Ho già parlato di diversi libri che hanno avuto il pregio di «bucare» l’omertà della grande comunicazione sui veri problemi, specialmente sulle alterazione nella Fede da parte della nuova chiesa della Roma conciliare. Sarebbe questa la bella addormentata, da vedere nel Corpo Mistico di Gesù Cristo?
Dicevo che era istruttiva la lettura del libro sul «perché
dopo il Vaticano II la Chiesa è entrata in crisi. Perché si risveglierà», «La
Bella Addormentata» di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro. Istruttiva poiché
riguarda la deviazione ipocrita nell’ermeneutica della falsa continuità che
tratta della questione dottrinale, nei libri di Mons. Gherardini[1], di Roberto
di Mattei; di quello di P. John O’Malley s.j., «Che cosa è successo nel
Vaticano II; del lavoro di don Andrea Mancinella, «1962 – Rivoluzione nella
Chiesa», (Ed. Civiltà, Brescia, 2010); dell’altro del sacerdote dott. Luigi
Villa, «Vaticano II DIETRO FRONT», della stessa editrice, e del «Cien años de modernismo, genealogia del
Vaticano II» di Padre Dominique Bourmaud (Ed. Fundación San Pio X, Buenos
Aires, 2006).
Sono solo alcuni libri, vicini ai quali i miei vecchi
articoli e traduzioni in materia, così come il mio «L’Eclisse del Pensiero
Cattolico», del 1997, hanno solo il pregio modesto dell’anticipo; ma forse pure
il piccolo pregio dell’accento dato al gaudio del dovere cattolico e della
speranza nella soluzione secondo la legge della Chiesa – fedele ai Disegni
divini per ogni tempo.
Ora l’altro libro di Mons. Gheradini: «Il Vaticano II alle
radici di un equivoco», nella recensione di Cristina Siccardi, fa capire la
pertinacia nell’equivoco del V2 che è quello di un antropocentrismo fatale
perché di esso nessun «papa conciliare» dovrebbe rendere conto! Il falso
passerebbe con l’equivoco della continuità poiché qui manca ancora un termine
per definire meglio cosa sia tale antropocentrismo modernista riguardo alla
Fede. Trattasi del vecchio ma rinnovato GNOSTICISMO.
Allora vediamo un altro libro importante perché va al cuore
del problema.
Si tratta di «La Gnosi Spuria» (GS), il libro recentissimo
in due tomi di Don Ennio Innocenti (libri@cittaideale.info), che da
quarant’anni studia la questione cruciale dello gnosticismo contrario alla
Fede, cioè da quanto è oggi ritornato alla luce in questo inquinamento col nome
di modernismo, tanto mascherato quanto deleterio per la santa Fede della Madre
Chiesa. Sentiamolo.
«La teologia cattolica ha registrato gravi turbamenti che
hanno costretto l’organo
di controllo dell’ortodossia dottrinale a decine e decine di
interventi correttivi giusti, ma non radicali, in quanto hanno ignorato la
matrice segreta di questo vasto pullulare d’errori. «Solo Antonino Romeo capì
tempestivamente la connessione tra teologia modemista e gnosi (accento nostro).
Purtroppo le conseguenze si son fatte sentire anche sul piano pastorale,
liturgico, catechetico, investendo gli stessi fondamenti della fede cattolica
in vasti strati della gente.
«Proprio quando, con la Mystici corporis (1943), la teologia
cattolica sembrava pronta per un nuovo slancio, emersero fermenti inquietanti e
cedimenti preoccupanti che provocarono l’Humani generis (1950) e persuasero Pio
XII a dilazionare il vagheggiato progetto d’un Concilio Ecumenico
perfezionativo dell’interrotto Vaticano I. A Concilio convocato, poi, esplosero
le tensioni che durante l’assise ecumenica furono composte solo con formule di
compromesso, descritte ora da Roberto de Mattei con puntuale informazione
teologica.
«Cedimenti vistosi caratterizzarono i grandi ordini
religiosi (i domenicani soprattutto con Schillebeecks, i francescani
principalmente con Boff, i gesuiti, più di tutti, con De Lubac, Teilhard,
Balthasar, Rahner e altri). » (GS, T. 2, p. 566)
Qui ancora non è citato Joseph Ratzinger, perché nel suo
relativismo illuminista pareva meno importante, invece divenne il più
importante poiché eletto «papa».
Il modernismo ecumenista conciliare sotto il segno della
gnosi
Ormai sono già più di quarant’anni che si possono costatare
segni di un’oggettiva mutazione ecclesiale nel seno della Chiesa cattolica.
