Un'assurda discriminazione religiosa
operata dalla Chiesa italiana
Il calendario cattolico-ebraico-musulmano
discrimina le altre legittime religioni
Col permesso delli Superiori
La cosa che colpisce negativamente è la manifesta discriminazione religiosa che con questo calendario pubblicizzato dal quotidiano dei vescovi, viene platealmente operata nei confronti delle altre religioni, in totale dispregio del concilio Vaticano II, di cui ricorre quest'anno il cinquantenario dell'apertura e che nel suo glorioso documento Nostra Aetate ha sancito una volta per tutte che (n°2)
La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini.
Tuttavia essa annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il Cristo che è « via, verità e vita » (Gv 14,6), in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose.
Essa perciò esorta i suoi figli affinché, con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi.
Tuttavia essa annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il Cristo che è « via, verità e vita » (Gv 14,6), in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose.
Essa perciò esorta i suoi figli affinché, con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi.
Senza contare il dispregio che viene manifestato nei confronti del Pontefice regnate che nel 2011 ha voluto riunire un nuovo congresso delle religioni mondiali ad Assisi, insegnando con l'esempio rivolto al mondo intero, che tutte le religioni sono degne di rispetto e vanno rispettate.
Si tratta di un evidente riprorevole atto d'orgoglio manifestato in nome del cristianesimo, dell'ebraismo e dell'islamismo, che rivela come ancora oggi, a cinquant'anni dal sacrosanto concilio ecumenico Vaticano II, il mondo cattolico non sia riuscito ad abbandonare quella supponenza che tanti guasti ha operato nel mondo!
Come se nel mondo ci fossero solo cristiani, ebrei e musulmani!
E questa discriminazione è ancora più grave quando si pensi che il Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, in data 24 ottobre 2011, ha pubblicato una nota che invita alla creazione di un governo mondiale (Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale
nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale), mentre da parte sua la Chiesa italiana ha apertamente espresso il suo appoggio ad un governo italiano che faccia capo al potere plutocratico mondiale, prestando a questo scopo i suoi uomini migliori, come il fondatore dell'ecumenica Comunità di Sant'Egidio e il capo dei sindacati catto-comunisti.
Insomma una deriva inaccettabile, che offende la sensibilità dei cattolici moderni, da cinquant'anni educati al rispetto di tutti, soprattutto di coloro che, pur conoscendolo, si rifiutano di seguire Gesù Cristo e la Sua Chiesa.
Una deriva che dimostra di non volere tenere in nessun conto gli insegnamenti del Papa regnante che, nel suo ultimo discorso alla Curia del 21 dicembre scorso, ha ricordato a tutti che:
Con il che il Papa insegna che l'essere cristiani significa primariamente accettare le altre religioni, esimendosi dal supporre di conoscere la verità insegnata da Dio, perché da dopo la venuta di Cristo il cristiano si trova sempre nella via verso la verità, alla conoscenza della quale giunge solo attraverso la condivisione delle verità altrui, con i quali si conduce all'unità della verità.
nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale), mentre da parte sua la Chiesa italiana ha apertamente espresso il suo appoggio ad un governo italiano che faccia capo al potere plutocratico mondiale, prestando a questo scopo i suoi uomini migliori, come il fondatore dell'ecumenica Comunità di Sant'Egidio e il capo dei sindacati catto-comunisti.
Insomma una deriva inaccettabile, che offende la sensibilità dei cattolici moderni, da cinquant'anni educati al rispetto di tutti, soprattutto di coloro che, pur conoscendolo, si rifiutano di seguire Gesù Cristo e la Sua Chiesa.
Una deriva che dimostra di non volere tenere in nessun conto gli insegnamenti del Papa regnante che, nel suo ultimo discorso alla Curia del 21 dicembre scorso, ha ricordato a tutti che:
Nella situazione attuale dell’umanità, il dialogo delle religioni è una condizione necessaria per la pace nel mondo, e pertanto è un dovere per i cristiani come pure per le altre comunità religiose. Questo dialogo delle religioni ha diverse dimensioni. Esso sarà innanzi tutto semplicemente un dialogo della vita, un dialogo della condivisione pratica. In esso non si parlerà dei grandi temi della fede – se Dio sia trinitario o come sia da intendere l’ispirazione delle Sacre Scritture ecc. Si tratta dei problemi concreti della convivenza e della responsabilità comune per la società, per lo Stato, per l’umanità. In ciò bisogna imparare ad accettare l’altro nel suo essere e pensare in modo diverso. A questo scopo è necessario fare della responsabilità comune per la giustizia e per la pace il criterio di fondo del colloquio. […]
Per l’essenza del dialogo interreligioso, oggi in genere si considerano fondamentali due regole:
1. Il dialogo non ha di mira la conversione, bensì la comprensione. In questo si distingue dall’evangelizzazione, dalla missione.
