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mercoledì 12 giugno 2013

CONDANNATO UN DACCÒ SE NE FA UN ALTRO:

 I PM INDAGANO SU UN ALTRO PRESUNTO FACCENDIERE DI FORMINCHIONI, GUARISCHI

Mentre Daccò becca una condanna a 9 anni di galera in appello (un anno in meno rispetto al primo grado), i pm indagano su un altro presunto faccendiere ai servigi di Forminchioni - Si chiama Massimo Gianluca Guarischi, già consigliere regionale con il Celeste - Anche lui condivideva viaggi e cene col Formiga..-

1 - UNA NUOVA INDAGINE CONTRO FORMIGONI I PM: «CORRUZIONE» - I RAPPORTI CON GUARISCHI E LA SANITÀ
GIANLUCA MASSIMO GUARISCHIGIANLUCA MASSIMO GUARISCHI
Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella per il "Corriere della Sera"

Delle due l'una: o Roberto Formigoni è molto corrotto oppure è molto sfortunato (e molto tradito) nel circondarsi di amici che poi, a detta degli imprenditori di cui sono «consulenti», puntualmente usano il suo nome e la sua amicizia e il suo ruolo pubblico per lucrare denaro negli appalti della sanità decisi dalla Regione Lombardia che presiedeva.
Due mesi fa i pm Pedio-Ruta-Pastore ne hanno chiesto il rinvio a giudizio per le ipotesi di «associazione a delinquere» e «corruzione» per i rapporti 2006-2011 con il mediatore Pierangelo Daccò e il triangolo multimilionario con l'istituto privato Maugeri che della consulenza di Daccò si avvaleva per «aprire porte in Regione».
Roberto FormigoniROBERTO FORMIGONI
Ma adesso il senatore pdl e neopresidente della Commissione Agricoltura è indagato per le ipotesi di «corruzione» e «turbativa d'asta» anche nel procedimento sui suoi rapporti con un altro suo grande amico e (dopo l'arresto di Daccò nel novembre 2011) compagno di viaggi di lusso: Massimo Gianluca Guarischi, già consigliere regionale con Formigoni, arrestato nel 2000 per gli appalti post alluvioni 1996-2000, condannato in Cassazione a 5 anni, poi tornato di casa in Regione come consulente della Hermex Italia srl, la società della famiglia Lo Presti in cerca di piazzare negli ospedali regionali un costoso acceleratore lineare per la diagnostica.
Roberto FormigoniROBERTO FORMIGONI
«Guarischi - dice il capofamiglia Giuseppe Lo Presti, che per la Procura gli avrebbe dato 900.000 euro - aveva sottolineato di essere amico del presidente Formigoni e aveva fatto intendere che parte dei soldi che gli versavo a titolo corruttivo erano destinati allo stesso. Mi viene chiesto di precisare meglio questo passaggio e non saprei come specificarlo. Posso solo dire che le somme di denaro mi venivano richieste da Guarischi sempre motivandole con l'esigenza di intervenire in Regione per farmi ottenere i finanziamenti».
ROBERTO FORMIGONI IN CONFERENZA STAMPAROBERTO FORMIGONI IN CONFERENZA STAMPA
Guarischi «mi faceva intendere che il rilascio di questi finanziamenti poteva essere agevolato grazie alle sue conoscenze in Regione e in particolare con il presidente Formigoni», rapporto «nell'ambiente ampiamente noto».
Le sfumature però non mancano. E non solo perché Guarischi, da tre mesi in carcere, ribatte «di avere con Formigoni solo condiviso un rapporto di amicizia da vent'anni, di non aver mai nemmeno parlato con lui della Hermex, e di non avergli versato mai alcuna somma». I due fanno insieme tanti viaggi e cene, e Lo Presti ricorda ai pm Gittardi e D'Alessio le «pressanti richieste di denaro da Guarischi nel giugno 2012 per un viaggio che doveva svolgere».
FORMIGONI SULLO YACHT DI DACCOFORMIGONI SULLO YACHT DI DACCOroberto formigoniROBERTO FORMIGONI
Ma racconta anche come «a Natale 2010 Guarischi mi chiese di comprare un regalo che lui voleva fare al presidente. Andai da Bulgari e comprai dei gemelli da 3.000 euro che consegnai a Guarischi a casa sua», ma «non so se poi Guarischi li ha dati a Formigoni: dico questo perché l'anno dopo ricevetti analoga richiesta da Guarischi e andai a comprare sempre da Bulgari in via Montenapoleone un braccialetto d'argento da 1.000 euro, che consegnai a Guarischi a casa sua» ma che un mese dopo «era al polso di Guarischi. A mia domanda, rispose che se lo era tenuto lui perché gli piaceva».
PIERANGELO DACCO'PIERANGELO DACCO'
Anche il capitolo dei viaggi con Guarischi, dopo quelli pagati da Daccò, appare più variegato: qui Formigoni, a differenza del passato, può esibire un paio di ricevute. Il viaggio in Oman dal 28 febbraio al 6 marzo 2013 (Guarischi, figlia, Formigoni e un'amica) costa 22.400 euro, e a nome Formigoni c'è un bonifico all'agenzia viaggi per 5.740 euro.
Il fine anno 2011 in Sudafrica (Guarischi, Formigoni e due amiche) costa 55.500 euro, rispetto ai quali c'è un assegno di Formigoni da 7.340 euro e due della sua amica per 16.000, mentre Guarischi paga parte in assegni e 16.000 euro in contanti.
SAN RAFFAELESAN RAFFAELE
Per i voli in Croazia nell'estate 2012 (Guarischi, Formigoni e 5 persone), la dipendente dell'agenzia ha ricevuto «contanti per 2.110 euro a fronte dei quali ho emesso 4 ricevute», una a «saldo Formigoni Roberto per 490 euro», ma «non ricordo chi abbia materialmente consegnato i contanti: potrei averli presi o a casa di Guarischi o potrebbero averli consegnati in agenzia gli altri passeggeri». Ciò che la Dia sta verificando, insomma, è se la provvista dei bonifici/assegni di Formigoni fossero i contanti che Lo Presti afferma di aver dato a Guarischi su sua richiesta per oliare la Regione di Formigoni.

