La Chiesa benedice un Monti bis
Infine c’è il Vaticano che gioca sempre la sua partita, più o meno sotterranea, per influire sui destini politici del Paese. Scaricato il Cavaliere per gli stili di vita non proprio francescani e accantonato Pier Ferdinando Casini per la sua vetusta irrilevanza (da tempo i porporati chiedono un ricambio del ceto politico cattolico), la Santa Sede vede da tempo in Monti l’uomo che può rappresentare al meglio le istanze d’Oltretevere nei Palazzi del potere temporale.
L'AFFINITÀ CON IL MONDO CATTOLICO. Le morbidezze del premier sull’Imu agli enti cattolici, il suo modus vivendi da fedele praticante, la sobrietà dei modi, le citazioni di De Gasperi: sono tanti i motivi che spingono la Chiesa a credere che il premier potrebbe essere un ottimo federatore del centro. Nella speranza, chissà, che dal suo operato possa rinascere qualcosa che assomigli alla cara, vecchia Democrazia cristiana. Non è un caso che a sostenere Monti nella sua eventuale corsa ci siano personaggi come il ministro alla Cooperazione Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant'Egidio, e il presidente delle Acli Andrea Olivero. Senza contare del'appoggio di una fetta di Comunione e liberazione pronta a lasciare il Pdl.
L'AFFINITÀ CON IL MONDO CATTOLICO. Le morbidezze del premier sull’Imu agli enti cattolici, il suo modus vivendi da fedele praticante, la sobrietà dei modi, le citazioni di De Gasperi: sono tanti i motivi che spingono la Chiesa a credere che il premier potrebbe essere un ottimo federatore del centro. Nella speranza, chissà, che dal suo operato possa rinascere qualcosa che assomigli alla cara, vecchia Democrazia cristiana. Non è un caso che a sostenere Monti nella sua eventuale corsa ci siano personaggi come il ministro alla Cooperazione Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant'Egidio, e il presidente delle Acli Andrea Olivero. Senza contare del'appoggio di una fetta di Comunione e liberazione pronta a lasciare il Pdl.
(ultima parte del seguente articolo)
Forse non basterà a convincerlo a scendere nell’agone politico, visto che in queste ultime ore le quotazioni di una sua candidatura a Palazzo Chigi sono in picchiata. Secondo un sondaggio Swg, se il 38% degli italiani ha fiducia in Mario Monti, il 60% pensa che non dovrebbe correre alle prossime elezioni.
Eppure fa impressione rilevare la concentrazione di cosiddetti «poteri forti», anzi «fortissimi», italiani e internazionali, che convergono a sostegno del Professore e che più o meno sottotraccia lavorano a una prosecuzione della sua esperienza di governo.
Eppure fa impressione rilevare la concentrazione di cosiddetti «poteri forti», anzi «fortissimi», italiani e internazionali, che convergono a sostegno del Professore e che più o meno sottotraccia lavorano a una prosecuzione della sua esperienza di governo.
L'endorsement (ricambiato) di Marchionne
L’ultimo endorsement di cui si è molto discusso è quello dell’amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne. Il 20 dicembre il premier ha commentato entusiasta l'investimento di 1 miliardo di euro a Melfi.
IL RAPPORTO TRA FIAT E ITALIA. «A Melfi nel 1993 è nata la Punto, oggi nasce punto e a capo, cioè una svolta, una ripartenza nel rapporto tra la Fiat e l'Italia», ha detto il Prof tra gli applausi degli operai. «Quello che accade qui non è magico ma è emblematico della svolta possibile in Italia. È quello che vorrei per il Paese».
UN FEELING MAI INTERROTTO. A dire il vero, il feeling tra il manager italo-canadese e il professore non si è mai interrotto, neppure nei giorni - era settembre - delle polemiche burrascose governo-Lingotto sull’abbandono del piano Fabbrica Italia.
Non a caso, allora, il duellante per conto dell’esecutivo fu il ministro allo Sviluppo Corrado Passera, mentre Monti si guardò bene dall’attaccare frontalmente il gruppo torinese.