2. Conformemente a ciò, in questo dialogo ambedue le parti restano consapevolmente nella loro identità, che, nel dialogo, non mettono in questione né per sé né per gli altri.
Queste regole sono giuste. Penso, tuttavia, che in questa forma siano formulate troppo superficialmente. Sì, il dialogo non ha di mira la conversione, ma una migliore comprensione reciproca: ciò è corretto. La ricerca di conoscenza e di comprensione, però, vuole sempre essere anche un avvicinamento alla verità. Così, ambedue le parti, avvicinandosi passo passo alla verità, vanno in avanti e sono in cammino verso una più grande condivisione, che si fonda sull’unità della verità. Per quanto riguarda il restare fedeli alla propria identità: sarebbe troppo poco se il cristiano con la sua decisione per la propria identità interrompesse, per così dire, in base alla sua volontà, la via verso la verità. Allora il suo essere cristiano diventerebbe qualcosa di arbitrario, una scelta semplicemente fattuale.
Per l’essenza del dialogo interreligioso, oggi in genere si considerano fondamentali due regole:
1. Il dialogo non ha di mira la conversione, bensì la comprensione. In questo si distingue dall’evangelizzazione, dalla missione.
2. Conformemente a ciò, in questo dialogo ambedue le parti restano consapevolmente nella loro identità, che, nel dialogo, non mettono in questione né per sé né per gli altri.
Queste regole sono giuste. Penso, tuttavia, che in questa forma siano formulate troppo superficialmente. Sì, il dialogo non ha di mira la conversione, ma una migliore comprensione reciproca: ciò è corretto. La ricerca di conoscenza e di comprensione, però, vuole sempre essere anche un avvicinamento alla verità. Così, ambedue le parti, avvicinandosi passo passo alla verità, vanno in avanti e sono in cammino verso una più grande condivisione, che si fonda sull’unità della verità. Per quanto riguarda il restare fedeli alla propria identità: sarebbe troppo poco se il cristiano con la sua decisione per la propria identità interrompesse, per così dire, in base alla sua volontà, la via verso la verità. Allora il suo essere cristiano diventerebbe qualcosa di arbitrario, una scelta semplicemente fattuale.
Con il che il Papa insegna che l'essere cristiani significa primariamente accettare le altre religioni, esimendosi dal supporre di conoscere la verità insegnata da Dio, perché da dopo la venuta di Cristo il cristiano si trova sempre nella via verso la verità, alla conoscenza della quale giunge solo attraverso la condivisione delle verità altrui, con i quali si conduce all'unità della verità.
Abbiamo volutamente imbastito questa pagina in modo strafottente e intriso di un'amara ironia, perché in cuor nostro sentiamo che siamo di fronte a delle manifestazioni di una consistenza disastrosamente comica. L'amarezza nasce dalla consapevolezza che si tratta della moderna pratica della religione cattolica, messa in essere dai moderni pastori della Chiesa, una pratica che ci procura solo dolore e indignazione.
Che modo splendido di dare inizio al nuovo anno!
Soprattutto dopo che con l'11 ottobre 2012 si è dato inizio all'Anno della Fede, allo scopo di promuovere la nuova evangelizzazione!
Lo confessiamo:
siamo turbati, siamo sempre più turbati e perplessi:questa a cui continuiamo ad appartenere è ancora la vera Chiesa di Cristo?
Ce lo chiediamo con la consapevolezza che ci viene dal giudizio espresso nei confronti dei cattolici tradizionali dal nuovo Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il tristemente famoso Mons. Müller, che ci vuole eretici. Accusa che accettiamo con gioia e con riconoscenza, perché essere definiti eretici da un autorevole esponente della moderna gerarchia che predica e pratica una religione eretica, è la controprova che noi siamo autenticamente cattolici.
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Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio,
abbi pietà di noi, peccatori!
abbi pietà di noi, peccatori!
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