Molto si è scritto a questo proposito e molti sono stati indicati come i segni
di tale operazione che intende adattare la Religione ai ‘bisogni dei tempi’.
Per riassumere la questione si può affermare che un pensiero gnostico, che
dall’inizio dei tempi contamina il pensiero religioso, è riuscito a contaminare
il pensiero cattolico attraverso il potere di una «gerarchia modernista». E per
pensiero gnostico s’intende qui una ‘conoscenza’, per lo più iniziatica e
segreta, che stabilendo cosa sia il «bene» dell’essere umano, assegna la
finalità della religione a tale scopo (ecumenista); per esempio l’unità degli
uomini a scapito di ogni culto e credenza. Subordina quindi la fede divina a
una conoscenza iniziatica e occulta d’ordine umano, che è in verità una
‘rapina’ d’ordine preternaturale, prometeica di segno luciferino.
La parola «gnosi» significa conoscenza e in questo senso non
ci può essere nessun vero comandamento religioso o morale per impedire l’uomo,
la cui intelligenza è ordinata alla verità, d’arricchire la sua conoscenza.
Essa fa ben parte della vita e del progresso umano. Ma il problema riguardo la
gnosi è stato proprio questo, poiché Dio ha proibito la pretesa di attingere a
una certa “conoscenza”, che nella Genesi è rappresentata “dall’albero della
conoscenza del bene e del male” (Gn 2, 9).
Adamo ed Eva lo sapevano poiché Eva risponde al serpente:
«Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto
dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e
non lo dovete toccare, altrimenti morirete». Ma il serpente disse alla donna:
«Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero
i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male» (Gn 3,
3-5).
Quindi, la Religione rivelata pone un limite alla libertà
della conoscenza umana. Per caso questo limite è irrazionale e incomprensibile
all’uomo? In nessun modo. La conoscenza dell’essere umano, che non può
conoscere da sé in modo assoluto né la sua origine né il suo fine, è
razionalmente limitata riguardo alla “conoscenza” del bene e del male autonoma
da Dio, rappresentata dal frutto proibito all’uomo. Non è quindi la vera
conoscenza rivelata del bene e del male a essere proibita, anzi essa è data
dalla Legge e dai Profeti, quel che è vietato, che rappresenta male mortale per
l’uomo, è proprio la pretesa di giungere ad una “conoscenza”, che è falsa ma si
vuole superiore; ecco cos’è allora la «gnosi spuria», la pretesa di arrivare
all’arcano divino attraverso un rapimento prometeico della verità per
aggiornarla ai tempi!
La questione della gnosi spuria
Si noti come il sentimento religioso di tutti i tempi e
luoghi, si poggia sempre sulla naturale limitazione umana, per cui la prima e
radicale trasgressione consiste in rapinare il potere e la conoscenza proprie
di Dio. Come si relaziona ciò con le false religioni in generale e il
sincretismo moderno in speciale? Per dirlo in una parola: perché queste idee
umane intendono erigere un «bene» dedotto dall’uomo, che nel caso del
sincretismo, manifestatosi nell’ecumenismo conciliare, si esprime in
opposizione a quelli rivelati per mezzo dei concetti modernisti di libertà e
unità.
Ecco che la Chiesa condanna quanto oggi si chiama
semplicemente «gnosi» come un’infida deviazione della vera conoscenza. Sulla
natura, la storia e il contenuto del gnosticismo e di tante gnosi spurie, per i
cristiani c’è veramente di che rimanere perplessi. L’intelligenza umana è,
infatti, davanti a una realtà la cui comprensione sembra inestricabile, ma
sulla quale si sente chiamata a dare soluzione. Nessun fedele, per conoscere il
bene necessario alla vita ed evitare la gnosi che propone un altro «bene», si
deve sentire portato ad approfondire astruse conoscenze. Eppure, è proprio
questa la tendenza dell’uomo contemporaneo dopo la rivoluzione moderna che i
conciliari del Vaticano 2 promuovono anteponendo la libertà alla verità.