«CORAGGIO E LUNGIMIRANZA». In fondo, il premier apprezza l’accelerazione, pur brusca, imposta da Marchionne al dibattito sulla riforma della contrattazione. E il numero uno Fiat ha sempre ricambiato con parole al miele: «L’agenda del suo governo dimostra coraggio e lungimiranza e mi auguro che chiunque avrà la responsabilità di gestire il Paese prosegua sulla stessa strada». Come a dire che l’ideale sarebbe Monti dopo Monti.
IL RAPPORTO TRA FIAT E ITALIA. «A Melfi nel 1993 è nata la Punto, oggi nasce punto e a capo, cioè una svolta, una ripartenza nel rapporto tra la Fiat e l'Italia», ha detto il Prof tra gli applausi degli operai. «Quello che accade qui non è magico ma è emblematico della svolta possibile in Italia. È quello che vorrei per il Paese».
UN FEELING MAI INTERROTTO. A dire il vero, il feeling tra il manager italo-canadese e il professore non si è mai interrotto, neppure nei giorni - era settembre - delle polemiche burrascose governo-Lingotto sull’abbandono del piano Fabbrica Italia.
Non a caso, allora, il duellante per conto dell’esecutivo fu il ministro allo Sviluppo Corrado Passera, mentre Monti si guardò bene dall’attaccare frontalmente il gruppo torinese.
«CORAGGIO E LUNGIMIRANZA». In fondo, il premier apprezza l’accelerazione, pur brusca, imposta da Marchionne al dibattito sulla riforma della contrattazione. E il numero uno Fiat ha sempre ricambiato con parole al miele: «L’agenda del suo governo dimostra coraggio e lungimiranza e mi auguro che chiunque avrà la responsabilità di gestire il Paese prosegua sulla stessa strada». Come a dire che l’ideale sarebbe Monti dopo Monti.
Confindustria, Squinzi: «Monti legittimato dal voto va benissimo»
Con Monti si è schierato anche il fronte degli industriali. Gli imprenditori chiedono soprattutto stabilità, decisioni e riforme. Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi non ha certo risparmiato critiche, allarmi e punture di spillo sulla situazione attuale del Paese, eppure la corrente montiana in Viale dell’Astronomia è nettamente maggioritaria (almeno a livello di alte gerarchie).
Non a caso a ottobre il numero uno degli industriali rispondeva così a una domanda sull’ipotesi di un Monti-bis dopo le elezioni: «Con la legittimità del voto per me va benissimo».
IL SOSTEGNO DELLA CISL. Il Professore ha incassato non solo l'appoggio dei «padroni», ma anche di alcune sigle sindacali. Tra i confederali, eccezion fatta per la Cgil che sta nettamente dalla parte del ticket Bersani-Vendola, l’appoggio forte al professore dal mondo del lavoro proviene dalla Cisl di Raffaele Bonanni. Il sindacato centrista è naturalmente collocato su posizioni di riformismo moderato di stampo cattolico e il segretario è tra i protagonisti del milieumontezemoliano che sponsorizza una discesa in campo diretta del premier.
Non a caso a ottobre il numero uno degli industriali rispondeva così a una domanda sull’ipotesi di un Monti-bis dopo le elezioni: «Con la legittimità del voto per me va benissimo».
IL SOSTEGNO DELLA CISL. Il Professore ha incassato non solo l'appoggio dei «padroni», ma anche di alcune sigle sindacali. Tra i confederali, eccezion fatta per la Cgil che sta nettamente dalla parte del ticket Bersani-Vendola, l’appoggio forte al professore dal mondo del lavoro proviene dalla Cisl di Raffaele Bonanni. Il sindacato centrista è naturalmente collocato su posizioni di riformismo moderato di stampo cattolico e il segretario è tra i protagonisti del milieumontezemoliano che sponsorizza una discesa in campo diretta del premier.
Passera, il sostegno della finanza e le banche italiane
A parte il soccorso provvidenziale del governo al Monte dei Paschi di Siena sotto forma di 3,9 miliardi di Monti-bond, è chiaro che il settore del credito guarda con favore all’esperienza del governo tecnico, fosse solo per l’effetto di stabilizzazione e riduzione dello spread che sta migliorando anche le condizioni di raccolta e di finanziamento delle banche.
