Nuova singolare scoperta sulla Tilma di Guadalupe
Non ci sono solo le incredibili guarigioni di Lourdes o il grande mistero dell’immagine della Sacra Sindone, ancora oggi inaccessibile ai più potenti laser eccimeri dei laboratori dell’Enea di Frascati.
Nell’universo cattolico (e solo in esso) esistono tanti altri misteri, tante altre grandi sfida per la scienza e per la fede (ricordiamo che la Chiesa cattolica afferma che nessun miracolo è necessario
alla fede del credente, esso può essere semmai un aiuto ma mai il
“motivo” per cui si è credenti), e una di queste è certamente l’immagine
di Nostra Signora di Guadalupe impressa sul mantello (detto anche “Tilma”) appartenuto a Juan Diego Cuauhtlatoatzin,
in seguito all’apparizione avvenuta in Messico nel 1531.
Nel santuario
che è stato costruito è conservato il mantello di Juan Diego, sul quale è apparsa raffigurata l’immagine di Maria, ritratta come una giovane dalla pelle scura (è chiamata dai fedeli Virgen morenita).
L’immagine non presenta traccia di coloranti di origine vegetale, minerale o animale, come rilevato nel 1936 dal premio Nobel per la chimica Richard Kuhn
e la figura di Maria è impressa direttamente sulle fibre del tessuto
(esistono delle piccole parti dipinte, come “ritocco”, realizzate in un
secondo momento), come determinato dalle foto all’infrarosso del
biofisico dell’University of Florida, Philip Serna Callahan nel
1979, il quale ha affermato che l’immagine non è scientificamente
possibile essere realizzata dall’uomo. Nel 1977 l’ingegnere peruviano José Aste Tonsmann analizzò al computer le fotografie ingrandite di 2500 volte e riscontrò che nelle pupille di Maria appare un altro disegno,
ovvero una sorta di fotografia del momento in cui Juan Diego ha
mostrato il mantello al vescovo Juan de Zumárraga, alla presenza di due
altri uomini e una donna. Gli occhi della Vergine sul mantello si
comporterebbero dunque come occhi umani, che riflettono ciò che vedono
attraverso un effetto conosciuto come Purkin-Sampson’s images, e avrebbero “fotografato” la scena
con una leggera rotazione di differenza tra i due occhi, come appunto
accade normalmente a causa della diversa angolazione della luce che
arriva alle pupille. Al centro di esse si vedrebbe inoltre un’altra scena, più piccola, anche questa con diversi personaggi.
Un altro aspetto fortemente misterioso è la durata e la conservazione del tessuto: la fibra di maguey che costituisce la tela dell’immagine, infatti, non può durare più di 20 o 30 anni.
Vari secoli fa si dipinse una replica dell’immagine su una tela di
fibra di maguey simile, e la stessa si disintegrò dopo alcuni decenni.
Mentre, a quasi 500 anni dal presunto miracolo, l’immagine di Maria
continua a essere perfetta come il primo giorno. Nel 1921 Luciano
Pèrez, un attentatore inviato dal governo, nascose una bomba in un
mazzo di fiori posti ai piedi dell’altare; l’esplosione danneggiò la
basilica, ma il mantello ed il vetro che lo proteggeva rimasero
intatti. Infine, la disposizione delle stelle sul manto non sarebbe
casuale ma rispecchierebbe quelle che in cielo, da Città del Messico, era possibile vedere la notte del 9 dicembre 1531
Una sorprendente scoperta matematico-scientifica è invece stata realizzata di recente: dalla sovrapposizione delle stelle e dei fiori sull’immagine emergerebbe, una volta riportata sul pentagramma, un’armonia perfetta. La scoperta è stata presentata durante una conferenza presso l’auditorio San Pio X in Vaticano.
Durante l’International Workshop on the Scientific approach to Acheiropoietos Images tenutosi presso l’ENEA Frascati nel 2010, J. C. Espriella del Centro Mexicano de Sindonología ha descritto fenomeno, soffermandosi anche sugli studi scientifici realizzati e concludendo così: «l’immagine presente sulla Tilma di Guadalupe è indirizzata ad essere una immagine acheropita,
perché secondo la stragrande maggioranza dei ricercatori che l’hanno
studiata con un rigoroso metodo scientifico, la sua origine va al di là della spiegazione naturale e fino ad ora, nessuna spiegazione soddisfacente è stata formulata».
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