Basterebbe sapere che nessuna variazione gnostica
rappresenta vera conoscenza. Infatti, non esiste una gnosi, ma delle gnosi che
sono credenze, miti, congetture filosofiche, superstizioni ecc. Per rifiutare
la gnosi, che è alla radice di queste, basta capire che tra la gnosi,
conoscenza ermetica nata dall’attrazione a un segretismo settario, e la pistis,
la fede cattolica nella Rivelazione divina, c’è un’opposizione irriducibile
proprio in torno alla parola “bene”. Come potrebbe l’uomo conoscere il suo bene
duraturo ignorando il suo fine ultimo? Per la Fede, dato che il bene dell’ uomo
è legato alla sua ragion d’essere, al suo principio e fine, che da se stesso
non può conoscere, perché la conoscenza del bene umano, legata al suo fine,
viene solo da Dio. Incapaci della conoscenza piena del Bene, che è Dio stesso,
l’uomo non può conoscere il bene e la sua privazione nel male se no perché
rivelato dal Verbo divino. Fuori di questa conoscenza sulle questioni
essenziali della vita umana, vi è solo immaginazione. Per più che si voglia,
sull’arcano della vita la scienza della creatura umana non può mai giungere
ignorando il Creatore. Ma data la sua libertà, può inventarsi le proprie
“rivelazioni”. Ecco l’alienazione gnostica, attraverso degli spiriti ermetici,
che comunicano delle «conoscenze iniziatiche» a un’elite di uomini decisi a
stabilire un nuovo ordine umano «surnaturel» (De Lubac) sulla vera «conoscenza»
del bene umano, personale, sociale e universale.
L’uomo è libero di creare nel campo artistico e letterario,
usando la finzione per meglio esprimersi, ma ci sono limiti da non varcare nel
campo della conoscenza della verità rivelata, riguardo la fede e la morale.
Altrimenti si ergono idee umane alla stregua di norme divine. Qui s’inserisce
il pensiero gnostico (di Teilhard de Chardin) e le sue multiple creazioni,
tanto numerose quanto sono i suoi autori.
Si deve quindi parlare di diverse «gnosi»; tante quanto le
correnti massoniche e iniziatiche. Tutte prodotte da menti umane contrarie
all’unica Fede rivelata. Ecco la chiave per riconoscere il pensiero gnostico,
anche se si presenta come filosofico o scientifico o religioso; anche se esso
si proclama cattolico e contrario alla gnosi: stabilire quel che è bene e male
per l’essere umano e la sua società secondo i tempi, tale è la principale
conclusione a cui vuol arrivare il Vaticano 2: la verità che si aggiorna al
bisogno di una unità e pace di marchio democraticista.
Poiché la caratteristica del pensiero gnostico è
l’invenzione di una conoscenza che, per più che si rivesta di tradizioni
arcaiche, di culti ermetici e di poteri terreni, sarà sempre risultato di
un’operazione umana, il “bene” proposto da esso è contingente. Tale pensiero si
può poggiare su antiche gnosi, alcune storicamente già affermate e trasmesse da
nomi famosi – che gli assicurano un aspetto di continuità storica – ma il
pensiero gnostico è sempre un’invenzione sul «bene» umano, che lascia da parte
il Bene rivelato. Le sue radici sono nella Genesi; il suo fine è la rapina del
potere divino, la conoscenza del bene e del male, che è assolutamente riservato
a Dio.
Il fatto è che alla Parola di Dio si oppone l’altra, della
ribellione, e perché essa appaia di alcun valore, deve suscitare un dualismo
parimenti spurio, manicheista, per cui il bene si oppone al male come poteri
uguali ma contrari, come due divinità, di cui la “buona” è quella che darebbe
all’uomo la libertà di creare la sua propria conoscenza, le sue verità e
religioni; insomma la libertà religiosa ecumenistica, al contrario della
divinità cattiva, che impone chiare norme e comandamenti!
Ebbene, questo pensiero, essenzialmente gnostico, ha
raggiunto oggi lo stesso Vaticano. Come? Nei documenti del Vaticano 2 e negli
atti che da essi derivano è chiara l’intenzione di anteporre un nuovo «bene» a
quello da Dio rivelato e dalla Chiesa insegnato. Lo si vede riguardo al bene
della libertà e dell’unità.
Attraverso i nuovi concetti si arriva ad aprire la Chiesa ai
pensieri gnostici di ogni campo, religioso, scientifico e sociale. Inoltre, si
vuole stabilire l’accordo degli opposti, come se fosse possibile e come se
fosse esso il nuovo “bene” della pace.
Quando tale conoscenza aggiornata di quel che è bene e male
è proposto da una «autorità» religiosa come se fosse nel nome della conoscenza
rivelata, si è davanti alla peggiore inversione gnostica del pensiero, la più
perfida deviazione della fede, come lo vuole la Massoneria. L’impegno, quindi,
di provare che i capi vaticani, da Roncalli a Wojtyla e da Ratzinger a
Bergoglio hanno dimostrato di avere legami massonici e perciò gnostici, è
superfluo; essi hanno dato un apporto almeno tacito affinché tale pensiero,
tramite le dottrine conciliari, rovinasse da alto in basso il mondo dottrinale
cattolico rinforzando le idee dei loro protetti.
