Segnalazione dell’Avv. Giuseppe Trimeloni
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Segnalazione dell’Avv. Giuseppe Trimelon

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La Terra Persa. Una storia poco occidentale sulla Terra Promessa per il sionismo e Perduta per tutti gli altri


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LA TERRA PERSA
Una controstoria poco occidentale, per nulla reticente, in fondo cristiana, sulla terra Promessa agli ebrei, Negata a musulmani e cristiani, Svenduta dagli Alleati, Sequestrata dal sionismo, Proibita ai suoi figli legittimi, Perduta per tutti.
Israele, Palestina e Medioriente ieri, oggi, forse domani: quel che “l’informazione” non dice.
UN BREVE SAGGIO
di Andrea Virga
DUE PESI E DUE MISURE
I media democratici di altri Paesi si sono spesso preoccupati ogniqualvolta in un Paese occidentale acquisivano rilevanza politica partiti giudicati di volta in volta pericolosamente “populisti”, “xenofobi”, “nazionalisti”, “razzisti”, “neofascisti” o (Dio non voglia!) “neonazisti” (il non plus ultradell’esecrazione democratica). È il caso di Haider in Austria, di Le Pen in Francia, di Geert Wilders nei Paesi Bassi, della Polonia dei fratelli Kaczinsky o, più recentemente dell’Ungheria di Viktor Orban, quest’ultima colpevole nientepopodimeno di voler sottoporre a controllo politico la Banca centrale (sacrilegio!). Addirittura, nel 2000, si giunse a sanzioni e minacce di boicottaggio da parte europea nei confronti dell’Austria, colpevole di aver democraticamente eletto il FPÖ di Jorg Haider come partito di governo.
Ora, una simile azione rappresenta certo un’intollerabile ingerenza nei confronti di (quello che dovrebbe essere) uno Stato sovrano. Tuttavia, per una volta è interessante applicare il medesimo metodo nei confronti di un Paese che non è mai oggetto (semmai autore!) di simili critiche sui media occidentali; un Paese che si fregia di essere “l’unica democrazia del Medio Oriente”; un Paese i cui apologeti e cittadini sono spesso in prima linea nel denunciare “la minaccia dell’estrema destra” in Europa. Questo Paese è lo Stato d’Israele. Questo breve articolo non intende tanto esaminare le (pur numerosissime) contraddizioni d’Israele – altri l’hanno già fatto meglio di me – ma sollevare l’attenzione sulla composizione del Parlamento israeliano (la Knesset) e sui partiti che vi sono presenti, e che rappresentano quindi (almeno in linea teorica) le posizioni dell’elettorato israeliano.
I MODERATI: CRIMINALI DI GUERRA IN PARLAMENTO
La Knesset (“assemblea”)[1] è un Parlamento unicamerale che detiene il potere legislativo; ha 120 deputati, eletti a scadenza quadriennale con metodo proporzionale, liste chiuse e soglia di sbarramento al 2%, che ne fanno uno dei parlamenti con più partiti (attualmente 14) e meno stabilità al mondo (25 mesi è la durata di un governo medio). Ha il potere di discutere e passare tutte le leggi, anche di natura costituzionale (le Leggi di Base), con una maggioranza semplice. Elegge il Presidente e propone a quest’ultimo il Primo Ministro e il Controllore di Stato; può rimuovere ciascuna di queste cariche e sospendere l’immunità dei suoi stessi membri; approva il governo e ne supervisiona il lavoro; può sciogliere se stessa. Come si può vedere, è quindi l’organo più importante della politica israeliana.
Alle ultime elezioni (anticipate), il 10 febbraio 2009, la soglia di sbarramento è stata superata da 12 liste, per un totale di 18 partiti, che esamineremo ora uno per uno. Il primo partito (22,47% dei voti e 28 seggi) è Kadima (“Avanti”), fondato dal criminale di guerra Ariel Sharon (riconosciuto “personalmente responsabile” del massacro di Sabra e Chatila da una commissione israeliana [2]), a partire dai moderati del suo partito (il Likud) e del partito laburista. Fino alle elezioni precedenti, era al governo con Ehud Olmert (attualmente sotto processo per frode, corruzione ed evasione fiscale) come Primo Ministro, mentre ora è all’opposizione. Il suo attuale leader è Tzipi Livni, famosa per aver dichiarato, durante l’operazione “Piombo Fuso”, che «non c’è nessuna crisi umanitaria a Gaza»[3]; il suo ruolo come Ministro della Giustizia in quegli eventi le fruttò un mandato d’arresto per crimini di guerra da parte di una corte inglese, poi ritirato [4]. Anche l’attuale Presidente, Shimon Peres, è di Kadima (anche se di estrazione laburista); di lui ricordiamo l’affermazione secondo cui «anche l’Iran può essere cancellato dalla carta geografica»[5].
