ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 25 luglio 2013

La Corrida (dilettanti allo sbaraglio?)

Svelato l'inganno, Francesco "saprà come fare"

Parola del nunzio a Montevideo. Conferme e nuovi retroscena sul caso del prelato dello IOR. Ma già si avvicina un'altra bufera. Su una strana nomina (vedi foto) nella neonata commissione per il riordino delle amministrazioni vaticane 

ROMA, 25 luglio 2013 – Basta entrare in questi giorni negli uffici dell'Istituto per le Opere di Religione per capire quanto sia inconsistente l'argomento accampato a difesa di monsignor Battista Ricca, il prelato dello stesso IOR di cui L'Espresso ha rivelato i trascorsi scandalosi:

> Il prelato della lobby gay


Tre piani sotto la finestra dell'Angelus del papa, in due stanze affacciate sul colonnato di piazza San Pietro, scorrono su grandi schermi i movimenti in danaro, presenti e passati, dei clienti dello IOR, sotto gli occhi di revisori in caccia di operazioni sospette. Comanda la squadra Antonio Montaresi, una solida esperienza negli Stati Uniti, nuovo Chief Risk Officer della discussa "banca" vaticana.


Ogni operazione di dubbia regolarità è segnalata all'Autorità di Informazione Finanziaria diretta da René Brülhart, vicepresidente della rete internazionale delle Financial Intellingence Unit, la quale a sua volta informa le autorità sorelle nei paesi interessati e se necessario la magistratura vaticana.

"Bad management", cattivo governo: così il presidente dello IOR Ernst von Freyberg  liquida l'operato del precedente direttore Paolo Cipriani, costretto a dimettersi assieme al suo vice lo scorso 1 luglio.

A detta degli apologeti di Ricca – molto attivi sia in Vaticano che fuori – colpendo lui la "vecchia guardia" curiale vuole bloccare il risanamento della "banca del papa".

Ma i fatti dicono l'opposto. Con o senza il prelato, la bonifica dei conti e dell'apparato dello IOR va avanti a ritmo accelerato.
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La vicenda di monsignor Ricca è un caso di studio sulla zizzania che papa Jorge Mario Bergoglio vuole estirpare dalla curia vaticana.

Contro gli omosessuali che vivono casti, anche preti, vescovi, cardinali, nella Chiesa non c'è affatto ostilità preconcetta, tant'è vero che, pacificamente, vari di loro hanno occupato e occupano cariche di rilievo.

Quello che la Chiesa non accetta è che delle persone consacrate, che hanno preso un impegno pubblico di celibato e castità "per il Regno dei Cieli", tradiscano questa loro promessa.

Quando il tradimento è pubblico, diventa scandalo. E per sanarlo la Chiesa richiede un percorso penitenziale, che comincia col pentimento, non con la contraffazione, l'occultamento, l'inganno, peggio ancora se compiuti con la complicità di altri, in una "lobby" di interessi incrociati, leciti e illeciti. Nel caso di Ricca l'inganno ha colpito lo stesso papa Francesco.

Dello scandaloso passato del monsignore, e delle coperture presenti, Francesco non sapeva nulla, quando il 15 giugno lo nominò prelato, cioè suo fiduciario nello IOR. Gli era stato mostrato il fascicolo riguardante Ricca conservato nell'ufficio del personale della segreteria di Stato e tutto vi appariva in ordine.

Ma nei giorni successivi più persone fidate misero in allarme il papa, a voce e per iscritto, su ciò che era accaduto in Uruguay tra il 1999 e il 2001, nella nunziatura di Montevideo presso la quale Ricca prestava servizio. Altre informazioni arrivarono al papa il 21 e il 22 giugno, quando incontrò i nunzi convenuti a Roma da tutto il mondo.

Dopo che la notizia dell'incombente scandalo uscì il 3 luglio su www.chiesa Francesco volle rivedere il fascicolo personale di Ricca.

Anche questa volta glielo mostrarono immacolato. La catena di comando composta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, dal suo sostituto Giovanni Angelo Becciu e dal delegato per le rappresentanze pontificie, cioè dal capo del personale Luciano Suriani, neppure fece il gesto elementare di richiedere alla nunziatura di Montevideo, per una verifica, la copia dei rapporti del nunzio dell'epoca, Janusz Bolonek, arrivati a Roma ma qui evidentemente fatti sparire.

