Se il nuovo segretario di Stato sarà, come è dato per
scontato, il veneto Pietro Parolin, 58 anni, oggi nunzio in Venezuela e tra il
2002 e il 2009 sottosegretario agli esteri della Santa Sede, chi ne volesse un
biglietto di presentazione un po’ originale non ha che da leggere il resoconto
che egli redasse nel marzo del 2007 di ritorno da una “missione” in Vietnam.
Il resoconto terminava così:
“Mi ha profondamente impressionato il modo di pregare delle
persone, compreso, attento e devoto e, nello stesso tempo, molto coinvolto sul
piano comunitario: bambini e adulti, giovani e vecchi, uomini e donne cantano e
rispondono insieme. Mi hanno colpito l’amore, l’attaccamento e la fedeltà nei
confronti del vescovo di Roma, sentimenti dei quali abbiamo ricevuto prove
continue.
“È una Chiesa coraggiosa, dinamica, piena di vitalità, di
cui sono segno, tra l’altro, i numerosissimi candidati al sacerdozio e alla
vita religiosa.
“È una Chiesa che si impegna a favore della società e si
prende cura di quanti sono nel bisogno e nella necessità, mentre desidera di
poter dedicare un maggior impegno nell’ambito educativo e sociale, per offrire
un contributo sempre più qualificato ed efficace al paese e a tutti i suoi
abitanti, a prescindere dal fatto che siano credenti o meno, o che appartengano
all’uno o all’altro gruppo religioso.
“È una Chiesa, infine, che assume consapevolezza dei
problemi legati alla rapida industrializzazione del paese e al tumultuoso
sviluppo economico (il Viet Nam, con un tasso di crescita dell’8,4 per cento
previsto per il 2007, è al secondo posto tra le economie del mondo che si
sviluppano più rapidamente) e che intende prepararsi a rispondere a questa
nuova situazione, per continuare a essere sale e lievito e illuminare tutti con
il lieto annuncio del Vangelo”.
Ma il resoconto va letto per intero, per avere un’idea della
personalità dello scrivente, dalla sua competenza, della sua solidità, della
sua sensibilità spirituale.
Parolin lo scrisse per la rivista “30 Giorni” e www.chiesa
lo ripubblicò integralmente:
Segretario di stato
Finisce l’èra di Bertone. Perché Bergoglio ha voluto anticipare i tempi scegliendo Pietro Parolin
Una scelta nel solco della tradizione
La nomina di Pietro Parolin non è comunque una sorpresa. Fin dai giorni immediatamente successivi all’elezione di Bergoglio il suo nome compariva nella lista dei più accreditati ad avvicendare Tarcisio Bertone. Insieme a lui, si diceva nei corridoi vaticani, erano tenuti in considerazione il cardinale Giuseppe Bertello (attuale presidente del governatorato) e il nunzio a Parigi, Luigi Ventura. Più defilato, invece, il sostituto alla segreteria di stato, mons. Giovanni Angelo Becciu. Ancora una volta, a prevalere è stato il rapporto personale e di fiducia che il Papa gesuita ha con i suoi collaboratori. Parolin è considerato uno dei diplomatici più solidi e preparati in forza alla Santa Sede e gode di notevole stima e considerazione tra i colleghi nunzi, che potrebbero aver giocato un ruolo non indifferente nel convincere Francesco – durante gli incontri dello scorso giugno – che quello era il nome giusto su cui puntare. Il futuro segretario di stato appare slegato dalle tradizionali cordate curiali, quelle che negli ultimi anni hanno assestato più di un colpo al pontificato ratzingeriano. Insomma, non è né sodaniano né bertoniano. Con Parolin si ritorna alla tradizione, dopo la parentesi del salesiano Bertone. Il numero due del Papa torna a essere un diplomatico di carriera, come è accaduto quasi sempre nell’ultimo secolo e mezzo. In un primo momento, prima di procedere all’avvicendamento, sembrava che Francesco volesse attendere almeno la prima riunione del consiglio degli otto cardinali chiamato a studiare l’aggiornamento della costituzione apostolica Pastor Bonus che regola il funzionamento della curia romana, e che in teoria potrebbe toccare anche il ruolo del “primo ministro” del Papa. Ma la necessità di scegliere il segretario di stato al più presto si è rivelata un’esigenza non più procrastinabile. Decisivo è stato il parere non solo dei nunzi giunti a Roma lo scorso giugno, ma anche di importanti cardinali (l’arcivescovo di New York, Timothy Dolan, su tutti) che hanno fatto presente a Bergoglio che il momento per sostituire Bertone era ormai giunto. La riforma della curia sarà un processo lungo e dai tempi incerti, ecco perché si è scelto di non legare il destino del segretario di stato all’iter che seguirà la commissione cardinalizia istituita lo scorso aprile. Monsignor Parolin entrerà in servizio a Roma non prima di ottobre, rispettando così la prassi che vuole un passaggio di consegne soft tra l’uscente e il subentrante. Nel 2006, la nomina di Bertone fu annunciata a giugno per essere operativa solo tre mesi più tardi. All’ex arcivescovo di Genova rimarranno ora la carica di camerlengo e quella (più rilevante e controversa) di presidente della commissione di vigilanza sullo Ior.
La nomina del pro-segretario di stato è stata preceduta da quella, altrettanto importante, del nuovo segretario generale del governatorato. Sabato scorso era stato avvicendato mons. Giuseppe Sciacca (destinato alla Segnatura apostolica), e ieri il Papa l’ha sostituito con padre Fernando Vérgez Alzaga, attuale direttore delle Telecomunicazioni dello stato della Città del Vaticano. Spagnolo, membro dei Legionari di Cristo, è stato per lungo tempo segretario particolare del cardinale argentino di origini friulane Eduardo Francisco Pironio.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
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