Osservatore Romano 15/01/2012
«Sulla
dichiarazione Nostra Aetate, la Chiesa Cattolica non torna indietro
perché non può mettere in discussione il Concilio: è impensabile. E il
Santo Padre non può negare il suo magistero».
Lo afferma il cardinale
Kurt Koch, presidente della Commissione vaticana per i rapporti
religiosi con l'ebraismo, intervistato dal Servizo Iiformazione
Religiosa alla vigilia della Giornata del Dialogo ebraico-cristiano che
si celebra in Italia il prossimo 17 gennaio. Il cardinale svizzero
risponde in modo esplicito dunque alle «preoccupazioni» che genera il
processo di dialogo tra la Santa Sede e i lefebvriani della Fraternità
sacerdotale S. Pio X.
«Gli ebrei - dice il
cardinale - sono i nostri fratelli maggiori: soprattutto nella visione
di Benedetto XVI circa l'unità tra i due Testamenti, siamo legati con
gli ebrei inscindibilmente. Questa è la chiara visione anche alla luce
della Dichiarazione conciliare 'Nostra Aetate'. Non c'è nessun dubbio
nella Chiesa cattolica che questa dichiarazione abbia valore ancora
oggi. È soltanto il gruppo dei lefebvriani che non l'accetta, che non
accetta il dialogo ecumenico, il rapporto con gli ebrei e la libertà
religiosa. Sono invece punti centrali del magistero del Santo Padre e se
un gruppo che non accetta un Concilio e non accetta un Magistero, si
deve domandare come fa a vedersi cattolico. Questo è il problema
fondamentale».
Il cardinale ricorda poi quanto
detto da padre Lombardi rispetto anche alle frasi del vescovo Fellay.
«Ogni forma di antisemitismo è un atto non cristiano e la Chiesa
cattolica deve combattere con tutte le sue forze contro questo
fenomeno».
Ed anche il presidente emerito del
Pontificio consiglio per l'unità dei cristiani Walter Kasper,
sull'Osservaotre Romano, è interventuo sul tema dichiarando che «Un vero
ecumenismo senza Israele non è possibile». E la «debole resistenza
mostrata dalla Chiesa verso le persecuzioni contro gli ebrei» deriva
anche dall'essersi la Chiesa, «per secoli», separata dalle sue radici
ebraiche. Lo afferma il cardinale Walter Kasper nella prefazione,
pubblicata oggi dal quotidiano della Santa Sede, a un libro curato da
Mary Bojs su Gesù e l'ebraismo.
Il cardinale, che
è presidente emerito del Pontificio consiglio per l'unità dei
cristiani, per descrive le relazioni tra ebraismo e cristianesimo
propone la immagine usata dal san Paolo nella Lettera ai Romani, delle
radici e dei rami selvatici.
Tranquilli non mi sono convertito all’ebraismo!
Personalmente
non ho nessun pregiudizio contro gli ebrei, però non possiamo neanche
andare in giro con i pantaloni abbassati davanti alle intemperie che
scuotono la nostra fede e non possiamo liquidare le questioni portate
avanti dai lefebvriani con un semplice, “sono loro” visto che i
lefebvriani parlano dei problemi della Chiesa Cattolica per il bene
della stessa Chiesa.
Il Concilio Vaticano II fu
un Concilio Pastorale…stop! Gli insegnamenti del concilio Vaticano II
sono in evidente contraddizione logica con gli enunciati del precedente
magistero tradizionale, così che è impossibile interpretarli in
conformità con gli altri insegnamenti già contenuti nei precedenti
documenti del magistero ecclesiastico.
Riporto qui di seguito un estratto di un articolo di don Michel Gleize, professore al Seminario S. Pio X di Ecône:
“La dottrina sulla libertà religiosa, così com’è espressa nel n° 2 della Dichiarazione Dignitatis humanae, contraddice gli insegnamenti di Gregorio XVI nella Mirari vos, e di Pio IX nella Quanta cura, come anche quelli di papa Leone XIII nella Immortali Dei e quelli di Pio XI nella Quas primas.
La dottrina sulla Chiesa, così com’è espressa nel n° 8 della costituzione Lumen gentium, contraddice gli insegnamenti del papa Pio XII nella Mystici corporis e nella Humani generis.
La dottrina sull’ecumenismo, così com’è espressa al n° 8 della Lumen gentium e al n° 3 del decreto Unitatis redintegratio, contraddice gli insegnamenti del papa Pio IX nelle proposizioni 16 e 17 del Syllabus, quelli di Leone XIII nella Satis cognitum e quelli del papa Pio XI nella Mortalium animos.
La dottrina sulla collegialità, così com’è espressa nel n° 22 della costituzione Lumen gentium, compreso il n° 3 della Nota praevia,
contraddice gli insegnamenti del Concilio Vaticano I sull’unicità di
soggetto del potere supremo nella Chiesa, contenuti nella costituzione Pastor aeternus.”
http://feedproxy.google.com/~r/TradizionalistaCattolico/~3/xB7BIhy_1c4/i-deliri-del-card-koch-e-del-card-kasper.html
Duetto Koch-Müller: Ebrei e Luterani affratellati dal Concilio, Tradizione cattolica out...
