Gli obiettivi della Santa Sede in campo finanziario e il futuro dello IOR, in un discorso di papa Francesco e in un rapporto dell'autorità vaticana di vigilanza
di Sandro Magister
ROMA, 27 maggio 2013 – Nell'arco di una settimana, papa Francesco e la Santa Sede hanno lanciato un doppio segnale, che fa intuire quale sarà la loro direzione di marcia nel campo della finanza.
Il primo segnale è stato, giovedì 16 maggio, il discorso rivolto dal papa a quattro nuovi ambasciatori. Il fatto che due di essi rappresentassero paesi a torto o a ragione definiti "paradisi fiscali", Lussemburgo e Antigua e Barbuda, ha dato occasione a Jorge Mario Bergoglio per una invettiva contro la "tirannia invisibile" della speculazione finanziaria, da lui ricondotta a "una profonda crisi antropologica" e in definitiva al "rifiuto di Dio":
> "Signori Ambasciatori…"
Il secondo segnale è stato, il mercoledì successivo, 22 maggio, la presentazione alla stampa del primo rapporto dell'Autorità di Informazione Finanziaria, AIF, l'organismo di controllo e di intelligence voluto da Benedetto XVI alla fine del 2010 allo scopo di adeguare la Santa Sede agli standard internazionali di prevenzione e di contrasto del riciclaggio criminale di denari e del finanziamento del terrorismo:
> Conferenza stampa di presentazione del rapporto…
Il rapporto è stato fornito alla stampa sia in italiano, sia in una traduzione "di lavoro" in inglese. Con allegati i testi integrali di tre importanti documenti:
- il "motu proprio" di Benedetto XVI del 30 dicembre 2010,
- lo statuto dell'AIF
- e la legge 127 antiriciclaggio, varata il 30 dicembre 2010, modificata il 24 aprile 2012 e ulteriormente emendata il 14 dicembre dello scorso anno.
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Nel presentare alla stampa il rapporto, René Brülhart, 41 anni, svizzero, dal 2010 vicepresidente del Gruppo Egmont, la rete internazionale delle Financial Intelligence Unit, e dal settembre del 2012 chiamato in Vaticano a dirigere l'AIF, ha insistito sul crescente impegno della Santa Sede per la trasparenza finanziaria e per il contrasto dei traffici illeciti di denaro.
Il prossimo dicembre – ha detto Brülhart – la Santa Sede presenterà alla plenaria di Moneyval (il comitato del Consiglio d’Europa che valuta l’aderenza dei paesi membri agli standard stabiliti dal GAFi, il Gruppo di Azione Finanziaria del Fondo Monetario Internazionale) un secondo "report" dopo quello del luglio 2012 che si concluse con voto favorevole su 9 delle 16 “key and core recommendations”. Con la speranza di ottenere valutazioni ancora migliori.
Ha aggiunto che l’AIF ha iniziato la procedura d'ingresso nel Gruppo Egmont, così chiamato dal nome dell'hotel di Bruxelles in cui le unità di intelligence finanziaria di vari paesi si riunirono per la prima volta nel 1995.
Ha elencato i protocolli d'intesa per lo scambio di informazioni che l'AIF ha stipulato con organismi omologhi di vari paesi: l'ultimo, il 7 maggio, con il Financial Crimes Enforcement Network degli Stati Uniti d'America; i precedenti col Belgio, la Spagna, la Slovenia; mentre sono in corso trattative con una ventina di altri paesi.
A questo proposito, va notato che per stipulare tali accordi l'AIF non ha più bisogno del nulla osta della segreteria di Stato vaticana, come invece era imposto dalla seconda formulazione della legge 127, che per questo motivo era stata severamente criticata come un "passo indietro" sia dal presidente dell'AIF, il cardinale Attilio Nicora, sia dall'allora presidente dello IOR Ettore Gotti Tedeschi, sia dagli stessi ispettori di Moneyval, che l'avevano scritto nero su bianco – "step backwards", "weakened efficiency and indipendence" – nel resoconto riservato di una loro visita in Vaticano nell'aprile del 2012.