La piattaforma del partito, sulla questione israelo-palestinese sostiene [6]: «La nazione israeliana ha un diritto storico e nazionale all’intero Israele. Tuttavia, al fine di mantenere una maggioranza ebraica, parte della Terra d’Israele deve essere ceduta per mantenere uno stato ebraico e democratico. Israele rimarrà uno stato e una patria ebraica. La maggioranza ebraica in Israele sarà preservata tramite concessioni territoriali ai palestinesi. Gerusalemme e i grandi insediamenti di coloni sulla Sponda Occidentale saranno tenuti sotto controllo israeliano. L’agenda nazionale israeliana per porre fine al conflitto israelo-palestinese e ottenere due Stati per due nazioni sarà la tabella di marcia. Verrà portata avanti per stadi: smantellare le organizzazioni terroristiche, collezionare armi da fuoco, implementare riforme di sicurezza nell’Autorità Palestinese, e prevenire sedizioni. Alla fine del processo, uno stato palestinese demilitarizzato privo di terrorismo sarà stabilito.» Anche se non sembra, Kadima nello spettro politico israeliano è un partito di centro (diciamo di centrodestra), moderato e liberale.
IL CENTRODESTRA: GLI EREDI DEL FASCISMO SIONISTA
Il partito di governo, il secondo alle elezioni (21,61% voti; 27 seggi), è il Likud(“consolidamento”), storico partito di destra, nazionalista, liberista e conservatore, che affonda le sue radici nel sionismo revisionista, ossia quell’ala del movimento sionista capeggiata da Ze’ev Jabotinsky, che rivendicava anche la Transgiordania e intratteneva stretti rapporti con i fascismi europei [7]. Il suo leader, nonché Primo Ministro in carica è Benjamin Netanyahu, il quale, tra le altre cose, sostiene che l’Iran sia una minaccia paragonabile alla Germania nazionalsocialista e che quindi debba essere fermato (ovvero aggredito preventivamente) prima che si munisca di armi nucleari [8] e che l’evacuazione dei coloni da Gaza è stata un errore [9]. Le sue condizioni di pace, espresse in un discorso all’Università di Bar-Ilan, prevedono esplicitamente che Israele conservi l’intera città di Gerusalemme, che le colonie nei territori siano mantenute, e che il futuro Stato palestinese sia del tutto demilitarizzato [10].
Quasi un miglioramento se consideriamo che lo stesso Likud, nel suo programma del 1999 proclamava: «a) Il fiume Giordano sarà il confine orientale permanente dello Stato di Israele; b) Gerusalemme è la capitale unita, eterna dello Stato d’Israele e solo d’Israele. Il governo rifiuterà completamente le proposte palestinesi di dividere Gerusalemme; c) il Governo d’Israele rifiuta completamente la costituzione di uno stato arabo palestinese a ovest del fiume Giordano; d) le comunità ebraiche in Giudea, Samaria e Gaza sono la realizzazione dei valori sionisti. L’insediamento della terra è una chiara espressione del diritto inoppugnabile del popolo ebraico alla Terra d’Israele e costituisce un importante valore nella difesa degli interessi vitali dello Stato d’Israele. Il Likud continuerà a rafforzare e sviluppare queste comunità e preverrà il loro sradicamento» [11].
ESTREMISMO NAZIONALISTA DI UN PARTITO D’IMMIGRATI
Tuttavia, per governare il Likud ha dovuto coalizzarsi con tutta una serie di partiti minori, primo fra tutti il terzo (11,70% voti; 15 seggi), ossia Yisrael Beiteinu(“Israele è la nostra casa”), partito laico e nazionalista, anch’esso nel solco del sionismo revisionista, che rappresenta gli interessi degli immigrati russi, e si pone alla destra del Likud. Esso vuole incoraggiare l’immigrazione ebraica in Israele (ma solo per gli Ebrei di sangue e i convertiti al giudaismo ortodosso) e propone il cosiddetto Piano Liebermann, che prevede lo spostamento delle frontiere israelo-palestinesi per creare due Stati etnicamente più omogenei, ovvero cedendo la regione frontaliera del Triangolo, abitata da Arabi (ma non altre aree abitate da Arabi nel Negev e in Galilea) alla Palestina ed annettendo invece ad Israele tutte le colonie in Cisgiordania vicino al confine.
