ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 25 giugno 2013

Come si comanda la chiesa secondo Bergoglio

“La musica non è tra i suoi interessi maggiori”. Ma dietro il forfait del Papa al concerto c’è di più

Si guardavano sbigottiti, cardinali e monsignori, mentre il presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, Rino Fisichella, annunciava il forfait del Papa al concerto per l’Anno della fede. 
Sabato la poltrona bianca in mezzo all’aula Paolo VI è rimasta vuota, per tutto il tempo in cui l’orchestra eseguiva la Nona di Beethoven. Francesco intanto era a pochi metri di distanza, nella sua suite a Santa Marta. Nel piccolo salottino austero (una scrivania di legno e tre sedie) riceveva uno dopo l’altro i nunzi apostolici giunti da ogni parte del mondo. Ci teneva ad ascoltare dalla loro voce e al riparo da orecchie indiscrete la reale situazione della chiesa lontano da Roma. Niente mediazioni della segreteria di stato: d’ora in poi si riferirà direttamente al Papa, avrebbe detto Bergoglio ai suoi diplomatici. Un ritorno al passato che ha visto i nunzi ben lieti di non avere più filtri tra loro e il Pontefice. Quello di sabato è stato un giro di consultazioni necessarie per farsi un’idea più chiara sui cambiamenti da apportare alla macchina curiale. Dopo tre mesi sul Soglio di Pietro, si può mettere mano all’assetto della governance vaticana, tanto criticata negli ultimi tempi del pontificato di Benedetto XVI.
Francesco ha preso nota di tutto, ma non vuole andare di fretta. Sa dove bisogna intervenire, ma preferisce fare con calma, valutare tutto, soppesare i pro e i contro delle singole scelte, prendersi tutto il tempo che serve prima di agire. Se necessario, saltando anche eventi mondani programmati da tempo. Tra dialogare faccia a faccia con un nunzio giunto a Roma dalle più lontane periferie a lui così care e gustarsi l’Inno alla Gioia con sfilata di ospiti da salutare, il Papa ha preferito saltare il momento musicale. Dopotutto, quel concerto era stato organizzato un anno fa, quando a regnare sulla chiesa era Joseph Ratzinger, capace di commuoversi mentre dal nuovo organo della Alte Kapelle di Ratisbona – da lui benedetto nel 2006 – uscivano le note di Johann Sebastian Bach. Bergoglio, da buon gesuita, nec rubricat nec cantat (non dà troppa importanza alle rubriche liturgiche né al canto), benché lui da bambino ascoltasse musica classica alla radio in compagnia della mamma. Di certo, confermava padre Lombardi, la musica non è tra i suoi interessi maggiori. Ecco perché non c’ha pensato molto prima di annullare la sua partecipazione al concerto. “Devo lavorare”, avrebbe detto secondo quanto si racconta in Vaticano. E sul tavolo del suo studio c’erano anche i dossier sulle questioni che riguardano la curia romana. Francesco è aperto alla collegialità ed è pronto a demandare agli episcopati locali le relazioni con i rispettivi governi. Ma quando si tratta di decidere, la parola spetta a lui soltanto. Giovanni Filoramo, storico del cristianesimo, lo diceva al Foglio: “Il Papa rimane sempre un monarca assoluto e non deve rendere conto a nessuno”. E Francesco si comporta da capo della chiesa quando sceglie personalmente gli otto componenti del gruppo che studierà come riformare la “Pastor Bonus”, la Costituzione apostolica che regola la curia. Ha voluto fare di testa sua, anche perché se si fosse limitato a seguire le indicazioni emerse nei giorni dell’interregno, i nomi erano già disponibili. “Gli sarebbe bastato chiamare attorno a sé i dodici cardinali eletti al termine di ogni Sinodo”, notava Sandro Magister sull’Espresso. Invece ha preferito puntare su porporati con cui ha affinità e una conoscenza di lunga durata. E così ha nominato coordinatore del gruppo l’amico Oscar Maradiaga, arcivescovo honduregno in prima linea nelle battaglie sociali su cui Bergoglio tanto sta insistendo. Francesco fa da solo, non considera i suggerimenti della Congregazione per i vescovi quando si tratta di scegliere il suo successore a Buenos Aires e sollecita la commissione di sorveglianza sullo Ior a nominare il fidato Battista Ricca quale nuovo prelato della banca vaticana. D’altronde, la Compagnia di Gesù è un’esperienza di gestione del potere accentrato, sul modello del papato. E Bergoglio, già superiore provinciale in Argentina, quel modello lo conosce bene.
Nel rincorrersi di indiscrezioni che circolano nei sacri palazzi, si danno per imminenti i primicambiamentiun diplomatico (gran favorito è il cardinale Giuseppe Bertello, con il quale il Papa si consulta quasi quotidianamente) alla segreteria di stato, cui seguirebbero altri spostamenti in ruoli chiave della curia, secondo il plurisecolare schema del promoveatur ut amoveatur.
http://www.ilfoglio.it/soloqui/18755