LE TEORIE COSPIRAZIONISTE. Al di là di alcuni provvedimenti di sostegno (per esempio le garanzie governative su obbligazioni e passività bancarie e Imu ammorbidita), al di là della presenza nel governo di un ex banchiere come Corrado Passera e al netto di tutte le teorie più o meno cospirazioniste che vedono in Monti la longa manus del potere finanziario italiano e internazionale, di certo gli istituti di credito chiedono una continuazione di quanto fatto in questo 2012.
A confermarlo l'appello di Federico Ghizzoni, ceo di Unicredit: dalle prossime elezioni «deve uscire un governo solido e con garanzie di continuità». A buon intenditor poche parole.
LE TEORIE COSPIRAZIONISTE. Al di là di alcuni provvedimenti di sostegno (per esempio le garanzie governative su obbligazioni e passività bancarie e Imu ammorbidita), al di là della presenza nel governo di un ex banchiere come Corrado Passera e al netto di tutte le teorie più o meno cospirazioniste che vedono in Monti la longa manus del potere finanziario italiano e internazionale, di certo gli istituti di credito chiedono una continuazione di quanto fatto in questo 2012.
A confermarlo l'appello di Federico Ghizzoni, ceo di Unicredit: dalle prossime elezioni «deve uscire un governo solido e con garanzie di continuità». A buon intenditor poche parole.
Mario Draghi e il gioco di sponda con la Bce
Va da sé che la sintonia con il mondo del credito italiano è connessa alle sinergie che il governo Monti ha saputo intavolare in questi mesi con la Banca centrale europea.
OBIETTIVO CRESCITA. Se per molti, compreso una buona fetta di Pdl, il SuperMario salva-Ue non è il Professore ma Draghi, è indubitabile che i due abbiano giocato di sponda per imporre nel dibattito europeo i temi della crescita e della solidarietà tra Paesi accanto ai dogmi della stabilità e del rigore fiscale di marca tedesca.
UN GIOCO DI SQUADRA. Draghi naturalmente non si sbilancia mai con endorsement politici, ma finora è venuto da Francoforte il più grande sostegno sostanziale alle scelte di Palazzo Chigi. Senza il piano Omt (Outright monetary transactions, ndr) annunciato la scorsa estate dal presidente Bce, infatti, gli spread non sarebbero mai scesi ai livelli desiderati da Monti (trofeo da esibire in un'eventuale campagna elettorale).
E, tuttavia, senza le riforme avviate dal Professore (e dagli altri Paesi euro-deboli), il banchiere centrale non avrebbe mai messo sul tavolo il suo bazooka a protezione dei debiti sovrani della moneta unica.
OBIETTIVO CRESCITA. Se per molti, compreso una buona fetta di Pdl, il SuperMario salva-Ue non è il Professore ma Draghi, è indubitabile che i due abbiano giocato di sponda per imporre nel dibattito europeo i temi della crescita e della solidarietà tra Paesi accanto ai dogmi della stabilità e del rigore fiscale di marca tedesca.
UN GIOCO DI SQUADRA. Draghi naturalmente non si sbilancia mai con endorsement politici, ma finora è venuto da Francoforte il più grande sostegno sostanziale alle scelte di Palazzo Chigi. Senza il piano Omt (Outright monetary transactions, ndr) annunciato la scorsa estate dal presidente Bce, infatti, gli spread non sarebbero mai scesi ai livelli desiderati da Monti (trofeo da esibire in un'eventuale campagna elettorale).
E, tuttavia, senza le riforme avviate dal Professore (e dagli altri Paesi euro-deboli), il banchiere centrale non avrebbe mai messo sul tavolo il suo bazooka a protezione dei debiti sovrani della moneta unica.