Don Innocenti fa una breve rassegna di nomi per indicare
debolezze diventate varchi all’antico veleno della gnosi spuria (antitrascendentistica,
antirealistica e antisoprannaturale), debolezze manifestatesi anzitutto in
alcuni grandi ordini religiosi una volta onorati come bandiere di sicura e
fedele dottrina apostolica.
(GS, T. 2, p. 567).
Per i Domenicani, i francesi Chenu e Congar, allievo di
Maritain, con inclinazioni per Blondel, Teilhard, Marèchal e anche per Karl
Rahner. Del domenicano belga Schillebeeckx (1914-2009) aveva già parlato nel
paragrafo sull’Olanda e sul suo influsso deleterio nella redazione del
catechismo olandese.
Per i Gesuiti: «Fu risaputo che questa congregazione
attraversò una tempesta, dopo il Concilio, che ne falcidiò le file… Teilhard fu
tra i giovani gesuiti che, espulsi dalla Francia laicista e riparati in
Inghilterra, ambivano tenersi aggiornati con le novità delle ricerche
paleontologiche, dedicandosi «al deliberato esplicito proposito di annunciare
“un nuovo cristianesimo” (che parve non salvare né trascendenza né
soprannaturale). La S. Sede pubblicò un Monitum per mettere in guardia gli
educatori dalla suggestione che esercitavano i suoi scritti… Teilhard aveva
avuto tuttavia tempo di convincere vari confratelli, tra cui Jean Danielou, H.
U. von Balthasar, H. de Lubac (tutti e tre, poi, in vecchiaia, cardinali)…
Von Balthasar fu a stretto contatto con K. Rahner… Nel1962
egli pubblicò Abbattere i bastioni, il libro nel quale proclamava la necessità
per la Chiesa di aprirsi indifesa alla cultura moderna. Anche lui difese
Teilhard… ha perseverato nell’impresa che chiamo “aprire al nemico” e nel fare spesso
l’elogio di ciò che non è cattolico. Infatti H.U. von Balthasar si è proposto
di “demolire gli artificiosi muri d’angoscia che la Chiesa aveva innalzato
intorno a sé contro il mondo” (!), di abbattere i bastioni di “una Chiesa che
si doveva aprire indifesa verso il mondo”(!). Egli si è fatto un programma:
battezzare l’illuminismo e l’idealismo, il darwinismo e l’esistenzialismo … In
teologia il Nostro fu indirizzato soprattutto da De Lubac, ma ricevette una
spinta molto significativa anche da Rahner, nel periodo di Monaco. Attraverso
De Lubac ha subito anche qualche influsso da parte di Teilhard. Si notano,
inoltre, dipendenze del Nostro dalla tesi di De Lubac sul soprannaturale e,
probabilmente, anche, dall’interpretazione di De Lubac, sul Buddismo. Balthasar
è debitore anche verso vari teologi e biblisti protestanti, ma soprattutto
verso la donna ch’egli accolse dal protestantesimo nel cattolicesimo: Adrienne
von Speyr.
L’equivoco De Lubac.Nel ’46 pubblica Surnaturel. «Poichè dal
’48 in poi le critiche a De Lubac piovono da ogni parte, il Generale dei
gesuiti si decide a sospenderlo dall’insegnamento. De Lubac pareva sostenere
(Le Surnaturel, 1946 e Histoire et esprit, 1950) la teoria della non gratuità
della grazia, la quale sarebbe dovuta all’uomo per natura, confondendo così
l’ordine naturale con quello soprannaturale. Dottrina condannata costantemente
dal Magistero (DB, 101 ss., 174, 793-843, 1001 ss., 1902), da San Pio X nella
Pascendi (1907). Nel 1950 arriva l’Humani generis che rivendica la gratuità del
soprannaturale. … «Ma De Lubac non si corregge». E nel Vaticano 2 domina, con
K. Rahner, la Commissione Teologica. Nel 1965 ristampa Surnaturel.
Karl Rhaner, «formatosi scolasticamente nella tradizione
molinista-suareziana
propria dei gesuiti, seguì il solco di Maréchal nel
confronto col post-kantismo e
restò affascinato dal magistero di Heidegger. (GS, T 2, p.
579) La sua prima opera “Lo Spirito del Mondo” è già nel titolo heideggeriana.
