ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 8 dicembre 2012


 
Lettera aperta Mons. Fellay,
ai sacerdoti della Fraternità San Pio X,
ai religiosi e ai fedeli



di Don David Hewko


Don David Hewko è uno dei sacerdoti della Fraternità che operano negli Stati Uniti

La lettera è stata pubblicata sul sito francese Avec l'Immaculée


8 novembre 2012
Quattro Coronati Martiri

Eccellenza,

Quando, durante la rivoluzione protestante, si disse ai cattolici: “Accettate di prestare giuramento di sottomissione al re o morirete!”, la maggior parte dei cattolici prestarono giuramento. Ma il Signore Iddio si degnò di suscitare un’armata di martiri, ed anche un santo Papa che al Concilio di Trento condannò gli errori crescenti.
Quando, durante la rivoluzione francese, si disse ai cattolici: “Avrete la pace al prezzo di un po’ d’incenso agli dei Libertà, Uguaglianza, Fraternità!”, benché molti si siano compromessi, Dio suscitò migliaia di martiri ed una resistenza fedele in Vandea. In seguito, il cardinale Pie, di Poitiers, combatté l’attuazione pacifica della rivoluzione all’epoca napoleonica. In un secolo, i fedeli cattolici si unirono al Syllabus di Pio IX che condannò il cattolicesimo liberale.

Quando si disse ai cattolici: “Diventate rossi, piuttosto che morti!”, molti non hanno fatto alcunché. Ma milioni di cattolici, rifiutando di cooperare con ciò che Pio XI chiamava: un sistema economico, politico e ateo “intrinsecamente perverso”, riempirono le gradinate dei martiri in Cielo, con una resistenza eroica offerta da parte di vescovi, sacerdoti i laici, in tutta la Russia, l’Ucraina, la Polonia, la Cina, il Vietnam, l’Ungheria, la Spagna, ecc. In Ungheria, a coloro che furono chiamati i «preti della pace», vennero assicurate la Messa in latino, le chiese, gli incensi e i paramenti, fintanto che sarebbero rimasti in silenzio sulla questione «delicata» del comunismo. Il cardinale Mindzenty, uno dei pochi a non prostrarsi, rifiutò e finì in prigione per 14 anni.

Quando, sotto il governo Calles, i cattolici del Messico furono obbligati a conformarsi alle leggi anti-cattoliche della massoneria, molti guardarono la cosa da lontano, ma sorse la resistenza dei Cristeros che si opposero validamente al grido di «Viva Cristo Re!», in opposizione al grido dei federali di «Viva Satana!».

Quando ai cattolici si disse: “Ubbidite e sottomettetevi alle riforme del Vaticano II!”, Mons. Marcel Lefebvre, Mons. de Castro Mayer e numerosi sacerdoti preferirono apparire “disobbedienti” piuttosto che tradire la fede della Tradizione. Sfortunatamente, la maggior parte dei membri del clero e dei laici obbedirono a torto e si inchinarono alle direttive imposte dal concilio Vaticano II.

Oggi, accade tragicamente che, 42 anni dopo la sua fondazione, la “scialuppa di salvataggio” della Fraternità San Pio X venga attratta con le lusinghe e le promesse nel “porto” della Roma modernista, affollato dalle “barchette affondate” di numerose comunità tradizionali che un tempo si erano opposte pubblicamente agli errori del Vaticano II.

La Fraternità San Pio X ha sempre resistito apertamente e coraggiosamente, con la grazia di Dio, fino al 14 luglio 2012, quando il nuovo orientamento verso un accordo pratico è diventato qualcosa di “deciso” e di “approvato”. Questo mutamento di principio ha comportato un orientamento tutto nuovo della politica della FSSPX verso Roma e una separazione ufficiale dalla posizione intransigente di Mons. Lefebvre, espressa nella Dichiarazione del 1974 e nelle Dichiarazioni del 1988 e del 2006.
Prima, si diceva sempre: «Nessun accordo pratico senza accordo dottrinale», adesso si dice: «Accordo pratico senza accordo dottrinale».
Un piccolo errore nei principii conduce a delle conclusioni disastrose.