Il pressing del Ppe, da Merkel a Barroso
Oltre alla Bce a spendersi per il Prof pare essere l'Europa tutta. L’endorsement del Ppe al premier è risultato nei giorni scorsi fin troppo smaccato e pressante. Lo stessoSilvio Berlusconi è apparso spiazzato ed è risultato maldestro il suo tentativo di rigirare la frittata, sostenendo di essere stato lui a volere Monti al vertice dei popolari.
Da Angela Merkel a José Manuel Barroso, da Wilfried Martens a Jean-Claude Juncker tutti chiedono garanzie sul futuro impegno dell’ex rettore bocconiano per il bene dell’Italia.
HOLLANDE STRIZZA L'OCCHIO. E persino il presiente francese socialista François Hollande, che pure flirta con il segretario del Pd Pier Luigi Bersani per ovvi motivi culturali, una decina di giorni fa ha così commentato le dimissioni improvvise del premier: «È un peccato sul breve termine, ma nel giro di un mese o due apparirà chiaro che Monti sarà in grado di unirsi a una coalizione o di andare avanti a stabilizzare l'Italia».
Da Angela Merkel a José Manuel Barroso, da Wilfried Martens a Jean-Claude Juncker tutti chiedono garanzie sul futuro impegno dell’ex rettore bocconiano per il bene dell’Italia.
HOLLANDE STRIZZA L'OCCHIO. E persino il presiente francese socialista François Hollande, che pure flirta con il segretario del Pd Pier Luigi Bersani per ovvi motivi culturali, una decina di giorni fa ha così commentato le dimissioni improvvise del premier: «È un peccato sul breve termine, ma nel giro di un mese o due apparirà chiaro che Monti sarà in grado di unirsi a una coalizione o di andare avanti a stabilizzare l'Italia».
Il rapporto privilegiato con Barack Obama
Volando Oltreoceano, è da tempo che il presidente Usa Barack Obama considera Monti un interlocutore privilegiato. Il rapporto personale tra i due è tanto buono quanto era difficile quello dell'inquilino della Casa Bianca con l’ex premier Berlusconi.
Obama ha sempre appoggiato i tentativi del Prof di imporre il tema della crescita (e degli eurobond) nel dibattito economico in seno all’Ue e già in febbraio diceva: «Ho piena fiducia nella leadership di Monti e spero possa traghettare l'Italia attraverso questi tempi difficili».
Obama ha sempre appoggiato i tentativi del Prof di imporre il tema della crescita (e degli eurobond) nel dibattito economico in seno all’Ue e già in febbraio diceva: «Ho piena fiducia nella leadership di Monti e spero possa traghettare l'Italia attraverso questi tempi difficili».
I petrolieri arabi e la partnership con il Qatar
Sempre in ambito internazionale, la recente missione del Professore negli Emirati arabi ha fruttato una golosa partnership della Cassa depositi e prestiti (attraverso il Fondo strategico italiano) con il fondo sovrano Qatar Holding.
GLI INVESTIMENTI ESTERI. Ma agli sceicchi Monti piace soprattutto per l’avvio di quelle riforme che dovrebbero creare in Italia un ambiente più favorevole agli investimenti esteri. E soprattutto apprezzano la lotta del premier al fenomeno della corruzione, considerata un ostacolo gravissimo all’impiego di capitali nella Penisola.
L'emiro Sheikh Hamad bin Khalifa Al Thani non lesinò complimenti durante la visita del bocconiano: «Sono lieto di incontrarla a capo di un governo tecnico che in così breve tempo è riuscito a riportare l'Italia al livello che merita, soprattutto sul piano economico».
GLI INVESTIMENTI ESTERI. Ma agli sceicchi Monti piace soprattutto per l’avvio di quelle riforme che dovrebbero creare in Italia un ambiente più favorevole agli investimenti esteri. E soprattutto apprezzano la lotta del premier al fenomeno della corruzione, considerata un ostacolo gravissimo all’impiego di capitali nella Penisola.
L'emiro Sheikh Hamad bin Khalifa Al Thani non lesinò complimenti durante la visita del bocconiano: «Sono lieto di incontrarla a capo di un governo tecnico che in così breve tempo è riuscito a riportare l'Italia al livello che merita, soprattutto sul piano economico».
di Ulisse Spinnato Vega
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.