ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 5 aprile 2013

LA finestra di Leone XIII


Ricevo dall’amico Marco Turi e volentieri pubblico.

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Raramente nella storia del programma per il “nuovo ordine mondiale” un movimento di pensiero decisamente “eversivo” quanto “subdolo” come il fabianesimo ha turbato così tanto un Papa al punto di immaginare nella “finestra dell’inganno” un programma così manifestamente anticristiano e transumanizzante, come quella che sarà “fisicamente” presente dal 2006 nella London School of Economics.

Facciamo un passo indietro. Siamo nel 1884. E’ l’anno in cui nasce la cultura del “socialismo reale come organismo culturale, politico ed economico atto a sostituire nel corso di qualche decennio l’ordine morale protetto dalla Chiesa con il suo eccezionale katechon, che è il Papa. A Leone XIII arriva presto una avvisaglia: qualcosa di pernicioso, fortemente autocratico, altamente rivoluzionario, incredibilmente non prevedibile stava per irrompere nella scena pubblica, pronto a sovvertire gli antichi valori, la tradizione religiosa e contadina, il quadro delle produzioni artigianali, la cultura secolare della Chiesa. Nulla di ciò che finora era stato, sarà più. Altre rivoluzioni avevano portato ferite gravi nella Chiesa, ma questo nuovo esercito di intellettuali e atei praticanti stavo illustrando uno scenario mai visto. La gente si convertiva al nuovo modello del liberalismo, dell’evoluzionismo, dei nuovi paradigmi sociali. Ed il Papa percepì ciò, da subito. Dopo la messa dell’11 ottobre 1884 in cui ebbe la visione di Satana che contrattava con Gesù il tempo di stabilità rimanente prima del grande attacco fin dentro il Vaticano, Papa Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci al secolo Leone XIII chiama vicino a se, dal Veneto, un curato di campagna, Giuseppe Sarto, che allora si era fatto notare per la sua mirabile opera, quella che diverrà il Catechismo Maggiore della Chiesa Cattolica, elevandoloa Vescovo e apostolo di Santa Madre Chiesa.
Servivano Santi, per arginare questo tzunami progressista. Fino allora erano stati utilizzati pochi e semplici strumenti per insegnare il cattolicesimo: bastava la testimonianza ed il focolare domestico. Il Papa sentiva l’esigenza di mettere presto, nelle mano delle diocesi e dei Parroci uno strumento importante per rafforzare la Fede e trincerarsi attorno ad uno statuto di prassi, princìpi e formule, per rendere i cristiani pronti a contrastare il pensiero “fino” e penetrante del “fabianesimo“, che cominciava ad infiltrarsi tramite i sindacati, gli insegnanti, gli educatori, i poeti, i romanzieri, gli spin doctors dell’epoca, con nuovi “frame” formativi, liberatori, rivoluzionari, utopistici; la politica veniva presto adeguata ai format di stampo socialista, capitalista e industriale, della ripetitività della produzione, degli standard consumistici e “matriciali” poste in antitesi alla cultura agricola e popolare della vita, del tempo libero, dell’obbedienza, della osservanza, del rispetto generazionale. Era un sistema nuovo, un welfare che permetteva l’indipendenza dagli obblighi familiari, e che la gente accoglieva attraverso lo strumento di apprendimento scolastico, discussione nei locali, nelle sedi di partito, che si diffondevano ovunque come nuovo indice di istruzione, partecipando alla diffusione di idee, schemi mentali rinnovati e letture convincenti: l’insegnamento della grammatica serviva per facilitare l’accesso ai nuovi paradigmi.
Questo era il piano escogitato da George Bernard Show e dai suoi amici. Progetto sostenuto dai Rothschild e dai Rockefeller: una genialità. Di fronte a questa milizia armata di cavalli di troia che faceva leva sul liberalismo, non si fece attendere una risposta forte da parte della Chiesa. Per lo meno rispetto tutto ciò che era ancora nelle sue possibilità, dopo lo sfiancamento della presa di Porta Pia. Ecco, quindi, la prima risposta adeguata, ma forse già fuori tempo, la prima enciclica Sociale del 1891: De Rerum Novarum, per sollecitare una contromisura. Ma il germe del fabianesimo già era entrato nelle case fra le nuove generazioni. Certo, passarono 7 anni, ma sul momento non si avevano strumenti adeguati per comprendere la portata dell’attacco e la necessità di elaborare una nuova Dottrina che per la Chiesa avrebbe dovuto contretizzarsi dopo secoli direttamente nella vita pratica. Per la prima volta, infatti, la Chiesa dovette esaminare se stessa dal di dentro, perchè era sollecitata dagli eventi a passare dall’esegetica al Vangelo in pratica; dalla teoria alla rielaborazione di se stessa fra la gente. E per questo, paradossalmente, ci vollero 7 anni per elaborare il primo manuale di Dottrina Sociale. La Chiesa che aveva avuto fino allora il controllo sulle anime e sulla società aveva smesso di conoscere se stessa, di rielaborarsi. E altri avevano approfittato della situazione, con l’ingresso del petrolio, delle nuove macchine industriali e ancora non potevano nemmeno immaginare il colpo grosso della produzione della moneta a debito che verrà elaborata e messa in circolazione dopo l’incontro del 22 novembre 1910 nell’isola di Jeckill con la fondazione nel 1913 della Federal Reserve.
Sono gli anni di Santa Maria Goretti, ma anche di San Giovanni Bosco, del Cottolengo, e di tantissimi altri santi più o meno noti che dovettero affrontare la massoneria che era entrata negli apparati dello Stato in maniera massiccia. Sono gli anni successivi all’Unità d’Italia, già frammentata per l’assenza di un governo amministrativo potente e funzionante come era quello borbonico. Il sud è al momento abbandonato a se stesso con 15 milioni di emigranti nelle nuove terre oltre oceano. Il nord è controllato dai Savoia e dalle frange valdesi (già assai presenti in Sicilia con l’arrivo dei garibaldini) e dai predicatori protestantizzanti. Passano pochi anni ed il