Mons. Lefebvre fu il nostro santo Fondatore. Egli aveva, non solo la grazia di stato del Superiore generale, ma anche la grazia di stato in quanto fondatore di una congregazione religiosa, alla quale cercò di trasmettere il suo spirito, i suoi principii e la sua esperienza. Tutti frutti di numerosi anni di direzione in funzioni molto varie. Era un teologo di grande fama (Cfr. le testimonianze e le lodi del canonico Berto, che fu suo teologo al Vaticano II). Fu vescovo e poi arcivescovo (con diversi vescovi che gli erano sottoposti). Fu Vicario apostolico per tutti i paesi di lingua francese in Africa. Fu Superiore generale del più grande Ordine religioso missionario della Chiesa. Fu un frequente visitatore dei papi a Roma. Fu membro della Commissione preparatoria del concilio Vaticano II. Fu un membro chiave del Coetus Internationalis Patrum durante il Concilio, nel corso del quale pronunciò numerosi interventi (Cfr.  il suo libro Accuso il Concilio!). Non aveva paura di sfidare e di rimproverare e il Concilio e i papi del Concilio. Fu l’uomo di Chiesa scelto dalla divina Provvidenza per creare la FSSPX, malgrado l’enorme pressione operante all’interno e all’esterno della Chiesa. Il suo ruolo di salvatore della Chiesa e del sacerdozio fu profetizzato dalla Vergine Maria in Equador, quasi 350 anni fa!

Da un uomo così vi è molto da apprendere. Il Padre Ludovic Barrielle (così venerato dall’Arcivescovo), nel 1982 dichiarava; «Scrivo questo, perché sia di lezione per tutti. Il giorno in cui la FSSPX abbandonerà lo spirito e le regole del suo Fondatore, sarà perduta. Tutti i nostri fratelli che in avvenire si permetteranno di giudicare e di condannare il Fondatore e i suoi principii, non esiteranno alla fine ad espellere dalla Fraternità l’insegnamento tradizionale della Chiesa e la Messa istituita da Nostro Signore Gesù Cristo».

Non sarebbe esatto affermare che lo spirito di Mons. Lefebvre, i suoi principii e la sua esperienza, sono riassunti nella seguente risposta, che è anche un avvertimento, da lui data ai suoi figli spirituali?
Dopo aver ammesso che la firma del Protocollo di maggio era stato un grosso errore, alla domanda sulla riapertura del dialogo con Roma, egli così rispondeva in un’intervista del 1988: 
«Non abbiamo lo stesso modo di concepire la riconciliazione. Il cardinale Ratzinger la vede come una possibilità di costringerci, di condurci al Vaticano II. Noi la vediamo come un ritorno di Roma alla Tradizione. Non ci intendiamo. È un dialogo tra sordi. Io non posso parlare molto dell’avvenire, perché il mio sta alle mie spalle. Ma se vivessi ancora un po’, e supponendo che da qui a qualche tempo Roma facesse un appello, che ci volesse rivedere, volesse riprendere il dialogo, in quel momento sarei io a porre le condizioni. Non accetterei più di trovarmi nella situazione in cui ci siamo trovati al momento dei colloquii. È finita. Io porrei la questione sul piano dottrinale: “Siete d’accordo con le grandi encicliche di tutti i papi che vi hanno preceduti? Siete d’accordo conQuanta Cura di Pio IX, con Immortale Dei e Libertas Praestantissimum di Leone XIII, con Pascendi di Pio X, con Quas Primas di Pio XI, con Humani Generis di Pio XII? Siete in piena comunione con questi papi e con le loro affermazioni? Accettate ancora il giuramento antimodernista? Siete per il Regno sociale di Nostro Signore Gesù Cristo? Se voi non accettate la dottrina dei vostri predecessori, è inutile parlare. Fino a quando non accetterete di riformare il Concilio, prendendo in considerazione la dottrina di questi papi che vi hanno preceduti, non v’è dialogo possibile. È inutile. Così le posizioni saranno più chiare» (Intervista di Fideliter n° 66, nov-dic 1988, Mons. Lefebvre e il Vaticano II, p. 223).
[Si vedano le citazioni e le opposizioni ad un accordo, contenute nell’allegato. Esse sono molto più numerose di quelle che esprimono una leggera speranza per un accordo e che sono state espresse prima del 1988].

