Siamo
chiari: il Vaticano II non è affatto intoccabile, perché, appunto, non
essendo dogmatico, ma solo pastorale, non impegna l’infallibilità.
Basti
osservare la qualificazione – “nota teologica” – dei Documenti
conciliari, si vedrà che alla dottrina del Vaticano II spetta solo la
“nota teologica”, e quindi è una dottrina nella quale il Magistero non
impegna altro che la sua autorità. Ne consegue che “se un Decreto, per
qualcuna, è valutato certamente falso, opposto ad un ragione così solida
da non essere vinta dalla forza dell’autorità sacra che dovrebbe
richiedere una obbedienza ragionevole, gli sarà lecito dissentire”.
Detto
questo, non essendo il Vaticano II, un Concilio “de fide”, non può
essere paragonato a quelli “de fide” (come il Tridentino e il Vaticano
I), per cui i teologi hanno il diritto di giudicarlo - sia pure con
riserva - non infallibile, bensì “democratico”, che solo Dio e il tempo
sapranno dire quanto abbia nociuto alla Chiesa!
Certo,
fu un Concilio (?) che andò subito alla deriva, tanto da far dire allo
stesso Paolo VI che la Chiesa si stava distruggendo, e che, nella
Chiesa, era entrato il “fumo di Satana”.
Un
Concilio, quindi, che invece di unire, ha dato corda alle Chiese locali,
diventate oggi, si direbbe, autonome da Roma. Inoltre, ha dato vita a
migliaia di “Comunità di base” che l’hanno spezzettata anche nella
dottrina (catechismi diversi, persino eretici!), Liturgia al sacco,
disciplina “fai date”! Di certo, se Cristo avesse inteso fondare una
Chiesa democratica, non avrebbe detto: “…su questa pietra fonderò la
mia Chiesa”, bensì: “Pietro, ti farò eleggere presidente dell’Assemblea degli Apostoli”… e invece di dire: “Andate ed evangelizzate tutte le genti”, avrebbe detto: “Andate a “dialogare”, magari a braccetto, con tutte le religioni”… e altre amenità!
mia Chiesa”, bensì: “Pietro, ti farò eleggere presidente dell’Assemblea degli Apostoli”… e invece di dire: “Andate ed evangelizzate tutte le genti”, avrebbe detto: “Andate a “dialogare”, magari a braccetto, con tutte le religioni”… e altre amenità!
Invece, no!
La storia della sua Chiesa è l’epifania di Cristo che continua nei
secoli la sua missione, che è quella di predicare la Verità divina con
autorità divina. Così, la Chiesa nel mondo è l’eternità nel tempo ed è
il divino nell’uomo. Nella lettera “Testem Benevolentiae”, Leone XIII,
al Card. Gibbson, Arcivescovo di Baltimora, il 22 gennaio 1899, scrisse:
«La
storia di tutti i secoli attesta che questa Sede apostolica, alla quale
è affidato non soltanto il magistero ma anche il governo supremo di
tutta la Chiesa, è rimasta sempre fedele agli stessi dogmi e alla stessa
dottrina e che ha sempre tutelato la disciplina in modo da non
trascinare i costumi e l’indole dei popoli che abbraccia, senza
intaccare, però, i diritti divini».
La
Chiesa, dunque, è fondata su Nostro Signore Gesù Cristo, e può sfidare
tutte le tempeste del tempo, perché trova la sua forza per resistere
agli uragani delle eresie, affondando le sue radici nel passato,
nell’insegnamento di Gesù e degli Apostoli, trasmesso nel corso dei
secoli senza alcuna alterazione: la TRADIZIONE, di cui la Chiesa si
nutre e che deve trasmettere intatta.
Se la
Chiesa si stacca dal suo passato, rigetta automaticamente l’insegnamento
specifico di Cristo e degli Apostoli, diventa una “Chiesa nuova” e,
quindi, non più “cattolica”, cioè universale, nel tempo e nello spazio.
Ebbene,
il Vaticano II ha fatto questa spaccatura con la Tradizione. Per questo
si parla di “Chiesa Conciliare”, di “nuova ecclesiologia” che
costituisce la fondamentale ragione di novità “nel nuovo Codice”.
Ma
così, persa la linfa vitale della Tradizione, si va perdendo la
continuità della Fede. Difatti, i frutti conciliari sono a tutti
visibili, ormai!: distruzione del senso del sacro e perdita della
Fede!..
Preso dall’Opuscolo “Appunti Critici sul Concilio Vaticano II”
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