ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 15 febbraio 2013

Povero Mons. Morerod? No, povera Chiesa e poveri noi!


Breve commento alla lettera di giustificazione di Mons. Morerod                        

Dopo la pubblicazione, il 20 gennaio, del decreto del vescovo di Losanna, Mons. Charles Morerod, col quale si concedono le chiese cattoliche svizzere agli eretici e si negano alla Fraternità San Pio X, lo stesso vescovo, il 3 febbraio ha ritenuto necessario produrre delle giustificazioni: viste le tante proteste che gli erano state rivolte. Abbiamo riprodotto a parte il testo di questa lettera di giustificazione, così che la si possa consultare, ma, per questo nostro commento riportiamo qui una risposta che Mons. Morerod ha dato ad un fedele su Facebook (!?), che rappresenta una sorta di intesi delle sue giustificazioni:

Le norme che ho pubblicato sono solo un aggiornamento deciso dalla Conferenza Episcopale svizzera nel mese di settembre 2011 (prima che io entrassi a farne parte). In realtà, io ho aspettato più di un anno rispetto agli altri vescovi della Svizzera francofona (Sion, Basilea, Abbazia di San Maurizio), perché speravo che i colloqui avessero funzionato. Dopo la predica di Mons. Fellay dell’11 novembre 2012, dove ha detto che la “nuova messa” è pericolosa e che lo stato del dialogo è tornato al 1974-1975, e dopo la sua conferenza a New Hamburg del 28 dicembre 2012, nella quale indica gli Ebrei come “nemici della Chiesa”, ho deciso di smettere di aspettare ... La differenza tra l’uso delle chiese per i Protestanti o per gli Ortodossi e l’uso per la FSSPX, sta nel fatto che i sacerdoti della FSSPX sono considerati cattolici, ma senza ministero legittimo: l’effetto di questa situazione è che essi dividono la Chiesa dal di dentro e dicono cose che preferisco non vengano dette nelle chiese cattoliche.

E subito ci si chiede: ma che razza di vescovo cattolico è questo?

Certo che se è questa la caratura dei “teologi” della nuova Chiesa conciliare, c’è poco da stare allegri e c’è ancor meno da sperare per le sorti del 
munus docendi della moderna Gerarchia cattolica.
Come una raffica di mitraglia, si sono susseguiti alcuni interventi contro la Fraternità, i più rilevanti dei quali sono: la lettera di Mons. Di Noia ai sacerdoti della Fraternità e questo decreto. La prima si è rivelata un mero esercizio di retorica, che abbiamo commentato; il secondo, che avevamoparimenti commentato, dopo questa precisazione si rivela essere un mero esercizio di supponenza e di mancanza di rispetto per l’intelligenza dei fedeli.

Quindi, questo “teologo esperto” della Congregazione per la Dottrina della Fede, incaricato di condurre, insieme ad altri, i colloqui con i rappresentanti della Fraternità, sperava che nel 2012 questi colloqui portassero ad un accordo. Il che può significare solo due cose: 
o Mons. Morerod non aveva capito alcunché della Fraternità o aveva capito fin troppo e contava sulle assicurazioni circa l’esito positivo dell’accordo… dategli da chi?
Visto che l’accordo non c’è stato e vista la lettera di Mons. Di Noia e supposte altresì le più che probabili veline giunte dal Vaticano, ecco che Mons. Morerod si decide a sparare a zero sulla Fraternità.

Come capisce anche un bambino, a questo punto il vescovo è costretto a portare delle giustificazioni, sia sul ritardo, sia sul contenuto del decreto, e come spesso accade: la pezza è peggiore del buco.

Cerchiamo di guardare a questa pezza… pezzo per pezzo.

Mons. Fellaty, l’11 novembre 2012, ha dichiarato che la “nuova messa” è pericolosa!
Inaudito!
Povero Mons. Morerod, alla notizia sarà rimasto davvero scioccato!
Ma davvero povero, questo esperto teologo del Vaticano! Perché essere rimasto scioccato per una cosa che sanno anche le pietre, e da ben 40 anni, è roba che lascia interdetti circa la sua valenza intellettuale.
Non contento, Mons. Fellay, sempre l’11 novembre, ha anche dichiarato che lo stato del dialogo è tornato al 1974-1975!
E Mons. Morerod, che non ha mai parlato con i rappresentati della Fraternità (!?), ne è rimasto turbato… lui che s’era convinto che l’accordo fosse cosa fatta!
Ma non doveva essere proprio lui il primo ad avere consapevolezza della impossibilità di conciliare le posizioni moderniste sue e del Vaticano con le posizioni tradizionali della Fraternità?
Ma Mons. Fellay non demorde, e il 28 dicembre dichiara che gli Ebrei sono da annoverare tra i nemici della Chiesa. Apriti cielo!

