Leoluca Orlando, dai gesuiti al Gay pride. Provocazione?
Dalla Compagnia di Gesù al Gay pride. La parabola del sindaco di Palermo Leoluca Orlando può essere descritta così. Quello che un tempo fu il discepolo politico prediletto dei gesuiti Bartolomeo Sorge ed Ennio Pintacuda, oggi per la Curia di Palermo è diventato un provocatore. L’ultimo incidente diplomatico fra Orlando e l’arcivescovo Paolo Romeo si è verificato in occasione dei festeggiamenti della patrona Santa Rosalia.
L’Arcivescovo non ha gradito affatto l’immagine dei gameti di due uomini e di due donne proiettati in bella vista sulla facciata del Duomo, durante uno spettacolo organizzato dal Comune. Per la Curia è stata una provocazione, per il sindaco invece quelle immagini hanno voluto raccontare il carattere inclusivo di Palermo, città dove le diversità sono considerate una ricchezza da valorizzare. Ma era proprio necessario per dimostrare la vicinanza dell’Amministrazione comunale alle ragioni del mondo omosessuale, che il simbolo del Gay pride venisse sbattuto in modo così plateale sulla facciata della cattedrale? Si ha tanto l’impressione che Orlando certe polemiche se le vada a cercare. Aderire al Gay pride è stata sicuramente una scelta discutibile ma legittima, che l’Amministrazione ha assunto pensando di interpretare la volontà della maggioranza dei palermitani che alle ultime elezioni ha rieletto Orlando sindaco con un ampio consenso. Così come legittima e discutibile è la volontà di istituire un registro delle coppie di fatto. Scontata al riguardo la contrarietà della Curia, che non ha mancato di esprimere perplessità sia sull’appoggio al raduno gay che sull’istituzione del registro. Adesso, tanto per rasserenare i rapporti con l’Arcivescovo, Orlando ha pensato bene di aprire questo nuovo fronte di polemica pur sapendo che, quelle immagini riprodotte in grande evidenza sulla facciata del Duomo per esaltare l’amore omosex, non sarebbero passate inosservate.
La protesta della Curia non si è fatta attendere così come non è mancata da parte dell’arcivescovo Romeo un’esplicita critica all’operato della Giunta in materia di diritti civili durante l’omelia in cattedrale. Si ha tanto l’impressione che da quando è stato rieletto sindaco dopo anni di esilio politico decretato dagli elettori siciliani, Orlando abbia deciso di inaugurare una nuova “primavera”. Non più lotta dura alla mafia senza paura, ma lotta per i diritti e le libertà individuali. Andreotti è morto, Ingoia, ultimo paladino delle inchieste sui rapporti fra mafia e politica si è dimesso dalla Magistratura, Dell’Utri non sta più in Parlamento, Cuffaro è in galera, Miccichè è un desaparecido come Lombardo, e allora contro chi combattere? Il nuovo nemico dell’Orlando in versione “terza generazione” è dunque l’oscurantismo clericale? Pintacuda prima di morire fece in tempo a rinnegare il suo allievo, Sorge lo aveva già fatto molto tempo prima quando aveva fondato La Rete, ora arriva pure la “scomunica” dell’Arcivescovo Romeo. C’era una volta il cattolico Orlando.
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