Due emendamenti entrati in vigore lo scorso 14 dicembre hanno infatti restituito all'AIF l'autonomia di cui godeva secondo la prima formulazione della legge 127.
Un'autonomia che vale anche riguardo al controllo dell'Istituto per le Opere di Religione, la "banca" vaticana su cui si sono più appuntate le critiche, da dentro e da fuori la Chiesa, e di cui più si attende la bonifica.
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Lo IOR – che propriamente non è una banca e non fa prestiti – ha in deposito circa 6 miliardi di euro, ha 33 mila conti di cui circa la metà hanno come titolari vescovi e sacerdoti e devolve ogni anno i propri proventi al papa, che li destina ad opere di religione e carità.
Entro il 2013 è stato annunciato che lo IOR avrà un suo sito internet, nel quale comparirà per la prima volta anche il bilancio certificato dell’istituto.
Il suo profilo non è comunque impeccabile. Nel 2012 l'AIF ha individuato in Vaticano sei operazioni finanziarie sospette, alcune delle quali – a detta di Brülhart – riconducibili allo IOR. E due di queste sei operazioni sono state segnalate al promotore di giustizia del tribunale della Santa Sede, per ulteriori indagini sulla loro rilevanza penale.
Altre indagini sono in corso da parte della magistratura italiana. Per questo, Brülhart ha detto che un "attento screening" di tutti i conti presso lo IOR è attualmente in corso per appurare la loro regolarità e "nei prossimi mesi avremo i risultati".
Il controllo dell'AIF sui conti presso lo IOR non ha limiti di tempo – ha confermato Brülhart – e può risalire indietro negli anni. Con ciò, è stata ancora una volta respinta la tesi, cara al direttore dello IOR Paolo Cipriani, secondo cui l'AIF non potrebbe raccogliere e scambiare informazioni su ciò che è avvenuto nello IOR prima dell'entrata in vigore della legge 127, all'inizio del 2011.
Ad argomentare a sostegno di questa tesi era stato, un inverno fa, Michele Briamonte, giovane e intraprendente avvocato dello studio legale torinese Grande Stevens, all'epoca difensore di Cipriani e suo consulente per lo IOR.
Ma proprio Briamonte è oggi indagato dalla magistratura italiana per varie ipotesi di reato, tra cui movimenti illeciti di denaro su conti IOR. Lo scorso febbraio è riuscito a sottrarsi a un controllo della guardia di finanza all'aeroporto romano di Ciampino esibendo un passaporto vaticano. Lì era atterrato con un aereo privato assieme a monsignor Roberto Lucchini, segretario personale del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone.
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Sul futuro dello IOR Brülhart non si è pronunciato. Nelle congregazioni che hanno preceduto l'ultimo conclave alcuni cardinali hanno affacciato l'ipotesi della sua chiusura. Ma questo esito è stato praticamente escluso dal sostituto segretario di Stato Angelo Becciu, nell'intervista da lui data lo scorso 30 aprile su esplicita indicazione del papa.
In ogni caso, si può prevedere che per sopravvivere l'istituto dovrà non solo fare pulizia nei suoi conti ma anche subire profonde trasformazioni. Perché non si presenta affatto in buona salute. Gestisce male i suoi depositi, offre scarsi servizi e spunta interessi annui mediamente molto modesti, dell'ordine dell'1,5 per cento, meno delle banche concorrenti verso le quali continua a perdere clientela.
Una di queste banche espressamente dedicate al mondo non profit laico e religioso, la Banca Prossima del gruppo Intesa San Paolo, ha aperto a Roma un suo vistoso sportello proprio di fronte alle mura vaticane. Quasi si prepari ad entrarvi, per sostituirsi allo IOR.