Mar Gen 15, 2013 22:30
Stralcio dal comunicato SIR
sulla imminente giornata del Dialogo ebraico-cristiano che, come ogni
anno, si terrà il 17 gennaio prossimo. Avrebbe potuto essere una notizia
come tante, in fondo di routine, perché l'evento fa parte di una
consuetudine ormai pluriennale, se non fosse per le dichiarazioni del
cardinal Koch:
[...] Gli ebrei, “i nostri fratelli maggiori”.
« Sono molto grato - dice al Sir il card. card. Kurt Koch, presidente della Commissione vaticana per i rapporti religiosi con l’ebraismo - che le chiese in Italia celebrano la Giornata dell’ebraismo. E sono molto contento anche della scelta della data perché è prima della Settimana della preghiera per l’unità dei cristiani. Questa Giornata quindi mostra la relazione tra la Chiesa e la sinagoga ». « Gli ebrei - dice il cardinale - sono i nostri fratelli maggiori: soprattutto nella visione di Benedetto XVI circa l’unità tra i due Testamenti, siamo legati con gli ebrei inscindibilmente. Questa è la chiara visione anche alla luce della Dichiarazione conciliare ‘Nostra Aetate’ ». Rispetto dunque alle preoccupazioni circa una probabile apertura alla Fraternità sacerdotale S. Pio X, il cardinale è stato molto chiaro: « Non c’è nessun dubbio nella Chiesa cattolica che questa dichiarazione abbia valore ancora oggi. È soltanto il gruppo dei lefebvriani che non l’accetta, che non accetta il dialogo ecumenico, il rapporto con gli ebrei e la libertà religiosa. Sono invece punti centrali del magistero del Santo Padre e se un gruppo che non accetta un Concilio e non accetta un Magistero, si deve domandare come fa a vedersi cattolico. Questo è il problema fondamentale ». Il cardinale ricorda poi quanto detto da padre Lombardi rispetto anche alle frasi del vescovo lefebvriano Fellay. “Ogni forma di antisemitismo è un atto non cristiano e la Chiesa cattolica deve combattere con tutte le sue forze contro questo fenomeno ». Dunque non c’è alcun rischio che si facciano passi all’indietro? « Assolutamente no - risponde il card. Koch - perché la Chiesa non può mettere in discussione il Concilio. Questo è impensabile. E il Santo Padre non può negare il suo magistero ».
Dunque ci risiamo. Assistiamo ancora una volta alla prona piaggeria che arriva al punto di confondere l'antisemitismo con l'identità cristiana
prima che cattolica! Ma la cosa più grave è che, mentre s'ode a destra
l'ennesimo squillo di tromba del cardinal Koch, presidente della
Commissione vaticana per i rapporti religiosi con l’ebraismo, che
bacchetta la Tradizione, a sinistra risponde lo squillo della ennesima
esternazione dell'arcivescovo Müller, prefetto della Dottrina della
Fede, che così si esprime in una libreria romana, nel corso della
presentazione di un suo libro sul pensiero di Benedetto XVI:
(CWN/InfoCatólica) Tuttavia, spiega il prefetto della CDF, alcuni luterani desiderano la restaurazione della piena comunione con Roma, e la Chiesa dovrebbe esser pronta ad accoglierli. L'arcivescovo suggerisce che, nella stessa maniera degli Anglicani, la Chiesa cattolica dovrebbe permettere a questi luterani, nel processo di unione alla Chiesa, che preservino le tradizioni legittime che hanno sviluppato.
Secondo Mons. Müller, nell'opinione di alcuni luterani, Martin Lutero pretendeva soltanto riformare la Chiesa e non causare divisione tra i cristiani. Questi luterani credono che le riforme necessarie furono portate a termine dal Concilio Vaticano II. Il prelato spiega che nella sua terra natale, la Germania, « i protestanti non si oppongono completamente al cattolicesimo, giacché hanno conservato molte tradizioni cattoliche ».
Quest'ultima
dichiarazione ha almeno l'attenuante di un contesto una volta ancora
rigorosamente mediatico ma non ufficiale e tuttavia praticamente
attribuisce al Concilio il compimento delle riforme della Chiesa
ritenute necessarie da Lutero! Ecco perché nella Chiesa sembra non possa
esserci posto per la Tradizione, oltre a poter ammettere nel suo seno i
Luterani con le loro tradizioni per di più legittime.
L'arcivescovo ricorda le tradizioni cattoliche che hanno conservato, ma
ignora totalmente le verità fondanti della Fede che hanno rinnegato e
tuttora rinnegano!
Non ci sono più parole per
esprimere il nostro sconcerto e la nostra estraneità a questa congerie
di neo-protestanti nonché giudaizzanti, che stanno sfigurando il volto
de La Catholica.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.