ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 15 dicembre 2012

Il Vaticano ammette:



 abusi sui minori Ma nessuno paga

Il Vaticano ora ammette: ci furono abusi sessuali su molti bambini sordi. A commetterli furono preti
pedofili, in un numero ancora imprecisato. Il più grande scandalo di pedofilia nella Chiesa in Italia
imbocca la strada della verità. La sentenza di condanna della Santa Sede arriva a tre anni dalla
denuncia di 67 ex allievi dell’Istituto religioso Provolo di Verona contro 25 religiosi appartenenti
alla Congregazione della Compagnia di Maria per l'educazione dei sordomuti, che dipende
direttamente dalla Santa Sede.
 Quindici vittime ebbero anche il coraggio di testimoniare gli abusi in
video e alcuni li raccontarono senza coprirsi il viso. Rivelazioni sconvolgenti, in cui descrivevano
mezzo secolo di sevizie, perfino sotto l’altare, in confessionale, nei luoghi più sacri della fede.
Con la lettera, inoltrata attraverso la Curia di Verona, e firmata da monsignor Giampietro Mazzoni,
vicario giudiziale, ossia il magistrato del Tribunale ecclesiastico della diocesi , il Vaticano riconosce
la verità delle accuse dei sordi e chiede esplicitamente scusa e perdono. E informa dei
provvedimenti adottati dalla Congregazione per la dottrina della fede nei confronti dei religiosi.
Punizioni, per voce delle vittime sordomute, un po’ troppo blande e contraddittorie. “Il sentimento
che prevale di fronte a questa triste vicenda – si legge nella missiva – è innanzitutto di profonda
solidarietà nei confronti delle vittime di abuso, che anche in ragione della loro particolare
condizione, hanno portato dentro di sé lunghi anni in silenzio una sofferenza difficilmente
descrivibile. A loro e alle loro famiglie va una umile richiesta di perdono. La vicenda suscita nello
stesso tempo una grande amarezza: alcuni di coloro che erano chiamati a custodire e proteggere dei
ragazzi particolarmente provati dalla vita ne hanno vergognosamente abusato”.
Sconfessa di fatto il vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, che in un primo momento si era scagliato
contro i sordomuti, parlando di menzogne e anche chi aveva retto il suo gioco, vale a dire il giornale
dei vescovi, Avvenire, che aveva alimentato ulteriori dubbi sulla vicenda. Zenti aveva parlato di
“cattiverie, strumentalizzazioni e ricatto di carattere economico”, costretto poi a fare retromarcia in
seguito alla presentazione di una querela da parte dei sordomuti. Ciononostante, “non ha impedito,
pur con lentezze forse eccessive, che la Chiesa prendesse in seria considerazione le accuse”, scrive
oggi il Vaticano. Implicitamente si fa riferimento a un cambio di rotta di Papa Ratzinger rispetto al
suo predecessore sui tempi degli abusi nella Chiesa: “Un segno inequivocabile dell’impegno della
Chiesa nel fare piena luce su questa vicenda”.
Si fa poi riferimento ai provvedimenti della Santa Sede. Si citano i vari religiosi coinvolti e
identificati, circa una decina, ad altri non identificati, o deceduti oppure dimessisi nel corso degli
anni. Per nessun sacerdote in vita è stato previsto la riduzione allo stato laicale. A don E.P., “vista
l’età è stato sanzionato dalla Santa Sede con precetto penale che comporta una vita dedita alla
preghiera e alla penitenza e il divieto di qualsiasi contatto con minori e l’assidua sorveglianza da
parte dei responsabili individuati dal vescovo di Verona”. A un altro, quello che davanti alle
telecamere aveva sconfessato ogni abuso, “ha formulato una formale ammonizione canonica che
comporta una stretta vigilanza da parte dei responsabili sui suoi comportamenti”. Per il Vaticano
pare sia solo una prima tranche d’indagine di una più ampia che riguarda altri ecclesiastici, per i
quali la “Santa Sede ha richiesto documentazione, tuttora in esame presso la Congregazione per la
dottrina della fede”. Per alcuni, come per L.G., “ricoverato in una casa di riposo. Nessun
provvedimento stante la sua condizione, è stato preso nei suoi confronti”.
Riguardo alle accuse di un sordomuto si scrive che sono “affette da incoerenza e contraddizione e
non sono attendibili”. Poco dopo, però, si legge che “ciò non toglie che lui abbia subito degli
abusi”. Perché si mette in dubbio la testimonianza di questo sordomuto, che oggi ha circa 60 anni?
Perché ha coinvolto negli abusi l’ex vescovo di Verona, Giuseppe Carraro, per il quale è in atto la
beatificazione. E anche in quel caso il vescovo di Verona si era scagliato duramente contro le
vittime: “La beatificazione non sarà bloccata” aveva fatto trapelare da un monsignore della sua
diocesi veronese. Tuttavia la Congregazione della fede “aveva disposto di sospendere il processo di
beatificazione” in un primo momento e adesso il via libera.
Ma oltre alla prima vittima, ce n’è una seconda che accusa il vescovo Carraro. Un uomo di 62 anni,
sordomuto, che ha frequentato l’istituto Provolo di Verona e di Chievo dal 1956 al 1968. Ecco la
sua testimonianza. “All’età di 15 anni, durante le lezioni, don D.S. mi fece uscire dall’aula e mi
accompagnò in infermeria, che si trovava all’ultimo piano dell’istituto, dicendomi che doveva
medicarmi. Mi fece entrare e se ne andò e in infermeria c’era il vescovo Giuseppe Carraro, lo stesso
che mi aveva cresimato. Mi offrì delle caramelle e mi accarezzò, poi mi disse di togliermi i
pantaloni e le mutande. Mi toccò i genitali e mi masturbò. La stessa cosa si è ripetuta a distanza di
qualche mese. In istituto ho avuto rapporti sessuali anche con i miei compagni. Uno di questi, P.D.,
mi disse che don D.S. lo aveva portato in infermeria dove c’era il vescovo Carraro, che lo aveva
sodomizzato. Mi ha detto che gli aveva fatto molto male... P.D. ha avuto due incontri, mi aveva
detto, con Carraro. Lui è stato violentato anche da preti del Provolo, prima che se ne andasse nel
1966. Ha avuto molti problemi, era depresso e alcolizzato. È stato trovato impiccato a casa sua nel
gennaio del 1991”.

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