ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 7 novembre 2012

Non è trippa per modernisti

Conoscere il Gesù storico: una prospettiva “postmoderna”
Recensione apparsa su “Annali di Storia dell’Esegesi” 29/1, 2012, pp. 209-210. 
Anthony LE DONNE, Historical Jesus: What Can We Know and How Can We Know It?, Eerdmans, Grand Rapids – Cambridge 2011, xiv-146 pp., 10,50 euro.
Vivace e per certi aspetti provocatoria operazione di divulgazione scientifica, questo saggio presenta in forma sintetica la prospettiva sulla quale lʼautore si è già diffuso nella monografia The Historiographical Jesus: Memory, Typology, and the Son of David (2009). La veste grafica di sicuro impatto, il tono informale, i numerosi esempi tratti dalla contemporaneità (si spazia da Obama a Bob Marley, dai Giants a John Wayne) non devono far trarre giudizi affrettati: alla base del discorso di Le Donne cʼè infatti una profonda riflessione che mira a rivoltare il paradigma dellʼinconoscibilità storica affermatosi nel Novecento.
In reazione alla dicotomia razionalista tra oggettività e interpretazione, che induce spesso a decretare lʼimpossibilità di pervenire a una ricostruzione con il metodo storico, Le Donne sostiene che indagare in tale senso sia possibile proprio a partire da quegli elementi nei quali la scuola storicocritica ha riconosciuto lʼostacolo decisivo, ossia il carattere soggettivo e secondario delle fonti: a suo giudizio, quanto in seguito al processo di crivellatura a cui queste vengono sottoposte risulti frutto di interpretazioni secondarie della figura di Gesù, lungi dallʼessere scartato deve diventare il campo privilegiato dʼindagine. Poiché qualunque tipo di percezione, anche quella sensoriale, non è mai neutra, ma presuppone sempre un certo grado di interpretazione, e senza percezione non può esservi memoria, questʼultima non può essere disgiunta dallʼinterpretazione.
In virtù di tale inestricabile rapporto, se Gesù non fosse stato interpretato dai suoi contemporanei, spiega lʼautore, non sarebbe stato ricordato affatto in seguito. La rifrazione mnemonica diventa allora il campo dʼindagine precipuo dello storico, il quale deve domandarsi, nella fattispecie, perché Gesù è stato ricordato nei modi attestati nelle fonti.
Lʼautore insiste particolarmente sullʼutilità dei processi di assimilazione tipologica (p.es. Giovanni Battista in rapporto ad Elia) presenti nei vangeli, quali indicatori che consentono di raggiungere un certo grado di plausibilità storica. In concreto presenta tre esempi, relativi al rapporto di Gesù con la sua famiglia, al suo abbandono del gruppo dei seguaci di Giovanni Battista e alla causa della sua condanna a morte.
Constatata lʼassenza della figura del padre di Gesù nel periodo della sua attività pubblica, lʼautore ritiene plausibile che fosse morto: in tale situazione il sostentamento della madre vedova e del nucleo famigliare sarebbe dovuto ricadere su Gesù, in quanto figlio maggiore ed erede del capofamiglia. Lʼopzione missionaria da lui abbracciata, e il suo contestuale rifiuto di assumere la responsabilità di guida della famiglia, sarebbero dunque la causa scatenante dellʼesplicita conflittualità nei suoi confronti da parte dellʼambito famigliare. Per quanto riguarda il rapporto con il Battista, Le Donne ipotizza che il distacco di Gesù del gruppo dei suoi seguaci sia stato dettato da una netta opzione non violenta, derivante dalla sua ferma fiducia nellʼimminente instaurazione del regno in virtù di un intervento soprannaturale. La convinzione, poi, che lʼinstaurazione del regno avrebbe comportato un giudizio divino sulle autorità religiose corrotte e, in particolare, sul tempio di Gerusalemme, oggetto di un duro pronunciamento profetico rispondente al criterio di attestazione multipla (lʼAutore si limita a prendere in considerazione Mc 12,58 e Gv 2,18), sarebbe stata alla base della sua condanna a morte, decisa dalle élite sacerdotali.
Ciascuna di queste ipotesi è più suggerita che argomentata, ma, ricordiamo, lʼobiettivo del libro non è di ricostruire una vicenda biografica, bensì di far riflettere sulle potenzialità di una ricerca condotta lungo la rifrazione della memoria di Gesù. I limiti connessi con il taglio adottato mi pare non compromettano lʼinteresse della tesi di fondo.

di Matteo Grosso


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