Egli era senz’altro avverso alla teologia tradizionale. Il suo studio teologico
fu rivolto alla patristica, specie a Origene, e ai mistici tedeschi… Nel1940
scrive acriticamente su Heidegger.»
Dopo la guerra prepara uno studio sull’Assunzione di Maria
che nel 1950 fu censurato e bloccato dai suoi superiori, mentre certe sue
opinioni sulla Messa trovarono un’eco negativa nel magistero di Pio XII.
Intanto scriveva su molti temi, ma nel 1962, l’anno di «Abbattere i bastioni»
del suo amico Balthasar, gli fu ordinato di interrompere le sue pubblicazioni,
e questo provocò le proteste di Adenauer e di vari politici tedeschi con
conseguente riabilitazione, ossia la chiamata a consultore del Concilio, poi
alla Commissione Teologica Internazionale (1969).
Lo gnosticismo ecumenista per l’unione di tutta l’umanità
deriva dalla dottrina della Massoneria, che ha messo in opera quest’idea come
se fosse il «bene» umano più alto. Per il Cristianesimo questo bene può essere
aspirato solo attraverso il raggiungimento di un bene superiore: la fede e la
sua comune visione dei veri fini soprannaturali della vita umana. Se su questa
visione gli uomini si dividono e avversano, allora ogni unione è precaria
perché aliena alla verità.
Ecco come l’invisibile nemico, dopo tentativi secolari,
finalmente è riuscito ad acquisire un nuovo potere (sine gaudio nec spes) nel
mistero dell’iniquità: La falsa pace gnostica dei «dotti» è la vera agonia per
la Fede della Chiesa; è un segno del tempo dei falsi profeti, che giustificano
l’utopismo proveniente da elucubrazioni umane che sopprimono pacificamentela Parola
e ogni segno divino donato per guidare nella traversata dell’oceano delle
tragedie umane.
Tutto per aggiornare la verità immutabile alle variabili dei
nuovi tempi.
Non vi è pace né giustizia nell’irenismo dei compromessi, ma
nella lotta.
Altro non fu il segno della Croce, e non diverso
l’intervento di Maria.
Nel nome di una falsa pace le coscienze, dove dimorava la
Voce di Dio, furono invase in un lampo da legioni di assassini togati. E non vi
sia dubbio che tutti gli orrendi delitti che si commettono nel mondo provengono
da idee assassine che sembravano pacifiche e perfino religiose. I loro
promotori sono come mandanti di delitti e non meno quelli che hanno loro
liberato la via. Solo la vera Chiesa è argine eterno per contenere la
scelleratezza umana che trabocca. Ma ora dissangua a morte, come è successo con
Gesù, mentre gli apostoli non riuscivano a svegliarsi.
Viviamo il momento storico in cui l’impossibile
conciliazione della coscienza cattolica con lo spirito non serviam è
pronunciata, con l’aggravante di provenire da Roma; di echeggiare dalla Sede di
Pietro. Peggio della più cruenta rivoluzione è tale ribellione universale
d’aspetto religioso: la prevista Babilonia rediviva a Roma! Eppure, il Signore
non chiede a noi il coraggio della Croce, ma la carità delle nostre piccole
croci nell’integrità sofferta della vera testimonianza cattolica.
Rievocando che «ubi Veritas et Iustitia, ibi Caritas»,
quando l’inganno e la perfidia invadono il Luogo santo, ogni impulso fedele va
concentrato nell’anatema agli operatori di rotture nell’ordine cattolico dato
da Dio per la salvezza (Gl 1, 8; 2 Gv 1. 10-11);mai più riconoscere l’elezione
di tali epigoni del perfido Vaticano 2! “Ingannano il mio popolo, dicendo:
Pace! Pace! Mentre non vi è più pace(Ez 13, 10).
________________________
[1] Monsignor Brunero Gherardini, ha scritto «Concilio
Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare», Frigento, Casa Mariana Editrice,
2009, e lo ha indirizzato al Vaticano, con la supplica di chiarire in maniera
definitiva gli interrogativi che Il Vaticano II pone alla coscienza cattolica:
«Confesso che mai ho cessato di pormi il problema se effettivamente la
Tradizione della Chiesa sia stata in tutto e per tutto salvaguardata
dall’ultimo Concilio e se, quindi, l’ermeneutica della continuità evolutiva sia
un suo innegabile pregio e si possa dargliene atto». Il libro è accompagnato da
due lettere introduttive e di sostegno, la prima è del del Vescovo di Albenga,
mons. Mario Oliveri, la seconda è dell’Arcivescovo, Segretario della Congregazione
per il Culto Divino, mons. Albert Malcom Ranjith.
L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele
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