Nonostante questo partito, spesso in contrasto con la destra religiosa, neghi di essere ultranazionalista, varie affermazioni del suo leader, Avigdor Liebermann, vanno nella direzione opposta. Durante l’operazione Piombo Fuso, aveva affermato che Israele avrebbe dovuto «continuare a combattere Hamas proprio come gli Stati Uniti hanno fatto con i Giapponesi nella Seconda Guerra Mondiale […] anche allora l’occupazione del territorio non era necessaria» [12]: considerando che Israele possiede armi nucleari, non è difficile capire a cosa si stesse riferendo. Ma già precedentemente aveva sostenuto che sarebbe stato meglio annegare i prigionieri palestinesi nel Mar Morto piuttosto che rilasciarli [13], e che i parlamentari arabi israeliani che avevano dialogato con Hamas meritavano di essere giustiziati in quanto collaborazionisti [14]. Nonostante tanta disinvoltura con le parole, tra cui insulti nei confronti di Mubarak e la proposta di bombardare la Diga di Aswan [15], è attualmente Ministro degli Esteri, dove può mettere a profitto la propria diplomaticità. Anche Liebermann ha avuto guai con la giustizia, oltre ad essere stato condannato a pagare una multa per aggressione ad un dodicenne, è ora sotto processo per frode e riciclaggio [16].
LA SINISTRA ISRAELIANA: POCHI E POCO EFFICACI
Il quarto partito, il Partito Laburista Israeliano (9,93% voti; 13 seggi), deriva dalla tradizione politica del sionismo laburista, ed è ormai un partito di centro, socialdemocratico e sionista moderato. Il suo leader, Ehud Barak, già agente delle forze speciali e dei servizi militari, è Ministro della Difesa, e tale era anche nel governo precedente, quando condusse l’operazione Piombo Fuso contro la popolazione di Gaza. Anche questo partito faceva parte della coalizione di governo, prima di uscirne nel gennaio 2011, per insoddisfazione verso lo stallo nelle trattative di pace. In quel frangente, Ehud Barak e altri quattro deputati si staccarono dal partito, formando il nuovo partito Indipendenza, più centrista, il quale rimane al governo.
Alla sinistra dei laburisti, troviamo Nuovo Movimento-Meretz (“Vitalità”) (2,95% voti; 3 seggi), l’unico partito sionista che si può considerare effettivamente di sinistra, con posizioni a tutela della laicità dello Stato, del welfare, dell’ambiente, dei diritti delle minoranze. Questo partito sostiene la formula “due popoli/due Stati” e il ritiro dalla maggior parte degli insediamenti, ma non ha una posizione chiara sul diritto di ritorno per i profughi palestinesi e sul diritto all’obiezione di coscienza. Riunendo assieme i resti del Partito Laburista e Meretz, possiamo affermare che la sinistra israeliana e sionista conta ben 11 deputati su 120!
ANCORA PIÙ A DESTRA: ULTRANAZIONALISTI E FONDAMENTALISTI

Il deputato israeliano Benari, fanatico sionista, strappa nel parlamento le pagine del Vangelo, ricoprendole di insulti e sputi. Non che avesse tutti i torti: si trattava di una bibbia di sette protestanti americane… completamente falsata.
D’altra parte, altre quattro liste sono state elette in Parlamento alla destra di Yisrael Beiteinu. Unione Nazionale (3,34% voti; 4 seggi) comprende quattro partitini di estrema destra (Moledet, Hatikva, Eretz Yisrael Shelanu e Tkuma). Il deputato Uki Ariel si è messo in luce per aver difeso gruppi di giovani coloni, colpevoli di aggressioni all’esercito israeliano [17]. Recentemente poi, l’altro deputato Michael Ben Ari, già dichiarato persona non grata negli Stati Uniti [18], ha mostrato la sua tolleranza religiosa, strappando pubblicamente un Vangelo [19]. Vediamo ora la piattaforma elettorale di questa coalizione [20]: Gerusalemme capitale eterna ed indivisibile dello Stato d’Israele, soluzione militare del conflitto israelo-palestinese, diritto di rappresentanza politica solo per i partiti che riconoscono la natura ebraica d’Israele, servizio militare obbligatorio anche per gli ultraortodossi, condanna dell’evacuazione delle colonie a Gaza e in Samaria, rafforzamento dei legami con la diaspora ebraica, affermazione delle colonie come realizzazione del sionismo, colonizzazione ebraica della Galilea (area israeliana a maggioranza araba), mantenimento del Golan.