Solo Mons. Fellay poteva affermare una menzogna del genere! Passi per i Padri della Chiesa, passi per i protomartiri e per i Santi Apostoli, passi perfino per i 262 papi di prima del Vaticano II, ma che una menzogna simile la dica Mons. Fellay, è troppo!
E il povero Mons. Morerod ne è rimasto talmente turbato, che ha deciso di vietare a questi stolti “lefebvriani” l’uso delle chiese cattoliche.

Ma come si fa!?
Non lo sa Mons. Fellay che il Vaticano II insegna che gli Ebrei sono dei benemeriti, proprio perché hanno voluto l’omicidio di Gesù Cristo, permettendo così che si realizzasse la parola del Profeta e si compisse il disegno di Dio?
Non lo sa Mons. Fellay che i papi conciliari hanno insegnato e insegnano che gli Ebrei sono i fratelli maggiori dei cattolici e i loro padri nella fede?
Come si fa, quindi, ad annoverarli tra i “nemici della Chiesa”?
Non lo sanno, tutto questo, i vescovi, i sacerdoti e i fedeli della Fraternità?

Ed allora… niente chiese per costoro, che non riconoscono che gli Ebrei, saranno pure dei deicidi impenitenti, ma sono pur sempre i “nostri padri nella fede” e, come tutti i padri, insegnano a noi, loro figli cattolici, chi sia il vero Dio e come bisogna adorarLo.

Tra l’altro, come spesso capita, si cerca di essere ligi e si finisce col dimostrarsi imprudenti. Nella lettera di giustificazione, Mons. Morerod, a questo proposito, si lascia sfuggire un’ammissione che, più che sorprendere, dato l’argomento, apre uno squarcio significativo sulla portata teologica e dottrinale del Vaticano II, nonché sulla preparazione cattolica di tanti teologi e vescovi, Mons. Morerod compreso.
Egli afferma: «
Fra l’altro, a causa dei drammi storici ben noti, il Concilio Vaticano II ha voluto porre il dialogo religioso col giudaismo in termini positivi e amichevoli, confermati dalle visite dei papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI alla grande sinagoga di Roma.»

Qui è detto che il tanto decantato Vaticano II ha elaborato e prodotto uno dei suoi documenti, che in questo caso dovrebbe essere 
Nostra Aetate, basandosi sui “drammi storici ben noti” occorsi agli Ebrei. Così che Mons. Morerod confessa che i padri conciliari e i papi e i teologi successivi, avrebbero predicato e praticato l’incontro “positivo e amichevole” con gli Ebrei, sol perché una parte di essi, vent’anni prima, era stata maltrattata, malmenata, perseguitata e assassinata dal regime nazista tedesco.
E il contenuto di questo documento, figlio illegittimo di un accadimento ancora legato alla cronaca dei vincitori della seconda guerra mondiale, e non ancora passato alla storia, … questo contenuto è stato proposto a credere ai fedeli cattolici, come fosse ispirato dallo Spirito Santo, come fosse una verità cattolica da credere, come fosse lo sviluppo di duemila anni di insegnamento cattolico.
Bisogna tenere presente che Mons. Morerod è reputato essere un teologo preparato, e quindi le sue affermazioni vanno prese come il frutto dell’approfondimento teologico seguito al Vaticano II, come una sorta di compendio del pensiero e della preparazione teologica della nuova Chiesa conciliare.

Ora, a parte il fatto che elaborare un documento che si pretende poi abbia i crismi dell’infallibilità, sulla base di un fatto di cronaca, è cosa davvero sorprendente e certamente in grado di squalificare, non solo tutto il Vaticano II, ma anche tutto il Magistero che ne è seguito in questi cinquant’anni. A parte questo, la domanda che si pone è la seguente: 
com’è stato possibile mutare l’insegnamento che la Chiesa ha mantenuto per duemila anni sulla base di un fatto storico più che acclarato e dalla valenza soprannaturale – l’uccisione sulla Croce di Nostro Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, voluta dagli Ebrei del tempo – badandosi su un’opinione della cronaca, dalla valenza meramente umana?
Qui si giuoca con le parole e col destino delle anime dei fedeli!