Peggio, dopo che L'Espresso della scorsa settimana ha portato gli elementi dello scandalo alla conoscenza di tutti, hanno fatto dichiarare dal portavoce vaticano padre Federico Lombardi che quanto pubblicato è "non attendibile". 

Quando invece corrisponde in tutto ai documenti – ecclesiastici e delle autorità civili – conservati in copia nella nunziatura, compresa la lettera con cui Bolonek implorava le autorità vaticane di inviargli al posto di Ricca un nuovo consigliere "moralmente sano".

In Uruguay almeno cinque vescovi che furono testimoni diretti dello scandalo sono pronti a riferire. "Es todo verdad", è tutto vero, hanno dichiarato fonti ecclesiastiche al primo giornale di Montevideo, "El País".

Dopo aver visto L'Espresso, papa Francesco ha alzato lui stesso il telefono e ha chiamato persone di sua fiducia in quel paese, per avere conferme definitive sui fatti.

"Sicuramente il Santo Padre, nella sua saggezza, saprà come fare", ha dichiarato laconico l'attuale nunzio Guido Anselmo Pecorari.
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Questa nota è uscita su "L'Espresso" n. 30 del 2013, in edicola dal 26 luglio, nella pagina d'opinione dal titolo "Settimo cielo" affidata a Sandro Magister.

Ecco l'indice di tutte le precedenti note:

> "L'Espresso" al settimo cielo

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Tra il 2001 e il 2005, negli anni in cui monsignor Battista Ricca fu rimosso dalla nunziatura di Montevideo e infine richiamato in Vaticano, la catena di comando che lo riguardava era composta dal cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, dal sostituto Leonardo Sandri e dal delegato per le rappresentanze pontificie, cioè dal capo del personale, Carlo Maria Viganò. Quest'ultimo resterà in questo incarico fino al 2009. 
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Il 9 luglio papa Francesco ha scritto una lettera affettuosa – "con l'accento che accomuna tutti noi che siamo nati nella regione rioplatense" – al presidente dell'Uruguay José Alberto Mujica Cordano, ricevuto in udienza in Vaticano il 1 giugno.

Nella lettera il papa ricorda con piacere di aver parlato con lui di "temi che affrontano questioni fondamentali della vita delle persone, cercando il loro bene e il giusto progresso".

E scrive, con trasparente riferimento alle affermazioni più volte fatte da Mujica di essere alla ricerca del senso dell’esistenza:

Dio sta sempre dalla parte di chi ama, e si lascia incontrare da coloro che fanno dell’amore generoso e disinteressato, nel servizio agli altri, il criterio della propria vita”.

All'invito di visitare l'Uruguay Francesco ringrazia ma dice di non poterlo "per il momento" accogliere.

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Ma ora scricchiola anche la nomina di Francesca Immacolata Chaouqui

Dopo quella del prelato dello IOR, un'altra nomina sta sollevando forti obiezioni in Vaticano e fuori.

È quella della trentenne Francesca Immacolata Chaouqui, l'unica italiana tra gli otto membri della neonata pontificia commissione referente sull'organizzazione della struttura economico-amministrativa della Santa Sede, istituita da papa Francesco il 18 luglio:

> Chirografo del Santo Padre Francesco...

Nel chirografo che istituisce la commissione si autorizzano i suoi membri ad accedere a tutti "i documenti, i dati e le informazioni" di ogni organismo amministrativo vaticano, senza alcun segreto d'ufficio che faccia loro da ostacolo.

Un colpo straordinario per una esperta in comunicazione come Francesca Chaouqui, che lavora alla multinazionale Ernst & Young ma è anche informatrice assidua del sito Dagospia.com, il collettore numero uno in Italia di indiscrezioni e veleni riguardanti il mondo vaticano.

Non solo. Dalla sua pagina Twitter risulta che Francesca Chaouqui ha un filo diretto con Gianluigi Nuzzi, di cui si dice ammiratrice.

Nuzzi è il giornalista che riceveva e pubblicava i documenti riservati sottratti alla scrivania di Benedetto XVI dal suo maggiordomo Paolo Gabriele, poi arrestato e condannato.

La foto in alto è quella con cui Francesca Chaouqui presentava se stessa nella sua pagina Twitter, prima di toglierla da lì il 23 luglio, cinque giorni dopo la sua nomina nella commissione vaticana:

> @FrancyChaouqui
di Sandro Magister
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http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350565

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