Tra
le molteplici cause del processo di secolarizzazione della società
italiana, non va dimenticato il fallimento della cosiddetta "operazione
Sturzo", concepita sessant'anni fa da Luigi Gedda, con l'avallo di Pio
XII. La guerra si era appena conclusa e Pio XII proponeva un progetto di
restaurazione della società cristiana sulla stessa linea del programma
di san Pio X: "tutto restaurare e riordinare in Cristo". Papa Pacelli
voleva realizzare l'unità dei cattolici non attorno ad un partito, ma a
un programma, come era accaduto nelle elezioni del 1913, con il Patto
Gentiloni approvato da san Pio X. Luigi Gedda, l'artefice della
schiacciante vittoria elettorale del 18 aprile 1948, sembrava l'uomo più
adatto a realizzare il piano del Pontefice.
Il primo banco di prova
sarebbero state le elezioni amministrative del maggio 1952, che
precedevano di un anno quelle politiche. Il 22 gennaio di quell'anno
Luigi Gedda veniva nominato presidente dell'Azione Cattolica, ...
... cumulando questa carica con quella di presidente
dei Comitati Civici. Il 10 febbraio, Pio XII lanciava al popolo romano
"un grido di risveglio", mirabilmente sintetizzato in queste parole: "E'
tempo di scuotere il funesto letargo, è tempo di ripetere con
l'Apostolo: hora iam nos de somno surgere. E' tutto un mondo che occorre
rifare dalle fondamenta, che bisogna trasformare da selvatico in umano,
e da umano in divino, vale a dire secondo il cuore di Dio". Pio XII
intendeva promuovere un rinnovamento cristiano del mondo a partire da
Roma e intendeva affidare a Luigi Gedda questo compito.
Pio XII e Gedda incontrarono però l'opposizione di
Alcide De Gasperi, creatore, tra il 1943 e il 1946, della Democrazia
Cristiana, che si presentava quale erede del Partito Popolare Italiano
fondato nel 1919 da don Luigi Sturzo, e si richiamava, oltre che allo
stesso Sturzo, a don Romolo Murri, fondatore in Italia del modernismo
politico e scomunicato da san Pio X nel 1909. De Gasperi e i suoi
compagni, influenzati anche dal pensiero di Jacques Maritain (che era
stato ambasciatore di Francia presso la Santa Sede dal 1944 al 1948),
propugnavano uno Stato e quindi un partito laico e aconfessionale, e
credevano nella necessità di un accordo con i partiti di sinistra, nella
convinzione che in questa direzione irreversibile volgesse ormai la
storia. Fin dal 1946 un avvocato romano, Carlo Francesco D'Agostino,
aveva presentato al Sant'Uffizio una denuncia contro gli errori
dottrinali della Democrazia Cristiana. Lo stesso D'Agostino, agli inizi
degli anni Cinquanta, aveva rinnovato la sua denuncia con una lettera
aperta dal titolo La illusione democristiana. Il mondo cattolico era
però diviso. Tra i collaboratori di Pio XII, alcuni, come il cardinale
Ottaviani, condividevano le riserve del Pontefice verso la Democrazia
Cristiana, altri, come il Sostituto Segretario di Stato per gli Affari
Straordinari Giovanni Battista Montini, erano convinti sostenitori
dell'unità dei cattolici attorno a De Gasperi. Nonostante le elezioni
del 18 aprile avessero dato alla DC la maggioranza assoluta,
permettendole di governare da sola senza le sinistre, De Gasperi, dal
maggio 1948, aveva associato al suo Governo anche i socialdemocratici
del PSLI e i repubblicani, con l'opposizione della sinistra
socialcomunista e delle destre, rappresentate dal Partito Nazionale
Monarchico (PNM) di Achille Lauro e dal Movimento Sociale Italiano (MSI)
di Augusto de Marsanich.
Il problema che ora si apriva era quello della città
di Roma dove, senza un accordo con il MSI e il PNM, la Democrazia
cristiana rischiava di regalare il Campidoglio al "Blocco del Popolo"
delle sinistre, guidato dall'ex presidente del Consiglio Francesco
Saverio Nitti. Con l'incoraggiamento di Pio XII, Gedda si fece allora
promotore di una lista civica, aperta al sostegno di tutti gli
anticomunisti, compresi i monarchici e i missini. La lista sarebbe stata
capeggiata dall'anziano, ma rappresentativo, don Luigi Sturzo, divenuto
critico nei confronti della politica di De Gasperi. Dietro le quinte si
muoveva uno dei principali ideatori del progetto, il vescovo Roberto
Ronca, esponente di punta del "partito romano", fedele a Pio XII. Quella
che fu detta "l'operazione Sturzo" fu però pesantemente contrastata da
Alcide De Gasperi e da Carlo Carretto, presidente dei Giovani di Azione
Cattolica, sensibile, come molti giovani democristiani, all'influenza di
Giuseppe Dossetti.