La lista La Casa Ebraica, composta principalmente dal Partito Nazionale Religioso, originariamente alleata alla precedente, ha poi corso da sola (2,87% voti; 3 seggi). Le sue posizioni sono ispirate al sionismo religioso e affermano un unico Stato ebraico, tra Giordano e Mediterraneo. Le altre due liste di estrema destra, sono invece molto più influenti e rappresentano gli Ebrei ortodossi e ultraortodossi. Giudaismo della Torah Unito (4,39% voti; 5 seggi) è formata dai due partiti Agudat Israel (“Unione d’Israele”) e Degel HaTorah (“Bandiera della Torah”), rappresentanti rispettivamente gli ultraortodossi ashkenaziti chassidici e non chassidici. Questi partiti hanno anch’essi posizioni fortemente critiche nei confronti del sionismo laico e della natura secolare d’Israele, ma fanno anch’essi parte della coalizione governativa guidata dal Likud.
«I GENTILI SONO NATI SOLO PER SERVIRCI. SENZA CIÒ, NON HANNO POSTO NEL MONDO»
L’altra lista, Shas (acronimo per “Guardiani Sefarditi della Torah”), è ora il quarto partito per dimensioni nella Knesset (8,49% voti; 11 seggi), e fa parte della coalizione di governo. Rappresenta gli ortodossi meno estremisti, in particolare di estrazione sefardita e mizrahi. Shas promuove la legge religiosa, difende i diritti di sefarditi e mizrahim e si batte contro la natura secolare dello Stato d’Israele. La sua guida spirituale, il Rabbino Ovadia Yosef, è considerato relativamente moderato per essere un ultraortodosso; ad esempio, considera lecito ascoltare una cantante femminile (posto di non averla vista dal vivo), le classi miste (fino ai 9 anni), il matrimonio con Ebrei caraiti, ecc. Tanta moderazione, per così dire, non toglie che certe sue osservazioni abbiano destato scalpore. Per esempio, che i Palestinesi siano «malvagi, aspri nemici d’Israele» e «dovessero perire tutti» [21]; che (riferendosi agli Arabi) «è proibito essere misericordiosi con loro. Dovete mandare missili e annientarli. Sono malvagi e condannabili» [22]; che le vittime della Shoah fossero la reincarnazione di anime peccatrici [23]; che l’uragano Katrina costituisse la punizione divina per lo scarso studio della Torah da parte dei «negri» (testualmente Kushim) di New Orleans (oltre che per il sostegno statunitense all’evacuazione di Gaza) [24]; o che «i Gentili sono nati solo per servirci. Senza ciò, non hanno posto nel mondo – solo per servire il popolo d’Israele […] perché c’è bisogno dei Gentili? Lavoreranno, semineranno, mieteranno. Staremo seduti come un pascià e mangeremo. Ecco perché furono creati i Gentili» [25].
In sintesi, contando queste quattro liste, Yisrael Beiteinu, il Likud e partiti di centrodestra come Kadima e Indipendenza, la destra sionista e israeliana su 120 seggi parlamentare può contare sulla bellezza di 98, 65 escludendo i cosiddetti “centristi” (ossia moderati del calibro di Ehud Barak, Tzipi Livni, Shimon Peres e Ariel Sharon).
I PALESTINESI? STRANIERI IN PATRIA
E gli Arabi? Essi costituiscono il 18,7% della popolazione complessiva [26], più i Druzi che costituiscono l’1,6% della popolazione e, pur essendo di lingua araba, sono sempre stati filo-israeliani. Attualmente ci sono quattro parlamentari drusi (3,3% dei seggi), tre dei quali in partiti sionisti di destra, e dieci parlamentari arabi (8,3% dei seggi), di cui uno solo in partiti sionisti (il laburista Raleb Majadele, primo e unico ministro arabo nel 2007). Va poi citato un giudice arabo della Corte Suprema (su 15 giudici totali). Inoltre, pur essendo oltre il 20%, gli Arabi costituiscono solo il 6,1% dei pubblici dipendenti [27]. È evidente come questa minoranza sia decisamente sottorappresentata.
