Un vitalizio per Gabriele?
In Vaticano si riflette sul problema di che cosa fare, quando la condanna sarà espiata, o il responsabile sarà graziato, di Paolo Gabriele.
E adesso che la stagione dei processi vaticani si è conclusa (si afferma che ci sarà un seguito; chi vivrà vedrà, io mi permetto di dubitare un po’) resta il problema di che cosa fare, quando la condanna sarà espiata, o il responsabile sarà graziato, di Paolo Gabriele. Già, perché sia nell’ipotesi che la sua condotta fosse ispirata da uno stato emotivo e mentale non equilibrato; sia che ci troviamo di fronte a un bieco cospiratore, longa manus di curiali complotti, la domanda è: che farne?
Bene o male è una persona che ha vissuto per sei anni a fianco del Papa; una posizione che come è stata strumentalizzata prima, può esserlo dopo.
Anche perché non sembra, durante il processo, che abbia dato grandi segni di pentimento (se non ricordo male l’unica affermazione in questo senso è stata che gli dispiaceva di aver creato dolore al Papa). Tanto più se siamo di fronte a una personalità non equilibrata. Chi può garantire che dal suo prossimo ufficio in qualche basilica vaticana non torni a occupare uno spazio nelle cronache con qualche futura “rivelazione”, intervista e così via?
E quale incarico affidare, a una persona che ne ha ricoperto uno così delicato, e lo ha svolto in maniera tanto fellona? Non si esclude allora in alto loco che si possa giungere alla soluzione di un vitalizio, per non spingere alla disperazione un uomo certamente fragile, come hanno dimostrato le perizie al processo, e che ha una famiglia da mantenere, e dei figli da crescere. Ma è certamente una situazione ancora molto aperta, anche perché si deve attendere l’esito dell’inchiesta sui presunti maltrattamenti dopo l’arresto di cui ha parlato Gabriele al processo.
Sui due processi appena conclusi credo sia interessante e illuminante leggere il commento inviato da Salvatore Izzo, vaticanista di lungo corso, sul blog degli Amici di Papa Ratzinger. Certo, si tratta di procedimenti che hanno lasciato una quantità di questioni aperte. Ma in quale processo di questo tipo ciò non avviene? Basta pensare alle inchieste su fatti drammatici che hanno straziato il nostro Paese nei decenni scorsi, e sui quali, ahimè, spesso non è stata fatta nessuna luce, o nessuna luce convincente.
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