11.
35 Cfr. Contre-Réforme Catholique, n° 57, giugno 1971, pag. 5. Lo scritto di Padre Courtney-Murray è apparso sulla rivista US, pag. 111.
36 Dichiarazione riprodotta in Documentation Catholique, del 3 luglio 1983, pag. 696.
37 Cfr. Osservatore Romano, del 18 gennaio 1984.
38 Cfr. Y. MaursaudonL'œcuménisme vu par un franc-maçon de tradition («L'ecumenismo visto da un massone di tradizione»), Ed. Vitiano, pagg. 120-121. Il libro del Barone Yves Maursaudon è apparso mentre era ancora in corso il Concilio...
39 Intervista mandata in onda il 17 marzo 1985 durante la rubrica radiofonica France Culture. La trasmissione era intitolataLa Grande Loge de France vous parle («La Gran Loggia di Francia vi parla»); testo riprodotto nel n° 57 di Points de vue initiatiques.
40 Cfr. M. PrelotLe catholicisme libéral («Il cattolicesimo liberale»), 1969.
41 Cfr. Mons. M. Lefebvreop. cit., pag. 133.
42 Cfr. Contre-Réforme Catholique, n° 51, dicembre 1971, pag. 7.
43 Cfr. Contre-Réforme Catholique, n° 50, pag. 5.
44 Cfr. Mons. M. Lefebvreop. cit., pag. 104.
45 Cfr. Le Monde, del 21 settembre 1983; cit. in Contre-Réforme Catholique, n° 193.
46 Cfr. Aspect de la France, del 29 settembre 1983; cit. in Contre-Réforme Catholique, n° 193.
47 Cfr. Le Courrier de Rome, n° 162, ottobre 1976.
48 Cfr. J. Ratzingerop. cit., pag. 426.
49 Il Sillabo, che corredava l'Enciclica Quanta Cura (dell'8 dicembre 1864) di Papa Pio IX, si definisce come una «raccolta che racchiude i principali errori del nostro tempo che sono stati segnalati nelle Allocuzioni concistoriali, nelle Encicliche e nelle altre Lettere apostoliche del nostro Santo Padre, Papa Pio IX». Ecco, nell'ordine, i principali argomenti trattati: panteismo - naturalismo - razionalismo - indifferentismo - socialismo - comunismo - Società Segrete - errori sulla società civile considerata sia in sé stessa che nei suoi rapporti con la Chiesa - errori sulla morale - errori sul matrimonio cristiano - errori sul primato civile del Romano Pontefice - errori che si riferiscono al liberalismo contemporaneo. Si tratta dunque di un testo essenzialmente dottrinale.
50 Cfr. J. Ratzingerop. cit., pagg. 426-427.
51 Qualche riga dopo, il Cardinale Ratzinger dice che si trattava di un «attaccamento ad una concezione superata dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato» (op. cit., pag. 427).
52 Cfr. J. Ratzingerop. cit., pag. 92.
53 Ibid., pag. 26.
54 Cfr. Mons. M. Lefebvreop. cit., pagg. 111-112.
55 Cfr. P. J. Gélineau s.j.Demain la liturgie («La liturgia domani»), Ed. du Cerf, 1976, pagg. 9-10. In Francia, Padre Gélineau è tristemente famoso per avere abolito il canto gregoriano e introdotto le canzonette in chiesa (N.d.T.).
56 Cfr. J. Ratzinger-V. Messoriop. cit., pag. 27. Osservazione di Vittorio Messori.
57 Ibid., pagg. 28-29.
58 Ed. du Cèdre. Il libro è un minuzioso resoconto steso da un testimone oculare di tutti i raggiri, gli escamotages e le scorrettezze messi in atto dai Vescovi più progressisti (soprattutto da quelli tedeschi, olandesi, belgi e francesi) per fare approvare dai Padri conciliari i documenti più innovatori e mettere in minoranza i Padri più conservatori e meno propensi all'«aggiornamento» della Chiesa.
59 Cfr. J. Ratzinger-V. Messoriop. cit., pag. 92.
60 Osservazione di Vittorio Messori.
61 Cfr. J. Ratzinger-V. Messoriop. cit., pagg. 86-87.

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