Per di più, essa è divisa in quattro partiti: l’antisionista Ta’al (1 seggio),Lista Araba Unita nazionalista e islamista (3 seggi; 3,38% voti insieme con Ta’al), Balad democratico e progressista (2,48% voti; 3 seggi) e il partito comunista Hadash (3,32% voti; 4 seggi). Quest’ultimo vanta anche un deputato ebreo, Dov Khenin, che è l’unico Ebreo non-sionista in tutta la Knesset. Tutti questi partiti (con un totale di 11 deputati su 120), naturalmente, sostengono il diritto di Israele ad esistere, e chiedono uguali diritti per la minoranza araba in Israele, l’evacuazione dei territori occupati, e il riconoscimento da parte israeliana di uno Stato palestinese. Tuttavia, è stato più volte proposto di proibirli [28]. D’altro canto, fare il parlamentare arabo in Israele non è facile: può capitare di vedersi revocare il passaporto per aver visitato un altro Paese arabo [29], o di venire picchiati dalla polizia durante manifestazioni di piazza [30].
Come si può vedere, in Israele, nonostante gli Ebrei costituiscano solo il 75% della popolazione, essi detengono l’88% dei seggi, e la stragrande maggioranza dei seggi parlamentari (82%) sono andati a partiti di destra, i cui principali esponenti spesso esprimono posizioni fortemente nazionaliste e offensive nei confronti delle minoranze o di Paesi esteri. Il lettore attento avrà notato che ho spesso citato fonti israeliane. Il fatto è che all’interno del Paese, questo problema viene sollevato, e questi articoli spesso arrivano anche sulla stampa estera (americana o europea). Tuttavia, i media a grande diffusione, in particolare televisivi – gli stessi che si stracciano le vesti per qualche intemperanza verbale del Bossi di turno o per un 5% strappato da qualche partito nordeuropeo colpevole di raccogliere i voti di chi è esasperato dall’immigrazione di massa –, tendono ad ignorare i fatti qui riportati e documentati, nonostante siano di pubblico dominio. Ma il rapporto tra Europa, Israele e Stati Uniti è più complesso.
I MEDIA “GENTILI”? PIÙ REALISTI DEL RE
In quei Paesi, dove la presenza politica sionista è forte (Francia, Italia, Germania, Gran Bretagna), la posizione nei confronti di Israele è più moderata, in tutti i sensi. Sono rari i toni da “falchi”, ma altrettanto rare sono le critiche effettive ad Israele. Questo è meno vero per altri Stati, come i Paesi scandinavi (che non hanno mai avuto minoranze ebraiche rilevanti) o i Paesi europei orientali (dove l’antigiudaismo è sempre stato molto forte come sentimento popolare). Negli Stati Uniti, invece, è vero che la lobby sionista è molto forte, ma è anche vero che in questo Stato la politica estera è del tutto autocefala e dettata da esigenze politiche interne, non da pressioni esterne, come quelle esercitate dagli Stati Uniti appunto sui Paesi alleati o occupati. Di conseguenza, non tutti i gruppi di potere statunitensi sono a favore di una politica d’appoggio incondizionato ad Israele. D’altro canto, questo appoggio finora è sempre stato molto consistente, proprio perché coincide anche con gli interessi statunitensi. Ad esempio, le reazioni più positive per Israele, relativamente all’Operazione Piombo Fuso si sono avute negli Stati Uniti e in quei Paesi ad essi più legati politicamente e militarmente (in particolare Italia, Regno Unito, Germania) [31].
NESSUN PARAGONE CON GLI “ESTREMISTI” EUROPEI
Infine, seguito di alcune obiezioni fattemi circa la bozza di quest’articolo, relativamente al paragone tra «un sistema democratico […] molto rappresentativo della società civile» e le «destre xenofobe europee», intendo aggiungere alcune precisazioni, visto che a quanto pare non a tutti è chiara la differenza tra questi due fenomeni.