Il nostro caro fondatore vedeva chiaramente «tre cedimenti», se si fosse concluso un mero accordo pratico con la Roma modernista, indipendentemente dal numero di condizioni.
1) dare a Roma l’ultimo potere di veto sulle decisioni importanti della Fraternità; 2) darle il potere di veto su ogni futura elezione del Superiore generale;
3) darle il diritto di veto sui nomi dei candidati proposti come futuri vescovi.
Con questi poteri lasciati ai nemici di Gesù Cristo: «Fintanto che non abbiano abbandonato queste false concezioni, a poco a poco ci metterebbero alle strette, finirebbero col cacciarci nelle loro trappole» (Mons. Lefebvre, Discorso ai sacerdoti del Distretto di Francia, 13 dicembre 1984). 
E ancora: «Perché quello che può sembrare una concessione, in realtà è una manovra».
E ancora: «Dobbiamo assolutamente convincere i nostri fedeli che si tratta proprio di una manovra, che è pericoloso mettersi nelle mani dei vescovi conciliari e della Roma modernista. Che è il più grande pericolo che li minaccia. Se abbiamo lottato per vent’anni per evitare gli errori conciliari, non possiamo metterci nelle mani di coloro che li professano» (Fideliter, n° 70, luglio-agosto 1989, pp. 13-14).
«Io gli ho detto [al cardinale Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI]:“Anche se ci accordate un vescovo; anche se ci accordate una certa autonomia nei confronti dei vescovi; anche se ci accordate tutta la liturgia del 1962 e ci accordate di continuare con i  seminari e con la Fraternità, come facciamo adesso, noi non potremmo collaborare, è impossibile! Impossibile! Perché noi lavoriamo in direzioni diametralmente opposte: voi lavorate per la scristianizzazione della società, della persona umana, della Chiesa, mentre noi lavoriamo per la cristianizzazione. Non possiamo intenderci”. […] Roma ha perso la fede, miei cari amici, Roma è nell’apostasia. Non si può più avere fiducia con questo mondo, che ha lasciato la Chiesa, essi hanno lasciato la Chiesa, essi lasciano la Chiesa. È così, è sicuro, è così.» (Cfr. Mons. Tissier de Mallerais,  Mons. Marcel Lefebvre. Una vita, Ed. Tabula fati, Chieti, 2005, pp. 619 e ss.)

Ma ecco un’obiezione: “Ma Reverendo, Lei esagera, non v’è ancora alcun accordo, e non ve ne sarà sotto questo pontificato, tutto è tornato normale!”. Ecco cosa si dice.  
Ma perché allora tante azioni contrarie? 
- Perché allora la Dichiarazione del Capitolo generale del 2012 non è stata modificata per conformarla a tutte le dichiarazioni precedenti della FSSPX? 
- Perché le “6 condizioni” sono rimaste insufficienti e non sono state corrette? In altri termini: perché il cartello “in vendita” è ancora appeso alla porta di casa?
- Perché le espulsioni, le riduzioni al silenzio, il rifiuto delle comunioni, le minacce e le punizioni, non cessano nei confronti di quelli che si oppongono ad un falso accordo? 