E venendo a questo decreto: perché agli eretici le chiese, sì, e alla Fraternità no?
Perché, dice l’esperto, i sacerdoti della Fraternità sono cattolici, ma senza ministero legittimo. Ragion per cui, amministrando i sacramenti in una chiesa cattolica e predicando in essa, finiscono per dividere la Chiesa… dal di dentro!
Ora, per quanto ci riguarda, se questa è la fattispecie degli esperti teologi romani, il rimprovero, un rimprovero severo, va rivolto ai vertici della Fraternità, che hanno permesso che si credesse che i colloqui potessero essere una cosa seria, sia pure infruttuosa, che hanno pensato di poter dar credito a costoro e al Vaticano che li aveva scelti e nominati, che hanno portato avanti per quasi due anni un rapporto che da subito doveva essere interrotto, che hanno cercato in tutti i modi di far credere che non si trattasse di un dialogo tra sordi, ma di un’opera  fruttuosa… con gente come questo Mons. Morerod!

E afferma anche, l’esperto teologo del Vaticano oggi vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo, che egli preferisce che nelle chiese cattoliche di sua competenza non vengano dette le cose che usano dire i sacerdoti della Fraternità.
Perbacco!
Che diranno mai questi scomposti sacerdoti cattolici, settatori e privi di ministero legittimo?
Se Mons. Morerod, nel 2012, non aveva ancora capito che aria tirava nella Fraternità, ci si può legittimamente chiedere se oggi capisce qualcosa delle cose che usano dire i sacerdoti della Fraternità quando esercitano in chiesa il loro ministero!
Diranno che il Signore è morto e risorto davvero? Diversamente da come fanno gli eretici?
Diranno che la S. Messa è la riattualizzazione del Sacrificio della Croce? Diversamente da come fanno gli eretici?
Diranno che Nostro Signore Gesù Cristo è realmente presente, in corpo, anima e divinità, nelle specie eucaristiche consacrate? Diversamente da come fanno gli eretici?
Diranno che il Sacrificio incruento dell’Altare viene rinnovato per i vivi e per i morti, per i presenti e per gli assenti? Diversamente da come fanno gli eretici?
Diranno che questo Sacrificio si compie per la remissione dei peccati di quei molti che l’accolgono? Diversamente da come fanno gli eretici?
Diranno che questo Sacrificio è la preghiera per eccellenza della Chiesa, così che fuori dalla Chiesa non c’è salvezza? Diversamente da come fanno gli eretici?
Ecc., ecc., ecc.?

In effetti… se è questo che dicono… conveniamo con Mons. Morerod che è preferibile che non entrino nelle chiese cattoliche, semplicemente perché nelle chiese cattoliche moderne, basate sul vaticano II e ammaestrate dagli esperti teologi conciliari, come Mons. Morerod, le verità cattoliche predicate ancora dai sacerdoti della Fraternità, non si insegnano più, essendo state sostituite dalle menzogne eretiche dei protestanti, in nome di quell’ecumenismo che ha sacrificato l’amore per Dio a beneficio dell’amore per l’uomo.

E Mons. Morerod insieme con i vescovi svizzeri, fanno bene a spalancare le chiese cattoliche agli eretici, perché così, mentre risparmieranno un po’ di lavoro omiletico ai loro preti moderni, aiuteranno i fedeli cattolici ad apprendere le eresie direttamente dalla fonte; permettendo quella comunione d’intenti che certo non “divide la Chiesa dall’interno”, ma la apre all’esterno e le permette di crescere, col perdersi nel magma moderno delle tante “chiese” cristiane.
Senza contare che in tal modo si concorre efficacemente all’edificazione dell’ecumenismo conciliare che, una volta raccolti in questo magma tutti i sedicenti  cristiani, potrà trionfalmente volgersi alla realizzazione del grande progetto ecumenico della riunione di questi con tutte le false religioni del mondo, per il bene supremo della pace e della concordia mondiali, presupposto indispensabile per la costituzione di quel governo mondiale auspicato ufficialmente dal Vaticano.

Povero Mons. Morerod?
No, povera Chiesa e poveri noi!


di Belvecchio

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