Innanzitutto, i suddetti partiti (es. la Lega Nord, piuttosto che la Lega delle Famiglie Polacche o il Partito per la Libertà) non sono antidemocratici, ma anzi, essendo populisti come minimo comun denominatore, contrappongono l’opinione popolare e la demagogia ai partiti storici e alla democrazia rappresentativa e mediata. Nella prassi, in ogni caso, sono del tutto integrati nei normali processi democratici europei, europarlamento incluso, nonostante l’euroscetticismo di molti di loro. Né tra l’altro è mai stata provata una correlazione diretta tra la loro propaganda e i casi di violenza xenofoba o politica. Anzi, è evidente che il voto a queste formazioni politiche sia conseguenza diretta di un’insoddisfazione della popolazione nei confronti della questione migratoria (che non è un «“nemico” […] creato per soli motivi di politica interna», ma costituisce un problema reale e d’importanza globale) e dell’operato dei partiti storici, e non viceversa. D’altra parte, essi stessi svolgono un ruolo innegabile nel raccogliere le spinte estremiste e radicali e convogliarle nell’alveo parlamentare, smorzandone quindi la carica antidemocratica. Per questo motivo, possiamo anzi affermare che essi sono pienamente funzionali alla democrazia liberale, in quanto ammortizzatori delle pulsioni potenzialmente eversive. Le preoccupazioni in merito si rivelano quindi essere pura ipocrisia.
TANTO PEGGIO PER I DIRITTI UMANI
In Israele, però questo tipo di affermazioni costituisce non già la demagogia di partiti minoritari, spesso esclusi (almeno in Europa occidentale e settentrionale) dalle coalizioni di governo, quanto la consueta discussione politica della maggioranza dei partiti, di governo come di opposizione. Vorrei inoltre, a maggiore conforto di questa tesi, portare l’attenzione sulla prassi politica di Israele. Già, se guardiamo alla politica estera, risalta – come abbiamo visto – il consenso e la prosecuzione di una politica aggressiva ed imperialista, e lo stesso vale per i diritti umani dal punto di vista interno. Senza scendere nei dettagli, ci limitiamo citare alcuni fatti molto indicativi. Da quando, esiste (2005), il Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, ha emanato 44 risoluzioni che condannavano Israele, ossia il 41,51% delle risoluzioni totali [32], e ha ritenuto opportuno sottoporre Israele a sorveglianza permanente. Il documento più importante è il rapporto (29 settembre 2009), coordinato dal magistrato ebreo sudafricano Richard Goldstone, in cui sono dimostrati i crimini di guerra commessi da Israele durante l’operazione “Piombo Fuso” [33]. Si è quindi arrivati al caso estremo per cui, a fine marzo 2012, lo Stato d’Israele, che aveva più volte denigrato questo organismo ha interrotto ogni collaborazione con esso [34], dopo che questo aveva annunciato di voler indagare sulla legalità degli insediamenti coloniali nei territori palestinesi occupati. A questi crimini, commessi dallo Stato, si aggiungono poi le violenze e gli atti di terrorismo compiuti dai coloni o da fondamentalisti religiosi.
Lo stesso, invece, non si può dire dei populisti europei, che pur stante una politica poco permissiva (almeno a voce) nei confronti dell’immigrazione ed altre intemperanze demagogiche, non sono mai stati tacciati di simili accuse di violazione dei diritti umani. Inoltre, essi stessi spesso criticano, sia pure da un punto di vista isolazionista, il sostegno dei loro Paesi all’imperialismo atlantico. Basti pensare all’atteggiamento della Lega Nord nei confronti delle aggressioni alla Jugoslavia (1999) e alla Libia (2011). Peraltro, Israele e le lobby sioniste in Europa hanno avuto con questi partiti una politica storicamente ostile, criticandoli duramente e demonizzandoli per certi loro richiami ai fascismi storici e certe presunte derive antidemocratiche, ma adottando recentemente una politica più conciliante. Da una parte, i movimenti di destra europei (populisti o addirittura neofascisti) abbandonano le loro posizioni neofasciste, antiamericane, antisioniste o antigiudaiche, concentrandosi invece sull’islamofobia, la xenofobia e l’occidentalismo, mentre dall’altra ottengono un trattamento mediatico decisamente più favorevole e quindi una maggiore crescita nei consensi popolari e politici [35].
