Il papa accolto nell’isola come il nuovo San Francesco che predica una vita casta e fatta di povertà
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Il messaggio che viene dal Vaticano è alquanto contraddittorio e bagnato di demagogia. Da una parte si piangono i morti di coloro che non ce la fanno a raggiungere le coste di Lampedusa, dall’altra si cacciano i barboni e gli zingari dalle chiese. La visita del papa nell’isola delle Pelagie non può essere accolta come un messaggio positivo per sollevare il problema della solidarietà e dell’integrazione degli immigrati.
Il pontefice ha in pratica rimproverato tutti noi italiani di nutrire totale indifferenza al fenomeno degli sbarchi. Eppure le nostre forze militari di stanza nel Mediterraneo non fanno altro che andare a soccorrere barconi alla deriva portando in salvo queste persone. Di quale colpa ci saremmo macchiati? Forse quella di non dare una casa, un lavoro o un sussidio alle migliaia di immigrati che hanno scelto il nostro Paese? Ma lo sa il papa degli ultimi che anche tanti nostri connazionali stanno scivolando nel baratro della disperazione? Anche sul nostro territorio ci sono tante Lampedusa, con imprese che muoiono o localizzano e con migliaia di lavoratori abbandonati a se stessi e in qualche caso costretti a salire sui tetti, a carcerarsi nell’isola dell’Asinara in segno di protesta come nel caso della Vinyls o dell’Alcoa, e a suicidarsi come atto estremo. Eh già il papa non vive di questi orpelli terreni. A lui fa male vedere che la gente ambisca al benessere, al miglioramento delle proprie condizioni di vita, al sogno terreno di una casa dignitosa e magari di una macchina bella. Eh già questi sono beni terreni che cozzano con la sua filosofia di vita. Egli sta con gli ultimi, sferzando gli altri a spogliarsi di tutto e dando tutto se stessi all’assistenza degli altri ma si dimentica di sé stesso. Egli è il massimo esponente di una Chiesa che ancora oggi è considerata la massima espressione della ricchezza, non sempre limpida. E ci viene pure a fare la romanzina. Se davvero la sua filosofia di vita è quella di servire gli altri e spogliarsi di tutti i beni non capiamo perché non abbia scelto di fare il missionario. Questa, infatti, sarebbe una scelta di vita attinente alle sue prediche. Altrimenti è pura demagogia. Basti pensare alle sciocchezze di quanto detto nella riunione con seminaristi e novizie. “Fa male pensare ai preti con auto di lusso” questa una delle frasi celebri di questo papa demagogo. Perché, a suo dire, con questi soldi si potrebbero salvare tanti bambini che muoiono di fame. Siamo davvero all’ipocrisia pura. Quindi secondo la logica del suo discorso tutti coloro che hanno messo su un piccolo o grande patrimonio dovrebbero spogliarsi di tutto a vantaggio degli ultimi. Da quale mondo delle favole è uscito questo papa? Non si tratta certo di un novello San Francesco ma di un figlio dorato di quel reame che si chiama Vaticano che ha fatto della ricchezza e dell’ostentazione una virtù. Fa male, - parafrasando la sua frase infelice -, vedere il papa e gli alti prelati vivere in una sorta di castello dalle mille stanze e dalle abbondanti libazioni e pantagrueliche mangiate. Per essere coerenti con le proprie visioni di vita occorre fare ben altri passi in questa direzione che non quelli di una visita a Lampedusa, oltretutto in spregio delle leggi dello Stato italiano. Quando ci si richiama ad una vita più sobria e povera occorre dare seguito alle proprie parole. Perché non lascia le pregevoli stanze vaticane agli immigrati e ai rom, scegliendo magari un due stanze sobrio e parco nella zona di Tor Bella Monaca? Di questo passo poi diventa anche difficile stabilire quali siano i paletti di una vita sobria e morigerata. Seguendo la logica del papa potremmo anche dire che “fa male vedere” un presidente della Repubblica adagiarsi nella costosa dimora del Colle che costa agli italiani oltre 200 milioni di euro l’anno. Anch’egli potrebbe trasferirsi in un alloggio più sobrio e meno costoso. Come “fa male vedere” le belle ville di cantanti, attori e paperoni vari che ostentano la propria agiatezza mentre gli immigrati dormono nel Cie. E il traghettamento verso una povertà sobria e livellata potrebbe valere per tutti. Magari il nostro futuro è nell’Africa, in una bella capanna di paglia. O anche questo è un inulto alla povertà? Logicamente ci piace giocare con le parole e con i paradossi, però quando sentiamo certi demagoghi non ne possiamo fare a meno. L’uomo è fatto di sogni non di penitenza e miseria. Insomma un papa del genere proprio non ci piace. Ogni sua parola, ogni suo atto, ogni suo appuntamento è suggellato da una spasmodica forma di dimostrare quello che non è. Né egli né tantomeno la madre Chiesa. E poi i paletti mal si addicono. L’uomo ambisce ad un lavoro ben retribuito, ad una bella casa e ad una bella famiglia cui non far possibilmente mancare nulla. E se poi riesce a passare dalla Topolino alla Ferrari questo non è un male… ma rientra nello spirito di vita. Anche i lampedusani in fatto di ipocrisia hanno le reti piene. Nel 2011 si lamentavano contro gli immigrati che giravano per le strade dell’isola chiedendo sigarette, soldi e in qualche caso rubando nelle loro case, oggi festeggiano il papa che molto probabilmente favorirà altri sbarchi. Due sono le cose: o si è a favore dell’immigrazione o si è contro le porte aperte. Se si è a favore non ci si può poi lamentare, pensando agli incassi derivanti dalla presenza dei turisti danarosi. Molto probabilmente loro vogliono trasferire nella terraferma un problema generale che riguarda non solo l’Italia ma l’Europa intera. Ma con le catene europee che abbiamo difficilmente potremmo tornare a galla. -
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