ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 27 giugno 2013

Fin che la banca và...


BERGOGLIO “DIMEZZA” BERTONE E MANDA I SUOI 007 ALLO IOR

1 - IL PAPA INDAGA SUI SOLDI DELLO IOR 
PAPA FRANCESCO BERGOGLIO
Fabio Marchese Ragona per "il Giornale"
Tarcisio Bertone
Lo Ior sotto la lente d'ingrandimento di Papa Francesco. Dopo aver nominato alcuni giorni fa un suo uomo di fiducia, monsignor Battista Ricca, nuovo prelato dell'Istituto per le Opere di Religione, il Pontefice torna a occuparsi della Banca Vaticana: prima di dare il via alla riforma della Curia Romana che coinvolgerà anche lo Ior, il Papa vuol conoscere alla perfezione i meccanismi che riguardano l'istituto, vuole leggere tutta la documentazione e acquisire informazioni fondamentali in vista della riunione che avrà i primi di ottobre con il gruppo di otto cardinali che lo aiuteranno a compiere la tanto attesa «rivoluzione vaticana».

Per questo motivo Papa Francesco ha istituito una commissione speciale con ampi poteri che riferirà direttamente a lui e che dovrà compiere un'inchiesta sull'Istituto per le Opere di Religione con acquisizione di materiale da consegnare (in corso d'opera e a fine lavori) direttamente al Santo Padre.
La commissione sarà presieduta dal cardinale Raffaele Farina, salesiano, 80 anni a settembre, archivista e bibliotecario emerito di Santa Romana Chiesa, conosciuto in Curia per la sua precisione e la sua discrezione, che sarà coadiuvato dal cardinale francese Jean Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, porporato che in veste di protodiacono, lo scorso 13 marzo, pronunciò il fatidico «Habemus Papam».
Insieme ai due cardinali ci sarà anche il vescovo spagnolo Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru, membro dell'Opus Dei e segretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, che avrà il ruolo di coordinatore e che fisicamente si recherà allo Ior per l'acquisizione di documenti.
BASTIONE NICCOLO' V - SEDE DELLO IOR
Della commissione faranno parte anche due statunitensi: monsignor Peter Brian Wells, assessore per gli Affari Generali della Segreteria di Stato Vaticana che avrà funzioni di segretario per la custodia degli atti e la professoressa Mary AnnGlendon, insigne giurista ed ex ambasciatore degli Stati Uniti d'America presso la Santa Sede.
Con questo clamoroso gesto, che non ha precedenti nella storia della banca vaticana, il Papa di fatto avvia un'indagine approfondita sull' istituto finanziario per conoscerne meglio la posizione giuridica e le attività, «per consentire, qualora fosse necessario, una migliore armonizzazione del medesimo con la missione della Chiesa universale e della Sede Apostolica» si legge in un comunicato diffuso dalla Segreteria di Stato Vaticana.
La commissione (che potrà avvalersi anche di collaboratori e consulenti esterni oltre che del supporto dei membri della Curia Romana) avrà ampio accesso a tutto il materiale dello Ior, senza limitazioni di alcun tipo: nel suo documento Bergoglio ha voluto chiarire anche questo punto specificando che «il segreto d'ufficio e le altre eventuali restrizioni stabiliti dall'ordinamento giuridico non inibiscono o limitano l'accesso della commissione ai documenti, dati e informazioni».
PAPA FRANCESCO JORGE BERGOGLIO
Non si tratta comunque di un commissariamento fanno sapere dalle sacre stanze: la commissione di referenti indagherà per conto del Papa, che ha chiesto una fotografia della situazione, e non intralcerà il lavoro della commissione cardinalizia di vigilanza sullo Ior presieduta da un altro salesiano, il cardinale Tarcisio Bertone. Anzi, dal Vaticano fanno sapere che potrebbe esserci una stretta collaborazione tra le due commissioni e «ufficiale di collegamento » potrebbe essere il cardinale Tauran, membro di entrambe.
2 - PELL: "INUTILE CHIUDERLO, MA ORA TRASPARENZA E NELLA CURIA VANNO CAMBIATI GLI UOMINI"
Paolo Rodari per "La Repubblica"
«Lo Ior? Non va chiuso, ma senz'altro va riformato. La linea è una: trasparenza. Già Papa Francesco ha fatto molto in questo senso. Adesso occorre continuare sulla medesima strada senza paura».
