ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 19 maggio 2013

Il prefetto della fede (in GADU)


Koch: l'unità delle Chiese sarebbe un importante impulso per l'Europa


Purtroppo non stupiscono neppure più gli accenti del Card. Koch, prefetto del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani, centrati sul «falso ecumenismo» post-conciliare. Non ha saputo far meglio che citare Lutero e auspicare «un'unità delle chiese» - definendo impropriamente, com'è ormai prassi, chiese - le confessioni cristiane non cattoliche; unità basata su uno slogan, indicando l'autentico bisogno dell'Europa in una «moneta di riferimento spirituale». Ha dichiarato inoltre che « la politica europea deve diventare più “cattolica” nel senso di tendente ad una trasformazione universale ». Dunque l'universalità de La Catholica viene di fatto trasferita alla politica europea e alle sue tendenze globaliste...
Nell'intero discorso, mai una volta è risuonato il Nome del Signore e la Sua opera di salvezza accolta e dunque diffusa, da cui soltanto può scaturire l'etica nella politica e la centralità della persona ordinata al suo creatore e salvatore in tutte le manifestazioni individuali e collettive della sua umanità; ma sono apparsi luoghi comuni di conio antropocentrico ed immanente. Ormai è stata abbandonata persino la pastorale, divenuta prassi ateoretica, in questo caso trasformata in demagogia politica.
Non avete che da rendervene conto leggendo il testo che segue.
A questo punto il nostro motto diventa: resistere, ancorati alla nostra fede di sempre, rinnovata e purificata in base a quel che il Signore ci dona di approfondire nella Sua Chiesa, ma non rifondata in base alle nuove visuali moderniste.

La riconquistata unità delle Chiese cristiane sarebbe un importante impulso per il progetto di integrazione europea attualmente in crisi. Lo ha affermato il cardinale di curia Kurt Koch venerdì, giorno conclusivo del dialogo di Pentecoste sulla visione degli “Stati Uniti d'Europa” tenuto nel centro ecclesiale Schloss Seggau (Stiria). Nella sua relazione sui “fondamenti spirituali dell'Europa” il presidente del pontificio consiglio per l'unità dei cristiani ha definito il processo di riunificazione ecumenica come “il più ampio contributo del cristianesimo attuale al futuro politico dell'umanità, in particolare del mondo occidentale”.
La secolarizzazione e la privatizzazione del fatto religioso che oggi caratterizzano l'Europa con conseguenze molto preoccupanti per l'umanità sono, secondo il cardinal Koch, “una conseguenza imprevista, ma tragica” dello scisma occidentale del XVI secolo e delle relative sanguinose guerre di religione. Le lotte tra cattolici e protestanti, secondo le affermazioni del “ministro per l'ecumenismo”, hanno fatto sì che in Europa non si sia tenuto conto delle differenze confessionali e soprattutto del cristianesimo nella costruzione della pace sociale. In questo le chiese sono state insieme colpevoli della precaria situazione della religione nella società moderna. Secondo le parole del teologo tedesco Johann B. Metz, si tratterebbe di una “privatizzazione del cristianesimo causata all'interno delle religioni stesse” che non ha tenuto conto della sua esigenza di avere efficacia sociale.
Il movimento ecumenico, che vorrebbe rimuovere i contrasti che si frappongono all'unità dei cristiani voluta da Cristo, ha svolto la funzione di faro nel mare dell'Europa insanguinata del XX secolo, ha continuato Koch. Anche il Concilio Vaticano II ha visto la necessità di contribuire a ricostituire l'unità dei cristiani come uno dei suoi compiti principali. “Solo se le chiese riescono a riconciliarsi” e sono disposte al pentimento e all'espiazione, possono - dice Koch – operare in maniera credibile al mantenimento, alla promozione e al rinnovamento della pace sociale. E proprio questo devono fare, secondo quanto espresso dal concilio, ha ricordato Koch, “e cioè in un mondo così lacerato da divisioni, inimicizie e contrastanti interessi, vivere e agire per l'unità degli uomini”.
L'Europa ha bisogno di una “moneta di riferimento spirituale” Anche se la nuova evangelizzazione dell'Europa nelle moderne condizioni di libertà non porterà ad una grande chiesa popolare ma piuttosto ad una “chiesa della diaspora”, lo Stato con una visione del mondo neutrale ha comunque bisogno delle chiese e delle comunità religiose per fondare e difendere valori fondamentali, ha detto Koch. Ha espresso la convinzione che l'Europa non potrà esistere solo come comunità di interessi economici, ma che accanto all'euro ha bisogno di una “moneta di riferimento spirituale”.
Anche senza una religiosità esplicita, l'essere umano “crede”, ha detto Koch. Ha citato Martin Lutero, che definiva adoratore di Mammona l'uomo che si fondava su denaro e ricchezza. E ha aggiunto: “Chi riconosce l'esistenza di Dio e ritiene di dovergli rendere conto, è prima di tutto difeso dal cadere in quel crepuscolo degli dei che può sempre tornare quando delle realtà umane vengono messe al posto di Dio e quindi divinizzate”.
Che questo avvenga in molteplici casi, secondo Koch lo si vede chiaramente dal fatto che perfino le automobili vengono curate meglio delle persone morenti o dei bambini non ancora nati. “Dove Dio viene allontanato dalla vita sociale, è forte il pericolo che anche la dignità umana venga calpestata”, ammonisce Koch. E anche la religione è una irrinunciabile risorsa per la solidarietà, che nasce – e qui Koch cita il teologo viennese Paul Zulehner - “innanzitutto nell'orbita della speranza della resurrezione”.
Paralleli tra le discussioni riguardanti l'Europa e l'ecumenismo Nel dibattito a conclusione dell'incontro il cardinale ha parlato di paralleli tra le discussioni sull'Europa e quelle sull'ecumenismo. Tutti si dichiarano a favore dell'Europa o rispettivamente a favore dell'ecumenismo, ma il disaccordo sorge poi nella concretizzazione: “Ci sono tante idee di unità quante sono le chiese”. Il cardinale ha aggiunto che la politica europea deve diventare più “cattolica” nel senso di tendente ad una trasformazione universale. Ha detto di essere riconoscente per il fatto che il nuovo papa proviene dall'America Latina, il che rende evidente che anche da un punto di vista ecclesiale l'Europa non è più l'ombelico del mondo, ma che il futuro del cristianesimo sarà in America Latina, Africa e Asia.
Con il cardinal Koch sono intervenuti il ministro Karlheinz Töchterle, l'ex vicecancelliere Wilhelm Molterer, il presidente della corte costituzionale Gerhart Holzinger, il direttore del Centro di ricerca di politica applicata di Monaco, Werner Weidenfeld e la giornalista Susanne Scholl. (...)
____________________________
[Tratto da Kathweb (Katholische Presseagentur österreich) del 17 maggio 2013
(traduzione: www.finesettimana.org)]

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.