Nelle sue Memorie (Mondadori, Milano 1998), Gedda ha
scritto che "la divergenza di fondo con i democristiani dipendeva dalla
loro convinzione che il comunismo avrebbe ineluttabilmente conquistato
il potere e che il problema dunque era quello di cercare fin da subito
forme di coesistenza con il futuro vincitore". Il 22 aprile fu
annunciato l'appello che don Sturzo lanciava a tutti i partiti per la
"formazione di una lista amministrativa composta da persone competenti e
al di fuori di ogni colorazione politica, sulla quale potessero
convergere i voti di quanti si preoccupano di salvaguardare il carattere
unico e specialissimo di Roma, capitale d'Italia e sede del Papato". Il
giorno successivo però don Sturzo, in seguito alle forti resistenze di
parte della DC e del mondo cattolico, fu costretto a rinunciare alla sua
lista e l'operazione naufragò. Era la sconfitta di Gedda, ma anche
quella di De Gasperi. Le elezioni videro infatti il successo delle
destre, che conquistarono molte città del Sud, a cominciare da Napoli.
Per impedire che le destre divenissero determinanti nella successiva
legislatura, De Gasperi ideò allora un mutamento della legge elettorale,
in modo da attribuire il 65% dei seggi della Camera alla lista che
avesse ottenuto più del 50% dei voti. Ribattezzata "legge truffa" e
combattuta sia dalla destra che dalla sinistra, la legge maggioritaria
fu promulgata il 31 marzo 1953. Tuttavia, nelle elezioni del 7 giugno
dello stesso anno, la DC e i partiti di centro raggiunsero il 49,7%,
mancando per 54.000 voti la maggioranza assoluta. La DC perse molti
consensi, mentre aumentarono il Partito Nazionale Monarchico (PNM) (da
14 a 40 deputati) e il Movimento Sociale Italiano (MSI) (da 6 a 28). De
Gasperi cercò di costituire il suo ottavo ministero, il 28 luglio 1953,
ma non ottenne la fiducia in parlamento.
Tre giorni dopo, la "legge truffa" fu abrogata. Nel
gennaio 1954, lo scrittore Giovannino Guareschi pubblicò sul giornale
"Il Candido", da lui diretto, la copia di due lettere autografe di De
Gasperi in cui il futuro leader DC chiedeva agli inglesi, nel 1944, di
bombardare la periferia di Roma. De Gasperi denunciò per diffamazione
Guareschi, che venne condannato a tredici mesi di carcere e non presentò
appello contro la sentenza, ma scontò tutta la sua pena in galera. La
storiografia non ha ancora pronunciato una parola definitiva
sull'autenticità di quei documenti, ma libri come quelli di Ubaldo
Giuliano Balestrino (Il Carteggio Churchill-Mussolini alla luce del
processo Guareschi, Settimo Sigillo, 2010) sollevano pesanti
interrogativi nei confronti dell'uomo politico trentino, di cui è in
corso la causa di beatificazione. Le riserve di Pio XII nei confronti di
De Gasperi e della nascente Democrazia Cristiana sono peraltro
storicamente documentate. L'esito dell'"operazione Sturzo" contribuì a
fare definitivamente svanire la fiducia del Papa in De Gasperi,
giudicato dal Pontefice non più capace di resistere alla avanzata del
comunismo. Nel giugno 1952, a poche settimana da questo episodio, il
Papa rifiutò di ricevere De Gasperi in udienza, in occasione del suo
trentesimo di matrimonio e della professione perpetua della figlia suor
Lucia. Maria Romana Catti De Gasperi ha raccontato l'amarezza che tale
rifiuto provocò al padre, il quale dichiarò all'ambasciatore d'Italia
presso la Santa Sede che come cristiano accettava l'umiliazione, come
presidente del consiglio protestava e chiedeva spiegazioni.
Pio XII fu poi irritato dal discorso pronunziato da
De Gasperi il 20 marzo 1954 al Consiglio Nazionale della DC, in cui egli
ribadiva che la DC non era un "partito confessionale, emanazione
dell'autorità ecclesiastica", e ricordava la sua costante sollecitudine
di associare al governo forze di altra ispirazione, unico mezzo per
consolidare la nascente democrazia italiana, e criticava i Comitati
Civici, che, per quanto benemeriti per la loro efficace opera di
mobilitazione, non hanno mai preteso a funzioni di rappresentanza e
responsabilità politica".
Pio XII ordinò alla "Civiltà Cattolica" di scrivere
un articolo contro De Gasperi, precisando quella che a suo avviso era la
vera dottrina della Chiesa. Nello stesso periodo diminuì anche
l'influenza all'interno del Vaticano di mons. Giovanni Battista
Montini, che fece ogni sforzo per far recedere Pio XII dalla decisione
di non ricevere De Gasperi. Nel novembre 1954 mons. Montini fu
allontanato dalla Curia con la nomina ad arcivescovo di Milano, senza
però essere stato creato cardinale da Pio XII. Alcide De Gasperi era
morto il 19 agosto 1954. Sturzo, che nel novembre del 1953 era stato
fatto senatore a vita dal presidente della Repubblica Luigi Einaudi,
scompariva l'8 agosto 1959. Ma fu solo la fine di Pio XII, il 9 ottobre
del 1958, a chiudere l'epoca storica, a cui solo Luigi Gedda
sopravvisse in silenzio, tornando a Dio il 26 settembre 2000.
Oggi si può dire che il fallimento dell'operazione
Sturzo, ricordato sempre con amarezza da Luigi Gedda, aprì la strada
verso il centro-sinistra e il compromesso storico. Un percorso in cui
gli eredi di De Gasperi non "tradirono" l'uomo politico trentino, come
spesso si crede, ma ne continuarono con coerenza la politica di
"secolarizzazione" della società.
di Roberto De Mattei da Il Timone, n.117 Segnalazione: BASTABUGIE n.274
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