ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 1 marzo 2013

Non vedevano l'ora..

Cristo vs Anticristo: per chi tifa il Corriere
Affresco presente nel Duomo di Orvieto
Mercoledì 27 febbraio 2013. Alla vigilia del giorno in cui il soglio pontificio diverrà “sede vacante”, il Corriere manda in stampa, in apertura delle pagine culturali, una corposa recensione di Giorgio Montefoschi rispetto al libro "Il potere che frena" di Massimo Cacciari, in uscita per Adelphi. “La Fede e la grazia, unici rimedi contro le insidie dell’Anticristo” dice il titolo. «il Signore Gesù non verrà prima del compiersi dell’opera del suo Avversario, l’Anticristo». Seguono ampie citazioni sulla realtà dell'Anticristo, in ispecie una presa dalla "Demonstratio de Christo et Antichristo" di Ippolito (170-235):
«Cristo è Re, ma è Re anche l’Anticristo (...) il Salvatore è apparso in forma di uomo, e l’Anticristo ugualmente si mostrerà in sembianze umane (...) Il Salvatore ha fatto della sua santa carne un tempio; l’Anticristo, allo stesso modo, innalzerà il tempio di Gerusalemme costruito in pietra». 
Ma a prevenire l'arrivo dell'Anticristo, ad arrestare la sua avanzata, c'è un ostacolo, qualcosa che “trattiene” la sua manifestazione completa: in pratica, parliamo di un argine tra la terra e l’inferno. Si tratta di un concetto molto preciso, sul quale il filosofo Veneziano più volte si è speso: «La parola greca usata per definire la forza che “trattiene”, questa forza che “frena” il trionfo dell’avversario - vale a dire l’apostasia, l’abiura della religione cristiana - è la parola Katechon».
Sorge quindi la domanda: questo *katechon*, «questa diga che si oppone» al dominio dell'Anticristo, chi la rappresenta in realtà? È il potere politico che trattiene il mondo dal cadere tra le fauci dell'Anticristo? Oppure «la stessa Chiesa che, trattenendo gli anticristi confusi al popolo dei credenti, impedisce l’esplosione dell’Anticristo?». Seguono lodi alle pagine «lucide e terrificanti» che Cacciari dedica alla Chiesa, poiché, ci informa il pezzo, potrebbe essere vero che «l’iniquità è già in atto». «L’Anticristo forma una comunità a immagine capovolta della *ekklesia*(...) ma è anche vero che molti anticristi sono usciti dalla Chiesa ma molti vi rimangono (...) la Chiesa “trattiene”, “frena” l’avvento dell’avversario (...) però è pure dimora degli anticristi»: se si voleva trasmettere l’idea di una Chiesa in crisi, non credo ci fosse una immagine più apocalittica. Vengono in mente le prime pagine di un vecchio saggio oramai introvabile, "Gli Adelphi della dissoluzione", di Maurizio Blondet. Ad aprire questo libro, talmente inquietante da essere diventato quasi tabù, era proprio un virgolettato del Cacciari: «Il Papa deve smettere di fare "katechon"», diceva il filosofo lagunare nell'incipit di una intervista che apriva il libro, poi seguivano pagine di vertigine apocalittica, che qui non discuteremo.
Quello che importa, è che quello che venti anni fa si poteva leggere in libri di oscure nicchie, ora va impudicamente sulle pagine del maggiore quotidiano nazionale. È evidente: c’è un ampio strato dell’establishment di potere italiano - magari quello più impastato di certe idee, diciamo così, “esoteriche” - che sta vedendo il momento della rinuncia di Benedetto XVI come una grande possibilità, ed è eccitato sino a sorprendenti "coming out" eretico-apocalittici. Lo avevamo notato la settimana passata con Severino (“Se gli intellettuali evocano Satana ”), ora il Corriere ripropone gli stessi febbrili temi a distanza di pochi giorni.
«La Chiesa non può fingere eterna durata»: quasi un avvertimento. Poi le bombe teologiche: «la Chiesa non salva. La vera salvezza viene dalla Fede. E dalla Grazia». Scrive Cacciari: «Il tempo si riassoribirà (...) accolto nel Dio-Luce di Giovanni». Non siamo sicuri del fatto che il “Dio-luce” di cui parla Cacciari non sia proprio Lucifero. Nel Vangelo è scritto che egli non prevarrà sulla Chiesa di Cristo (Mt 16, 17-19). Al Corriere - e non solo lì - ora vedono la possibilità di convincerci che le cose stanno diversamente.
di Roberto Dal Bosco


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