George Pell, cardinale arcivescovo di Sydney, rappresentante del continente australiano all'interno del "Consiglio degli otto cardinali" istituito di recente dal Papa per supportarlo nell'azione di governo della Chiesa e per studiare una riforma della curia romana, parla della «grandissima riforma» che deve investire il Vaticano affrontando tuttavia «un problema alla volta». E lo Ior, dice, «non è che uno dei problemi».
Monsignor Battista Mario Salvatore Ricca
Qual è allora la riforma più urgente dentro le sacre mura?
«Quella degli uomini. Nel senso che il punto determinante è la capacità e la competenza dei capi dei vari "ministeri" della curia. Il vero nodo è questo. Poi viene la riforma della struttura, gli eventuali accorpamenti e quant'altro. Ma prima servono gli uomini, perché il lavoro di curia è delicato. È un lavoro da svolgere spesso in solitudine, in isolamento. Non è semplice».
Recentemente durante un'udienza privata il Papa ha parlato dell'esistenza di una "lobby gay" in Vaticano. È anche questo uno dei tanti problemi?
«Non so nulla in merito, e dunque non posso dire nulla. Ne ha parlato il Papa che certamente è consapevole, come lo sono io, che la curia romana è composta in gran parte da gente onesta, che lavora bene e per il bene. È da queste persone che si può ripartire».
Si dice che al conclave abbia perso il "partito romano". È così?
«Dire così è troppo. Credo però che ciò su cui, anche dentro la stessa curia, sono consapevoli tutti (italiani compresi), è che occorre più universalità. Tutta la Chiesa deve essere rappresentata in Vaticano».
MARY ANN GLENDON
Serve un "moderator curiae", una figura che coordini tutta la curia e nello stesso tempo interagisca col Papa?
«Di per sé servirebbe. Ma la domanda che mi faccio e che intendo fare in questi mesi di lavoro è: che differenza c'è fra il "moderator curiae" e il sostituto della segreteria di Stato? Occorre rispondere bene perché la riforma della curia non deve significare più burocrazia».
Sul "Consiglio degli otto" cardinali si sentono voci discordanti. C'è chi lo vede come un organo di potere vero, una novità dirompente per Roma, e chi invece ne minimizza l'importanza. Cos'è esattamente questo Consiglio?
«Per me è un "kitchen cabinet", un gruppo interno di consiglieri che supporta il Papa nel governo. Come si rapporterà questo gruppo alla curia? La risposta è ancora tutta da scoprire. Senz'altro è una scelta di maggiore collegialità, una collegialità che ovviamente non può esercitarsi senza il primato di Pietro.
JEAN LUIS TAURAN JUAN IGNACIO ARRIETA RAFFAELE FARINA
I vescovi del resto sono, secondo il Concilio Vaticano II, i successori degli apostoli e non dei delegati papali. Nella Chiesa non esistono precedenti recenti in merito. Paragonabile è soltanto il Consiglio generale dei gesuiti, dove i consiglieri parlano, consigliano e poi lasciano che l'ultima decisione sia del superiore. Così faremo noi. Parleremo, cercheremo soluzioni per il governo e per la riforma, ben sapendo che l'ultima parola è del Papa».
La novità del "Consiglio degli otto" porterà altre novità nell'esercizio del ministero dei vescovi?
«È ancora presto per dirlo. Di certo a cambiare in futuro sarà il Sinodo dei vescovi. Ma non sappiamo precisamente come questo cambiamento avverrà».
Di quale novità principale è fino a oggi portatore Papa Francesco?
«Anzitutto una novità di stile. Il suo modo semplice di parlare cattura la gente, è indubitabile. Il messaggio però è quello di sempre, il messaggio del Dio unico di Abramo, Isacco e Giacobbe».
PETER WELLS
Benedetto XVI aveva tanti teologi di riferimento e ai quali s'ispirava. Al di là di Hans Urs Von Balthasar e il mondo che gli ruotava attorno, i padri della Chiesa, Agostino, san Bonaventura. Papa Bergoglio quali riferimenti ha?
«Anzitutto sant'Ignazio di Loyola e i suoi esercizi spirituali. E prima ancora san Francesco di Assisi. Papa Bergoglio capisce l'importanza dei simboli e delle parole di Francesco che disse: "Predicate il Vangelo e se proprio necessario usate anche le parole".
Bene e male, fede e paura, sono aspetti sempre presenti e in tensione nella teologia ignaziana che il Papa riporta fedelmente. Il suo approccio è più pastorale che teologico. È poi sempre presente in lui il tema molto sentito in Argentina delle disparità sociali».