L’UNICA DEMOCRAZIA DEL MEDIO ORIENTE
Infine, un’ultima precisazione è d’obbligo, per anticipare una critica che potrebbe parere scontata: perché tutto questo accanimento nel mettere in luce i crimini israeliani, a fronte di violazioni e crimini commessi anche da altri Paesi vicino-orientali, inclusi quelli più ostili ad Israele? Semplicemente, perché – a prescindere dalla maggiore entità di questi crimini (né l’Iran né la Siria, e nemmeno l’Arabia Saudita occupano territori stranieri, ad esempio) – nessuno di questi Stati pretende di essere una democrazia liberale di matrice occidentale, e rivendica su tutti i media occidentali la propria eccezionalità storica di popolo-vittima e Stato-sotto assedio (“l’unica democrazia del Medio Oriente” appunto). Questo vittimismo e queste rivendicazioni, perseguite a prezzo della strumentalizzazione di milioni di vittime ebree del genocidio nazionalsocialista, sono funzionali, infatti, a ricevere sostegno politico, economico, diplomatico e militare, da parte degli Stati occidentali, anche contro quelli che sarebbero gli interessi effettivi di questi Paesi in fatto di politica estera. Per quest’ultimo motivo, la critica al sionismo assume una portata che va a toccare anche gli interessi dei Paesi non situati nel Vicino Oriente, e a maggior ragione di quelli mediterranei (come l’Italia e la Francia), nei cui interessi è un miglioramento dei rapporti con gli Stati islamici del Nord Africa e del Levante.
Note
[1] http://www.knesset.gov.il.
[2] http://www.mfa.gov.il/MFA/Foreign%20Relations/Israels%20Foreign%20Relations%20since%201947/1982-1984/104%20Report%20of%20the%20Commission%20of%20Inquiry%20into%20the%20e.
[3] http://www.haaretz.com/news/livni-cease-fire-in-gaza-would-grant-hamas-legitimacy-1.267233.
[4] http://www.guardian.co.uk/world/2009/dec/14/tzipi-livni-israel-gaza-arrest.
[5] http://www.dominicantoday.com/dr/world/2006/5/8/13207/Peres-says-that-Iran-can-also-be-wiped-off-the-map.
[6] http://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/Politics/kadimaplatform.html; le fonti sono incerte, ma confidiamo che questo sito sionista, legato all’American-Israeli Cooperative Enterprise, non intenda diffamare il partito in questione con affermazioni spropositate.
[7] Cfr. A. Giacobazzi, L’Asse Roma-Berlino-Tel Aviv, Il Cerchio, Rimini 2010; Id., Il fez e la kippah, All’Insegna del Veltro, Parma 2012.
[8] http://www.haaretz.com/news/netanyahu-it-s-1938-and-iran-is-germany-ahmadinejad-is-preparing-another-holocaust-1.205137.
[9] http://www.haaretz.com/news/netanyahu-i-won-t-repeat-gaza-evacuation-mistake-1.281670.
[10] http://fr.jpost.com/servlet/Satellite?cid=1244371095741&pagename=JPost/JPArticle/ShowFull.
[11] http://www.knesset.gov.il/elections/knesset15/elikud_m.htm.
[12] http://fr.jpost.com/servlet/Satellite?cid=1231774444907&pagename=JPost/JPArticle/ShowFull.
[13] http://www.haaretz.com/print-edition/news/lieberman-blasted-for-suggesting-drowning-palestinian-prisoners-1.93554.
[14] http://www.jpost.com/Israel/Article.aspx?id=20821.
[15] http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/middleeast/israel/5032256/Egypt-threatens-to-ignore-new-Israeli-foreign-minister.html.
[16] http://www.haaretz.com/print-edition/news/lieberman-indictment-hearing-set-for-january-17-1.405161?localLinksEnabled=false.
[17] http://www.jpost.com/DiplomacyAndPolitics/Article.aspx?id=249517.
[18] http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/u-s-refuses-to-grant-visa-to-israeli-mk-due-to-his-membership-in-terror-group-1.414456
[19] http://972mag.com/mk-michael-ben-ari-tears-up-new-testament-throws-it-in-trash/51196/.
[20] http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3666568,00.html.
[21] http://www.haaretz.com/news/national/shas-spiritual-leader-abbas-and-palestinians-should-perish-1.310800.
[22] http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/1270038.stm.
[23] http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/869553.stm.
[24] http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3138779,00.html.
[25] http://www.jpost.com/JewishWorld/JewishNews/Article.aspx?id=191782.
[26] http://www.cbs.gov.il/publications/isr_in_n10e.pdf.
[27] http://www.sikkuy.org.il/2003/english03/pdf/civilEn03.pdf.
[28] http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3654866,00.html.
[29] http://www.haaretz.com/news/bar-on-wants-passports-of-arab-mks-who-visited-syria-revoked-1.196942.