Le nomine in vista di Papa Francesco

24 - 06 - 2013Matteo Matzuzzi
Le nomine in vista di Papa Francesco
Il valzer in Curia sta per cominciare. In coincidenza con la festa dei Santi Pietro e Paolo che cade alla fine di questa settimana, il Papa potrebbe iniziare a mettere mano agli incarichi nella governance della Santa Sede. Tra venerdì e sabato scorsi, Francesco si è intrattenuto personalmente con i nunzi (circa centocinquanta) giunti a Roma da ogni angolo del pianeta, e con loro ha affrontato i problemi relativi alla condizione della chiesa nelle realtà particolari, in quelle “periferie” a lui così care. E’questa la motivazione principale che lo ha portato a rifiutare di prendere parte al concerto per l’Anno della Fede in Aula Paolo VI. Tutti lo aspettavano, la poltrona bianca era come sempre posizionata al centro della grande sala. Pochi minuti prima dell’inizio dell’evento, mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione, assicurava davanti alle telecamere di Raiuno che il Papa stava per lasciare a piedi la Casa di Santa Marta. Invece, Francesco ha preferito rimanere chiuso nella sua stanza, a lavorare. Le conversazioni con i nunzi si sono protratte oltre quanto preventivato, così Bergoglio ha scelto di non partecipare a un evento che comunque ritiene mondano.
Un diplomatico in Segreteria di stato
Gli incontri con i rappresentanti diplomatici della Santa Sede sono serviti al Pontefice per chiudere il cerchio delle consultazioni necessarie prima di procedere agli spostamenti di alti prelati da un ufficio all’altro o da un posto di prefetto alla guida di una diocesi. E’ dato per scontato, ormai, che alla testa della Segreteria di stato arriverà un diplomatico. Finita l’era di Tarcisio Bertone (che a dicembre compirà 79 anni, ben quattro più del limite comunque aggirabile dei 75), il Papa gesuita accoglierà le numerose e maggioritarie richieste che da anni erano giunte a Benedetto XVI e che quest’ultimo aveva sempre respinto. Perfino un uomo fidatissimo di Ratzinger, il cardinale arcivescovo di Colonia, Joachim Meisner, qualche mese fa ha dichiarato di aver suggerito al teologo bavarese di rimuovere Bertone. Ma Benedetto XVI respinse con forza tale invito.
L’ipotesi Bertello per il dopo-Bertone
Il suo successore, invece, è pronto ad attuare l’avvicendamento: al posto dell’ex arcivescovo di Genova, dovrebbe essere nominato l’attuale Governatore della Città del Vaticano, il cardinale Giuseppe Bertello. Nunzio con grande esperienza internazionale (Messico, Ruanda, Italia, tra le altre sedi da lui guidate), è uno dei più stretti collaboratori di Bergoglio. Si dice che con Francesco si consulti pressoché quotidianamente, e spesso lo si vede concelebrare con lui la messa mattutina a Santa Marta. Se Bertello è in pole (avrebbe anche il vantaggio di poter contare su una fitta rete di conoscenze e di relazioni intessute negli anni in cui era diplomatico all’estero), non vengono escluse anche le soluzioni che vedono accreditati i nunzi Pietro Parolin e Luigi Ventura.
Il cardinale Piacenza trasferito a Bologna?
Ma Francesco non si limiterà a toccare la segreteria di stato. Prima della grande riforma della Curia (che si concretizzerà solo in seguito all’elaborazione di un progetto da parte del gruppo degli otto cardinali consiglieri incaricati di studiare l’aggiornamento della costituzione apostolica Pastor Bonus, Bergoglio effettuerà qualche trasferimento di peso. In gergo, si tratta dei promoveatur ut amoveatur, promozione per rimuovere, ma nessuno a oggi sa dire se gli spostamenti di Francesco comporteranno anche una promozione oltre all’allontanamento da Roma. Gian Guido Vecchi, sul Corriere della Sera di ieri, scriveva che una dei primi a saltare potrebbe essere l’attuale prefetto della Congregazione per il Clero, il cardinale genovese Mauro Piacenza. Per lui sarebbe già pronta la nuova destinazione: la guida dell’Arcidiocesi di Bologna al posto del cardinale Carlo Caffarra, 75 anni compiuti lo scorso 1° giugno.

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