Ior: con la Commissione di Papa Francesco la sua rivoluzione ha inizio. Ed è solo l’inizio
papa francesco Papa Francesco ha istituito una Pontificia commissione referente sull’Istituto per le opere religiose (Ior).
Lo ha reso noto il Vaticano attraverso un comunicato della Segreteria di Stato. Alla base di questa decisione c’è la volontà di conseguire  “una migliore armonizzazione dello Ior con la missione della Chiesa”. Cinque i membri della commissione. Il cardinale Raffaele Farina, già prefetto della biblioteca apostolica ricoprirà il ruolo di presidente. Ci sono poi il cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo inter-religioso ed il vescovo Juan Ignacio de Chinchetru, con funzioni di coordinamento. Monsignor Peter Bryan Wells, assessore per gli Affari Generali della Segreteria di Stato svolgerà le funzioni di segretario. Altro membro è Mary Ann Glendon, presidente dell’Accademia delle Scienze Sociali.

Se non è un commissariamento poco ci manca. Quelle poche righe contengono una dirompenza straordinaria quanto radicalmente rivoluzionaria. Che significa favorire “una migliore armonizzazione dello Ior con la missione della Chiesa”? Significa forse che fino ad oggi questa armonizzazione non è stata sufficientemente garantita? In fondo la missione dello Ior non è stata sempre quella di assicurare il sostegno alle opere religiose? La decisione, nonostante i toni moderati utilizzati nel comunicato della Segreteria di Stato,  non può non essere letta nell’ottica della forte discontinuità che Papa Francesco intende dare alla Chiesa, riportando ogni suo “ingranaggio” all’originale natura evangelica. Il che non significa tornare nelle catacombe come ai tempi di Nerone, ma molto più semplicemente fare in modo che la dimensione spirituale torni a prevalere su quella temporale ed economica. Sicuramente fra i compiti della Chiesa non rientra quello di favorire le speculazioni finanziarie, visto che proprio Francesco è tornato a ribadire con forza l’incompatibilità fra l’adorare Dio ed il denaro. Non si possono servire contemporaneamente due padroni è scritto nel Vangelo, non potete servire allo stesso tempo Dio e mammona ci ricorda Gesù. Bergoglio sembra muoversi in perfetta linea di continuità con due grandissimi pontefici del passato, Leone XIII e Pio XI che in epoche contrassegnate dallo sviluppo del liberalismo sfrenato da una parte e del marxismo dall’altra, hanno saputo indicare una terza via cristiana all’economia ed allo sviluppo industriale dei popoli. Le banche devono servire da supporto all’economia per favorire il bene comune, non possono svolgere il ruolo di “usurai legalizzati”. E ancora meno può farlo la banca del Vaticano legando il suo nome e la sua fama a personaggi del calibro di Michele Sindona. In tutti questi anni è sicuramente mancato un collegamento diretto fra la missione naturale della Chiesa e gli interessi dello Ior. Un vulnus che ora Francesco sta iniziando a sanare, perché invocare una “Chiesa povera” non significa spogliarsi di ciò che si ha, ma più semplicemente mettere le proprie disponibilità al servizio di chi ha bisogno, senza preoccuparsi di avere in cambio alcun ritorno economico.
Americo Mascarucci