- Perché l’esclusione di Mons. Williamson, che ha apertamente aderito alla linea di non-compromesso di Mons. Lefebvre? 
- Perché il sospiro di sollievo di un portavoce della FSSPX, al momento dell’espulsione di Mons. Williamson: «La decisione faciliterà certamente le discussioni [con Roma]»? (Don Andreas Steiner, Distretto di Germania, all’agenzia DPA).
- Perché, a proposito del 50° anniversario de «la più grande catastrofe della storia della Chiesa» (espressione di Mons. Lefebvre riguardo al Vaticano II), vi è stato questo silenzio assordante sui siti della FSSPX (Cfr. SSPX.org e DICI), questo silenzio sulla condanna degli errori del Concilio espressa dal nostro fondatore, se non per evitare «ostacoli» polemici riguardo ad un accordo? 
- Perché il recente comunicato dell’Ecclesia Dei, sui negoziati ancora in corso? Perché una tale reazione minimalista, paragonata a quella di Mons. Lefebvre, di fronte alla violazione del Primo Comandamento a Assisi III? 
- Perché le interviste ambigue a CNS, DICI e YouTube, non sono state rapidamente rettificate e non sono ancora chiarite? (Per esempio: “Noi vediamo, nei colloquii, che molte cose che noi avremmo condannate come derivate dal Concilio, in realtà non derivano dal Concilio, ma dalla sua comune interpretazione […]Molta gente comprende malamente il Concilio […] Il Concilio presenta una libertà religiosa che è una libertà molto, molto limitata” – Mons. Fellay, intervista alla CNS dell’11 maggio 2012, tra i minuti 1:06 e 1:23). 
- Che fine ha fatto il libro  di Mons. Lefebvre, Accuso il Concilio?

Eccellenza, per favore, ritorni alla sua antica predicazione della «verità nella carità»! Quando avvertiva apertamente i sacerdoti di Campos, in Brasile, di non fare un accordo pratico con la Roma modernista. Lei allora analizzò la caduta di Campos sotto Mons. Rifan, e oggi una caduta simile rischia di inghiottire la nostra cara Fraternità! Lei allora disse: «Ma per adesso, non siamo ancora così avanti [circa la conversione di Roma alla Tradizione] e ogni illusione sarebbe mortale per la nostra Fraternità. Possiamo constatarlo esaminando gli sviluppi di Campos» (Lettera di Mons. Fellay agli amici e benefattori n° 63, del 6 gennaio 2003).
Una volta Lei ci ha detto: «Penso che la benevolenza di Roma nei nostri confronti derivi dalla sua mentalità ecumenica. Certamente Roma non è che si trova sul punto di dirci: “Sicuro, avete ragione, andiamo”. No, non è questo il modo con cui Roma pensa a noi. L’idea che essi hanno è del tutto diversa. L’idea è ecumenica. È l’idea del pluralismo, della pluriformità» (Conferenza a Kansas City dell’11 novembre 2004).
Questa mentalità ecumenica non ha fatto altro che aumentare con Benedetto XVI: per esempio con lo scandalo di Assisi III, con la visita alla moschea e alle sinagoghe, con l’ammissione degli anglicani senza che questi abbiano rinunciato ai loro errori.

Quanto a Roma che «evolverà verso la Tradizione», possiamo ricordare le condizioni promesse a Le Barroux: predicare liberamente contro il modernismo, tenere la vera Messa; ma dopo l’accordo essi sono caduti nel compromesso e nei cinque anni successivi hanno accettato la nuova Messa.
Recentemente, nel marzo 2012, l’Istituto del Buon Pastore è stato messo seriamente sotto pressione da Roma, perché insegni il concilio Vaticano II nei suoi seminari e adotti il nuovo catechismo.
Redentoristi di Scozia, a partire dal 15 agosto 2012, sono stati posti ufficialmente sotto il controllo del vescovo diocesano.

Il nostro caro Fondatore ha spiegato la ragione per la quale fino a nove comunità tradizionali hanno ceduto fino a compromettere la fede: «Non sono i soggetti che fanno i Superiori, ma i Superiori che fanno i soggetti» (Mons. Lefebvre, intervista: Un anno dopo le consacrazioni).

Si vede la triste direzione assunta oggi dalla nostra cara Fraternità, che sta a confermare sempre più che si è ben decisi a concludere un’intesa con la Chiesa conciliare, senza una soluzione dottrinale, e, come provano le 6 condizioni, si vuole deliberatamente concludere un’intesa che, per ciò stesso, assoggetterà la FSSPX alla Roma modernista. «Abbiamo definito ed approvato delle condizioni necessarie per una eventuale regolarizzazione canonica» (Dichiarazione del Capitolo generale della FSSPX, del 14 luglio 2012).
Non sono chiacchiere, è là, «scolpito sulla pietra»!