fabianesimo con il suo motore sincretico, elaborato

dai centri studi dei sacerdoti teosofi e antroposofi, e quindi il programma politico e filosifico noto come sinarchia (di spinoziana memoria) comincia a fagocitare l’autoritarismo monarchico e imperante fino a creare le dittature di inizio secolo; quel periodo della storia moderna della conquista del mondo che diverrà il “secolo breve” per la sua durezza e unitarietà di intenti riversata contro i popoli di tutto il mondo, portati ad una nuova forma di schiavitù.
Il fabianesimo, infatti, tramite la formazione scolastica e l’inganno perpetrato nell’insegnamento di “regime” puntava dritto verso la strumentalizzazione delle masse e l’annichilimento della Chiesa, come portata di difesa storica, con quel simbolo del lupo travestito d’agnello. Si fece strada fra i curati, fra gli esegeti, fra i teologi, fra gli insegnanti cattolici ed i padri di famiglia; liberalizzò le donne tramite movimenti di “suffragine” e così mise le basi del comunismo, del fascismo, del nazismo, del maosismo, e peggio ancora del modernismo anticattolico allevato dentro la Chiesa e condannato prontamente da Giuseppe Sarto, diventato nel frattempo Papa (San) Pio X. Siamo alla vigilia della prima Guerra Mondiale, una delle tre elaborate in America dai luciferini Albert Pike e Giuseppe Mazzini massoni del 33° grado e menbri fondatori della Società Paladiana di stampo fabiano, precursore del Bilderberg, della Trilateral, del CFR, dell’Around Table, del Club di Rockefeller per l’eugenetica; ossia la struttura di controllo mondiale che avrebbe poi messo le basi per la militarizzazione del Nuovo Ordine Mondiale e la distruzione del Creato.

http://www.ingannati.it/2013/04/05/la-finestra-di-leone-xiii/

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