    Il Papa si riprende lo Ior in punta di chirografo e lo mette sotto inchiesta

    Con un chirografo spedito dalla suite numero 201 Santa Marta, Papa Francesco ha deciso di istituire una commissione d’indagine sulle attività dello Ior, l’istituto per le opere di religione fondato da Pio XII. Decisione giunta a sorpresa che segue di un paio di settimane la nomina del fidatissimo mons. Battista Ricca (che della Casa di Santa Marta è il direttore) a prelato della stessa banca vaticana. Una lettera scritta di proprio pugno e datata 24 giugno con cui Bergoglio, “sentito il parere di diversi cardinali e altri fratelli nell’Episcopato, nonché di altri collaboratori”, decide di creare ex novo un organismo che dovrà “raccogliere puntuali informazioni sulla posizione giuridica e sulle varie attività dell’Istituto al fine di consentire, qualora necessario, una migliore armonizzazione del medesimo con la missione universale della Sede Apostolica”. La commissione avrà pieni poteri e sarà chiamata fin da ora (e in tempi brevi) a “raccogliere documenti, dati e informazioni necessari allo svolgimento delle proprie funzioni istituzionali”. Importante, poi, il fatto che per l’organismo “il segreto d’ufficio e le altre restrizioni stabilite dall’ordinamento giuridico non inibiscono o limitano l’accesso ai documenti”.
    Vuole vederci chiaro, il Papa, nelle attività della banca che ha sede nel quattrocentesco torrione di Niccolò V, adiacente a quel Palazzo apostolico in cui Francesco non ha voluto abitare. A presiedere la commissione sarà il cardinale Raffaele Farina, salesiano ottantenne già prefetto della Biblioteca vaticana e dell’Archivio segreto. Al suo fianco, il protodiacono e presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, Jean-Louis Tauran, che rimane anche membro della commissione di vigilanza sullo Ior e che in tale veste più volte ha fatto sentire la sua voce contro la gestione dell’istituto presieduto dallo scorso febbraio dal tedesco Ernst von Freyberg. Il coordinatore del gruppo (con poteri di delegato nella raccolta dei dati) è il vescovo spagnolo Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru, già preside della Facoltà di diritto canonico alla Pontificia Università della Santa Croce e attualmente segretario del Pontificio consiglio per i Testi legislativi, il dicastero guidato dal canonista Francesco Coccopalmerio. A completare il gruppo ci sono poi mons. Peter Bryan Wells e la professoressa Mary Ann Glendon, ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede dal 2008 al 2009. Il Papa, nel chirografo, annuncia di voler essere costantemente informato sui lavori della commissione, e una volta che questi saranno ultimati, “gli esiti nonché l’archivio” dovranno essere consegnati “in modo tempestivo” sul suo tavolo. Al vescovo di Roma non sono bastate le interviste rilasciate alla stampa estera dal presidente dello Ior in cui si ricordava il lavoro svolto per rendere trasparente l’istituto e i progetti per il futuro.
    E’ stato perentorio, Bergoglio, nel battere un rintocco che, come scrive il vaticanista Sandro Magister, “ha il rimbombo della campana da morto per la discussa banca vaticana”. Il metodo seguito dal Papa è stato lo stesso già applicato lo scorso aprile con la creazione del gruppo di lavoro incaricato di studiare la riforma della costituzione apostolica Pastor Bonus che regola l’attività della curia romana: nessuna scelta avventata, niente stravolgimenti repentini né destituzioni di prelati. Prima ci si siede attorno a un tavolo, si leggono le carte, si studia e ci si confronta. E solo dopo si agisce. Senza fretta. Ma quando poi c’è da prendere le decisioni, lo si fa senza preallertare nessuno, sorprendendo tutti e spesso anche i diretti interessati. E a decidere è solo uno, il Papa. Non a caso, nel chirografo reso noto nella tarda mattinata di ieri con un comunicato esplicativo della Segreteria di stato a corredo, Francesco scrive di suo pugno che d’ora in poi vorrà essere informato personalmente circa i lavori della commissione. Ancora una volta, senza mediazioni. Un po’ come aveva fatto sabato scorso con gran parte dei nunzi apostolici giunti a Roma da tutto il mondo: chiacchierate informali a Santa Marta, faccia a faccia per farsi un’idea dettagliata sulla situazione della chiesa nelle periferie più lontane. Senza filtri della Segreteria di stato, senza sintesi dettagliate preparate dagli uffici. D’altronde, anche a Buenos Aires il gesuita Bergoglio era abituato a lavorare così, a fidarsi più del suo fiuto che dei rapporti redatti da commissioni e consigli. Francesco fa chiaro appello all’olfatto spirituale citato da Ignazio negli Esercizi spirituali, e come fa il Generale della Compagnia, decide in prima persona. La collegialità va bene, le riunioni sono necessarie per confrontarsi, per discutere e per delineare scenari su cui solo uno, poi, sarà chiamato a esprimersi.

    Nessun commento:

    Posta un commento

    Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.