2 - SAN RAFFAELLE: DACCO' CONDANNATO IN APPELLO A 9 ANNI
Francesca Brunati per "ANSA"
DON VERZE E CALDON VERZE E CAL
Nove anni di carcere, uno in meno rispetto alla sentenza di primo grado. E' questa la condanna inflitta oggi dalla seconda Corte d'appello di Milano a Pierangelo Daccò, il faccendiere legato all'ex Governatore lombardo Roberto Formigoni da un'amicizia più che ventennale e imputato per associazione per delinquere e bancarotta per il dissesto del San Raffaele. La decisione è arrivata dopo due ore di camera di consiglio e un processo con rito abbreviato durato poco più di mezza giornata: dalle 10 di questa mattina fino alle 15.30 circa, orario in cui è stato chiuso il dibattimento e i giudici, presieduti da Flavio Lapertosa, si sono ritirati per la decisione.
FONDAZIONE SALVATORE MAUGERIFONDAZIONE SALVATORE MAUGERI
Decisione in linea con la richiesta del sostituto procuratore generale Piero De Petris: cancellare l'aggravante della transnazionalità contestata in relazione all'associazione per delinquere, reato di cui risponde Daccò assieme alla bancarotta, e dunque 'ritoccare' i 10 anni di carcere stabiliti dal gup Maria Cristina Mannocci. E così è stato: un lieve sconto di pena e la conferma del versamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di 5 milioni di euro alla Fondazione Monte Tabor e ai commissari giudiziari della stessa Fondazione in concordato preventivo.
La motivazioni saranno pronte entro 15 giorni. In aula oggi c'era anche Daccò, arrestato nel novembre del 2011 e ancora in carcere in quanto imputato anche per la vicenda con al centro la fondazione Maugeri. Visibilmente dimagrito, il lobbysta, come lui stesso ha detto di essere, ha reso dichiarazioni spontanee cercando di convincere la Corte della sua innocenza e che quello con Mario Cal, l'ex vice presidente dell'ospedale morto suicida nell'estate di due anni fa, "era un rapporto di amicizia e di business" e non nato per versare mazzette ai funzionari chiave del Pirellone e al Celeste.
Inoltre non ha "mai rappresentato il San Raffaele in Regione Lombardia", in primo luogo perché era colui che 'risolveva i problemi' per la Maugeri e poi perché "Don Verzé e Cal - ha proseguito - non avevano bisogno di essere rappresentati da Piero Daccò".
Quanto ai 35 milioni di euro che secondo l'accusa avrebbe distratto - con altri 8 milioni (in totale sono circa 43) - dalla casse dell'ente con "l'affaire" del jet privato, il faccendiere ha respinto le accuse spiegando di aver "solo ceduto un contratto dell'aereo", che comprendeva l'acquisto e la gestione, "perché mi era stato chiesto per favore".
I difensori, che già questa mattina avevano criticato duramente la sentenza di condanna di primo grado, dopo la lettura del dispositivo - che per altro ha lasciato impietrito Daccò - si sono limitati ad annunciare il ricorso in Cassazione. Giampiero Biancolella, uno dei due legali, ancor prima dell'inizio dell'udienza, fuori dall'aula, aveva protestato in quanto il suo assistito "é stato l'unico a pagare. E' stato condannato come se fosse Don Verzé il gestore o l'amministratore della fondazione San Raffaele".

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