[30] http://web.archive.org/web/20070927214122/http://www.arabhra.org/publications/reports/PDF/SilencingDissentFinal.pdf.
[31] http://en.wikipedia.org/wiki/File:International_reaction_to_the_2008%E2%80%932009_Israel%E2%80%93Gaza_conflict.png.
[32] http://www.eyeontheun.org/browse-un.asp?ya=1&sa=1&u=344&un_s=0&ul=1&s=0&tp=1&tpn=Resolution.
[33] http://www2.ohchr.org/english/bodies/hrcouncil/specialsession/9/FactFindingMission.htm.
[34] http://www.bbc.co.uk/news/world-middle-east-17510668.
[35] Cfr. http://kelebeklerblog.com/2010/12/27/contro-l%E2%80%99islam-l%E2%80%99estrema-destra-europea-con-israele/ e http://kelebeklerblog.com/2010/12/14/patrik-brinkmann-luomo-che-si-compro-i-nazisti-e-se-li-porto-in-israele/.





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  Ebrei nemici  di Marco Bongi



Lo sconcerto e lo scandalo sollevati dalle recenti dichiarazioni di mons. Bernard Fellay, che ha osato annoverare gli Ebrei fra i “nemici della Chiesa”, lasciano francamente interdetti e stupiti.

Ha dovuto addirittura intervenire la sala stampa vaticana per rassicurare i “fratelli maggiori” o, come si è ulteriormente proceduto a definirli, i “Padri nella Fede”.
Eppure la questione è semplice..., semplicissima..., addirittura banale ma, come tutte le cose semplici, semplicissime e banali, si fa finta di non volerle capire.
Chissà se qualche eminente sociologo ci aiuterà a comprendere questi meccanismi perversi del mondo contemporaneo! 

Chi non è con me è contro di me” (Mt 12,30).
È dunque ovvio che chi, pur avendolo conosciuto, ha scientemente rifiutato la salvezza portataci da Nostro Signore Gesù Cristo, non può, in alcun modo, essere compreso fra gli amici della Chiesa. Sul punto il Magistero, almeno fino al 1960, appare assolutamente concorde ed unanime.

E allora? Ciò significa che il cattolicesimo è, come si dice oggi, “antisemita”? No di certo!
Ciò che cambia, radicalmente ed inequivocabilmente fra le due posizioni, è la prospettiva che fa seguito all’essere catalogato come “nemico”.
Il mondo, di cui  il cosiddetto “antisemita” fa parte, vuole la distruzione, l’annientamento, l’eliminazione fisica dei nemici. Il cristiano invece, seguendo l’insegnamento evangelico, ama i nemici, prega per loro, fa sacrifici e penitenza per la loro salvezza. Nei loro confronti usa la suprema Carità che è quella di offrire, a loro vantaggio, l’unica Via, Verità e Vita.

Sono dunque due prospettive assolutamente divergenti ed antitetiche.
Ci vuole tanto per capirlo? In realtà no ma, come sempre, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ed allora... perché sprecare fiato?
Sarebbe come dire: non puoi affermare che la chiesa ortodossa armena è scismatica ed eretica, in quanto monofisita,  perché..., altrimenti diventi complice dei turchi che hanno sterminato quel popolo prima e durante la Grande Guerra.
Oppure: chi denuncia il pericolo di molti riti magici dell’animismo africano, in fin dei conti, è un razzista ed auspica il ritorno della tratta degli schiavi.
E ancora,  visto che i paragoni col nazismo suscitano sempre grande interesse: tutti sanno che quel sanguinario regime perseguitò ferocemente i Testimoni di Geova e ne sterminò alcune migliaia. Dobbiamo, per questo, negare che essi sono stati e sono acerrimi nemici del Cattolicesimo?

Nostro Signore non disse mai: “chiamate amici i vostri nemici” ma, senza equilibrismi lessicali tipici del conciliarismo: “Amate i vostri nemici”.
La questione è tutta qui... Semplice, semplicissima, banale! Perché non la si vuol capire?

Io, da semplice fedele poco acculturato, avrei qualche idea in proposito. Qualche piccola idea che ha a che fare con l’innata disposizione di troppi uomini a non voler mai scontentare i potenti.
Ma, siccome conosco bene i miei limiti... attendo risposte ben più autorevoli da esimi teologi e sociologi accreditati.

Marco BONGI http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV394_Nemici_Ebrei_MB.html