Sta di fatto che mentre in passato gli enti religiosi di tutto il mondo depositavano presso lo IOR fino all'80 per cento dei loro beni in denaro, oggi vi depositano meno di un quinto del loro patrimonio. Solo gli ordini femminili restano sentimentalmente più legati alla "banca del papa". Le grandi diocesi e gli ordini maschili hanno ormai spostato il grosso dei loro conti altrove.
L'ultima volta lo IOR ha messo a disposizione del papa 50 milioni di euro, presentandoli come i suoi proventi dell'anno trascorso. Ma in realtà un po' di quei milioni li ha sottratti al proprio capitale.
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Nella conferenza stampa del 23 maggio, Brülhart ha anche detto di aver avviato "un dialogo costruttivo con la Banca d'Italia" dopo che questa, all'inizio del 2013, aveva bloccato per molti giorni i pagamenti elettronici con bancomat e carte di credito effettuati dentro le mura vaticane, con forte disagio per i turisti.
"Abbiamo instaurato un dialogo che nel prossimo futuro verrà formalizzato", ha aggiunto Brülhart. Fermo restando che "la Banca d'Italia non ha giurisdizione sullo Stato della Città del Vaticano e sullo IOR".
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Nell'Annuario Pontificio 2013 diffuso nei giorni scorsi l'organigramma dell'Autorità di Informazione Finanziaria indica come presidente il cardinale Attilio Nicora, come direttore René Brülhart e come membri del consiglio direttivo Claudio Bianchi, Marcello Condemi, Giuseppe Dalla Torre, Francesco De Pasquale, Cesare Testa.
Due di questi, Condemi e De Pasquale, entrambi provenienti dalla Banca d'Italia, sono stati gli autori effettivi della prima stesura della legge vaticana n. 127 contro il riciclaggio, d'intesa con il cardinale Nicora e l'allora presidente dello IOR Ettore Gotti Tedeschi. Legge poi rimaneggiata per volontà della segreteria di Stato, senza più il loro apporto e con le dure proteste di Nicora e Gotti Tedeschi.
Come direttore dell'AIF, nel settembre del 2012 De Pasquale è stato sostituito da Brülhart.
Questi, nella conferenza stampa del 22 maggio, ha detto che l'AIF ha al suo servizio sette dipendenti, due dei quali indicati dall'Annuario: don Paolo Scevola, segretario della presidenza, e Tommaso Di Ruzza, officiale. Quest'ultimo ha sposato una figlia dell'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio.
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Il 14 maggio ha iniziato ad esercitare le sue funzioni anche il nuovo presidente dello IOR, il tedesco Ernst von Freyberg, nominato il 15 febbraio.
Nel suo primo incontro con il personale dell'istituto – come riferito dalla Radio Vaticana – Freyberg ha annunciato la pubblicazione a partire dal 2013 del rapporto annuale delle attività dell'istituto e il ricorso a una nuova società di certificazione.
Per contratto, Freyberg sarà presente negli uffici dello IOR tre giorni alla settimana, così come avveniva con il suo predecessore Ettore Gotti Tedeschi.
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350525
Il Vaticano possiede riserve d’oro per 1420 miliardi di dollari
Posted By castagneri On 25 maggio 2013 @ 15:23 In Attualità,Cronaca,MainSlider | No Comments
[1]-Redazione- 25 maggio 2013- La chiesa cattolica, come tutti sanno già, è uno degli enti più ricchi al mondo ma probabilmente la maggior parte delle persone non è a conoscenza delle ricchissime riserve d’oro possedute dalla Chiesa.
Essa controlla circa 60.350 tonnellate d’oro e ha a disposizione il 30% di tutto l’oro mai prodotto/estratto; a prezzi attuali è possibile stimare il valore di tutti questi beni ,che costituiscono il più grande tesoro di tutta l’umanità, in oltre 1240 miliardi di dollari.
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Essa controlla circa 60.350 tonnellate d’oro e ha a disposizione il 30% di tutto l’oro mai prodotto/estratto; a prezzi attuali è possibile stimare il valore di tutti questi beni ,che costituiscono il più grande tesoro di tutta l’umanità, in oltre 1240 miliardi di dollari.
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