Koch: l'unità delle Chiese sarebbe un importante impulso per l'Europa
Purtroppo non stupiscono neppure più gli accenti del Card. Koch, prefetto del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani, centrati sul «falso ecumenismo» post-conciliare. Non ha saputo far meglio che citare Lutero e auspicare «un'unità delle chiese» - definendo impropriamente, com'è ormai prassi, chiese - le confessioni cristiane non cattoliche; unità basata su uno slogan, indicando l'autentico bisogno dell'Europa in una «moneta di riferimento spirituale». Ha dichiarato inoltre che « la politica europea deve diventare più “cattolica” nel senso di tendente ad una trasformazione universale ». Dunque l'universalità de La Catholica viene di fatto trasferita alla politica europea e alle sue tendenze globaliste...
Nell'intero
discorso, mai una volta è risuonato il Nome del Signore e la Sua opera
di salvezza accolta e dunque diffusa, da cui soltanto può scaturire
l'etica nella politica e la centralità della persona ordinata al suo
creatore e salvatore in tutte le manifestazioni individuali e collettive
della sua umanità; ma sono apparsi luoghi comuni di conio
antropocentrico ed immanente. Ormai è stata abbandonata persino la pastorale, divenuta prassi ateoretica, in questo caso trasformata in demagogia politica.
Non avete che da rendervene conto leggendo il testo che segue.
Non avete che da rendervene conto leggendo il testo che segue.
A questo punto il nostro motto diventa: resistere,
ancorati alla nostra fede di sempre, rinnovata e purificata in base a
quel che il Signore ci dona di approfondire nella Sua Chiesa, ma non
rifondata in base alle nuove visuali moderniste.
La
riconquistata unità delle Chiese cristiane sarebbe un importante impulso
per il progetto di integrazione europea attualmente in crisi. Lo ha
affermato il cardinale di curia Kurt Koch venerdì, giorno conclusivo del
dialogo di Pentecoste sulla visione degli “Stati Uniti d'Europa” tenuto
nel centro ecclesiale Schloss Seggau (Stiria). Nella sua relazione sui
“fondamenti spirituali dell'Europa” il presidente del pontificio
consiglio per l'unità dei cristiani ha definito il processo di
riunificazione ecumenica come “il più ampio contributo del cristianesimo
attuale al futuro politico dell'umanità, in particolare del mondo
occidentale”.
La secolarizzazione e la privatizzazione
del fatto religioso che oggi caratterizzano l'Europa con conseguenze
molto preoccupanti per l'umanità sono, secondo il cardinal Koch, “una
conseguenza imprevista, ma tragica” dello scisma occidentale del XVI
secolo e delle relative sanguinose guerre di religione. Le lotte tra
cattolici e protestanti, secondo le affermazioni del “ministro per
l'ecumenismo”, hanno fatto sì che in Europa non si sia tenuto conto
delle differenze confessionali e soprattutto del cristianesimo nella
costruzione della pace sociale. In questo le chiese sono state insieme
colpevoli della precaria situazione della religione nella società
moderna. Secondo le parole del teologo tedesco Johann B. Metz, si
tratterebbe di una “privatizzazione del cristianesimo causata
all'interno delle religioni stesse” che non ha tenuto conto della sua
esigenza di avere efficacia sociale.
Il movimento
ecumenico, che vorrebbe rimuovere i contrasti che si frappongono
all'unità dei cristiani voluta da Cristo, ha svolto la funzione di faro
nel mare dell'Europa insanguinata del XX secolo, ha continuato Koch.
Anche il Concilio Vaticano II ha visto la necessità di contribuire a
ricostituire l'unità dei cristiani come uno dei suoi compiti principali.
“Solo se le chiese riescono a riconciliarsi” e sono disposte al
pentimento e all'espiazione, possono - dice Koch – operare in maniera
credibile al mantenimento, alla promozione e al rinnovamento della pace
sociale. E proprio questo devono fare, secondo quanto espresso dal
concilio, ha ricordato Koch, “e cioè in un mondo così lacerato da
divisioni, inimicizie e contrastanti interessi, vivere e agire per
l'unità degli uomini”.
L'Europa ha bisogno di una
“moneta di riferimento spirituale” Anche se la nuova evangelizzazione
dell'Europa nelle moderne condizioni di libertà non porterà ad una
grande chiesa popolare ma piuttosto ad una “chiesa della diaspora”, lo
Stato con una visione del mondo neutrale ha comunque bisogno delle
chiese e delle comunità religiose per fondare e difendere valori
fondamentali, ha detto Koch. Ha espresso la convinzione che l'Europa non
potrà esistere solo come comunità di interessi economici, ma che
accanto all'euro ha bisogno di una “moneta di riferimento spirituale”.
Anche
senza una religiosità esplicita, l'essere umano “crede”, ha detto Koch.
Ha citato Martin Lutero, che definiva adoratore di Mammona l'uomo che
si fondava su denaro e ricchezza. E ha aggiunto: “Chi riconosce
l'esistenza di Dio e ritiene di dovergli rendere conto, è prima di tutto
difeso dal cadere in quel crepuscolo degli dei che può sempre tornare
quando delle realtà umane vengono messe al posto di Dio e quindi
divinizzate”.
Che questo avvenga in molteplici casi,
secondo Koch lo si vede chiaramente dal fatto che perfino le automobili
vengono curate meglio delle persone morenti o dei bambini non ancora
nati. “Dove Dio viene allontanato dalla vita sociale, è forte il
pericolo che anche la dignità umana venga calpestata”, ammonisce Koch. E
anche la religione è una irrinunciabile risorsa per la solidarietà, che
nasce – e qui Koch cita il teologo viennese Paul Zulehner -
“innanzitutto nell'orbita della speranza della resurrezione”.
Paralleli
tra le discussioni riguardanti l'Europa e l'ecumenismo Nel dibattito a
conclusione dell'incontro il cardinale ha parlato di paralleli tra le
discussioni sull'Europa e quelle sull'ecumenismo. Tutti si dichiarano a
favore dell'Europa o rispettivamente a favore dell'ecumenismo, ma il
disaccordo sorge poi nella concretizzazione: “Ci sono tante idee di
unità quante sono le chiese”. Il cardinale ha aggiunto che la politica
europea deve diventare più “cattolica” nel senso di tendente ad una
trasformazione universale. Ha detto di essere riconoscente per il fatto
che il nuovo papa proviene dall'America Latina, il che rende evidente
che anche da un punto di vista ecclesiale l'Europa non è più l'ombelico
del mondo, ma che il futuro del cristianesimo sarà in America Latina,
Africa e Asia.
Con il cardinal Koch sono intervenuti
il ministro Karlheinz Töchterle, l'ex vicecancelliere Wilhelm Molterer,
il presidente della corte costituzionale Gerhart Holzinger, il direttore
del Centro di ricerca di politica applicata di Monaco, Werner
Weidenfeld e la giornalista Susanne Scholl. (...)
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[Tratto da Kathweb (Katholische Presseagentur österreich) del 17 maggio 2013
(traduzione: www.finesettimana.org)]
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