Com’è possibile, per un sacerdote della FSSPX, rimanere fedele al suo giuramento anti-modernista e quindi essere obbligato a predicare contro il modernismo, contro Roma infettata dal modernismo, e al tempo stesso, a causa della follia di un accordo semplicemente pratico, impossibile con la Roma modernista, essere ridotto permanentemente al silenzio?

Gli avvenimenti recenti dimostrano che questi sacerdoti vengono puniti: riduzione al silenzio, trasferimenti punitivi o espulsione.
Come fa un sacerdote, in un’atmosfera siffatta, a «predicare la verità in tempo opportuno e inopportuno»?
Dunque, io desidero con tutto il cuore rimanere fedele al giuramento anti-modernista che ho fatto davanti al Santissimo Sacramento, e ho l’intenzione di conservarlo, mantenendo lo stesso senso e lo stesso significato della dottrina della Chiesa di tutti i tempi.
Inoltre, pur non potendo parlare per tutti gli altri sacerdoti, io non posso abbandonare la posizione chiara e senza ambiguità del nostro fondatore, Mons. Lefebvre – che si sarebbe senza dubbio opposto ferocemente a questo nuovo orientamento del dopo luglio 2012 – e scelgo di apparire «disobbediente», mentre in effetti io sono veramente obbediente alle direttive del nostro Fondatore.

Per i nostri giovani cattolici: «Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti e la parola di Dio dimora in voi e avete vinto il maligno.» (I Gv. 2, 14).

Mons. Lefebvre, un giorno ha detto. «Certe persone mi chiamano “disobbediente” e “ribelle”, e se questo significa che lo sono contro il concilio Vaticano II e le riforme liberali, allora sì, io sono “disobbediente” e “ribelle”».
E io aggiungo umilmente che, se opporsi a questo orientamento che sottomette la Tradizione cattolica ai modernisti che negano la fede cattolica integrale – e quindi mettono in pericolo la salvezza eterna di innumerevoli anime! – se questo significa essere disobbedienti, allora sì, seguendo Mons. Lefebvre, anch’io sono “disobbediente” e “ribelle”.

In effetti, la verità sembra essere che la “ribellione” stia dalla parte dei membri della FSSPX che favoriscono un accordo e, così facendo, si ribellano ai principii e alle tradizioni della Fraternità.

In piena e buona coscienza, io non posso seguire questa direzione. Dunque, dopo diversi mesi di molte preghiere e di riflessione, mi appare chiaramente che ciò che corrisponde alla volontà di Dio è che io aiuti la resistenza allo smantellamento del lavoro di Mons. Lefebvre, con l’aiutare i sacerdoti che vogliono conservare i suoi principii.

Indubbiamente, può sembrare temerario esprimersi in questo modo! Ma è con amore ardente che scrivo queste righe, amore per la gloria di Dio, amore per Gesù Cristo Re, amore per Maria, per le anime, per la Fraternità San Pio X, per la Chiesa, per il Santo Padre.

Come la FSSPX ha sempre portato avanti l’opera di Monsignore, fino a quando Roma non tornerà alla Tradizione, così i sacerdoti della Fraternità della Resistenza continueranno il suo lavoro, con la grazia di Dio, «senza amarezza né risentimento», fino a quando i dirigenti della FSSPX non torneranno ai principii del nostro Fondatore.

Eccellenza, io sarei felice di incontrarla quando passerà da queste parti.

Che Vostra Eccellenza si degni di accettare la mia gratitudine e l’assicurazione della mia devozione più rispettosa in Nostro Signore.

Don David Hewko

L’indirizzo attuale è il seguente:
Notre-Dame du Mont Carmel, 1730 N. Rd. Stillwell, Boston, Kentucky 40107.

 
 

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